Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 56mostrarle e per questo se ne scusava tanto. — Addio!... amami, amami! — mormorò Lucilio all'orecchio della Clara; indi, raccolto uno sguardo di lei tutto amore e speranza, si dileguò fuori dell'uscio nella nebbia della campagna. La Clara non poté fare a meno di seguirlo fino sulla soglia, indi perdutolo di vista, tornò a sedere in cucina, ma non presso al foco perché il caldo era grande e aveva asciutte le vesti più del bisogno. Invece la sua testa i suoi polsi ardevano come tizzoni, e aveva le labbra e la gola riarse quasi per febbre. La Marianna voleva a tutta forza che la mandasse giù un boccone; ma la non volle a nessun patto, e si accontentò d'un bicchier d'acqua. Indi allungò il braccio sulla spalliera della seggiola e vi poggiò sopra il capo nell'attitudine di chi s'appresta a dormire; e la Marianna allora cercò persuaderla di coricarsi di sopra nel suo letto, che le avrebbe messe le lenzuola di bucato. Vedendo poi che eran parole buttate via, la vistosa mugnaia si tacque, e dati i chiavistelli alla porta sedette essa pure su uno sgabello. — Io voglio che voi andiate a coricarvi — le disse allora la Clara, che, per quanti pensieri per quanti timori avesse per sé, non avrebbe mai commesso una dimenticanza a scapito altrui. — No signora! bisogna che io stia qui per essere pronta ad aprire ai nostri uomini — rispose la Marianna — altrimenti invece di darla mi toccherebbe pigliare una gridata. La Clara tornò allora a reclinar la fronte sul braccio, e stette così, come si dice, sognando ad occhi aperti, mentre la Marianna dopo aver dondolato un buon pezzo col capo lo appoggiava sopra una tavola cominciando a fiatare colle tranquille e regolari battute d'una robusta campagnuola che dorme della grossa. Intanto mentre il signor Lucilio con ogni accorgimento per non esser veduto si veniva avvicinando alle fosse posteriori del castello, io mandato fuori esploratore me ne scostava con pari prudenza, volendo girar in maniera da sbucar al villaggio per un altro capo e togliere ogni sospetto di quello che era veramente. Quando ebbi camminato un tiro di schioppo verso le praterie, mi parve discernere nel buio una forma d'uomo che avanzava tra il fogliame delle viti con somma circospezione. Mi acquattai dietro il seminato; e stetti guardando, protetto contro ogni curiosità dalla mia piccolezza e dal frumento che mi stava a ridosso colle sue belle spighe già bionde e pencolanti. Guardo tra spica e spica, tra vite e vite, e in un aperto battuto dalla luna cosa mi par di vedere?... — Il signor Lucilio! — Torno ad osservar ancora; e mi torna a comparire. Mi alzo, me gli avvicino con prudenza sempre dietro il frumento, e pronto ad intanarmivi entro come una lepre al minimo bisogno. Guardo ancora: era proprio lui. Nessuna ventura al mondo potea toccarmi secondo me più fortunata di questa in simile congiuntura. Il signor Lucilio era il confidente della vecchia Contessa, e della Clara; egli avea dimostrato volermi qualche bene nell'occasione della mia scappata in laguna; nessuno migliore di lui per aiutarmi nelle mie ricerche. E siccome egli avea fama di uomo scienziato, così il mio criterio prese da quell'incontro le più belle lusinghe. Quando me gli trovai presso un dieci passi: — Signor Lucilio! signor Lucilio! — bisbigliai con quella voce sommessa sommessa che sembra voglia farsi tanto lunga quanto si fa sottile. Egli si fermò e stette in ascolto. — Sono il Carlino di Fratta! Sono il Carlino dello spiedo! — io continuai alla stessa maniera. Egli trasse di tasca un certo arnese che conobbi poi essere una pistola e mi si avvicinò guardandomi ben fiso in faccia. Siccome ero coperto dall'ombra del frumento, pareva che stentasse a riconoscermi. — E sì, sì, diavolo! son proprio io! — gli dissi con qualche impazienza. — Zitto, silenzio! — mormorò egli con un filettino di voce. — Qui presso vi ha una guardia e non vorrei che origliasse i nostri discorsi. Intendeva quella guardia ch'era rimasta sola dopoché la compagna s'era messa per guida di Lucilio e della Contessina. Ma la solitudine è alle volte una triste consigliera e la guardia, dopo una valorosa difesa durata per più di mezz'ora, avea finito col rimaner vinta dal sonno. Perciò Lucilio ed io potevamo parlare in piena sicurezza che nessuno ci avrebbe incommodati. — Accostamiti all'orecchio, e dimmi se esci dal castello, e cosa c'è di nuovo là dentro — mi bisbigliò egli all'orecchio. — C'è di nuovo che hanno una paura da olio santo; — risposi io — che hanno buttato giù i ponti pel timore di essere ammazzati dai buli di Venchieredo, che si è perduta la signora Clara, e che dall'Avemaria ad ora hanno già detto due rosari. Ma adesso hanno mandato fuori me perché fiuti l'aria, e cerchi conto della Contessina, e torni poi a recar loro le novelle. — E cosa penseresti di fare, piccino? — Capperi! cosa penso di fare!... Andare all'osteria fingendo di essermi smarrito come mi è accaduto quell'altra volta, se ne ricorda? quella volta della febbre; e poi ascoltare quello che dicono gli sbirri, e poi domandar della Contessina a qualche contadino, e poi tornare fedelmente per dove sono venuto scavalcando il fosso sopra una tavola. — Sai che sei proprio uno spiritino! Non ti credeva da tanto. Peraltro consolati che la fortuna ti sparagna de' bei fastidi. Io sono stato all'osteria, io ho condotto in salvo al mulino la contessina Clara, e se m'insegni il modo di entrare in castello, potremo portar loro la risposta in compagnia. — Se gli insegnerò il modo? Mi basterà un fischio, e Marchetto ci butterà la tavola. Dopo lasci fare a me, che passerà l'acqua senza bagnarsi, purché abbia l'avvertenza di imitarmi e di star ben in bilico sulla tavola. — Andiamo dunque! E Lucilio mi prese per mano; e rasentando alcune folte siepaie dietro le quali è impossibile affatto l'esser veduti anche di giorno, io lo condussi in un batter d'occhio in riva alla fossa. Lì fischiai com'eravamo d'intesa, e Marchetto fu pronto ad accorrere e a buttarmi la tavola. — Così presto? — mi diss'egli dall'altra banda del fosso, perché la maraviglia vinse pel momento ogni altro riguardo. — Zitto! — risposi io mostrando a Lucilio il modo di adagiarsi sulla tavola. — Chi c'è? — soggiunse più sorpreso ancora il cavallante che cominciava allora a distinguere nel buio due figure in vece di una. — Amici, e zitto! — rispose Lucilio; e poi egli stesso, come pratico del mestiere, diede una spinta che ci menò proprio a baciare pulitamente l'altra riva. — Son io, son io! — diss'egli saltando a terra — e porto buone notizie della contessina Clara!... — Davvero? Sia lodato il Cielo! — soggiunse Marchetto sgomberandogli la strada per aiutar me a ritirare la tavola dall'acqua. Quando s'entrò in cucina aveano finito allora allora di recitare il rosario; il fuoco era spento, ché del resto non avrebbero potuto reggere in quel luogo colla caldana della state; nessuno pensava alla cena e solamente monsignor Orlando gettava di tanto in tanto sulla cuoca qualche occhiata irrequieta. Anche Martino s'era messo taciturno e imperterrito a grattare il suo formaggio; ma tutti gli altri avevano tali facce da far onore ad un funerale. La comparsa di Lucilio fu un raggio di sole in mezzo ad un temporale. Un — Oh! — di maraviglia, d'ansietà, e di piacere gli risonò intorno in coro, e poi tutti si fermarono a guardarlo senza domandargli nulla, quasi dubitassero s'ei fosse un corpo, o un fantasma. Toccò dunque a lui aprir la bocca pel primo; e le parole di Mosè quando tornava dal monte non furono ascoltate con maggior attenzione delle sue. Martino avea intermesso anch'egli di grattare, ma non arrivando a capir nulla dei discorsi che si facevano, finì coll'impadronirsi di me e farsi contar a cenni una parte della storia. — Prima di tutto ho buone notizie della contessina Clara — diceva intanto il signor Lucilio. — Ella era uscita nei campi verso Tag: tavola contessina tanto fare dopo dietro avrebbe essere presso Argomenti: certo arnese Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Corbaccio di Giovanni Boccaccio Il benefattore di Luigi Capuana Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come ritrovare un cane smarrito Lozioni del letto abbronzante per abbronzare la pelle Preparazione per la chirurgia di aumento del seno Il prezzo degli impianti per l'aumento del seno Lozioni e creme per la cura della pelle
|
||||