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Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 46siete diportata da angelo: ora si tratta di coronar l'opera. Oggi voi dovete fare un gran passo; pensate che da esso dipende l'onore di vostro padre, della famiglia, il vostro, e il vostro destino di tutta la vita. Tutto quello che si è fatto finora, si è fatto di vostro consenso, anzi a vostra richiesta. Se in tutto questo frattempo vi fosse nato qualche pentimento, qualche dubbio, avreste dovuto manifestarlo; ma ora, voi ben vedete che non è più tempo di far ragazzate. Io mi sono impegnato, in faccia al mondo, e mi sono impegnato perchè voi mi avete dato motivo di credere, di esser certo che poteva impegnarmi senza rischio di avere una smentita. Ricordatevi che la più picciola esitazione che voi potreste mostrare oggi, mi porrebbe nella necessità di scegliere fra due partiti dolorosi: o di rinunziare alla mia riputazione, lasciando credere che io ho presa leggermente una leggerezza vostra per una ferma risoluzione, che ho fatte tante pubblicità senza riflessione... che so io... che ho preteso far violenza alla vostra vocazione... o di svelare i veri motivi della richiesta che voi avete fatta, e del vostro pentimento. Il primo partito non può assolutamente stare con ciò che debbo a me e alla casa. Astretto di appigliarmi al secondo, dovrei anche poi trattarvi come una figlia colpevole, che avrebbe corrisposto al primo perdono con un'altra gravissima colpa...» Il tuono solenne e misterioso con cui il Marchese aveva cominciato il suo discorso aveva già messa in apprensione Geltrude: e nella angoscia dell'aspettazione i tratti del suo volto erano immobili, tesi, ravvolti come le foglie d'un fiore nell'afa che precede la burasca: ma la gragnuola assidua e crescente di quelle parole minacciose percotendola, la abbattè affatto, e la fè sciogliere in uno scoppio di pianto. «Via via... che è stato?» disse avvedendosene il Marchese, il quale era in quella faccenda tanto occupato delle conseguenze che ella poteva avere per lui che non pensava che ella potesse toccare altri tanto sul vivo. «Che è stato? io ho parlato in una supposizione impossibile... pure doveva pensare anche ad un tal caso... per quanto giudizio abbiate, io doveva mettervi in avviso sull'importanza delle risposte che oggi siete per dare. Il Signor... vi domanderà se la vostra risoluzione è libera, se i parenti non vi hanno comandato, consigliato... che so io? ... ed io doveva avvisare di pesare ben bene la risposta, perchè ella sia tale da non pormi nella necessità, di farne un'altra io, e... ma via, via, le son ciarle; voi farete il vostro dovere da brava, come avete fatto finora; e non si parlerà tra di noi che di consolazioni. Via non piangete, ricomponetevi, io vi lascio sola: rasserenatevi, non fate che il Signor... vi trovi in uno stato che possa dare dei sospetti... mi fido di voi.» Così dicendo partì, lasciando Geltrude a tutta l'agitazione che poteva dare un tal discorso ad una giovane del suo carattere in quella circostanza. Geltrude pianse amaramente, si sdegnò, volle meditare su quello che aveva a dire; ma questa meditazione era così piena di dolori, di incertezze, e d'angustie, che la poveretta prescelse di divertirne a forza il pensiero, di rivolgerlo a qualche cosa di estraneo, e di aspettare il consiglio dalla cosa stessa e dal momento. Ma qual si fosse il partito al quale ella dovesse appigliarsi nell'abboccamento, ella stessa sentiva ripugnanza e vergogna a presentarvisi in un aspetto che annunziasse una qualche perturbazione, e risolvette di avere un aspetto tranquillo e decente; e lo ebbe in brevissimo tempo. Pretendono alcuni che le figlie d'Adamo riescano molto meglio a dominare l'espressione esterna del loro animo che l'animo stesso; e che in questa parte riescano meglio assai che non quegli individui del genere umano che si chiamano di preferenza uomini. Ma tutte queste quistioni di paragone tra l'un sesso e l'altro, non saranno mai messe in chiaro, e nè pure ben poste fin che gli uomini soli ne tratteranno ex professo negli scritti: giacchè essi peccano tutti verso le donne o di galanteria adulatoria, o di ostilità grossolana. Con questa osservazione non s'intende già di sprezzare temerariamente tante opere profonde che sono state scritte sul merito comparativo del bel sesso, e le riflessioni infinite e bellissime su questo argomento che sono sparse in tante altre opere; ma per quanto una materia sia stata egregiamente trattata, è sempre lecito di desiderare qualche cosa di più. «Il Signor...!» A questo annunzio Geltrude balzò in piedi vergognosa, e agitata, facendogli le accoglienze che usano le persone vergognose e agitate. Il Marchese lo accompagnava, e dato uno sguardo a Geltrude si ritirò: la madrina passò nella stanza vicina: la porta di comunicazione aperta in modo che ella potesse da quella vedere e non intendere. I lettori d'una storia hanno il privilegio di conoscere i personaggi prima di vederli operare, di sentirli parlare; ed è questa una delle ragioni per cui la lettura d'una storia è molte volte più chiara e meno difficoltosa che la condotta negli affari della vita. Per servire a questo privilegio noi diremo qualche cosa del Signor... Era un buon uomo; e la bontà gli era sì naturale, che gli pareva la cosa la più naturale del mondo: siccome ve n'aveva sempre nelle sue intenzioni e nelle sue azioni, egli ne supponeva sempre nelle intenzioni e nelle azioni degli altri: nel che il buon uomo aveva torto. Non vogliam dire con questo ch'egli avrebbe dovuto giudicare sfavorevolmente degli altri, supporre il male, attenersi a quell'indegno proverbio che dice, – chi pensa male pensa una volta sola –: ohibò: questo è un eccesso più comune, e peggiore. Avrebbe dovuto lasciar di giudicare nelle cose che non lo toccavano; e in quelle nelle quali il suo giudizio doveva influire sulla sorte altrui, avrebbe dovuto sospenderlo fino a tanto che da un attento esame egli avesse potuto formarlo, buono o tristo, ma con quella maggior certezza che è data a quello stromento guasto che si chiama ragione umana. Il caso di Geltrude mostrerà come egli avesse il torto di pensar bene prima di pensare. Il Marchese parlandogli della figlia ch'egli aveva ad esaminare ne aveva esaltata la pietà, l'amore del ritiro, il desiderio di conservarsi nel chiostro per esser pura e santa. Il Signor... aveva creduto con gioja al primo momento tutte queste cose liete; e andava a far l'esame nel quale si trattava di decidere se la vocazione era vera o falsa colla prevenzione dolcissima ch'ella era vera: il buon uomo si consolava di avere a sentire l'espressione di un animo pio e fervente, di godere dello spettacolo di una buona risoluzione, mentre avrebbe dovuto pensare ad accertarsi se la risoluzione esisteva. – Oh! – dirà taluno, – se egli non avesse creduto al Marchese, avrebbe dovuto supporre così di primo slancio che Geltrude era una finta, o il Marchese un tiranno impostore. E doveva egli pensar così senza alcun fondamento? – Ohibò, di nuovo: non doveva pensar nulla; vi pare egli cosa tanto difficile? Ma per non averlo saputo fare, il buon uomo preparò l'animo suo nulla più che ad adempiere una cerimonia, una formalità, e faceva tutt'altro; e doveva saperlo. Il Signor... pregò Geltrude di riporsi a sedere, sedette, e vedendo in essa quella leggiera perturbazione ch'era da aspettarsi in quel caso, pensò di rincorarla con un modo scherzevole, e le disse: «Signorina, vedo che le fo paura: non me ne maraviglio: io vengo a fare la parte del diavolo; perchè ella saprà che io debbo ora mettere in dubbio quella risoluzione che a lei forse pare certa, ferma, irrevocabile; io debbo ora farle guardare attentamente il rovescio della medaglia, al quale ella forse non ha mai pensato; io debbo interrogarla minutamente, per esser certo che ella non pigli qualche illusione per ispirazione.» «Signore,» rispose Geltrude, realmente rincorata dalle parole e dal tuono del buon uomo, «io ho desiderato ardentemente questo Tag: dovuto marchese avrebbe risoluzione uomo vostra tanto animo poteva Argomenti: faccenda tanto, aspetto tranquillo, merito comparativo, attento esame, animo pio Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni Corbaccio di Giovanni Boccaccio Il benefattore di Luigi Capuana Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Caratteristiche del mixed wrestling Maldive, immersi in paradiso Maldive: vacanze all'insegna del relax Tutti abbiamo bisogno di un ritocchino a volte Isole Kornati, il paradiso è in Croazia
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