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Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 177precedette sulla via di Caserta e di Napoli; e dopo diciassette giorni di catalessia risorgeva la Repubblica Romana alla sua misera vita. Championnet premeva vittorioso i confini del Regno: Rusca coi Cisalpini, Carafa colla Legione Partenopea scaramucciavano sulla prima fila. Già la rivoluzione mugolava minacciosa alle porte di Napoli. CAPITOLO DECIMOSETTIMO Epopea napoletana del 1799. La Repubblica Partenopea e la spedizione di Puglia. I Francesi abbandonano il Regno, Ruffo lo invade coi briganti, coi Turchi, coi Russi, cogli Inglesi. Ritrovo mio padre per vederlo morire e cader prigioniero di Mammone. Ma son liberato dalla Pisana, e mentre il sangue più nobile e generoso d'Italia scorre sul patibolo, noi due insieme con Lucilio salpiamo per Genova ultimo e scrollato baluardo della libertà. Quel popolo di Napoli, che armato in campo erasi sperperato dinanzi ad un pugno di Francesi per la complicatissima ignoranza del barone Mack, quel popolo stesso abbandonato dal Re, dalla Regina e da Acton, rovina del Regno, venduto dal vice–re Pignatelli ad un armistizio vile e precipitoso, senz'armi e senz'ordine, in una città vastissima e aperta d'ogni lato, si difese due giorni contro la cresciuta baldanza dei vincitori. Si ritrasse nelle sue tane vinto ma non scoraggiato; e Championnet, entrando trionfalmente il ventidue gennaio millesettecentonovantanove, sentì sotto i piedi il suolo vulcanico che rimbombava. Sorse una nuova Repubblica Partenopea; insigne per una singolare onestà fortezza e sapienza dei capi, compassionevole per l'anarchia, per le passioni spietate e perverse che la dilaniarono, sventurata e mirabile per la tragica fine. Non erasi ancora stabilito a dovere il nuovo governo che il cardinal Ruffo colle sue bande sbarcava di Sicilia nelle Calabrie e poneva in grave pericolo l'autorità repubblicana in quell'estremo lembo d'Italia. Alcune terre lo accoglievano come un liberatore, altre lo ributtavano come assassino, e fortunatamente si difendevano, o venivano prese, arse, smantellate. Masnade di briganti capitanate da Mammone, da Sciarpa, da Fra Diavolo secondavano le mosse del Cardinale. Sette emigrati còrsi, spacciando uno di loro per principe ereditario, avevan bastato per levar a romore buona parte degli Abruzzi; ma i Francesi si opponevano gagliardamente, e ne impiccavano taluni con esempio solenne di giustizia. Non era quella una guerra tra uomini, ma uno sbranarsi tra fiere. Si attendeva in Napoli a rafforzare il governo, ad instillare nel popolo sentimenti repubblicani, a fargli insegnare un vangelo democratico tradotto in dialetto da un cappuccino, a dargli ad intendere che san Gennaro era diventato democratico. Ma da lontano strepitavano le armi russe di Suwarow e le austriache di Kray accennando all'Italia; la flotta di Nelson, vincitrice di Abouckir, e le flotte russe e ottomane, padrone delle isole Jonie, correvano l'Adriatico ed il Mediterraneo. Bonaparte, il beniamino della vittoria, si divertiva a trinciarla da profeta coi Beduini e coi Mamalucchi; con lui la fortuna avea disertato le bandiere francesi, e il solo valore le difendeva ancora sulle terre straniere ov'egli, fulmineo vincitore, le aveva piantate. Dopo alcuni mesi si avverò quanto si temeva. Macdonald succeduto a Championnet fu richiamato nell'alta Italia contro gli Austro–Russi che l'avevano invasa; lasciata qualche piccola guarnigione nel Castello di Sant'Elmo, a Capua, a Gaeta, egli dovette aprirsi il passo coll'armi alla mano, tanto la ribellione imbaldanziva oggimai anche sui confini dello Stato romano. Io m'era abbattuto molte volte in Lucilio in Amilcare e in Giulio Del Ponte, durante quella guerra disordinata; ma sempre per pochissimi istanti, giacché le nostre colonne giovavano assai in quelle fazioni per lo più d'imboscata e di montagna, e le adoperavano senza remissione a destra e sinistra sull'Adriatico e sul Mediterraneo. Aveva collocato la Pisana presso la Principessa di Santacroce, sorella d'un principe romano ch'era morto pochi mesi prima ad Aversa difendendo la Repubblica contro l'invasione di Mack. Era tranquillo per lei; il Carafa mi trattava con molta amorevolezza e riponeva in me una speciale confidenza. Null'altra brama aveva, null'altra passione che di veder trionfare quella causa della libertà cui mi era corpo ed anima consacrato. La partenza dei Francesi fu pei repubblicani di Napoli un colpo terribile. S'eran dati attorno assai, ma non quanto sarebbe bisognato per sopperire alla mancanza d'un sì valido aiuto. Lucilio, Amilcare, e il Del Ponte non vollero partire ad ogni costo; e chiesero d'esser ammessi alla legione di volontari che si formava allora sotto il comando di Schipani: il povero Giulio dopo tante marce, tante guerre, tante fatiche moveva veramente a pietà. In cento azzuffamenti, in dieci battaglie, egli era ito chiedendo l'elemosina d'una palla che non gli veniva concessa mai. Le forze gli venivano meno giorno per giorno, e raccapricciava all'idea di morire sul pagliericcio verminoso degli ospitali militari d'allora. I due amici lo confortavano ma con qual cuore! L'entusiasmo di Amilcare s'era convertito in un rabbioso furore, e la fede di Lucilio in una stoica rassegnazione. Se da cotali sentimenti possono esser ispirate parole di conforto, anche un disperato qualunque potrebbe dar lezioni di pazienza e di moderazione prima di appendersi al laccio. In quel tempo la colonna di Ettore Carafa fu spedita nella Puglia per opporsi alla ribellione che guadagnava terreno anche in quella provincia. Io partii dopo aver baciato gli amici e la Pisana, forse per l'ultima volta. La presenza di costei a Napoli era nota soltanto a Lucilio; Giulio la sospettava, ma non osava parlarne; Amilcare aveva ben altro a che pensare! Non vedeva che Ruffo, Sciarpa, Mammone, e non li vedeva coll'immaginazione senza strangolarli almeno col desiderio. Quanto alla Pisana, fu quello il primo bacio che ebbe e sofferse da me dopo l'incontro di Velletri; voleva serbarsi fredda e contegnosa, ma quando le nostre labbra si toccarono, né l'uno né l'altra potemmo raffrenare l'impeto del cuore, ed io mi raddrizzai che tremava tutto, ed ella col viso irrigato di lagrime. — Ci rivedremo! — mi gridò ella da lunge con uno sguardo pieno di fede. Io risposi con un gesto di rassegnazione e m'allontanai. La Principessa di Santacroce, mandandomi pochi giorni dopo alcune lettere capitate per me a Napoli, mi scrisse d'un accesso di disperazione che avea menato la Pisana in fil di morte dopo la mia partenza. Ella si straziava furiosamente il petto e le guance, gridando che senza il mio perdono le era impossibile di vivere. La buona Principessa non diceva di sapere a qual perdono alludesse la poveretta, e così circondava di delicatezza le sue cure pietose; ma io non volli essere meno generoso di lei, e scrissi direttamente alla Pisana ch'io le chiedeva scusa del contegno freddo e superbo tenuto secolei negli ultimi mesi; che ben sapeva che quell'affettazione di fraterna amicizia equivaleva ad un insulto, e che appunto per questo reputandomi colpevole le offriva per riparazione tutto l'amor mio, più affettuoso più veemente più devoto che mai. Così sperava ridonarle la pace dell'animo anche a prezzo del mio decoro; di più, fingendo ignorare quanto la Principessa m'avea scritto, dava alle mie proteste tutto il colore della spontaneità. Seppi dappoi che quel mio atto generoso avea dato alla Pisana grandissimo conforto, e che si lodava sempre di me alla sua protettrice dichiarandomi l'uomo più magnanimo e amabile che si potesse trovare al mondo. Se la Principessa mi avesse raccontato tante belle cose per cooperare alla nostra piena riconciliazione, ancora io le sarei riconoscente di un grandissimo beneficio. Il soverchio sussiego nuoce verso le donne; e nel trattar con esse bisogna che le virtù stesse acquistino la morbidezza della loro indole. Si può essere fin troppo buoni senza sospetto di viltà o di paura. Intanto io era giunto in Puglia abbastanza Tag: napoli dopo principessa tante uno repubblica prima regno giorni Argomenti: nuovo governo, sguardo pieno, povero giulio, armistizio vile, ventidue gennaio Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Giambi ed Epodi di Giosuè Carducci I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerta Capodanno a Praga Praga fra i principali poli turistici europei Come rimanere incinta dopo i quarant'anni Come fare un profumo alle rose Vacanze Low Cost Estate 2012
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