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Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 106con mille sforzi tutti premeditati e dolorosi, mi ritirai dalla Pisana. Ella invece si apprendeva a me coll'umiltà del cagnolino cacciato; ma quella sentenza di codardia mi minacciava sempre nel cuore; io soffocava i miei sospiri, nascondeva i miei desiderii, divorava le lagrime, e cercava lungi da lei la solitudine e l'innocenza del dolore. Tanto feci che, fosse consapevole assentimento a' miei disegni, o riscossa d'orgoglio, od altro, ella cessò dal perseguitarmi; e allora toccò a me tornarmi a dolere di quella freddezza, provocata con tanta arte, con tanta costanza. Il giovine Venchieredo, per poco geloso di me, si rallegrò in breve di non vedermi più in casa Frumier e di sapermi trascurato. Ma argomentava male di credersi destinato a raccoglier di nuovo i frutti del mio abbandono. La Pisana non badava per allora né a lui né ad altri, o se mostrava qualche preferenza, l'era piuttosto a favore di Giulio Del Ponte. Questi accoglieva quei rari contrassegni di benevolenza, come il calice del fiore riceve avidamente dopo un mese d'arsura qualche goccia di rugiada. Se ne ravvivava tutto, e a ravvivarlo meglio contribuiva il credere che non al mio sacrifizio né alla generosità della Pisana, ma alla propria virtù si dovesse quel rilievo d'amore. Ciò io aveva temuto e sperato insieme. Il tumulto che si rimescola nell'animo all'azzuffarsi della pietà della gelosia dell'amore e dell'orgoglio, non può essere dichiarato così facilmente; figuratevi di esser nel caso, se potete, e vi saranno chiare le continue contraddizioni dell'animo mio. Raimondo intanto, frodato della sua lusinga, non disperava per nulla di soperchiare un nemico così malconcio e avvantaggiato di poco com'era il Del Ponte. Ma la sicurezza ch'egli mostrava sull'esito di quel duello, allontanava da lui piucchealtro il cuore della Pisana. Le donne son come quei generali cui preme più l'onore della bandiera che la vittoria; accondiscendono a capitolare, ma vogliono esser cinti dalle parallele e minacciati dalle bombe. Un'intimazione alla bella prima, senza apparecchi militari e senza avvisaglie, non la si fa che alle fortezze di poco conto; e non v'è figliuola d'Eva così spudorata da confessare di esser tale. Raimondo, respinto colle belle parole, tornò all'assalto coi regali. La Pisana era più orgogliosa che delicata e accettò coraggiosamente i regali senza quasi domandare da chi le venissero. Passeggiera contentezza per Raimondo, e nuova bile per me. Ma dopo tutto, la segreta soddisfazione d'una buona opera mi teneva il cuore in una calma triste e monotona bensì, ma non priva di qualche diletto. Adoperava anche possibilmente di metter in pratica una delle massime ereditate da Martino, di dimenticare cioè i piaceri venutimi dall'alto, e di cercarli al basso fra i semplici e gli umili. A questo mi erano continua occasione le faccende di cancelleria. Ho la vanagloria di credere che dal tempo dei Romani in poi la giustizia non fosse amministrata nella giurisdizione di Fratta colla rettitudine e colla premura da me adoperata. Un briciolo di cuore, qualche po' di studio e di ponderazione aiutata da un discreto buon senso mi dettavano sentenze tali che la firma del Conte era onorata di potervi fare in calce la sua comparsa. Tutti portavano a cielo la pazienza, la bontà, la giustizia del signor Vice–cancelliere: la pazienza soprattutto, che è altrettanto rara quanto necessaria in un giudice di campagna. Ho veduto alle volte taluno fra questi arrovellarsi infuriare tempestare pel tardo ingegno delle parti; andar coi pugni al muso dell'attore, minacciar bastonate al reo convenuto, e pretendere da essi quella moderazione quella chiaroveggenza quel riserbo che son frutto solamente di una lunga educazione. Appetto ai ragionamenti bisogna ficcarsi in capo che gli ignoranti son come i bambini; bisogna perciò usare la logica lenta e minuziosa d'un maestrucolo elementare, non la retorica sommaria d'un professorone d'Università. La giustizia vuol essere largita, ma non imposta; e convien mantenerle la sua fama, il suo decoro di giustizia colla persuasione, non darle colore di arbitrio coi rabbuffi e coll'arroganza. Finché non si muti il galateo dei tribunali foresi, i codici alla gente di campagna parranno non differenti per nulla dalle antiche sibille. Sentenziavano perché di sì, e chi aveva ragione non ci capiva meglio di quello cui si dava torto. Avvezzo dalla culla a vivere fra gente rozza e ignorante, io non durai fatica a vestirmi di questa tolleranza; anzi la mi venne di suo piede, perché non si potea farne senza. E il mio esempio fu efficace anche sugli uomini di Comune incaricati della giustizia più minuta; sicché non si udirono più tanti lagni per la tal trascuranza a favore di questo, o per la tal rappresaglia a carico di quello. L'Andreini, il vecchio, era morto poco prima del Cancelliere; e suo figlio che gli era succeduto non fu restio a secondare il mio zelo pel buon andamento delle cose giurisdizionali. Il Cappellano era al colmo della consolazione; non lo inquietavano più per la sua amicizia collo Spaccafumo; e purché costui, che cominciava a darsi all'ubbriachezza, non turbasse la pace festiva con qualche baruffa, era in facoltà di far visita cui più gli piacesse. Il bando era scaduto, la sua vita, è vero, non somigliava a quella di tutti; ma non si potea parlar male, e ciò bastava perché io non lo angariassi senza costrutto. Qualche inverno prima, per un mal di petto ribelle, gli era mancata la Martinella, che solea provvederlo di sale di polenta e delle derrate più necessarie. Allora dunque egli usciva più spesso dalle lagune per provvedersele da sé; ma del resto non se ne sapea nulla a viveva come un'ostrica in mezzo alle ostriche. Il Cappellano mi disse ch'egli si ricordava di quella sera quando mi avea recato in groppa fin vicino al castello, e che se ne lodava sempre per la buona riuscita che avea fatto e pei grandi diritti che aveva alla gratitudine del Comune. Le lodi dello Spaccafumo mi lusingavano non poco: quelle poi del vecchio piovano di Teglio mi mandavano in estasi. Ed egli me le decretava con un certo fare autorevole e moderato, come chi ha facoltà di darle e di negarle; e poi non convien tacere che le glorie del discepolo riverberavano in volto al maestro. Per lui io rimasi sempre lo scolaretto dalle orecchie spenzolate, e il latinante da quattro sgrammaticature al periodo. Perfino Marchetto ci trovava il suo conto della mia amministrazione, perché la sua pancia cominciava a brontolare delle troppo lunghe cavalcate, ed io glielo sparagnava coi spessissimi componimenti. I faccendieri e Fulgenzio mio aiutante brontolavano; perché le liti degli altri erano la loro pasqua, ma io non ci badava al malumore dei tristi, e a quest'ultimo sopratutto rivedeva le bucce assai di sovente perché si ravvedesse della sua vecchia usanza di farsi pagar a doppio le proprie fatiche dal giurisdicente e dalle parti. Giulio Del Ponte m'ebbe ad avvertire di non urtarmi troppo con lui, perché colla sua umiltà e con la sua gobba aveva voce di esser ben sentito da chi poteva molto. Ed io ripensando al processo del vecchio Venchieredo mi capacitai benissimo di questi sospetti; ma il mio dovere soprattutto; ed io avrei lavato il muso ai Serenissimi Inquisitori nonché ad una loro sucida spia se li avessi colti in flagrante di disonorare il mio ufficio. C'era del resto un altro personaggio che senza farne le viste mi mandava di cuore a tutti i diavoli; e questi era il fattore. La mia presenza, la mia nuova autorità avea sgominato certi suoi vecchi sotterfugi di mangerie e di rubamenti. Io ne aveva scoperto la trafila, gliel'avea perdonata, ma non gli avrei perdonato in seguito; ed egli sel sapeva e sopportava la mia sorveglianza con discreto malumore. Il Conte del resto era felicissimo di risparmiar il salario del Cancelliere; e non parlava né di farmi fare gli esami né di mettermi in posto regolarmente. Quelle condizioni di ripiego gli accomodavano Tag: cuore giustizia poco tutti vecchio ponte fare resto sempre Argomenti: tanto feci, consapevole assentimento, calma triste, tardo ingegno Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: L'amore che torna di Guido da Verona Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Novelle rusticane di Giovanni Verga Diario del primo amore di Giacomo Leopardi La divina commedia di Dante Alighieri Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Gli accessori dello sposo Offerta capodanno ad Atlanta (Georgia, USA) Come gestire una serena convivenza Dentisti all'estero Il trucco giusto per gli occhi scuri
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