Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 134

Testo di pubblico dominio

fianco di lei a quello del marito, ed ora si avvicina alla bella Beauharnais e le fa riverenza e le stringe il dito mignolo con tanta leggiadria?... Or bene, quello è il cittadino Ascanio Minato, di Ajaccio, un mezzo italiano e mezzo francese, un compaesano di Bonaparte, aiutante di campo del generale Baraguay d'Hilliers e alloggiato per ordine della Municipalità nel palazzo Navagero... Come vedi è un bel giovine, un brunetto svelto e di alta corporatura, pieno di brio di superbia e di salute; coraggioso, dicono, come un disperato, e spadaccino più di don Chisciotte... Per giunta poi ha l'assisa del soldato che alle donne piace più della virtù. Il vecchio Navagero che non vuol per casa damerini e cascamorti di Venezia ha ben dovuto sopportar in pace questo intruso d'oltremare. Il poveretto ha paura, e per non incorrere nel sospetto d'aristocratico o di misogallo sarebbe anche capace di lasciarsi... Basta!... È l'eroismo della paura e gli sta bene a quel visetto decrepito e bambinesco, chiazzato di giallo e di rosso come l'erba pappagallo. La signorina diventa francese ogni giorno più; già ella ne cinguetta mezzo dizionario come una parigina, e temo che le parole più interessanti le abbia già fatte entrare nel dialogo. S'intende già che l'ufficiale còrso non si degna dell'italiano... Io non parlo che italiano!... Figurati!... Ma se n'accorgeranno, se n'accorgeranno di questi liberatori! Hanno cancellato il Pax tibi Marce dal libro del Leone per inscrivervi i Diritti dell'uomo. Peggio per noi che l'abbiamo voluto!... Peggio mille volte tanto per quelli che si rassegnano!... Oh la si vuol vedere bella!... Fin qui io lasciai correre senza argine quel fiume di eloquenza; ma quando egli si mise a far gazzarra d'una sì triste speranza, e a desiderar quasi da un pubblica e così grande sventura la vendetta d'un proprio torto affatto privato, allora mi sentii gonfiar entro un temporale di sdegno e scoppiai in un'apostrofe che lo fece restare come una statua. — E tu ti rassegneresti a vederla? — gli dissi io con uno stupore pieno di sprezzo negli occhi. Vi ripeto ch'egli rimase lì a modo d'una statua: salvoché respirava con tanta fatica che almeno le statue questa fatica non l'hanno. Pure un qualche cruccio lo provava anch'io per questo nuovo trascorso della Pisana ch'egli mi raccontava; e nullameno lo giuro che non mi rimase posto nel cuore per un tale rammarico, tanto mi aveva inorridito la cinica scappata di Giulio. Seguitai a rampognarlo a tempestarlo della sua sacrilega speranza; e gli dimostrai che non sono i più codardi quelli che si rassegnano, appetto di coloro che mettono la loro soddisfazione nella viltà altrui e nella rovina della patria. M'infervorava tanto che rimasimo soli senza che me ne avvedessi: la comitiva avea seguito la Beauharnais nel Tesoro di San Marco, donde si doveva estrarre una magnifica collana di cammei per farlene presente. Quando ci avviammo per raggiungerli erano già usciti in Piazza e tornavano verso il Palazzo del governo. Voi non vi figurerete mai la mia grandissima sorpresa nel discernere fra la gente che corteggiava la francese, Raimondo Venchieredo; e misti colla folla, Leopardo Provedoni e sua moglie, che anch'essi si lasciavano menare dalla curiosità in quella processione. Per quel giorno la cerimonia era finita, onde io, abbandonando il Del Ponte alla sua stizza m'accostai a questi ultimi, colle festose accoglienze e con quei tanti oh di maraviglia e di piacere che si usano coi compaesani e coi vecchi amici in paese forestiero... La Doretta aveva gli occhi perduti dietro a Raimondo, che era scomparso nell'atrio del Palazzo coi cortigiani più sfegatati; Leopardo mi strinse la mano e non ebbe coraggio di sorridermi. Peraltro condotta ch'egli ebbe la moglie a casa in due stanzette vicino al Ponte Storto, e rimasto solo con me, rimise un poco di quella sostenutezza e mi diede il perché e il percome di quella loro venuta a Venezia. Il vecchio signor di Venchieredo pareva fosse molto domestico a Milano del general Bonaparte; lo aveva seguito a Montebello in un segreto abboccamento coi ministri dell'Austria, e poi aveva fatto un gran correre da Milano a Gorizia, da Gorizia a Vienna, e da Vienna ancora a Milano per tornar poi a Vienna indi a poco. Reduce da quest'ultimo viaggio e ravviato per Lombardia avea fatto sosta a Venchieredo per veder il figliuolo, e gli avea comandato di recarsi tosto a Venezia, ove un prossimo rivolgimento di cose gli preparava grandi fortune. Il signor Raimondo non volendo separarsi dal suo segretario, Leopardo e la Doretta avean dovuto spiantar casa pur essi; e così si trovavano a Venezia. Ma questi non ne era punto contento e se non fossero state le preghiere della moglie si sarebbe fermato volentieri in Friuli. Il povero giovine in tali discorsi diventava di tutti i colori, e durava uno stento grandissimo a non iscoppiare. Io me n'accorsi, e ne lo sviai col domandargli novelle del paese nostro e de' miei amici e conoscenti. Così conversando e passeggiando per calli e per fondamenta egli si svagò dalla solita tetraggine, e quasi dimenticava le proprie sciagure: ma io soffriva per lui pensando al momento quando se ne sarebbe pur troppo risovvenuto. Intanto egli mi confermò la novella della tristissima piega che prendevano gli affari della famiglia di Fratta. Il Capitano e Monsignore non pensavano che a banchettare e ad attizzar il fuoco: ai vecchi servitori o morti o licenziati era sottentrata una mano di ladroncelli che mettevano a ruba quel poco che rimaneva. Non c'erano più cazzeruole o tegami che bastassero pel pranzo di Monsignore. La Faustina s'era maritata con Gaetano, lo sbirro di Venchieredo, liberato da poco dalla galera; e partendo avea trafugato e venduto gran parte delle biancherie. Il Capitano e Monsignore litigavano oltreché per l'attizzatoio anche per la camicia: la signora Veronica li accomodava, strapazzandoli ambidue; e il più buffo si era che al vecchio Sandracca saltava talvolta il ticchio della gelosia; e questo formava un terzo argomento di grandi contese fra lui ed il Canonico. Del resto Fulgenzio faceva alto e basso. Già subito dopo la mia partenza egli avea comperato un podere di casa Frumier vicino a Portovecchio; e poi lo veniva arrotondando col convertire in ipoteche i sussidii che anticipava alla famiglia dei padroni. Per esempio c'era il frumento in granaio e da Venezia gli domandavano denari; se il frumento andava a buon mercato, egli fingeva di comperarlo lui con quella somma che spediva a Venezia, e poi quando le derrate crescevano di prezzo egli ne guadagnava dalla vendita il suo bel salario. Se i grani calavano sempre, si scordava di quel finto contratto, e la somma della compera si scambiava in un mutuo, pel quale egli tratteneva il sette l'otto o il dodici per cento. Così conservava la pace della propria coscienza, accrescendo smoderatamente gli utili del proprio ministero. I suoi figliuoli non erano più sagrestani o portinai; ma Domenico faceva pratica di notaio a Portogruaro, e Girolamo studiava teologia in seminario. In paese si prevedeva che una volta o l'altra Fulgenzio sarebbe divenuto il castellano di Fratta o poco meno. L'Andreini, a cui il conte Rinaldo avea commesso prima di partire una sorveglianza così all'ingrosso sulle faccende del castello, se la pigliava con tanto comodo, che quasi quasi pareva anche lui a parte della mangeria. Il Cappellano, poveretto, aveva paura perfino dell'ex–sagrestano e non ci guardava pel sottile: il piovano di Teglio, veduto di mal occhio nella parrocchia pel suo costume arcigno e tirato, aveva in casa sua troppe seccature per poter mettere il naso in quelle degli altri. Già la Diocesi dopo la venuta dei Francesi e la partenza del padre Pendola (costui secondo Leopardo doveva essere anch'egli a Venezia) tornava a dividersi e suddividersi in partiti ed in combriccole. Tanto più credevano averne il diritto, che la concordia impiastricciata dalle mene furbesche del reverendo non

Tag: tanto    poco    casa    sarebbe    leopardo    paura    francese    mezzo    vecchio    

Argomenti: mezzo dizionario,    grande sventura,    stupore pieno,    segreto abboccamento,    prossimo rivolgimento

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

La divina commedia di Dante Alighieri
Corbaccio di Giovanni Boccaccio
Il benefattore di Luigi Capuana
Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi
Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Vacanza Mauritius, l'Isola del Sorriso
La Dieta Dukan
Vacanze a Cipro: l'incontro con la mitologia
Offerta capodanno a New York
Offerta capodanno ad Atlanta (Georgia, USA)


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87   |    88   |    89   |    90   |    91   |    92   |    93   |    94   |    95   |    96   |    97   |    98   |    99   |    100   |    101   |    102   |    103   |    104   |    105   |    106   |    107   |    108   |    109   |    110   |    111   |    112   |    113   |    114   |    115   |    116   |    117   |    118   |    119   |    120   |    121   |    122   |    123   |    124   |    125   |    126   |    127   |    128   |    129   |    130   |    131   |    132   |    133   |    134   |    135   |    136   |    137   |    138   |    139   |    140   |    141   |    142   |    143   |    144   |    145   |    146   |    147   |    148   |    149   |    150   |    151   |    152   |    153   |    154   |    155   |    156   |    157   |    158   |    159   |    160   |    161   |    162   |    163   |    164   |    165   |    166   |    167   |    168   |    169   |    170   |    171   |    172   |    173   |    174   |    175   |    176   |    177   |    178   |    179   |    180   |    181   |    182   |    183   |    184   |    185   |    186   |    187   |    188   |    189   |    190   |    191   |    192   |    193   |    194   |    195   |    196   |    197   |    198   |    199   |    200   |    201   |    202   |    203   |    204   |    205   |    206   |    207   |    208   |    209   |    210   |    211   |    212   |    213   |    214   |    215   |    216   |    217   |    218   |    219   |    220   |    221   |    222   |    223   |    224   |    225   |    226   |    227   |    228   |    229   |    230   |    231   |    232   |    233   |    234   |    235   |    236   |    237   |    238   |    239   |    240   |    241   |    242   |    243   |    244   |    245   |    246   |    247   |    248   |    249   |    250   |    251   |    252   |    253   |    254   |    255 successiva ->