Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 101

Testo di pubblico dominio

lascerete infinocchiare, o che vi ravvederete finché ne avete il tempo. Coraggio dunque; confessatemi che la vostra amicizia per Amilcare e il vostro interessamento per lui presso di me è un effetto di consigli altrui, non del vostro spontaneo sentimento... — Oh chi vuol ella mai che mi spingesse a ciò!? — Chi? il padre Pendola per esempio, o l'avvocato Ormenta! — Essi? tutt'altro anzi: credo che mi sapranno pochissimo grado della mia intrinsichezza con quel giovane; e infatti a lui ho dovuto di essermi disgustato di loro e delle loro trame frivole e inoneste. — Frivole le loro trame? non tanto, ragazzo mio. Inoneste potrebbe darsi: ma non precipitiamo i giudizi, perché chi difende la pagnotta ha molti e molti diritti. Credereste voi che il reverendo padre e il degno avvocato sarebbero persone autorevoli e di rilievo se venisse un buon vento di giustizia che buttasse a terra, sì, che buttasse a terra, tutti i privilegi della nobiltà e delle fraterie?... Essi lavorano pel loro utile come gli altri pel proprio: non so cosa dirne! Io mi stupii oltremodo di questa maniera di vedere di Lucilio; un odio aperto mi quadrava meglio di questa fredda calcolata inimicizia; e il mio amico trevisano la pensava secondo me più dirittamente del dottore di Fossalta. Soltanto mi dimenticava che in questo la gioventù s'era sbollita, e il sentimento s'era impietrato in profonda convinzione. — Ma parliamo dunque di voi; — continuava egli intanto — voglio credervi che la contessina Clara vi abbia indirizzato a me, e non l'avvocato Ormenta. Se così è, vivete tranquillo; il vostro amico Amilcare è più sicuro nella sua prigione che io e voi in Piazza. Lo direi anche al Collegio dei Savi il quale se fosse savio avrebbe a cavare il suo pro' da questo giudizio. Ve lo ripeto, v'è gente che veglia per lui; e non c'è pericolo che si lascino andar a male giovani così preziosi. Intanto voi cercate di non lasciarvi abbindolare dal padre Pendola. Per carità, Carlino! Eravate un ragazzo di mente e più assai di cuore. Non guastatevi sul più bello. Vi lascio per qualche visita che ho da fare in questa casuccia di poveri diavoli. Cosa volete? l'amore della gente è la paga più bella del medico. Ma se vi fermate a Venezia, cercate di me all'ospedale dove sto sempre fino alle dieci del mattino. — Grazie; — gli diss'io — se la mi assicura proprio che Amilcare... — Sì, vi assicuro che non gli interverrà alcun male. Cosa volete di più? — Allora la ringrazio; e la riverisco. Io parto quest'oggi stesso. — Salutatemi il Conte, la Contessina, i nobiluomini Frumier e mio padre se lo vedete — soggiunse Lucilio. — Ohimè! salutatemi anche Fratta e Fossalta! Chi sa se quei solitari paeselli mi vedranno mai più! Mi abbracciò e mi lasciò, credo, con istima migliore di quando mi aveva incontrato. Certo al ripensarci poi mi parve che gli avessero riferito di me cose non troppo onorevoli; e in seguito venni a sapere com'egli mi credeva venduto anima e corpo al padre Pendola. Ma l'ingenuità della mia confessione l'aveva rimosso da questo avventato giudizio; senzaché la mia giovinezza lo lusingava che non fossi tanto incallito nell'impostura, come pretendevano. Ad ogni modo imbarcato ch'io fui col mio fardelletto sulla corriera di Portogruaro, la mia mente ebbe di che lavorare a riandar il colloquio avuto con Lucilio; sopratutto l'autorità che era nelle sue parole, nel suo contegno mi parea più strana ancora che mirabile. Un semplice medico, un giovane paesano da poco trapiantato a Venezia parlava e sentenziava a quel modo! Ergersi per poco ad arbitro dei destini d'una repubblica, se non ad arbitro, a giudice e a profeta!... la mi sapeva un po' di commedia! Che fossi rimasto corbellato? Che la mia inesperienza gli avesse offerto un'occasione di burlarsi saporitamente di me? Quasi quasi mi rimordeva di avere abbandonato Amilcare a sì manchevole malleveria; ed è vero che nulla più avrei forse potuto tentare per lui, ma dubitava fra me che quella troppo facile confidenza fosse effetto di poco animo e di infingardaggine. Mi riconfortava poi col pensiero che Lucilio non era mai stato uno spaccamonti, e che per ingegno e per studio soprastava tanto agli altri uomini, da darmi il diritto di crederlo superiore ad essi di antivedere e di potenza. Che egli fosse secretamente addetto alla Legazione francese lo avea udito mormorare anche a Portogruaro l'autunno passato; e allora alcune sue parole m'avevano riconfermato la verità di questa diceria. Tali relazioni forse lo ponevano in grado di poter sapere e vedere nelle cose più addentro degli altri; e in fin dei conti poi io non ci trovava una causa per cui dovesse egli divertirsi a gabbarsi di me. Queste considerazioni, unite al rispetto istintivo che nutriva per Lucilio e alla nessuna lusinga che poteva avere di giovare ad Amilcare per qualche altra via, fecero ch'io mi acquietassi in quanto aveva operato; anzi cessai a poco a poco di darmi pensiero della sorte dell'amico per badare alla mia. Mano a mano che mi allontanava dalle lagune per entrare in quel laberinto di fiumane, di scoli e di canali che uniscono a Venezia il basso Friuli, mi si abbuiavano nella mente le vicende di quell'ultimo anno, e quelli vissuti prima vi ricomparivano col guizzante barbaglio dei sogni. Mi pareva che la barca nella quale era mi rimenasse verso il passato, e che ogni colpo di remo distruggesse un giorno della mia vita, e per meglio dire, mi riconquistasse uno dei giorni trascorsi. Niente dispone meglio alla meditazione, alla mestizia, alla poesia di un lungo viaggio traverso a paludi nella piena pompa della state. Quegli immensi orizzonti di laghi, di stagni, di pelaghi, di fiumi, inondati variamente dall'iride della luce; quelle verdi selve di canne e di ninfee dove lo splendor dei colori gareggia colla forza dei profumi per ammaliare i sensi, già spossati dall'aria greve e sciroccale; quel cielo torrido e lucente che s'incurva immenso di sopra, quel fremito continuo e monotono di tutte le cose animate e inanimate in quello splendido deserto mutato per magia di natura in un effimero paradiso, tutto ciò mette nell'anima una sete inesauribile di passione e un sentimento dell'infinito. Oh la vita dell'universo nella solitudine è lo spettacolo più sublime, più indescrivibile che ferisca l'occhio dell'uomo! Perciò ammiriamo il mare nella sua eterna battaglia, il cielo ne' suoi tempestosi annuvolamenti, la notte ne' suoi fecondi silenzi, nelle sue estive fosforescenze. È una vita che si sente e sembra comunicare a noi il sentimento di un'esistenza più vasta più completa dell'umana. Allora non siamo più i critici e i legislatori, ma gli occhi, gli orecchi, i pensieri del mondo; l'intelligenza non è più un tutto, ma una parte; l'uomo non pretende più di comprendere e di dominar l'universo, ma sente, palpita, respira con esso. Così io cedeva allora a questa corrente di sogni e di pensieri che mi respingeva carezzevolmente alle beate memorie dell'infanzia. L'esule canuto che torna al focolare domestico dopo avere sfruttato i suoi giorni sopra terra ingrata e straniera non è certo più lieto e commosso ch'io allora non fossi. Ma era tuttavia un contegno pieno di melanconia, perché l'apparizione nei crepuscoli della memoria di una gioia passata somiglia alla visita notturna d'un diletto defunto, e ci invita alla voluttà delle lagrime. Ricordava, insieme dimenticava e sognava; ricordava le beatitudini del fanciullo, dimenticava i dolori dell'adolescenza, il ravvedimento del giovane, e sognava un ritorno allegro e felice a quelle rive incantate d'Alcina, donde cacciati una volta, invano si cerca di approdare ancora. Chi dopo una qualche assenza non ha osato di fingere la propria amante cambiata per miracolo nell'amante ideale dei sogni, nella creatura del nostro cuore e della nostra poesia?... Bambolaggine senza verità e senza fiducia della quale la mente s'innamora; e la speranza e l'amore e ogni altro tesoro

Tag: padre    poco    sentimento    mente    terra    sue    meglio    fossi    sogni    

Argomenti: reverendo padre,    lungo viaggio,    legazione francese,    degno avvocato,    focolare domestico

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

La vita comincia domani di Guido da Verona
Diario del primo amore di Giacomo Leopardi
La divina commedia di Dante Alighieri
L'amore che torna di Guido da Verona
La trovatella di Milano di Carolina Invernizio

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Vacanza Mauritius, l'Isola del Sorriso
Offerta capodanno ad Atlanta (Georgia, USA)
Abitudini alimentari sbagliate
Come piantare le rose
Come pulire le collane di perle


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87   |    88   |    89   |    90   |    91   |    92   |    93   |    94   |    95   |    96   |    97   |    98   |    99   |    100   |    101   |    102   |    103   |    104   |    105   |    106   |    107   |    108   |    109   |    110   |    111   |    112   |    113   |    114   |    115   |    116   |    117   |    118   |    119   |    120   |    121   |    122   |    123   |    124   |    125   |    126   |    127   |    128   |    129   |    130   |    131   |    132   |    133   |    134   |    135   |    136   |    137   |    138   |    139   |    140   |    141   |    142   |    143   |    144   |    145   |    146   |    147   |    148   |    149   |    150   |    151   |    152   |    153   |    154   |    155   |    156   |    157   |    158   |    159   |    160   |    161   |    162   |    163   |    164   |    165   |    166   |    167   |    168   |    169   |    170   |    171   |    172   |    173   |    174   |    175   |    176   |    177   |    178   |    179   |    180   |    181   |    182   |    183   |    184   |    185   |    186   |    187   |    188   |    189   |    190   |    191   |    192   |    193   |    194   |    195   |    196   |    197   |    198   |    199   |    200   |    201   |    202   |    203   |    204   |    205   |    206   |    207   |    208   |    209   |    210   |    211   |    212   |    213   |    214   |    215   |    216   |    217   |    218   |    219   |    220   |    221   |    222   |    223   |    224   |    225   |    226   |    227   |    228   |    229   |    230   |    231   |    232   |    233   |    234   |    235   |    236   |    237   |    238   |    239   |    240   |    241   |    242   |    243   |    244   |    245   |    246   |    247   |    248   |    249   |    250   |    251   |    252   |    253   |    254   |    255 successiva ->