Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 32

Testo di pubblico dominio

disposizioni! A quel punto credetti sentire nel collo lo strettoio del capestro. Nulla! erano le dita della signora Contessa che mi attanagliavano al solito luogo. Io mandai due strilli così acuti che accorsero dal tinello il Piovano, il Cancelliere, la Clara, il signor Lucilio, il Partistagno, e perfino, un attimo dopo, il signor Conte e Monsignore. Tutta questa gente, unita a quella che si trovava in cucina e alle fantesche e alle cameriere accorse pur esse, componeva un bellissimo apparecchio di assistenti alla mia passione. Lo spiedo stava fermo, e la cuoca s'era intromessa per distaccarmi le mani dalla coppa e rimettermele al lavoro: ma io era ancora troppo distratto dalla rabbiosa operazione della Contessa perché potessi dar mente a quell'altro impiastro. — Dimmi ora cos'hai fatto a zonzo fino a due ore di notte — riprese colei riponendosi ambe le mani sui fianchi con immensa mia consolazione. — Voglio sapere tutta la verità, e a me non la darai a intendere coi tuoi grilli, e col frignare! La signora Veronica ghignò, come sanno ghignare solo le cattive vecchie e il diavolo; io dal mio canto le buttai un'occhiata che valeva per cento maledizioni. — Parla parla, sangue di galera! — urlò la Contessa facendomisi questa volta addosso con ambe le mani uncinate come gli artigli d'una gatta. — Sono stato a spasso fino al luogo dove c'era molta acqua rossa, e molto sole. E poi... — diss'io. — E poi? — domandò la Contessa. — E poi sono tornato! — Ah sì che sei tornato in tanta malora! — soggiunse ella. — Ti veggo sì e non ci ha bisogno che tu me lo dica; ma se non vorrai dire quello che hai fatto in tutte queste ore, ti prometto in fede di gentildonna che tu non gusterai più il sapore del sale!... Io tacqui; e poi strillai ancora un poco per un altro scrollo che la mi diede alla zazzera con quelle sue dita di scimmia; e poi mi rimisi a tacere, ed anco a menare stupidamente lo spiedo, perché alla cuoca era venuto fatto di rificcarmene il manico in una mano. — Le dirò io, signora Contessa, cos'ha fatto questo bel capo — prese allora a dire Fulgenzio. — Io era poco fa in sagristia a pulirvi i vasi e le ampolline per la Pasqua che è vicina, ed essendo uscito fin sulla fossa per prender acqua, ho veduto giungere dalla banda di San Mauro un uomo a cavallo che mise a terra il signorino, e gli tenne anche un discorso che non ho capito punto; e poi colui seguitò col suo cavallo verso Ramuscello, e il signorino girò la fossa per entrare dal portone. Ecco come sta la cosa! — E chi era quell'uomo a cavallo? eravate voi Marchetto? — richiese la Contessa. — Marchetto passò con me tutto il dopopranzo — rispose il Capitano. — Chi era dunque quell'uomo? — ripeté la Contessa volgendosi a me. — Era... era... non era nessuno — mormorai io ricordando il servigio resomi e la raccomandazione fattami dallo sconosciuto. — Nessuno, nessuno! — brontolò la Contessa — lo sapremo chi era questo nessuno! Faustina, — aggiunse ella, parlando alla donna dei ragazzi, — porterete subito il letto di Carlino nel camerottolo scuro tra la stanza di Martino e la frateria, e menatevelo quando sarà in punto l'arrosto. Di là, carino mio — continuò volgendosi a me — non uscirai più se prima non avrai detto chi era quell'uomo a cavallo col quale sei venuto fin sulla scorciatoia di Ramuscello. La Faustina aveva acceso il lume, ma non era partita ancora per trasportare il mio covacciolo. — Vuoi dunque dire chi era quell'uomo? — domandò la Contessa. Io volsi uno sguardo alla Faustina; e mi sentii rompere il cuore pensando che prima di coricarmi non avrei più potuto fisar gli occhi ed anche arrischiar un bacio sulle palpebre socchiuse e sul bocchino tondetto e rugiadoso della Pisana. E stava in me forse che la Faustina non partisse! — No! non ho veduto nessuno! non son venuto con nessuno, io — risposi ad un tratto con maggior franchezza che non avessi mai mostrato dapprima. — Ebbene! — soggiunse la Contessa tornando verso il tinello dopo aver fatto alla Faustina un altro gesto che la indusse ad uscire per l'eseguimento degli ordini ricevuti. — Sia fatto come tu vuoi! Mise le mani in tasca e uscì tirandosi dietro in codazzo tutta la comitiva; ma ognuno prima di seguirla mi volgeva due occhiate che sanzionavano la giusta sentenza della castellana. Il Conte mi esorcizzò inoltre con un gesto che significava: — Costui ha il diavolo addosso. — Monsignore andò via scrollando il capo quasi disperasse del Confiteor; il Piovano strinse le labbra come per dire: — Non ci capisco nulla, — e il Partistagno voltò via allegramente perché era stufo della scena. Restava la contessina Clara che in onta agli occhiacci della signora Veronica, di Fulgenzio e del Capitano, mi venne daccanto amorevolmente domandandomi se avessi proprio detto la verità. Io volsi uno sguardo in giro, e risposi di sì piegando il mento sul petto. Allora ella mi accarezzò amichevolmente sul capo, e andò insieme cogli altri: ma prima che la fosse uscita il signor Lucilio mi si era accostato proprio vicino all'orecchio per dirmi che io stessi in letto il giorno dopo e che lo facessi chiamar lui, che avremmo accomodato tutto con poco danno. Io alzai la testa per guardarlo e vedere se mi parlava da senno con tanta amorevolezza; ma egli si era già allontanato fingendo non accorgersi d'uno sguardo quasi di riconoscenza che la Clara avea tenuto fermo sopra di lui, rivolgendosi sulla soglia della porta. — Cosa gli ha detto a quel poverino? — chiese la fanciulla. — Gli ho detto così e così — rispose Lucilio. La giovane sorrise, e tornarono poi insieme in tinello, dove approssimandosi l'ora della cena tennero loro dietro il Capitano colla moglie. Restavano Fulgenzio e la cuoca; ma Marchetto e Martino me ne liberarono assicurando che l'arrosto era cotto, e consigliandomi di andarmene a dormire. Infatti Martino prese su un lume e mi condusse al mio nuovo domicilio per quei lunghissimi giri di scale e di corritoio che mi parvero in quella sera non dover più finire. Egli mi raccomodò il letticciuolo in un angolo di quello stanzino che era nulla più d'un sottoscala; m'aiutò a svestirmi e mi compose le coltri intorno al collo perché non pigliassi freddo. Io lo lasciava fare, come appunto se fossi un morto; ma quando poi fu partito, e al lume della lucernetta deposta da lui in un cantone vidi le muraglie sgretolate e il soffittaccio sghembato in quel buco da gatti, la disperazione di non essere nella stanza bianca ed allegra della Pisana mi riprese con tal violenza che mi dava pugni e unghiate nella fronte e non fui contento se prima non mi vidi le mani rosse di sangue. In mezzo a quelle smanie sentii grattare pian piano all'uscio, e, cosa naturalissima in un ragazzo, la disperazione cesse pel momento il luogo alla paura. — Chi è? — diss'io con voce malferma pei singhiozzi che mi agitavano ancora il petto. L'uscio s'aperse allora e la Pisana, mezzo ignuda nella sua camicina, a piedi nudi, e tutta tremante di freddo, saltò d'improvviso sul mio letto. — Tu? cosa hai?... cosa fai?... — le dissi io non rinvenendo ancora dalla sorpresa. — Oh bella! ti vengo a trovare e ti bacio, perché ti voglio bene — mi rispose la fanciulletta. — Mi sono svegliata che la Faustina disfaceva il tuo letto, e siccome seppi che non volevano più lasciarti dormire nella nostra camera, e che ti avevano messo con Martino, son venuta quassù a vedere come stai, e a domandarti perché sei scappato oggi e non ti sei più fatto vedere. — Oh cara la mia Pisana, cara la mia Pisana! — mi misi a gridare stringendomela di tutta forza sul cuore. — Non gridar tanto che ci sentano poi in cucina — rispose ella accarezzandomi sulla fronte. — Cos'hai qui? — la aggiunse sentendosi bagnata la mano e guardandola contro il chiaro del lume. — Sangue, sangue; sei tutto insanguinato!... Hai qui sulla fronte un'ammaccatura che ne getta fuori a

Tag: contessa    fatto    nessuno    sei    mani    prima    martino    sangue    signora    

Argomenti: due ore,    nuovo domicilio

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Diario del primo amore di Giacomo Leopardi
Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili
L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza
La famiglia dell'antiquario di Carlo Goldoni
La favorita del Mahdi di Emilio Salgari

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Come affrontare con fiducia un colloquio di lavoro in azienda
Una corretta cura delle unghie rende belli
Come tagliare le unghie al cane
Vantaggi della depilazione pubica femminile
Scrub casalingo e cura delle mani


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87   |    88   |    89   |    90   |    91   |    92   |    93   |    94   |    95   |    96   |    97   |    98   |    99   |    100   |    101   |    102   |    103   |    104   |    105   |    106   |    107   |    108   |    109   |    110   |    111   |    112   |    113   |    114   |    115   |    116   |    117   |    118   |    119   |    120   |    121   |    122   |    123   |    124   |    125   |    126   |    127   |    128   |    129   |    130   |    131   |    132   |    133   |    134   |    135   |    136   |    137   |    138   |    139   |    140   |    141   |    142   |    143   |    144   |    145   |    146   |    147   |    148   |    149   |    150   |    151   |    152   |    153   |    154   |    155   |    156   |    157   |    158   |    159   |    160   |    161   |    162   |    163   |    164   |    165   |    166   |    167   |    168   |    169   |    170   |    171   |    172   |    173   |    174   |    175   |    176   |    177   |    178   |    179   |    180   |    181   |    182   |    183   |    184   |    185   |    186   |    187   |    188   |    189   |    190   |    191   |    192   |    193   |    194   |    195   |    196   |    197   |    198   |    199   |    200   |    201   |    202   |    203   |    204   |    205   |    206   |    207   |    208   |    209   |    210   |    211   |    212   |    213   |    214   |    215   |    216   |    217   |    218   |    219   |    220   |    221   |    222   |    223   |    224   |    225   |    226   |    227   |    228   |    229   |    230   |    231   |    232   |    233   |    234   |    235   |    236   |    237   |    238   |    239   |    240   |    241   |    242   |    243   |    244   |    245   |    246   |    247   |    248   |    249   |    250   |    251   |    252   |    253   |    254   |    255 successiva ->