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Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 27colloqui brevi e tristi sulla scarsezza del ricolto e sulle sventure di quell'anno tristissimo. Frattanto, si udiva il tocco misurato e solenne della squilla che annunziava la fine della giornata. Quando Fermo vide che i due indiscreti s'erano ritirati, continuò la sua strada fra le tenebre crescenti, ripetendo a bassa voce ai fratelli gli avvertimenti sul modo di condurre a buon termine l'impresa. Quando giunsero alla casetta di Lucia, era notte fatta. Fra il primo concetto di una impresa terribile e l'adempimento, ha detto un barbaro che non era privo d'ingegno, l'intervallo è un sogno pieno di fantasmi, e di paure. La povera Lucia era da molte ore nelle angosce di questo sogno: Agnese, la stessa Agnese così risoluta, e disposta all'operare, era sopra pensiero, e trovava a stento le parole per rincorare la poveretta. Ma al momento in cui l'azione comincia, e l'animo che fino allora tollerava i pensieri che gli passavano sopra, cacciandosi a vicenda, e tornando, è costretto a comandare una risoluzione e a dirigere le azioni del corpo, allora egli si trova tutto trasformato: al terrore e al coraggio che lo agitavano succede un altro terrore, e un altro coraggio: l'impresa si affaccia alla mente come una apparizione nuova, inaspettata, si scoprono mezzi e ostacoli non pensati: ciò che sembrava più difficile si trova talvolta fatto quasi da sè, l'immaginazione si ferma spaventata, le membra niegano il loro uficio ad un passo che era sembrato il più agevole: il cuore manca alle promesse che aveva fatte con più sicurezza. Un matrimonio clandestino era per Lucia Zarella quello che l'uccisione di un dittatore per Marco Bruto. Quando s'intese bussare sommessamente alla porta, Lucia fu presa da tanto terrore, che risolvette in quel momento di soffrire ogni cosa, di esser sempre divisa da Fermo piuttosto che eseguire la risoluzione presa; ma quando Fermo entrato disse: «son qui, andiamo»; quando tutti si mostrarono pronti ad avviarsi senza esitazione, come a cosa già determinata, Lucia non ebbe spazio nè cuore di far contrasto e come strascinata, prese tremando un braccio della madre, e un braccio di Fermo, e s'avviò senza far motto colla brigata avventurosa. itti, zitti, nelle tenebre, a passo misurato, giunsero in vicinanza della casa del nostro Don Abbondio il quale era ben lontano, pover'uomo! dal pensare che una tanta burasca si addensasse sul suo capo. Qui si separarono come erano convenuti: Lucia, Agnese e Fermo presero per un viottolo tortuoso che girava attorno all'orto del curato, e sdrucciolando poi sommessamente dietro il muro di fianco della casa vennero a porsi presso all'angolo di essa, Fermo e Lucia per trovarsi nel luogo più vicino alla porta ed entrare quando il destro verrebbe, Agnese per uscire ad incontrare Perpetua nel momento opportuno. Toni destro col disutilaccio di Gervaso che non sapeva far nulla da sè, e senza il quale non si poteva far nulla, si affacciarono bravamente alla porta e toccarono il martello. «Chi è, a quest'ora?» gridò una voce alla finestra che si aperse in quel momento: era la voce di Perpetua. «Malati non ce n'è: dovrei saperlo: è forse accaduta qualche disgrazia?» «Son'io,» rispose Tonio, «con mio fratello, che abbiamo bisogno di parlare col signor curato.» «È ora da cristiani questa?» rispose agramente Perpetua: «che discrezione? tornate domani.» «Sentite: tornerò o non tornerò: mi trovavo alcuni pochi soldi ed ero venuto per pagare al signor curato quel debituccio che sapete: ma se non si può aspetterò un'altra occasione, questi so come spenderli, e verrò quando ne abbia guadagnati degli altri.» «Aspettate, aspettate: vado e torno: ma perchè venire a quest'ora?» «Se l'ora potete cangiarla, io non m'oppongo: per me son qui; e se non mi volete, me ne vado.» «No no: aspettate un momento; torno con la risposta.» Così dicendo richiuse la finestra: a questo punto Agnese si spiccò dai promessi, e detto sotto voce a Lucia: «coraggio: è un momento; come a far cavare un dente», venne a porsi dinanzi la fronte della casa, aspettando che Perpetua aprisse per far vista di passare. Perpetua venne infatti tostamente, aperse la porta, e disse: «dove siete?» Quando i due fratelli si mostravano, Agnese passò dinanzi a loro, e salutò Perpetua fermandosi un momento sui due piedi. «Buona sera, Agnese,» disse Perpetua, «donde a quest'ora?» «Vengo dalla filanda,» rispose Agnese, «e se sapeste... mi sono indugiata appunto in grazia vostra.» «Oh perchè?» rispose Perpetua: indi rivolta ai due fratelli: «entrate», disse, «ed aspettate che vengo anch'io.» Quegli entrarono. «Perchè», ripigliò Agnese, «una donna, pettegola! non sanno le cose e voglion parlare... credereste? si ostinava a dire che non vi siete sposata con Beppo perch'egli non vi ha voluto. Io sosteneva che voi l'avete rifiutato...» «Certo sono stata io, ma chi è costei?» «Questo non fa... ma non potete credere quanto mi sia spiaciuto di non saper ben bene tutta la storia per confonder colei.» «Bugiarda, bugiarda,» disse Perpetua. «È una bugiarderia, la più nera. Sentite, come andò la faccenda: e ho testimonj, vedete. Ehi, Tonio, socchiudete la porta, e salite pure ch'io verrò poi.» Tonio rispose di dentro che sì. Perpetua cominciò la sua storia, e Agnese si avviò passo passo verso l'angolo della casa opposto a quello dietro cui erano in agguato i due giovani, e quando pur passo passo vi fu giunta, lo voltò seguita da Perpetua: e voltatolo tossì per dar segno. Il segno fu inteso, e Fermo traendo Lucia la quale correva come un leprotto inseguito, in punta di piè vennero fino alla porta, l'aprirono delicatamente e si trovarono nel vestibolo coi due fratelli che gli stavano aspettando. Chiusero sommessamente il chiavistello per di dentro e salirono insieme, mentre Agnese moltiplicava le inchieste per trattenere la fante. I quattro congiurati tutti diversamente commossi ascesero le scale, e posati che furono sul pianerottolo: Toni disse ad alta voce: «Deo gratias», ed entrò col fratello, mentre Don Abbondio che gli aspettava rispose: «Avanti». Fermo e Lucia ristettero dietro la porta: senza moversi, senza alitare: l'orecchio il più fino non avrebbe potuto ivi intender altro che il battito del cuore di Lucia. Toni entrato socchiuse la porta dietro di sè. Don Abbondio convalescente della febbre, e non guarito della paura stava seduto su un vecchio seggiolone, ravvolto in una vecchia zimarra, coperto il capo d'un vecchio camauro, sotto il quale si vedeva uno sguardo sospettoso e teso, un lungo naso, e fra due guance pendenti una bocca quale ognuno l'ha dopo d'aver sorbita una ostica medicina. Aveva dinanzi a sè una vecchia tavola e sulla tavola una picciola lucerna che mandava una luce scarsa sulla tavola e sui dintorni, e lasciava il resto nelle tenebre. Presso alla lucerna era il breviale, e aperto dinanzi a Don Abbondio il Quaresimale [...] «Ah! ah!» fu il saluto di Don Abbondio. «Il signor Curato dirà che siamo venuti tardi,» disse Toni inchinandosi, come pure fece più goffamente Gervaso. «Venite tardi in tutti i modi,» rispose Don Abbondio. «Basta, vediamo.» «Sono venticinque buone lire di quelle con Sant'Ambrogio a cavallo,» disse Toni cavando un gruppetto di tasca. «Vediamo,» replicò il curato: le prese, le volse e le rivolse e le numerò, e furono trovate irreprensibili. «Ora signor curato mi darà gli orecchini e la collana della mia povera Tecla.» «È giusto» rispose don Abbondio; e andò ad un armadio e cacciata una chiave, guardandosi intorno come per tener lontani gli spettatori, aperse una parte d'imposta, riempì l'apertura colla persona, introdusse la testa per guardare e un braccio per ritirare il pegno; lo ritirò, chiuse l'armadio, svolse la carta dov'era il pegno, e guardatolo, «c'è tutto?» disse, indi lo consegnò a Toni. «Ora,» disse Toni, «mi favorisca di una riga di quitanza.» «Non vi fidate?» rispose bruscamente Don Abbondio. Tag: lucia perpetua don porta fermo due momento toni voce Argomenti: matrimonio clandestino, sguardo sospettoso, impresa terribile, sogno pieno, viottolo tortuoso Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Fior di passione di Matilde Serao Il benefattore di Luigi Capuana L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza La favorita del Mahdi di Emilio Salgari Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Migliorare la postura in 10 minuti Offerta capodanno a Sofia Offerta capodanno alle Hawaii Oktoberfest Passaggio Pedonale di Breslavia
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