Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 66voce ed un colpo di sprone, dicendo ai seguaci a piedi che erano obbligati di trottare un po' affannosamente: «animo figliuoli, che la giornata è bella». Giunto a Monza, entrato in casa, scavalcato, deposte le armi più gravi e più lunghe, egli corse tosto per la via da lui solo conosciuta alla porta abominevole che egli aveva aperta nel solajo, entrò con le solite precauzioni nel solajo dell'abitazione vicina, fece i soliti segni, la signora che stava sull'avviso, intese, avvertì le sue complici; le quali andarono a chiudere le porte del quartiere che comunicavano col chiostro, e la sciagurata corse incontro ad Egidio tutta ansiosa. «Sia lodato il cielo» diss'ella «che vi riveggo! Oh che giorni ho passati! e che notti! Che paura ho avuta questa volta!» e mentre ella parlava una specie di consolazione angosciosa, e di rincoramento agitato dipingevano sulle sue guance come due pezze di rossore che contrastavano tristamente col pallore di tutta la faccia. «Le solite sciocchezze?» disse Egidio con impazienza. «Oh! sciocchezze! So io quel che soffro; e fossero anche sciocchezze, a chi tocca aver compassione di me? Mai mai, non avete voluto compiacermi. Se provaste un'ora quello ch'io sento tutto il giorno! tutta la notte! Non posso più, non posso più vivere con colei così vicina. Qua giù, qua sotto, a pochi passi, nella vostra cantina: e quando voi non ci siete...! l'ho veduta sempre, sempre: l'ho veduta smuovere a poco a poco il mucchio di sassi, e poi metter fuori il capo, e poi venir su... avrei gridato se non avessi temuto di far correre tutto il monastero... e poi entrare qua dentro per questo pertugio, senza mai volersi fermare, e poi sedersi qui... quello sgabello son ben sicura d'averlo bruciato: e pure quando colei arriva, si trova sempre a quel posto, ed ella vi si adagia, e non vuol partire. Mi pare che se fosse lontana dove io non sapessi, non potrebbe venire così a tormentarmi.» «Donne indiavolate, vive o morte», disse lo scellerato: «ecco le accoglienze gioconde che mi fate.» «Non andate in collera,» disse Geltrude, «perchè chi altri ho io? a chi mi posso confidare?» e continuò con voce più sommessa, «quelle altre non mi consoleranno, vedete, se racconterò loro che siete in collera con me, state in pace, e fatemi questo piacere una volta. Voi sapete far tante cose! Non sarete più contento, quando mi vedrete tranquilla?» «Ma sono queste cose da pensare, e da dire?» rispose Egidio. «È un affare finito, che non dà più impaccio, e volerne andare a cercare uno di questa sorta? perchè? per una pazzia? Che volete ch'io faccia? Ch'io desti il cane addormentato? Senza una ragione al mondo? come l'ho da portare? dove?» «Scendete una notte solo,» disse Geltrude, «già voi non avete paura, – fortunati gli uomini! – prendetela portatela al fiume, gittatela in un pozzo abbandonato...» «Bel divertimento! bella festa invero!» disse Egidio con un sorriso di rabbia e di scherno «bella commissione che mi date! Pazzie! E tutto per tirar fuori quello che è ben nascosto! Savio disegno! Sapete voi dirmi un luogo dove possa star più nascosta che ora non è?» «È vero,» disse Geltrude, «gran cosa che non si sappia che fare d'un morto!» «Che farne?» rispose Egidio, «niente: sta bene dov'è. Dimenticatela, pensate quello che pensano tutte le vostre suore: è andata alle Indie su una nave olandese, e pensa a vivere allegramente; lo credono tutti...» «Ma non è vero,» rispose Geltrude. «Che fa questo?» disse bruscamente Egidio. «Fa tutto,» replicò tristamente Geltrude; e proseguì: «anch'io prima... credeva che purchè lo sapessimo noi soli, la cosa sarebbe come se non fosse avvenuta, ma ora...» «Ora è tempo di finirla,» interruppe sempre aspramente Egidio. «Oh ecco come son trattata!» disse con accoramento Geltrude; «mi strapazzate perchè patisco; siete voi quello che mi strapazzate, voi... Che colpa ho io se sono una poveretta? Vorrei anch'io non curarmi di nulla, esser come voi... voi siete un uomo, voi mi date animo... ma no no... voi avete troppo coraggio, troppa presenza di spirito... mi fate quasi... paura... penso... penso che se... mi odiaste... ah i morti non vi danno travaglio!» «Che pazzie! che pazzie!» disse Egidio con istizza sempre crescente. «Ebbene,» disse Geltrude in tuono supplichevole, «compiacetemi, levatemi questa spina del cuore, allontanate colei da questa abitazione; voi vedete ch'io non posso allontanarmi io.» «Via,» rispose Egidio, fingendo di acconsentire alla domanda «vi compiacerò; è un impiccio, è un fastidio, è un pericolo, ma per voi lo farò.» «Oh davvero!» disse Geltrude, «non lo dite per acquetarmi, come avete fatto altre volte... vi ricordate? ... promettetelo da vero.» «Possa essere...!» «Non giurate, per amor del Cielo,» interruppe Geltrude come spaventata; «non fate imprecazioni, perchè noi siamo in uno stato che una picciola parola può bastare... potrebb'essere intesa ed esaudita in quel momento che la proferiamo.» «Via ve lo prometto da uomo onorato,» rispose Egidio, affettando tranquillità: «ve lo prometto; e non se ne parli più. Ho bisogno anch'io che voi mi compiacciate in un affare d'importanza; e non mi si deve dire di no, non si deve opporre nemmeno un dubbio.» «Che posso fare?» chiese con istanza e non senza inquietudine Geltrude. «Quella villanotta che v'è stata data in guardia,» rispose Egidio, «quella Lucia...» «Ebbene? ...» «Ho promesso di consegnarla ad un amico al quale non voglio nè posso rifiutar nulla; e voi dovete darmi ajuto a liberarmi dalla mia parola.» A questa proposta, Geltrude incrocicchiò le mani con forza, le presse al petto, si strinse tutta, levò al cielo uno sguardo nel quale brillava momentaneamente un raggio dell'antica innocenza, e con voce supplichevole e commossa disse: «Ah no: non ne facciamo più, non ne facciamo più per pietà. Chi sa che quel che abbiamo fatto non possa ancora essere perdonato? V'era, una scusa, ma qui non ve n'è. Perchè fare ancora delle cose, che si vorranno dimenticare e non si potrà? Non ne abbiamo abbastanza?» «Ah! ah!» rispose Egidio, «così siete disposta a compiacermi? Adesso vi nascono gli scrupoli eh! Più conto fate d'una villana, che conoscete appena da otto o dieci giorni che di me. Questa è quella che voi amate.» «Io amarla!» rispose Geltrude, «io colei! non la posso soffrire, è una superba, non fa che parlare della sua innocenza, e quando ne parla mi guarda con certi occhi come se sapesse qualche cosa, e fingendo rispetto volesse insultarmi. L'ho accolta, sapete, perchè bisogna nel nostro stato farsi più amici che si può: no ch'io non l'amo: ma lasciatemela per carità, questa lasciatemela, mi diventerà cara, e quando un altro pensiero verrà a tormentarmi, riposerò i miei occhi sopra di lei, e dirò fra di me: – ecco, anche questa l'avrei dovuta sagrificare; ed è qui.» «Pazzie, pazzie,» disse Egidio: «parlate come una bambina sciocca. Lasciate che sul principio si lamenti e un giorno poi riderà dei suoi terrori, e sarà contenta.» «No, non sarà contenta,» rispose Geltrude con la rapida risoluzione di chi ha il vivo sentimento che le parole che ha udite sono menzogne. «Va bene, va bene,» disse Egidio con uno sdegno in parte vero, in parte diabolicamente affettato: «non ne facciamo più: e già vedo che non possiamo andar d'accordo: è tempo perduto con voi: siamo troppo differenti nel pensare: ma a tutto si può rimediare; i mattoni son lì tutti come contati; e ad ogni volta mi dò la briga di riporli al loro posto antico: basta che io porti un po' di calce, il muro sta come prima, tutto è finito.» «No, no, no...» riprese affannosamente Geltrude: «...dite, che volete ch'io faccia?» «È vero,» continuò l'uomo abbominevole, come se persistesse nel suo proposito, «è vero che vi sono anche quelle altre...» «Zitto, zitto per pietà» disse Geltrude, «che non sentano: volete farmi Tag: posso tutto sempre uno paura facciamo voce qua cose Argomenti: voce supplichevole, vivo sentimento, porta abominevole Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi L'Olimpia di Giambattista Della Porta Corbaccio di Giovanni Boccaccio Decameron di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerte Capodanno Bali Lisbona, città da vedere e da sentire Vacanze alle Piccole Antille Catturare farfalle per allevarle Come girare lo schermo del computer
|
||||