Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 2rivolta della strada dov'era solito di alzar gli occhi dal libro e di guardare quasi macchinalmente dinnanzi a sè, e così fece anche quel giorno. Dopo la rivolta la strada andava diritta forse un centinajo di passi, e poi si divideva; a destra saliva verso il monte, e dall'altro lato scendeva nella valle fino ad un torrente. Da questa parte il muro non giungeva che all'anche del passaggero, e lasciava libera la vista del pendio sottoposto, fino al torrente, e ad un pezzo di monte che lo rinchiudeva dall'altra parte. In faccia a colui che aveva voltata la strada, e alla separazione delle due strade v'era una cappelletta sulla quale erano dipinte certe figure lunghe, serpeggianti, e terminate in punta che nella intenzione del pittore, e agli occhi degli abitanti del vicinato volevano dir fiamme, e fra l'una e l'altra certe altre figure da non potersi descrivere, che volevano dire anime del purgatorio; anime e fiamme color di mattone su un fondo bianco con qualche scrostatura in varie parti. Al rivolgimento dunque della strada alzando gli occhi verso la cappelletta il nostro Curato vide una cosa che non si aspettava e che non avrebbe voluta vedere. Due uomini stavano uno rimpetto all'altro ai due capi della strada: uno seduto a cavalcioni sul muricciuolo con l'un piede appoggiato sul terreno della strada e l'altro penzoloni giù lungo il muro, l'altro in piedi appoggiato al muro con una gamba sopra l'altra, e le braccia incrocicchiate sotto le ascelle. L'abito e il portamento non lasciavano dubbio della loro professione. Avevano entrambi una reticella verde in capo la quale cadeva su una spalla terminata in un gran fiocco di seta: due grandi mustacchi inanellati all'estremità, il lembo del farsetto coperto e avviluppato da una cintura lucida di cuojo, ripiena di cartoccini di polvere, ed alla quale erano appese due pistole con uncini: un picciol corno ripieno di polvere appeso al collo come i vezzi delle signore: alla parte destra delle larghe e gonfie brache una tasca donde usciva un manico di coltellaccio, due legacce rosse al disotto del ginocchio a un dipresso come i cavalieri della giarrettiera: uno spadone dall'altro lato con una elsa di lamette d'ottone attorcigliate come una cifra; al primo aspetto si mostravano di quella specie d'uomini tanto comune a quei tempi, che avevano nome di bravi, specie che ora si è del tutto perduta come tante altre buone istituzioni. Che quei due stessero lì aspettando qualcheduno era cosa troppo evidente; ma quello che più spiacque al Curato fu di accorgersi per certi atti che quegli che aspettavano era egli poichè al suo apparire si erano guardati alzando la testa, con un moto che dava a divedere che avevan detto tutti e due a un tratto: egli è desso: e quegli che stava a cavalcioni tirò la sua gamba sulla strada e si alzò, l'altro si staccò dal muro; e si avvicinarono rivolti verso il curato. Questi tenendo sempre il breviario aperto dinanzi come se leggesse, alzava gli occhi per ispiare i loro movimenti e vedendoli inviarsi così verso di lui, mille pensieri alla rinfusa gli corsero pel capo. Domandò subito in fretta a se stesso, se tra i bravi e lui vi fosse qualche uscita di strada a dritta o a sinistra, e gli sovvenne tosto di no. Pensava se avesse qualche inimicizia, se potesse temere qualche vendetta, e in quel turbamento il testimonio consolante della coscienza lo rassicurava alquanto; ma i bravi si avvicinavano. Pose la mano nel collare, come per ricomporlo e intanto piegò indietro la testa e guardò colla coda dell'occhio fin dove poteva, se qualcheduno arrivasse, e non vide nessuno. Diede un'occhiata al disopra del muricciolo, nei campi; nessuno: guardò sulla via che gli era dinanzi; nessuno fuorchè i bravi. Che fare? tornare indietro, non era a tempo: fuggire; era lo stesso che farsi inseguire, o peggio. Non potendo fuggire il pericolo gli corse incontro; perchè i momenti di quella incertezza erano allora così penosi per lui che non desiderava altro che di abbreviarli: allungò il passo, recitò un versetto a voce più alta, compose la faccia a tutta quella quiete ed ilarità che potè, fece ogni sforzo per preparare un sorriso, e quando fu accostato dai due galantuomini, disse mentalmente: ci siamo; e si fermò sui due piedi. «Signor curato:» disse uno di quei due, piantandogli gli occhi in faccia. «Chi mi comanda?» rispose subito il curato alzando gli occhi dal libro e tenendolo spalancato e sospeso con ambe le mani. «Ella ha intenzione», proseguì l'altro, «di sposare domani Fermo Spolino, e Lucia Zarella.» «Non lo posso negare:» rispose il curato col tuono d'un uomo convinto d'una trista azione; e soggiunse tosto: «io non c'entro: fanno gli aggiustamenti fra di loro, vengono da noi, noi siamo i servitori del pubblico...» «Bene bene,» interruppe il bravo, «questo matrimonio non si deve fare, ma nè domani nè mai.» «Ma, Signori miei,» replicò il curato colla voce d'un uomo che vuol persuadere un impaziente, «ma signori miei, si degnino di mettersi nei miei panni: se la cosa dipendesse da me...» «Orsù» interruppe ancora il bravo che pareva avesse giurato di non lasciargli compire un periodo, «se la cosa andasse a ciarle, ella ne avrebbe più di noi: ma noi non sappiamo nè vogliamo sapere altro: era nostro dovere d'avvisarla e l'abbiamo fatto.» «Ma loro signori son troppo giusti, e ragionevoli...» «Ma,» interruppe questa volta quell'altro che non aveva parlato fino allora, «ma il matrimonio non si farà e» (qui una buona bestemmia) «chi lo farà non se ne pentirà perchè non ne avrà tempo e...» «Zitto, zitto,» ripigliò quell'altro, «il signor Curato sa che noi siamo galantuomini, e non vogliamo fargli del male, se egli opererà da galantuomo. Signor Curato, ci ha intesi, l'illustrissimo Signor Don Rodrigo nostro padrone le fa i suoi complimenti». «Se mi sapessero suggerire; ...» disse il curato: «Oh! suggerire a lei che sa il latino!», rispose il bravo con un riso tra lo sguajato e il feroce. «Ella troverà un mezzo, Signor curato, e sopratutto non si lasci uscire una parola di questo avviso che le abbiamo dato per suo bene, perchè altrimenti sarebbe per lei come se avesse fatto quel tal matrimonio. Buona notte Signor Curato.» Così dicendo, si svilupparono dal curato, il quale pochi momenti prima avrebbe dato qualche gran cosa per isfuggirli, e allora avrebbe voluto prolungare la conversazione, e avviandosi dalla parte donde egli era venuto, presero la strada, cantando una canzonaccia che non voglio trascrivere. Il povero Curato pigliò delle due strade quella che andava a casa sua, mettendo innanzi a stento una gamba dopo l'altra, che gli parevano ingranchite, e con animo che il lettore comprenderà meglio dopo d'avere appreso qualche cosa di più dell'indole di questo personaggio, e della condizione dei tempi in cui gli era toccato di vivere. [...] L'impunità era organizzata, e aveva molte altre cause di simil genere, e la trepidazione nell'eseguire le gride nata da queste cause, e la sicurezza già antica nei trasgressori educati a soperchiare. Ora questa impunità minacciata ed insultata, ma non distrutta dalle gride, doveva ad ogni minaccia e ad ogni insulto fare nuovi sforzi per conservarsi, aumentare la sua forza, resistere, atterrire, tenersi unita, e così faceva difatti. Quindi la grida al suo nascere trovava molta gente che aveva già prese le disposizioni necessarie per continuare a fare ciò ch'ella veniva a proibire. Nessuna libertà nelle cose oneste perchè col fine di aver sotto la mano ogni uomo per prevenire e punire ogni delitto, le gride assoggettavano ogni mossa del privato al volere arbitrario di mille magistrati, ed esecutori d'ogni sorta. Ma chi si era messo in istato di guerra colle gride, e cogli ordini d'ogni specie, chi aveva già disposti i suoi mezzi di difesa nella forza aperta, o nelle astuzie legali, o nella protezione, o nella connivenza allora comune e scandalosa dei giudici, chi poteva e voleva Tag: due curato strada occhi noi avrebbe fare muro uno Argomenti: fondo bianco, reticella verde, corno ripieno Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Fior di passione di Matilde Serao L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza La trovatella di Milano di Carolina Invernizio Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni Novelle rusticane di Giovanni Verga Articoli del sito affini al contenuto della pagina: La cura degli avannotti Come gestire una serena convivenza Thailandia la terra del sorriso Betta splendens: caratteristiche del pesce combattente Come si fa lo screenshot sul computer
|
||||