Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 5

Testo di pubblico dominio

per così dire alla diminuzione del lavoro lasciandone a sufficienza a quelli che rimanevano. In progresso di tempo crescendo a dismisura le cause che avevano diminuita quella industria, essa fu ridotta quasi a niente. Oltre la sua professione aveva Fermo un pezzo di terra che faceva lavorare, e che lavorava egli stesso nel tempo in cui era disoccupato dal filatojo, dimodochè non aveva a contrastare col bisogno. Era in quel giorno vestito dalla festa con piume di vario colore al cappello, col suo coltello dal bel manico, e mostrando in tutto l'abito e nel portamento un'aria di festa e nello stesso tempo di braveria, comune a quei tempi anche agli uomini i più quieti, come infatti era Fermo. L'accoglimento serio, freddo, misterioso di Don Abbondio fece un contrapposto singolare coi modi gioviali e risoluti di Fermo. Ecco una parte del dialogo curioso che ebbe luogo fra quei due: «Son venuto, signor Curato,» disse il giovane, «per sapere a che ora le convenga che noi veniamo alla Chiesa.» «Di che giorno intendete?» «Oggi, Signor curato; non siamo intesi così?» «Oggi?» replicò il curato come se ne sentisse parlare per la prima volta. «Oggi, non posso.» «Come non può? che cosa è accaduto?» «Prima di tutto non mi sento bene, vedete.» «Ma grazie al cielo il suo incomodo non è serio, e quello ch'ella ha da fare è cosa di sì poco tempo, e di sì poca fatica...» «E poi, e poi, e poi...» «E poi che cosa, Signor curato?» «E poi ci sono degl'imbrogli.» «Degl'imbrogli? che imbrogli ci ponno essere?» «Avete buon tempo voi altri, che non vi pigliate briga di niente, e vi fate servire, e non avete conti da rendere. Ma io sono troppo dolce di cuore, procuro di togliere gli ostacoli, di facilitare tutto, di fare quello che gli altri vogliono, e trascuro il mio dovere, e poi mi toccano dei rimproveri, e peggio.» «Ma per carità, non mi tenga così sulla corda; mi dica che cosa c'è.» «Sapete voi quante e quante formalità sono necessarie per fare un matrimonio che non levi il sonno a chi lo ha fatto?» «Ma queste formalità non si sono già fatte?» «Fatte, fatte, pare a voi, perchè la bestia son io che trascuro il mio dovere per non far penare la gente. Ma ora, so io quel che dico, non posso più fare a questo modo.» «Ma via, quale è la formalità com'ella dice, che bisogni fare? La si farà subito.» «Ecco: nessuno è contento a questo mondo: voi stavate bene colla vostra professione, libero, industrioso, col tempo avreste potuto comperarvi un luoghetto vicino al vostro e poi un altro, e a poco a poco vivere d'entrata: ecco che vi salta in capo di ammogliarvi.» «Ma a che serve questo discorso? appunto perchè Dio mi dà un poco di bene voglio maritarmi; io non son venuto adesso a domandarle un parere, ma a sapere quando mi vuol maritare.» «Sapete voi quanti sono gl'impedimenti dirimenti?» «Che vuole che sappia io d'impedimenti? Mi sbrighi, mi dica che cosa manca, ed io farò tutto.» «Error, conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis...» «Si piglia ella giuoco di me? Ella sa che io non so il latino.» «Dunque se non sapete le cose, rimettetevene a chi le sa.» «Mi rimetterò alla ragione, quando ella me ne dia una, e mi dica quello che vuol da me, perchè io non capisco niente.» «Tutti questi che vi ho detti, sono impedimenti, e non son tutti, eh, ce n'è una filza.» «Insomma al mio matrimonio c'è un impedimento?» «Ve ne possono esser dieci, dodici.» «Voglio sapere quale è l'impedimento a fare il mio matrimonio.» Fermo disse queste parole con voce tranquilla ma con un rovello interno che cercava di contenere. Don Abbondio non si avvide dello sforzo di Fermo, e tra perchè lo conosceva come giovane buono e l'aveva provato sempre rispettoso e quieto, e tra perchè il dover sempre arzigogolare pretesti, mentre aveva una buona ragione che non poteva dire, lo aveva messo di mal umore, vi si abbandonò e rispose con tuono di corruccio e d'impazienza. «Voglio, voglio, tocca a voi dir: voglio?» Queste parole sciolsero l'ultimo freno alla pazienza di Fermo che già aveva voluto scappare più volte, come il lettore avrà veduto nel caldo crescente delle sue risposte. «Lo voglio per...» gridò con una subita trasformazione, «e s'ella crede di farsi beffe di me perchè son povero figliuolo, le farò vedere che quando mi si fa torto, so fare anch'io uno sproposito come qualunque signore.» «Via via,» rispose Don Abbondio spaventato, «non siete più quel buon giovane ch'eravate?» «Mi dia ragione, se non vuol portarmi fuori di me.» «Se volete ch'io possa parlare tranquillatevi.» «Son tranquillo, e parli.» «Sappiate adunque che è nostro dovere, dovere preciso di fare ricerche, ricerche esatte per vedere se non ci sieno impedimenti.» «Ma se ve ne fosse, perchè non me li sa indicare?» «Ma non basta il non saperne, bisogna aver fatte quelle tali ricerche, e poi bisogna informarsi di molte altre cose, altrimenti?... il testo è chiaro: Antea quam matrimonium denunciet, cognoscet quales sint...» «Non voglio latino. Ma perchè non le ha fatte prima queste ricerche?» «Ecco mi rimproverate la mia troppa bontà. Ma adesso, mi son venute... basta, so io.» «Insomma quanto tempo ci vuole?» «Molto, molto.» «Quanto?» «Almeno un mese.» «Un mese?» sclamò Fermo con volto burbero e sorpreso. «Via in quindici giorni si procurerà...» «Signor Curato...» «Ebbene voi non volete intender ragione, vedrò se in una settimana...» «Or bene, aspetterò una settimana, mi esporrò alle ciarle, ed ai fastidj di questo ritardo. Ma la prevengo che questo ritardo non mi renderà di buon umore, nè disposto a contentarmi di ciance. S'ella vuol farmi una ingiustizia, si ricordi che tutto quello che può accadere è sulla sua coscienza. La riverisco.» E così detto se ne andò facendo un inchino frettoloso, e molto meno riverente del solito, e lasciò Don Abbondio più soprappensiero di prima. Il povero sposo che, entrato nella casa del Curato per parlare di nozze e di festa, non aveva sentito altro che impedimenti ed imbrogli, in mezzo alla stizza che lo rodeva, andava però riflettendo sui discorsi e sul contegno del Curato, e trovava tutto pieno di mistero... L'accoglimento freddo e imbarazzato, l'impazienza e quasi la collera, il tuono continuo di rimbrotto senza un perchè, quel farsi nuovo del matrimonio che pure era concertato per quel giorno, e non ricusando mai di farlo quando che sia, parlare però come se fosse cosa da più non pensarvi, le insinuazioni fatte a Fermo di metterne il pensiero da un canto: il complesso insomma delle parole di Don Abbondio presentava un senso così incoerente, e poco ragionevole, che a Fermo, ripensandovi così nell'uscire, non rimase più dubbio che non vi fosse di più, anzi tutt'altro di quello che Don Abbondio aveva detto. Stette Fermo in forse di ritornare al Curato per incalzarlo a parlare, ma sentendosi caldo, temette di non passare i limiti del rispetto, pensò alla fin fine che una settimana non ha più di sette giorni, e si avviò per portare alla sposa questa trista nuova. Sull'uscio del Curato si abbattè in Vittoria che andava per una sua faccenda, e tosto pensò che forse da essa avrebbe potuto cavar qualche cosa, e salutatala entrò in discorso con lei: «Sperava che saremmo oggi stati allegri insieme, Vittoria.» «Ma! quel che Dio vuole, povero Fermino.» «Ditemi un poco, quale è la vera ragione del Signor Curato per non celebrare il matrimonio oggi come s'era convenuto.» «Oh! vi pare ch'io sappia i secreti del Signor Curato?» È inutile avvertire che Vittoria pronunziò queste parole come si usa quando non si vuole esser creduto. «Via, ditemi quel che sapete, ajutate un povero figliuolo.» «Mala cosa nascer povero, il mio Fermino.» Per timore di annojare il lettore non trascriverò tutto il dialogo, dirò soltanto che Vittoria fedele ai suoi giuramenti non disse nulla positivamente,

Tag: fermo    fare    tempo    curato    poco    don    tutto    povero    ragione    

Argomenti: vario colore,    dialogo curioso,    rovello interno,    volto burbero,    povero sposo

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

La divina commedia di Dante Alighieri
Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni
Corbaccio di Giovanni Boccaccio
Decameron di Giovanni Boccaccio
I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Acquista i tuoi gioielli online
Fare un lifting addominale
Il tuo viaggio tra le perle del Mar Rosso
Offerta capodanno ad Atlanta (Georgia, USA)
Come dichiararsi ad una persona


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87   |    88   |    89   |    90   |    91   |    92   |    93   |    94   |    95   |    96   |    97   |    98   |    99   |    100   |    101   |    102   |    103   |    104   |    105   |    106   |    107   |    108   |    109   |    110   |    111   |    112   |    113   |    114   |    115   |    116   |    117   |    118   |    119   |    120   |    121   |    122   |    123   |    124   |    125   |    126   |    127   |    128   |    129   |    130   |    131   |    132   |    133   |    134   |    135   |    136   |    137   |    138   |    139   |    140   |    141   |    142   |    143   |    144   |    145   |    146   |    147   |    148   |    149   |    150   |    151   |    152   |    153   |    154   |    155   |    156   |    157   |    158   |    159   |    160   |    161   |    162   |    163   |    164   |    165 successiva ->