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Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 51di soppiatto che spiasse come vanno le cose, e cercasse conto della Contessina — consigliò il cavallante. — Oibò, oibò! — rispose stremenzita la Contessa — sarebbe una grave imprudenza, tanto più che in castello si scarseggia di gente e non è questo il momento da allontanare i più esperti! La Pisana che era accosciata con me fra le ginocchia di Martino, si avanzò baldanzosamente verso il focolare, offrendosi ad andar lei in traccia della sorella; ma erano tanto costernati che nessuno fuori di Marchetto sembrò accorgersi di quella fanciullesca e commovente temerità. Peraltro l'esempio non fu senza frutto, e dopo la Pisana io pure m'offersi ad uscire in cerca della Contessina. Questa volta l'offerta ebbe la fortuna di fermare taluno. — Davvero tu ti arrischieresti ad andar fuori per dar una occhiata? — mi domandò il fattore. — Sì certo — soggiunsi io, alzando la testa e guardando fieramente la Pisana. — Ci andremo insieme — disse la fanciulla che non volea parere dammeno di me. — Eh no, non sono affari da signorine questi, — riprese il fattore — ma qui il Carlino potrebbe trarsi d'impaccio a meraviglia. N'è vero, signora Contessa, che la pensata è buona? — In difetto di meglio non dico di no — rispose la signora. — Già qui dentro un fanciullo di poco aiuto ci vorrebbe essere, e fuori invece non darebbe sospetto e potrebbe metter il naso in ogni luogo. Così anche l'esser malizioso e petulante come il demonio, gli avrà giovato una volta. — Ma voglio andar fuori anch'io! anch'io voglio andar in traccia della Clara! — si mise a strillare la Pisana. — Lei, signorina, andrà a letto sul momento — riprese la Contessa; e fece un cenno alla Faustina perché il comando avesse effetto tantosto. Allora fu una piccola battaglia di urli di graffiate di morsi; ma la cameriera la vinse e la disperatella fu menata bellamente a dormire. — Cosa devo poi rispondere alla Contessa vecchia in quanto alla contessina Clara? — domandò la donna nell'andarsene colla Pisana che le strepitava fra le braccia... — Ditele che è perduta, che non la si trova, che tornerà domani! — rispose la Contessa. — Sarebbe meglio darle ad intendere che sua zia di Cisterna è venuta a prenderla, se è lecito il consiglio — soggiunse il fattore. — Sì, sì! datele ad intendere qualche fandonia! — sclamò la signora — ché non la pensi di farci disperare ché dei crucci ne abbiamo anche troppi. La Faustina se n'andò, e s'udirono i pianti della Pisana dileguarsi lungo il corridoio. — Ora a noi, serpentello — mi disse il fattore prendendomi garbatamente per un'orecchia. — Sentiamo cosa sarai buono di farci una volta uscito dal castello! — Io... io prenderò un giro per la campagna — soggiunsi — e poi, come se nulla fosse, capiterò all'osteria, dove sono quei signori, a piangere e a lagnarmi di non poter rientrare in castello... Dirò che sono uscito nel dopopranzo, che era insieme colla contessina Clara e che poi mi son perduto a correre dietro le farfalle e non ho più potuto raggiungerla. Allora chi ne sa me ne darà notizia ed io tornerò dietro le scuderie a zufolare, e l'ortolano mi allungherà una tavola sulla quale ripasserò il fossato come lo avrò passato nell'uscire. — A meraviglia: tu sei un paladino! — rispose il fattore. — Di che cosa si tratta? — mi domandò Martino che si sgomentiva di tutti quei discorsi che mi vedeva fare, senza poterne capire gran che. — Vado fuori in cerca della Contessina che non è ancora rientrata — io gli risposi con tutto il fiato dei polmoni. — Sì, sì, fai benissimo — soggiunse il vecchio — ma abbi gran prudenza. — Per non comprometter noi — continuò la Contessa. — Peraltro andrà bene che tu stia un poco origliando i discorsi degli scherani che sono all'osteria per conoscere le loro intenzioni — aggiunse il Conte. — Così potremo regolarci per le pratiche ulteriori. — Sì, sì! e torna presto, piccino! — riprese la Contessa accarezzandomi quella zazzera disgraziata cui tante volte era toccata una sorte ben diversa. — Va', guarda, osserva, e riportaci tutto fedelmente! Il Signore ti ha fatto così furbo e risoluto per nostro maggior bene!... Va' pure, e che il Signore ti benedica, e ricordati che noi stiamo qui ad attenderti col cuore sospeso! — Tornerò appena abbia odorato qualche cosa — risposi io con piglio autorevole, ché già fin d'allora mi sentivo uomo in quell'accolta di conigli. Marchetto il fattore e Martino vennero meco, confortandomi e raccomandandomi ad usar prudenza accortezza e premura. Si lanciò una tavola da fabbrica nel fosso; io ch'era assai destro in quella maniera di navigare, varcai felicemente all'altra sponda, e d'un colpo di mano rimandai loro lo scafo. Indi, mentre nella cucina del castello intonavano per consiglio di monsignor Orlando un secondo rosario, mi misi fra le folte ombre della notte alla mia coraggiosa spedizione. La Clara infatti, uscita dalla pustierla del castello prima dei vespri, come avea riferito l'ortolano, non era più ritornata. Credeva ella incontrar la sua mamma lungo la strada di Fossalta, e così un passo dietro l'altro era arrivata a questo villaggio senza imbattersi in nessuno. Allora dubitò che l'ora fosse più tarda del consueto, e che la brigata del castello avesse dato addietro appunto durante il giro da lei percorso nell'andare dall'orto alla strada. Si rivolse dunque frettolosamente per ridursi essa pure a casa; ma non avea camminato un trar di sasso che lo scalpito d'una pedata la sforzò a voltarsi. Era Lucilio; Lucilio calmo e pensoso come il solito, ma irraggiato in quel momento da una gioia mal celata o fors'anche non voluta celare. Egli pareva moversi appena; eppure in un lampo fu al fianco della donzella e ad ambidue forse quel lampo non sembrò così subito come il desiderio voleva. Nessuna cosa accontenterà mai la rapidità del pensiero: la vaporiera oggimai sembra troppo lenta; l'elettrico un giorno parrà più pigro e noioso d'un cavallo di vettura. Credetelo — si farà si farà; e in ultima analisi le proporzioni rimarranno le stesse, come nel quadro ingrandito dalla lente. Gli è che la mente indovina sopra di sé un mondo altissimo lontano inaccessibile; e ogni giro, ogni passo, ogni spirale che si mova o si agiti senza raccostarla a quel sognato paradiso non sembrerà moto ma torpore e noia. Che vale andar da Milano a Parigi in trentasei ore piuttostoché in duecento? Che vale poter vedere in quarant'anni dieci volte, in vece che una, le quattro parti del mondo? Né il mondo s'allarga né la vita s'allunga per ciò; e chi pensa troppo, correrà sempre fuori di quei limiti nell'infinito, nel mistero senza luce. Alla Clara e a Lucilio parve lunghissimo quell'attimo che li mise l'uno allato dell'altra; e il tempo all'incontro che camminarono insieme fino alle prime case di Fratta passò in un baleno. E sì che i piedi andavano innanzi a malincuore; e senza accorgersi molte e molte volte s'erano fermati lungo la via discorrendo della nonna, del castellano di Venchieredo, delle loro opinioni in proposito, e più anche di se stessi, dei proprii affetti, del bel cielo che li innamorava e del bellissimo tramonto che li fece restare lunga pezza estatici a contemplarlo. — Ecco come io vorrei vivere! — sclamò ingenuamente la Clara. — Come? Oh me lo dica subito! — soggiunse Lucilio colla sua voce più bella. — Ch'io vegga se son capace di comprendere i suoi desiderii, e di parteciparne! — Davvero ho detto che vorrei vivere così; — riprese la Clara — ed ora non saprei spiegare il mio desiderio. Vorrei vivere cogli occhi di questa splendida luce di cielo; colle orecchie di questa pace allegra ed armoniosa che circonda la natura quando si addormenta; e coll'anima e col cuore in quei dolci pensieri di fratellanza, in quei grandi affetti senza distinzione e senza misura che sembrano nascere dallo spettacolo delle cose semplici e sublimi! — Ella Tag: contessa castello fuori fattore contessina andar dietro vorrei volta Argomenti: mamma lungo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Diario del primo amore di Giacomo Leopardi L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza Mattinate napoletane di Salvatore Di Giacomo Romanzo d'una signorina per bene di Anna Vertua Gentile Corbaccio di Giovanni Boccaccio Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Bodrum, la città del castello sul mare Le meraviglie di Budapest Castello di Lublino Vacanze a Praga : il Centro Storico Vacanze in Nuova Zelanda: alla scoperta di Kaikoura
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