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Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 218Peloponneso libero affatto da' suoi nemici. Si affortificava Missolungi, Napoli di Romania era nostro. La marina aveva un porto, il governo una rocca, e la Grecia trionfa al pari della barbara tirannia di Costantinopoli che della venale inimicizia delle flotte cristiane. Omai qualunque nave porti ai Turchi armi viveri munizioni sarà passata per le armi; la barbarie otterrà forse quello che non ottennero gloria eroismo sventura. “Qui ogni interesse privato scomparisce affatto e si confonde al comune. Si possiede quello che non abbisogna alla patria, e lo si serba a lei pei bisogni della domane; si gode de' suoi trionfi, si soffre de' suoi dolori. Perciò non ti parlo in particolare di noi. Basterà dirti che ad onta delle fatiche io non peggioro nella salute e che Spiro guarisce delle ferite guadagnate sulle mura di Argo. Teodoro ha combattuto come un leone; tutti lo citano e lo additano per esempio; ma un'egida divina lo protesse e non ebbe la minima scalfittura. Quand'io passeggio per le strade d'Atene ove abitiamo in questo momento di tregua ed ho uno per parte i miei due figliuoli abbronziti dal sole del campo e dal fuoco delle battaglie, mi sembra che il secolo di Leonida non sia ancora passato. Spiro parla sovente di te anch'esso, e mi dice di pregarti che tu mandi in Grecia uno o ambidue i tuoi figli se vuoi farne degli uomini. Qui un ragazzo di sedici anni non è più giovinetto ma un nemico dei Turchi che può avvicinarsi a nuoto ad un loro legno ed incendiarlo. Mandaci, mandaci il tuo Luciano, ed anche se vuoi Donato. Persuadi l'Aquilina che vivere senz'anima non è vivere; e che morire per una causa santa e sublime deve sembrare una sorte invidiabile alle madri cristiane. Ieri fu la seconda radunanza dei deputati della Grecia fra i cedri dell'Astros. Ipsilanti, Ulisse, Maurocordato, Colocotroni!... Son nomi d'eroi che fanno dimenticare Milziade, Aristide, Cimone e gli altri antichi di cui la memoria rivive qui nelle opere dei pronipoti. Io lo ripeto, Carlo — bada a tua sorella che non può darti un consiglio snaturato. Mandaci i tuoi figli: per essere buoni Italiani converrà si facciano un pochettino Greci; e allora vedremo quello che non si vide finora. — Se sei ancora a Londra e se hai teco la Pisana, salutami lei e il dottor Lucilio Vianello che stimo ed amo per fama. Abbiamo qui un alfiere di vascello napoletano, Arrigo Martelli, che dice di averti conosciuto, e doverti assai fino dal tempo della Rivoluzione francese. Egli pure si raccomanda che ti ricordi a lui, e di parteciparti che suo fratello è partito per l'America del Sud ove si faceva grande richiesta di buoni ingegneri. “Addio, mio Carlo!... Bada a star forte nelle tue infermità e se ti permettono un viaggio vieni anche tu fra noi!... Oh che bel sogno!... Vieni, che sarai benedetto da tutti quelli che ti amano!...” Io son fatto così. Dopoché Lucilio mi lesse quanto sopra, io feci chiamar Luciano, e gli porsi la lettera perché la leggesse, e attesi intanto alle espressioni che si dipingevano sulle sue maschie ed aperte sembianze. Non era giunto ancora alla fine del foglio che mi si gettò fra le braccia esclamando: — Oh sì, padre mio, lasciami partire per la Grecia! D'una stretta di mano io ringraziai l'Aquilina ch'essendo entrata in quel punto, mi si era seduta daccanto. — Di che si tratta? — chiese ella. Ed io le spiegai le profferte e gli inviti che ci venivano dalla Grecia. — Se hanno vera vocazione, partano pure; — ella rispose facendo forza a se stessa — bisogna correre ove si è chiamati, altrimenti non si fa nulla di bene. — Grazie, mia Aquilina! — sclamai. — Tu sei la vera donna che ci abbisogna per rigenerarci! Quelle che non ti somigliano sono nate per strisciare nel fango. Udii una lieve pedata entrar nella stanza; era della Pisana che da alquanti giorni non parlava quasi più. Io sentiva la mancanza della sua voce, ma col tenerle il broncio mi vendicava delle ultime volte che mi aveva parlato sì acerbo. Lucilio quel giorno le mosse alcune richieste sulla sua salute, alle quali rispose per monosillabi e con voce più fioca del solito. Indi uscì come indispettita, l'Aquilina le tenne dietro, Luciano ubbidì forse ad un'occhiata di Lucilio e restammo noi due soli. — Ditemi — principiò con un accento che annunziava un serio colloquio — ditemi qual diritto avete di fare il burbanzoso colla Pisana? — Ah ve ne siete accorto? — rispos'io — allora avrete anche badato alla straordinaria freddezza ch'ella mi dimostra!... So che di molto le sono debitore; non lo dimentico mai, vorrei che tutto il mio sangue bastasse a provarle la mia riconoscenza e lo verserei tutto fino all'ultimo gocciolo. Ma alle volte non posso schivarmi di qualche ghiribizzo di superbia. Sapete che ultimamente ella mi ha cantato sopra tutti i toni che soltanto per isvagarsi delle sue noie maritali è corsa a Napoli, e che io deggio unicamente ad un sentimento di compassione tutta l'assistenza di cui m'è stata generosa?... — Dunque voi sospettate ch'ella non serbi più per voi l'amore d'un tempo? — Ne sono certo, dottore, ne sono persuaso come della mia propria esistenza. Perché io sia cieco, non veggo meno perciò col discernimento. Conosco l'indole della Pisana come la mia stessa, e so ch'ella non è capace di assoggettarsi a certi riguardi nulla nulla che un'interna inquietudine la spinga a violarli. Vi parlo così alla libera perché siete fisiologo e le umane debolezze vorrete compatirle massime quando mescolate a tanta dose di magnanimità. Ve lo ripeto, la convivenza affatto fraterna di questi due anni mi convinse che la Pisana ha dimenticato il passato; e non duro fatica a crederle che la sola pietà le sia stato incentivo a tanti miracoli di affetto e di devozione. Del resto l'umor suo è troppo bizzarro per ubbidire ad una massima premeditata di continenza. — Oh Carlo, trattenetevi dai giudizi precipitati! Questi temperamenti straordinari son quelli appunto che sfuggono alle regole comuni. Diffidate del vostro discernimento, ve lo ripeto: gli occhi del corpo alle volte ragionano assai meglio che quelli dell'anima, e se vedeste... — Che bisogno ho io di vedere, dottore?... Non sapete... che io l'amo ancora, che l'ho amata sempre?... Non vi ho narrato l'altro giorno la storia del mio matrimonio?... Oh pur troppo ella ha giurato di farmi sentire quanto perdetti, uscendo da quell'intima parte del cuore ove m'avea ricevuto!... Pur troppo ella punisce colla compassione un amore troppo docile insieme ed ostinato. È un castigo tremendo, una crudeltà raffinata, la vendetta coi benefizi! — Tacete, Carlo; ognuna delle vostre parole è un sacrilegio. — Una verità, volevate dire. — Un sacrilegio, vi ripeto. Sapete cosa faceva per voi la Pisana quand'io l'ho incontrata pallida estenuata cenciosa per le vie di Londra? — Sì... orbene?... — Tendeva la mano ai passeggieri!... Ella accattava, Carlo, vi accattava la vita! — Cielo! no, non è vero!... È impossibile! — Tanto impossibile che io stesso le porgeva non so quale moneta, quando... Oh ma vi posso descrivere quanto provai nel ravvisarla?... Come dirvi il suo smarrimento ed il mio? — Basta, basta! per carità, Lucilio; la mia mente si perde e vengo meno di dolore volgendomi a guardare dove siamo passati! — E dubiterete ancora dell'amor suo?... È un amore senza misura e senza esempio, un amore che la tiene in vita, e che la farà morire!... — Pietà, pietà di me!... no, non parlate a questo modo! — Parlo come un medico e vi dico intera la verità. Ella vi ama ed ha imposto a se stessa di non palesarvi l'amor suo. Questo sforzo continuo, più che i patimenti i dolori le veglie, le logora la salute... Carlo, aprite gli occhi sopra tanto eroismo, e adorate la virtù d'una donna a cui voi non osaste fidarvi!... Adorate, vi dico, questa vergine potenza della natura che innalza gli slanci disordinati d'un'anima alla sublimità del miracolo, e la trattiene là sospesa per la Tag: amore ove troppo volte salute noi nulla due tutti Argomenti: interesse privato, duro fatica, venale inimicizia, sorte invidiabile, grande richiesta Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Nel sogno di era Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero Decameron di Giovanni Boccaccio Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: I cibi contro l'invecchiamento Storia e carattere del criceto comune La farfalla monarca e la sua spettacolare migrazione Significato del giglio Residence Cannes Beach
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