Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 160

Testo di pubblico dominio

come... qui?» «Son venuto a cercarvi in Milano, appena ho potuto; m'hanno detto che eravate qui; ci son venuto.» «Oh Signore!» disse Lucia, stringendo le mani giunte, alzando gli occhi al cielo, e con una voce che i singhiozzi stavano per interrompere. Poi, come entrata di repente in un altro pensiero, chiese ansiosamente: «Sapete qualche cosa di mia madre?» «L'ho veduta jeri; è sana, vi saluta, e potete credere... era tutta in pensiero per voi, e sospira di vedervi.» Lucia rispose con un altro respiro di consolazione. Fermo continuò: «sospira di vedervi, e crede... tiene per sicuro... Ma voi,... voi, mi parete stupita... ch'io sia venuto a cercarvi. Io... son sempre lo stesso... non vi ricordate...? che è avvenuto, Lucia?» «Tante cose!» rispose ella sospirando. «Ecco!» disse Fermo: «sa il cielo che cosa v'avranno detto di me!» «Che importa», rispose Lucia, «quel che dica la gente?» «Dunque...» «Dunque... io credeva... che dopo tanto tempo... dopo tanti guai... non avreste più pensato a me.» «L'avete creduto? e me lo dite? quando son qui...» «L'ho creduto,» disse Lucia troncando in fretta le parole appassionate di Fermo, «l'ho creduto, perchè sarebbe stato meglio... è meglio.» Lucia aveva sempre tenuti gli occhi bassi; ma proferendo non senza fatica queste parole, chinò anche la testa, e la tenne appoggiata sul petto, come per riposarsi d'un grande sforzo. «È meglio!» disse Fermo, stordito e contristato di quel mistero, e guardando fiso nel volto di Lucia per trovarvi la spiegazione di quelle tronche ed oscure parole. «È meglio! che cosa v'ho fatto io? è colpa mia se... Non sono io quello a cui avete promesso? Che vi mancava perchè foste mia? un momento... e... ma gli ho perdonato, non siete voi più quella...? Dopo tanto sperare! dopo tanto pensare a voi! dopo... Parlate chiaro: dite che non mi volete più; dite il perchè; non mi fate...» «Fermo,» disse con voce più riposata e solenne, Lucia che mentre egli parlava, aveva cercato di raccogliere tutte le sue forze. «Fermo! ascoltatemi tranquillamente: pensate dove siamo: vedete questa buona creatura che ha bisogno di quiete: ascoltatemi. Io non sarò mai di nessuno... e non posso più esser vostra.» «No non l'avete detta voi questa parola;» rispose Fermo, «no che non l'ascolto: che ho fatto io? perchè? chi ve l'ha detto? chi è entrato fra voi e me? chi c'è entrato? voglio saperlo.» «Zitto zitto, non andate avanti, per amor del Cielo,» disse Lucia. «Quando lo saprete, se siete ancora quello di prima, se temete Dio come una volta, non direte così.» «Parlate per amor del cielo!» «Sapete voi in che casi, in che spaventi io mi son trovata, in che pericoli?» «Lo so, lo so, e... gli ho perdonato.» «Ora sappiate quello che nessuno, nè pure mia madre, ha udito finora dalla mia bocca. In una notte... Vergine santissima! qual notte! ... lontana da ogni soccorso... senza speranza di liberazione... sola... io sola, in mezzo... all'inferno, ho guardato in su, ho domandato l'ajuto di quel Solo che può fare i miracoli... ho domandato un miracolo, e ho dovuto fare una promessa... mi son votata alla Madonna, che se per sua intercessione, io usciva salva da quel pericolo, non... sarei mai stata sposa d'un uomo.» «Ahi! che avete fatto!» sclamò dolorosamente Fermo: «che avete fatto!» «Ho ottenuto il miracolo,» riprese Lucia: «la Madonna mi ha salvata.» «Bastava pregarla, e vi avrebbe salvata. Che avete fatto! Che avete fatto! Non dovevate fate un tal voto.» «L'ho fatto: che giova parlarne più? Che giova pentirsi? Pentirsi? No no, Dio liberi! Egli pure è sempre a tempo a pentirsi d'avermi salvata. Può lasciarmi cadere ancora in un pericolo, e allora, chi pregherò io? che promessa potrei fare?» «Lucia!» disse Fermo, «e se non fosse il voto...? dite; sareste la stessa per me?» «Uomo senza cuore!» rispose Lucia, contenendo le lagrime, «quando mi avreste fatte dire delle parole inutili, delle parole che mi farebbero male, delle parole che sarebbe forse peccati, sareste voi contento? Partite, scordatevi di me: non eravamo destinati; ci rivedremo lassù.» Dopo queste parole, le lagrime soverchiarono, e fra i singhiozzi ella continuò: «dite a mia madre ch'io son guarita, che ho trovata questa buona amica che pensa a me; ditele che spero ch'ella sarà preservata da questi guai, che Dio provvederà a tutto, e che ci rivedremo. Partite, per amor del cielo; e non vi ricordate di me, che quando pregate il Signore.» «Lucia!» disse Fermo con tuono riposato e solenne egli pure; «noi siamo due poveri figliuoli senza studio: quel brav'uomo, quel gran religioso, quel nostro padre, il padre Cristoforo...» «Ebbene?» «È qui, nel lazzeretto, ad assistere gli appestati.» «È qui!» disse Lucia: «ah! non mi fa maraviglia: oh se potessi vederlo, sentir la sua voce! È egli sano?» «È in piedi,» disse Fermo, «ma il suo volto... Dio voglia che sieno gli anni, e le fatiche!» «Voi l'avete veduto!» disse Lucia. «L'ho veduto, e gli ho parlato,» rispose Fermo: «egli mi ha fatto animo, a cercarvi, mi ha fatto promettere che tornerei a rendergli conto delle mie ricerche. Corro da lui: egli ci ha sempre ajutati; e spero che ci ajuterà anche in questa occasione.» «Che dite voi? che volete ch'egli faccia? preghiamo Dio che ci ajuti... che vi ajuti a sopportare. Ditegli che io ho sempre pregato per lui; che se può venga a trovarmi, a consolarmi, e voi... voi...» – Non tornate più qui per amor del cielo, – voleva ella dire, ma non lo disse. Dopo fatto quel voto, Lucia aveva sempre creduto di essersi legata irrevocabilmente, e non aveva supposto mai che alcuna autorità potesse annullare un patto col cielo; aveva rispinto come colpevole il pensiero stesso, e non aveva mai confidato a persona il suo doloroso segreto. Ma quando Fermo parlò d'una speranza nel padre Cristoforo, quella stessa speranza confusa entrò nel cuore di Lucia; le balenò nella mente un: – chi sa? –, intravide come non impossibile che il Padre Cristoforo potrebbe trovar qualche mezzo... e in quel dubbio ella stimò inutile di dire risolutamente a Fermo: «non tornate». Egli partì, senza far altre parole, come un uomo che pensa di tornar ben tosto, e s'avviò alla capanna del buon frate. La vedova compagna di Lucia era rimasta con gli occhi sbarrati a guardare quel personaggio sconosciuto e ad udire quel dialogo nuovo per lei; giacchè Lucia, la quale, come si è potuto vedere in altre parti di questa storia, era molto discreta, non le aveva mai parlato nè della sua promessa di matrimonio, nè per conseguenza delle vicende conseguenti. Ma ora non potè scusarsi di fargliene il racconto; e a dir vero, la disposizione d'animo di Lucia in quel momento s'accordava assai bene con le voglie curiose e benevole ad un tempo della vedova. Quelle memorie compresse e rispinte per tanto tempo, s'erano ora presentate tutte in tanta folla e con tanto impeto all'animo di Lucia, che il parlarne diveniva per lei quasi uno sfogo necessario. Dopo aver dunque risposto alla meglio ai rimproveri che la vedova le fece di un tanto segreto tenuto con lei, cominciò il racconto che fu spesso interrotto dai suoi singhiozzi, e dalle esclamazioni e dalle inchieste della ascoltatrice. Fermo intanto era giunto alla capannuccia del Padre Cristoforo, e avendolo veduto lì fuori presso, che pregando, chiudeva gli occhi ad un morente, si era ritirato nella capannuccia senza dar voce nè far segno che turbasse quel pio e doloroso uficio. Quando il poveretto fu spacciato, Fermo si mostrò, e il Padre Cristoforo andò a lui, che tosto gli raccontò la lietissima scoperta ch'egli aveva fatta di Lucia viva e sana, e quell'altra scoperta che era venuta, come a tradimento, a guastargli una tanta consolazione. Benchè egli in questa parte del racconto volesse aver l'aria di chi propone un dubbio superiore ai suoi lumi aspettando il giudizio d'un sapiente, pure non lasciò scappare nessuna

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Argomenti: tanto impeto,    personaggio sconosciuto,    vedova compagna,    dialogo nuovo

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