Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 55

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inquieto aspettando il ritorno de' suoi bravi, aprendo di tempo in tempo la finestra, e guardando al lume della luna e tendendo l'orecchio. Fremeva d'impazienza, che la spedizione tornasse, ma in questa impazienza misto al desiderio v'era anche un po' di terrore; perchè questa era la più grossa che Don Rodrigo avesse fatta fino allora. Se allo sparire di Lucia, il rapitore fosse stato conosciuto, se la fama ne fosse giunta a Milano, l'affare poteva esser serio: il governatore avrebbe potuto pubblicare un bando contra il rapitore, come accadeva talvolta in simili casi, promettendo un premio a chi lo desse vivo o morto nelle mani della giustizia. Veramente Don Rodrigo aveva veduto passeggiare sicuramente più d'uno colpito da un tal bando; e sapeva d'aver egli pure i mezzi di questa sicurezza, perchè cinto da scherani, e temuto com'era, nessuno avrebbe voluto per un premio torsi un'impresa come quella di attaccarlo, e porre la vita a certissimo pericolo: pure un bando era almeno una seccatura forte. Dall'altra parte pensava egli che essendo gli offesi povera gente, nessuno si sarebbe curato di prendere impegno per essi... Ma c'era di mezzo quel benedetto frate (Don Rodrigo non diceva veramente benedetto) quel frate che era un brigante, un ficcanaso, uno che si dilettava d'impacciarsi nei fatti altrui, e che avrebbe potuto trovare appoggi, far comparire le cose... Ma anche pel frate v'erano rimedj, e si poteva combatterlo con le stesse sue armi d'impegni, e di brighe. – Quel che importa per ora, – continuava Don Rodrigo, – è che il Griso faccia il suo dovere, e che questa smorfiosetta non mi faccia uno scandalo che levi a romore il paese. Diavolo! Ho avuto un pensiero molto ardito; ma quel che è fatto è fatto, e non mi voglio ora ritirare per bacco! Non voglio? non posso: coraggio coraggio Don Rodrigo! bisogna ammansarla con le buone; la madre? ... eh quando vedrà dei bei danari lampanti: e poi osi un po' far chiasso: vorrei vedere! ... Il parroco non fiaterà... ha già avuta una bella paura, ed ora sarebbe anch'egli in colpa... eh già colui è un birbone che farebbe di tutto per salvar la pelle... Non vengono costoro? ... Sta a vedere che si saranno ubbriacati... No no il Griso non è un ragazzo, e avrà condotte le cose con giudizio: non è mica una bagattella... non vorrei che me la malmenasse: non è avvezzo a spedizioni di questa sorte: ha sempre avuto che fare con uomini... basta gli ho fatta una buona ammonizione. Stà... per bacco, è la mia gente... – Così pensando corse alla finestra, e vide i segugj venir quatti quatti, col Griso alla testa: tese l'occhio, per distinguere fra essi la lepre, ma la lepre non v'era. – Diavolo! ... diavolo! diavolo! Il Griso me ne darà conto. – Aperta ai bravi la porta dal loro compagno che vi stava a guardia, ed entrati e andati a riposare com'era giusto, perchè il riposo è dovuto alla fatica tollerata, non all'effetto ottenuto, il Griso come portava la sua carica, che in quel momento nessuno degli altri gl'invidiava, salì in fretta a render conto a Don Rodrigo. «Ebbene?» disse tosto questi dispettoso: «ebbene? signor bravo, signor capitano, signor spaccone...» «È dura,» rispose il Griso con rispetto, ma non senza rancore, «è dura di sentir rimproveri dopo aver faticato fedelmente, e cercato di fare il suo dovere...» «Ma dunque? ...» Il Griso si fece da capo, e raccontò tutti i preparativi, come la spedizione era ben condotta, e come la casa fu trovata vuota, e come sonò a stormo senza ch'egli potesse ben saperne il perchè, e come si era tornati senza aver fatto nulla, ma senza aver lasciato traccia. «Mancomale» rispose Don Rodrigo; e si posero a far congetture senza potersi fermare ad una che li accontentasse. «Basta,» conchiuse Don Rodrigo: «domani piglia informazioni; sarà meglio che mandi uno dei contadini fidati, nella bettola più vicina alla casa di Lucia, tanto che domani io vegga la cosa chiara.» Così congedò il Griso che se ne andò anch'egli a dormire. Dormi, povero Griso, dormi che tu devi averne bisogno. Povero Griso! Correre qua e là tutto il giorno, stare all'agguato, dirigere una mano di zotici mal disciplinati, pigliar sopra di te tutto il pensiero, e tanta parte della fatica; porti a rischio di aver qualche nuovo disparere con la giustizia, e di veder questa volta messo a prezzo il tuo capo, per rapto di donna honesta; stare al caldo e al gelo; e poi, e poi raccoglier rimbrotti. Ma tu non cominci oggi a vivere, e devi sapere che il mondo è tristo, che gli uomini sono ingrati. Va a riposarti, povero Griso: un giorno poi, quando ti porrai a letto per morire, se a letto morrai; forse questa giornata ti verrà in mente; forse il pensiero di non aver potuto oggi farti onore, e di essere stato sgridato per ricompensa, sarà quello che ti darà meno di gravezza. Ma non pensare ora a questo, perchè forse non dormiresti. All'aurora il Griso fu in campo, tutto desideroso di venire in chiaro di ciò che fosse avvenuto di Lucia, per soddisfare alla curiosità del padrone e alla sua propria, e per avvisare i mezzi di riparare alla mala riuscita del giorno antecedente. Non era la sola vanità nè il dispetto che stimolavano il Griso; ma v'entrava la riconoscenza per Don Rodrigo che lo aveva posto, e lo teneva sotto le sue ali in salvo dalla giustizia, e che gli dava facoltà di camminare francamente, e di farsi temere; da questa riconoscenza era nato nel suo cuore un affetto, un attaccamento per Don Rodrigo, che i rimproveri, e le asprezze di questo potevano affliggere, ma non distruggere; nè rendere inoperoso. Scelse adunque il Griso gli uomini più opportuni a raccogliere notizie, e gli spedì attorno, ed egli stesso andò, per ispiare schiarimenti sui fatti misteriosi della notte trascorsa. Ma gli abitanti del villaggio che s'erano trovati in quel trambusto, non ne sapevano essi stessi la cagione, e quello che avevano veduto non era per essi che una sorgente di curiosità, o al più un motivo di congetture e di fandonie. Quando il mattino rivelò la fuga di Lucia e di sua madre e di Fermo, i sospetti divennero ancor più complicati, e la curiosità più animata: ognuno domandava a tutti quelli in cui si abbatteva, e se ne formarono come accade molte storie, perchè s'ignorava la vera. Quei pochi che la sapevano o tutta o in parte, e che avrebbero potuto soddisfare o almeno metter sulla via la curiosità degli altri, quei pochi se ne stavano zitti, e si facevano più nuovi degli altri. Toni fece un severo precetto a Gervaso e alle sue donne di non parlare, e fu egli stesso molto fedele a questo suo precetto di cui sentiva l'importanza; appena uno sperimentato osservatore avrebbe potuto arguire ch'egli sapeva qualche cosa più degli altri dal poco chiedere ch'egli faceva, e dal suo ristringersi nelle spalle protestando di non saper nulla quando altri ne lo chiedeva. «Io attendo ai fatti miei,» rispondeva Toni, «che volete ch'io sappia?» Don Abbondio era ricorso al suo ripiego diplomatico di porsi a letto e di sviare così i curiosi. Se ne stava egli ora cheto cheto, maladicendo la mala ventura, che negli ultimi suoi giorni gli faceva scontare quel poco di bene che aveva goduto negli anni passati, e rendeva inutili tutte le cure della sua prudenza. Di tempo in tempo rimbrottava Perpetua e accagionava della sua disgrazia la cervellinaggine di quella. Ma Perpetua non penuriava di argomenti per provare al padrone che la colpa doveva ricadere tutta sopra di lui; e il combattimento finiva per stanchezza d'ambe le parti. Questi piati però non uscivano dalle mura di Don Abbondio, perchè era interesse troppo evidente d'ambe le parti di sopire l'affare e di stornare i sospetti dalla verità. Ma tra coloro che erano stati in parte testimonj ed attori di tutta quella scena ve n'era uno a cui l'esperienza non aveva potuto ancora dare le profonde idee di prudenza che il tempo e i casi avevano apprese a Toni e a Don Abbondio. Sa il cielo se il lettore si

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