Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 18

Testo di pubblico dominio

benissimo,» disse il Conte Orazio al quale parve cosa molto graziosa il far decidere una questione di cavalleria da un cappuccino; mentre il Podestà, a cui pareva un po' ostico l'esser sottoposto ad un giudizio mostrava leggermente il suo malcontento con un suono inarticolato accompagnato da una quasi invisibile mossa di spalle. «Ma, da quel che mi pare d'avere inteso,» disse il Padre, «non sono cose di cui io mi debba intendere.» «Solite scuse di modestia di loro Padri,» disse Don Rodrigo; «ma non mi scapperà: Eh via! sappiamo bene ch'ella non è venuta al mondo colla barba, e col cappuccio, e il mondo lo ha conosciuto. Via via. Ecco il fatto.» «Il fatto è stato...» gridò il Conte Orazio. «Lasciate pur dire a me che sono neutrale, cugino,» riprese Don Rodrigo. «Il fatto accaduto in Milano è: che un Cavaliere spagnuolo mandò la sfida ad un cavalier milanese: e il portatore non trovando il provocato in casa, consegnò la lettera ad un fratello del cavaliere; il quale, letta che l'ebbe diede alcune bastonate al portatore...» «Ben date, bene applicate» gridò il Conte Orazio; «fu una vera ispirazione...» «Del demonio,» interruppe il podestà «battere un ambasciatore! persona sacra! anch'Ella padre, mi dirà se questa è azione da cavaliero...» «In verità signor Podestà ch'io non avrei mai potuto credere che un par suo desse tanta importanza alle spalle di un mascalzone.» «Ma Signor conte, ella mi fa dire dei paradossi ai quali io non ho mai pensato. Io parlo dell'offesa fatta alla livrea del Cavaliere spagnuolo, e non delle spalle del messo: parlo sopra tutto delle leggi di cavalleria. Mi dica un po' se i Feciali, che erano quelli che gli antichi romani mandavano ad intimar le sfide ai popoli con cui si mettevano in guerra, domandavano il permesso di esporre l'ambasciata; e mi trovi un po' uno scrittore che faccia menzione che un feciale sia mai stato bastonato.» «Che mi parla di antichi romani, che in queste cose erano rozzi, e principianti?... non v'erano stati ancora paladini nel vero e stretto senso della parola: ma ora che le cose si sono raffinate, che l'esperienza ha resi gli uomini ben più delicati, e che abbiamo scrittoroni i quali hanno immaginati tutti i casi escogitabili, e hanno scavato coll'acume del loro ingegno fino all'ultimo fondo di queste questioni, ora, io dico e sostengo, che un messo che non domanda la licenza di esporre una ambasciata di sfida è un temerario, violabile, violabilissimo, e che a bastonarlo si acquista indulgenza.» «Ebbene mi risponda un po' a questo. Il portatore non è disarmato? e offendere un disarmato non è atto proditorio? Dunque il cavaliere milanese...» «Piano piano, che bell'equivoco mi fa ella Signor podestà?...» «Come?» «Ma lasci rispondere. Atto proditorio è ferire colla spada un cavaliere disarmato. Confesso che infilzare colla spada un plebeo senza necessità sarebbe azione tanto vile, quanto bastonare un cavaliere: ma qui si tratta di bastonate date ad un plebeo; e lei non mi troverà una regola che imponga di dire guarda che ti bastono, come si dice: mano alla spada... E lei Signor Dottore riverito, invece di farmi dei sogghigni, per darmi ad intendere che è del mio parere, perchè non sostiene le mie ragioni colla sua buona tabella, per ajutarmi a fare entrare la ragione in capo a questo signore?» «Io...» rispose alquanto sconcertato il dottore, «io godo di questa dotta disputa; e benedico quel grazioso accidente che ha dato occasione ad una guerra di ingegni sottili, e di labbra eloquenti che serve d'istruzione e di diletto agli ascoltatori; di modo chè non vorrei, anche potendo, metter daccordo due combattenti che fanno sì bella mostra delle loro forze. Ho detto, potendo, giacchè io non m'arrogo di fare il giudice... e se non m'inganno il nobile padrone di casa ha nominato un giudice... qui il padre...» «È vero,» disse Don Rodrigo, «ma come volete che il giudice parli quando gli avvocati non vogliono tacere!» «Son muto,» rispose il Conte Orazio: il Podestà fece pur cenno che tacerebbe. «Ah! finalmente! A lei padre,» disse Don Rodrigo con una serietà beffarda. «Ho già fatte le mie scuse col dire che non me ne intendo,» rispose Fra Cristoforo dando il bicchiere ad un servo. «Scuse magre,» gridarono tutti: «vogliamo la sentenza.» – Mascalzoni... cioè poveri traviati; pensava fra sè il Padre Cristoforo, credete voi che starei qui a sentire le vostre pappolate se non si trattasse di cavare una innocente dagli artigli di quel lupo che voi accarezzate vilmente? – Ma come s'insisteva d'ogni parte: «Ebbene,» disse, «poichè lor signori non vogliono credermi quand'io dico che non me ne intendo, vedrò di far dire a loro la stessa cosa. Il mio debole parere dunque in tutto questo si è, che a ben fare non vi dovrebbero essere nè sfide, nè portatori, nè bastonate.» «Nè cavalieri spagnuoli, nè cavalieri milanesi, voleva forse dire padre:» rispose il Conte Orazio: «ed io aggiungo: nemmeno padri cappuccini. Oh vorrebb'essere un bel vivere, padre... come si chiama il padre?» «Padre Cristoforo.» «Padre Cristoforo ella ci vorrebbe ricondurre a vivere di ghiande. Senza sfide e senza bastonate! sarebbe un bel mondo! impunità per tutti i paltonieri, e il punto d'onore andato. Ma scommetto che il Padre ha voluto scherzare perchè sa benissimo che la sua supposizione è impossibile.» Don Rodrigo il quale non vedeva volentieri che il suo schiamazzatore cugino facesse tante questioni col podestà che gli premeva di tenersi amico, approfittò della sentenza del padre Cristoforo per divertire il discorso dalla questione, e rivolto al dottore con aria di protezione e di scherno. «Oh» disse, «voi dottore che siete famoso per dar ragione a tutti, vediamo un po' come farete per dar ragione in questo al padre Cristoforo.» «In verità,» rispose il dottore, rivolgendosi al padre, «io non so intendere come il padre Cristoforo, il quale è insieme il perfetto religioso e l'uomo di mondo, non abbia posto mente che la sua sentenza, buona, ottima e di giusto peso sul pulpito, non val niente, sia detto col dovuto rispetto, in una disputa cavalleresca: perchè ogni cosa è buona a suo luogo: ma credo anch'io che il padre Cristoforo ha voluto terminare con uno scherzo ingegnoso una questione broccardica.» Il Padre Cristoforo non rispose, e perchè come è facile indovinarlo era stomacato da lungo tempo della disputa e dei disputanti, e perchè sapeva che il dottore non si curava di esser persuaso: e finalmente perchè sarebbe stato impacciato a rispondere; giacchè quantunque nel suo cuore egli pensasse veramente ciò che avevano espresso le sue parole; le ragioni della sua sentenza erano tanto lontane dalle idee di quel tempo ch'egli stesso avrebbe durato fatica a trovarle. Il dottore il quale vide che i due litiganti stanchi di avere impiegata la bocca in parole si erano rimessi a guadagnare sul piatto il tempo perduto, e temendo che non si valessero delle forze riacquistate per ricominciare una guerra nella quale egli era già compromesso, pensò di toccare un'altra materia, e disse: «Del resto signori miei giacchè si è parlato di cavalieri spagnuoli e di cavalieri milanesi, o viceversa, giacchè ho un eguale rispetto per gli uni e per gli altri; credo che presto vedremo anche dei cavalieri alemanni, se le notizie che girano sono fondate, cosa che loro signori sapranno meglio di me.» «Le lettere ch'io ricevo da Milano», rispose Don Rodrigo, «mi danno che è voce comune che gli alemanni ottengono il passaggio per andar contro Mantova, e che pur troppo si crede che il passaggio sarà per di qui, giacchè i comaschi muovono cielo e terra per fare a noi questo regalo...» «Non si sturbi, non si sturbi...» rispose sorridendo il podestà: «non verranno alemanni nè a Como, nè qui.» «Ed io le dico» ricominciò il Conte Orazio, «che si assicura che sono già in marcia per Lindò, e si nomina il generale che sarà il

Tag: padre    conte    dottore    cavaliere    dire    don    mondo    fare    tutti    

Argomenti: lungo tempo,    suono inarticolato,    invisibile mossa,    azione tanto,    grazioso accidente

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Novelle rusticane di Giovanni Verga
Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni
Nel sogno di era
Garibaldi di Francesco Crispi
Il benefattore di Luigi Capuana

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Offerta capodanno a Sidney
L'importanza delle vacanze studio all'estero e della lingua inglese
Le isole Cayman tra l'antico e moderno
Come fare il profumo in casa
Salou, cosa vedere


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87   |    88   |    89   |    90   |    91   |    92   |    93   |    94   |    95   |    96   |    97   |    98   |    99   |    100   |    101   |    102   |    103   |    104   |    105   |    106   |    107   |    108   |    109   |    110   |    111   |    112   |    113   |    114   |    115   |    116   |    117   |    118   |    119   |    120   |    121   |    122   |    123   |    124   |    125   |    126   |    127   |    128   |    129   |    130   |    131   |    132   |    133   |    134   |    135   |    136   |    137   |    138   |    139   |    140   |    141   |    142   |    143   |    144   |    145   |    146   |    147   |    148   |    149   |    150   |    151   |    152   |    153   |    154   |    155   |    156   |    157   |    158   |    159   |    160   |    161   |    162   |    163   |    164   |    165 successiva ->