Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 31

Testo di pubblico dominio

partivano quasi brulli di denaro: ma avevano dei risparmj in casa; indicarono al Padre il luogo del deposito, ed egli promise di far loro tenere il tutto sicuramente e presto. Finalmente con voce commossa, e contenendo le lacrime: «Dio sia con voi,» disse: «partite senza ritardo: il cuore mi dice che ci rivedremo presto.» Certo, il cuore, chi gli dà retta, ha sempre qualche cosa da dire. Ma che sa egli il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto. Il sagrestano aperse la porta, commosso anch'egli, i viaggiatori partirono dando e ricevendo un addio con voce sommessa e alterata; e la porta si richiuse. Andarono quegli pian piano com'era stato loro segnato alla riva del lago; quivi mutate le parole, entrarono nel battello, e il barcajuolo puntando il remo alla riva, lo fece staccare, e remigando a due braccia, prese il largo verso la riva opposta. Il lago era sgombro, non soffiava un respiro di vento, e la superficie dell'acqua, illuminata dalla luna giaceva piana e liscia senza una increspatura, come un immenso specchio. I remi che tagliando l'onda con tonfo misurato uscivano ad un colpo grondanti, e segnando di infinite stille lo spazio sul quale precorrevano per rituffarsi nell'acqua, rompevano solo la piana superficie del lago; l'onda segata dalla barca, riunendosi dietro la poppa segnava una striscia fuggente, che si andava allontanando dal lido. I viaggiatori silenziosi, volgendosi addietro, guardavano le montagne e il paese che la luna illuminava. Si distinguevano i villaggi, i campanili, le capanne: il castellotto di Don Rodrigo colla vecchia sua torre, alto sulle capanne, pareva un feroce ritto nelle tenebre che in mezzo ad una folla di coricati nel sonno vegliasse meditando un delitto. Lucia lo vide, e rabbrividì; discese coll'occhio verso il sito della sua umile casa, e vide un pezzo di muro bianco che usciva da una macchia verde scura, riconobbe la sua casetta, e il fico che ombreggiava la porta: e seduta com'era sul fondo della barca, poggiò il gomito sulla sponda, chinò su quello la fronte come per dormire; e pianse segretamente. Addio, monti posati sugli abissi dell'acque ed elevati al cielo; cime ineguali, conosciute a colui che fissò sopra di voi i primi suoi sguardi, e che visse fra voi, come egli distingue all'aspetto l'uno dall'altro i suoi famigliari, valli segrete, ville sparse e biancheggianti sul pendio come branco disperso di pecore pascenti, addio! Quanto è tristo il lasciarvi a chi vi conosce dall'infanzia! quanto è nojoso l'aspetto della pianura dove il sito a cui si aggiunge è simile a quello che si è lasciato addietro, dove l'occhio cerca invano nel lungo spazio, dove riposarsi e contemplare, e si ritira fastidito come dal fondo d'un quadro su cui l'artefice non abbia ancor figurata alcuna immagine della creazione. Che importa che nei piani deserti sorgano città superbe ed affollate? il montanaro che le passeggia avvezzo alle alture di Dio, non sente il diletto della maraviglia nel mirare edificj che il cittadino chiama elevati perchè gli ha fatti egli ponendo a fatica pietra sopra pietra. Le vie, che hanno vanto di ampiezza, gli sembrano valli troppo anguste, l'afa immobile lo opprime, ed egli che nella vita operosa del monte non aveva forse provato altro malore che la fatica, divenuto timido e delicato come il cittadino, si lagna del clima e della temperie, e dice che morrà se non torna ai suoi monti. Egli che sorto col sole, non riposava che al mezzo giorno e al cessare delle fatiche diurne, passa le ore intere nell'ozio malinconico ripensando alle sue montagne. Ma questi sono piccioli dolori. L'uomo sa tormentar l'uomo nel cuore; e amareggiargli il pensiero di modo che anche la memoria dei momenti passati lietamente affacciandosi ad esso perde ogni bellezza, e porta un rancore non temperato da alcuna compiacenza; è tutta dolorosa: reca all'afflitto una certa maraviglia che abbia potuto altre volte godere, e non desidera più quelle contentezze delle quali non gli par più capace la sua mente trasformata. Dolore speciale: la contemplazione della perversità d'una mente simile alla nostra: idea predominante in chi è afflitto dal suo simile. Addio, casa natale, casa dei primi passi, dei primi giuochi, delle prime speranze; casa nella quale sedendo con un pensiero s'imparò a distinguere dal romore delle orme comuni il romore d'un'orma desiderata con un misterioso timore. Addio, addio casa altrui, nella quale la fantasia intenta, e sicura vedeva un soggiorno di sposa, e di compagna. Addio chiesa dove nella prima puerizia si stette in silenzio e con adulta gravità, dove si cantarono colle compagne le lodi del Signore, dove ognuno esponeva tacitamente le sue preghiere a Colui che tutte le intende e le può tutte esaudire, Chiesa, dove era preparato un rito, dove l'approvazione e la benedizione di Dio doveva aggiungere all'ebbrezza della gioia il gaudio tranquillo e solenne della santità. Addio! Il serpente nel suo viaggio torto e insidioso, si posta talvolta vicino all'abitazione dell'uomo, e vi pone il suo nido, vi conduce la sua famiglia, riempie il suolo e se ne impadronisce; perchè l'uomo il quale ad ogni passo incontra il velenoso vicino pronto ad avventarglisi, che è obbligato di guardarsi e di non dar passo senza sospetto, che trema pei suoi figli, sente venirsi in odio la sua dimora, maledice il rettile usurpatore, e parte. E l'uomo pure caccia talvolta l'uomo sulla terra come se gli fosse destinato per preda: allora il debole non può che fuggire dalla faccia del potente oltraggioso: ma i passi affannosi del debole sono contati, e un giorno ne sarà chiesta ragione. La barca giunta alla riva, urtando sull'arena scosse Lucia, la quale dopo avere asciugate in segreto le lagrime, si alzò come dal sonno. Fermo uscì il primo, porse la mano ad Agnese, questa uscita la porse a Lucia, e tutti e tre resero tristamente grazie al barcajuolo, il quale rispose: «Niente, niente, siamo quaggiù per ajutarci.» Fermo voleva cavare una parte dei pochi quattrinelli che si trovava in tasca; ma il barcajuolo li rifiutò come se gli fosse proposto un furto. Trovarono il barroccio, v'ascesero, e continuarono silenziosamente la via. La notte aveva già passato il mezzo, e la luna illuminava tuttavia il cammino che dopo aver seguito, abbandonato, e ripreso più volte il corso dell'Adda, corse per lungo tempo di valle in valle fra monti che andavano sempre diminuendo d'altezza. L'aurora mostrò loro delle colline, il cui aspetto sarebbe stato lieto per animi lieti. Ma oltre la sventura che teneva sotto di sè i nostri viaggiatori, la dura condizione dei tempi avrebbe impedita ogni gioja in qualunque viaggiatore: giacchè sur una terra ridente non s'incontrava che l'uomo tristo e squallido dalla fame, che usciva per domandare soccorso non dovendo trovare quasi che il suo simile bisognoso di soccorso. A giorno fatto giunsero al luogo della fermata; e discesero ad una osteria dove li condusse la loro guida, la quale pose a riposare il suo cavallo, per ritornarsene, e ricusò pure ogni pagamento. Qui Fermo avrebbe voluto sostare almeno tutta la giornata, ma Agnese e Lucia lo persuasero a partire, ed egli partì, tutto incerto dell'avvenire, ma certo almeno che un cuore rispondeva al suo, e viveva delle sue stesse speranze. Note 1. Wallenstein. 2. Altringer. 3. Richelieu. 4. Bois-le-duc. 5. Così chiamano i contadini di Lombardia la madre, per distinguerla dalla suocera che chiamano madre semplicemente. Tomo 2 cap. 1
Digressione
La signora Avendo posto in fronte a questo scritto il titolo di storia, e fatto creder così al lettore ch'egli troverebbe una serie continua di fatti, mi trovo in obbligo di avvertirlo qui, che la narrazione sarà sospesa alquanto da una discussione sopra principj; discussione la quale occuperà probabilmente un buon terzo di questo capitolo. Il lettore che lo sa potrà saltare alcune pagine per riprendere il filo della storia: e per me lo consiglio di far così:

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Argomenti: lungo tempo,    mezzo giorno,    macchia verde,    muro bianco,    mente simile

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