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Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 56ricorda di quel garzoncello spedito da Agnese al Padre Cristoforo, e mandato da questo ad avvertire Lucia del pericolo che le soprastava, di quel picciolo Menico che era stato nelle tenebre guida dei fuggitivi. Menico il quale era pur dolente della fuga delle sue parenti, ma che almeno in questa sventura aveva avuta la felice occasione di far qualche cosa, non ebbe pace finchè non confidò quello che aveva fatto a dei ragazzi suoi coetanei, i quali venivano a contargli le congetture che avevano intese, e ai quali egli aveva da raccontare qualche cosa di più fondato. I ragazzi corsero a casa, e si seppe tosto che Lucia, Agnese e Fermo erano andati la notte al convento. Le congetture divennero allora un po' più uniformi e più fondate, giacchè tutti avevano qualche sentore della turpe caccia che Don Rodrigo dava a Lucia. Gli spioni del Griso riseppero tosto con gli altri queste particolarità; e il Griso gli spedì tosto a Pescarenico per cavare più sicure notizie. I barcajuoli avevano detto qualche cosa. Povera gente! avevano cooperato ad un'opera buona, e l'assoluto silenzio era un peso troppo difficile da portarsi. Si riseppe dunque che i fuggitivi avevano attraversato il lago, e che avevano continuato il loro viaggio per terra. Queste cose vennero pure agli orecchi del Griso, il quale potè annunziare a Don Rodrigo che poco mancava a sapere su che albero l'uccello fosse andato a posarsi. Don Rodrigo era uscito quella mattina col conte Attilio e col solito seguito di bravi, e s'erano aggirati pei campi e per le ville con l'apparenza d'andare a caccia ma con l'intenzione di scoprire quello che si facesse, e di stornare i sospetti mostrandosi, o almeno di ostentare sicurezza, e d'incutere spavento. I sospetti erano già molto sparsi, e Don Rodrigo sotto l'apparente rispetto, e sui visi inchinati dei contadini in cui si abbatteva, potè scorgere qualche cosa di misterioso che annunziava un pensiero celato di cognizione, e una gioja compressa per la trista riuscita del suo infame tentativo. Don Rodrigo faceva osservare quelle facce al suo compagno, e si rodeva; ma non ardiva nè poteva fare alcun risentimento perchè all'oscurarsi del suo sguardo gl'inchini diventavano più umili, e gli aspetti più sommessi, e non ci sarebbe stato verso di appiccare una lite senza troppo scoprirsi. Giunti a casa i due cacciatori leggiadri trovarono il Griso che gli aspettava con le notizie. Quand'egli ebbe fatta la sua relazione, Don Rodrigo si volse al cugino, come per chiedergli consiglio. Il Conte Attilio era uno sventato, ma l'affare era tanto serio ch'egli stesso lo era divenuto, e disse: «Se mi aveste chiesto parere quando avete cominciato a divagarvi con questa smorfiosa, da buon amico vi avrei detto di levarne il pensiero, perchè era cosa da cavarne poco costrutto; ma ora l'impegno è contratto, c'entra il vostro onore, e quello della parentela: ora si direbbe che vi siete lasciato metter paura, e che non l'avete saputa spuntare. Dal modo con cui vi conterrete in questa occasione dipenderà la vostra riputazione e il rispetto che vi si porterà nell'avvenire.» «Avete ragione.» «E», continuò il Conte Attilio; «fate pur conto sopra di me come sopra un buon parente ed amico: non si tratta ora più di scommesse e di scherzi.» «Avete ragione. Griso, che cosa dicono questi villani?» «Il signor padrone può ben credere che in faccia mia nessuno avrebbe osato proferire una parola poco rispettosa; ma so che parlano, e si mostrano contenti.» «Ah! contenti» rispose Don Rodrigo, «vedranno, vedranno. Il Podestà è tutto mio... ma nulladimeno... che ne dite cugino? ... sarà bene di prevenirlo favorevolmente.» «Certo,» rispose il Conte Attilio, «non bisogna tralasciare nessuna precauzione.» «E poi», continuò Don Rodrigo, «non bisogna metterlo in impaccio. Siccome si parlerà della fuga di costoro, e la giustizia forse non potrà schivare di far qualche ricerca, bisognerebbe trovare una storia che spiegasse la fuga, e che rivolgesse i sospetti in tutt'altra parte.» «Si potrebbe per esempio», disse il Conte Attilio, «sparger voce che quel villano ha rapita la ragazza e fargli mettere un bando, in modo che non ardisse più di comparire in paese.» «Non va male,» rispose Don Rodrigo, «ma...» «Se mi permettono questi signori,» disse umilmente il Griso, «avrei anch'io un debole parere.» «Sentiamo,» dissero entrambi. «Fermo», rispose il Griso, «è lavoratore di seta; e questa è una gran bella cosa.» «Come c'entra la seta?» domandò il Conte Attilio. «I lavoratori di seta», continuò il Griso, «non possono abbandonare il paese, è un criminale grosso. Ecco che il signor Podestà quando voglia, come è giusto, servire l'illustrissima casa, potrà fare un ordine di cattura contra Fermo come lavoratore fuggitivo; poi si dirà che se Fermo ritorna, guai a lui; e Fermo non sarà tanto gonzo da venire a giustificarsi in prigione.» «Ma bravo il mio Griso,» proruppe Don Rodrigo, mentre lo stesso Conte Attilio faceva un sorriso di approvazione. «Ma bravo: va che ti voglio fare aiutante del dottor Duplica. Per bacco, ch'egli non l'avrebbe trovata più a proposito.» «Eh Signore,» rispose il Griso, con affettata modestia, «ho avuto tanto che fare con la giustizia, che qualche cosa devo saperne.» «Del resto,» continuò Don Rodrigo, «per quanto grande sia l'abilità legale del Griso, non voglio ch'egli balzi di scanno il nostro dottore. Fa ch'egli venga oggi a pranzo da me e m'intenderò con lui. Tu intanto abbi cura di vedere il bargello e di dirgli che questa volta venga più presto del solito a ricever la mancia consueta, e che mi troverà di buon umore, e avrà un regalo di più... Così si potrà andare innanzi a fare tutto quello che sarà necessario... Purchè la cosa non si risappia a Milano...» «Che diavolo di paura vi nasce ora,» interruppe il Conte. «Caro cugino, la cosa non è finita; costei la voglio...» «Va bene.» «E non so dove bisognerà andare a cercarla, che passi bisognerà fare...» «E bene, a Milano hanno altro da pensare che a questi pettegolezzi. C'è la carestia, c'è il passaggio delle truppe, c'è mille diavoli. E poi quand'anche se ne parlasse a Milano, sarebbe la prima che avremmo spuntata?» «Va bene, ma quel frate, quel frate vedete, chi sa quali protezioni potrà avere; e vi assicuro che non istarà quieto fin chè... Quel frate è il mio demonio, e... non posso farlo ammazzare.» «Il frate lo piglio sotto alla mia protezione,» rispose sorridendo il Conte Attilio. «Non pensate a lui: me ne incarico io.» «Eh se sapeste! ...» «Via, via, che ora non saprò fare stare un cappuccino. Vi dico che, se avete in me la più picciola fede, non prendiate pensiero di lui, che non ve ne potrà dare. Domani a sera sono a Milano; e dopo due o tre giorni udrete novelle del frate.» «Non mi state a fare un guajo che mi ponga in maggiore impiccio...» «Quando vi dico di fidarvi di me, fidatevi; ma se volete vi dirò prima il modo semplicissimo che ho pensato per torvelo d'attorno, modo tanto semplice che l'avreste immaginato anche voi se non foste un po' conturbato.» Infatti Don Rodrigo combattuto, trainato da sentimenti diversi, e tutti rei, tutti vili, tutti faticosi, era un oggetto di pietà senza stima agli occhi stessi del Griso e del Conte Attilio, e avrebbe eccitato orrore e stomaco nell'animo di chiunque gli avesse meno somigliato che quei due signori. La passione di Don Rodrigo per Lucia, nata per ozio, irritata e cresciuta da poi dalle ripulse e dal disdegno, era diventata violenta quando conobbe un rivale. La fantasia ardente e feroce di Don Rodrigo si andava allora raffigurando quella Lucia contegnosa, ingrugnata, severa, se l'andava raffigurando umana, soave, affabile con un altro, egli immaginava gli atti e le parole, indovinava i movimenti di quel cuore che non erano per lui, che erano per un villano; e la vanità, la stizza, la gelosia aumentavano in lui quella passione che per Tag: don conte fare lucia tanto tutti frate fermo fuga Argomenti: felice occasione, turpe caccia Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il benefattore di Luigi Capuana Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Novelle rusticane di Giovanni Verga Corbaccio di Giovanni Boccaccio Garibaldi di Francesco Crispi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Le esposizioni di bellezza per i cani Come fare il profumo in casa Come ordinare i tulipani Consigli per l'acne che funzionano Come fare i massaggi ai gatti
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