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Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 64un ragazzo plebeo.» «E questo frate sa che Don Rodrigo è mio nipote?» «E come lo sa! Si figuri, che non faccio per censurare mio cugino, ma è il suo debole, lo dice ad ogni occasione, e lo compatisco; quando si ha un onore di questa sorte, non si vorrebbe tenerlo celato.» «E non ci è nessuno che faccia ricordare a questo frate che Don Rodrigo è mio nipote?» «Eh pensi! tutte le persone di giudizio glielo fanno ricordare.» «E che dice egli?» «Dice... dice che il cordone di San Francesco non ha paura nemmeno degli scettri della terra.» «Come si chiama questo frate?» «Fra Cristoforo da Cremona. Fa il Santo, ma è conosciuto per un uomo torbido; ha sempre voluto cozzare con la gente bennata; in gioventù ha avuti incontri con cavalieri; ha un bell'omicidio su la coscienza e si è fatto frate per salvare la pelle: un cervello caldo.» Il Conte Zio prese la penna, e anche il nome di Fra Cristoforo fu registrato sur una terribile vacchetta, con due righe di commento. «Sicuramente,» borbottava poi il Conte riponendo la sua vacchetta; «il cordone di San Francesco! Lo so anch'io, ma t'insegnerò io, frate, che per adoperarlo a proposito, non fa bisogno d'averlo ravvolto intorno alla pancia.» «Per uscirne con poco impegno, e con tutto il decoro della parentela,» disse il Conte Attilio, «il mio sottomesso parere sarebbe che V.E. con la sua consumata politica trovasse il modo di fargli cambiar aria, e di sopire il negozio, senza entrare in esami, in discorsi, in relazioni; perchè io conosco questo frate, e son certo che al caso non ci metterebbe su nè sale nè aceto a dare una mentita a un cavaliere; è un uomo, Signor Zio, da dare uno schiaffo con forza, e da riceverne uno con umiltà: questi cervelli alla lunga possono impacciare chi che sia, e mettere in impegni...» «Chi domanda pareri a Vossignoria?...» interruppe il Conte Zio annuvolando la fronte. Il nipote che lo conosceva, perchè avendo spesso bisogno di lui lo aveva esaminato con l'occhio acuto dell'adulatore, aveva benissimo preveduto che quel personaggio si sarebbe offeso della intenzione di consigliarlo; ma sapeva nello stesso tempo che il consiglio gli sarebbe rimasto nella memoria, che sarebbe stato seguito perchè era conforme alle idee del personaggio; e quanto all'offesa sapeva per esperienza che una umile parola di adulazione bastava a farla dimenticare. «Ah! ah!» sclamò egli, come ridendo della sua propria dappocaggine, «È vero, è vero; sono pure uno sventato; ma: i paperi vogliono menare a ber l'oche.» Il Conte Zio fu contentissimo della riparazione; e disse: «Bene, bene, i pareri tu gli hai da sentire: e l'ordine che io ti dò ora è di non far parola con alcuno di questo impegno.» Il nipote promise l'obbedienza, e si congedò certo e lieto della riuscita. Il Conte Zio rimasto solo, pensò tosto al modo di sciogliere il nodo prima che si ravviluppasse a segno che fosse mestieri di tagliarlo. Il grande scopo di questo signore era di ottenere un po' di potere, il più che fosse possibile: e uno dei mezzi più validi per ottenerne era di far credere che ne avesse molto. Egli conosceva per lunga esperienza l'efficacia di questo mezzo, e in certi momenti in cui il prurito di far mostra della sua profondità nella politica, superava nel suo animo la circospezione che gli consigliava a nasconderla (il qual prurito quasi invincibile, per parentesi, è cagione a molti furbi di scoprirsi da sè, e di rovinare così i loro affari; che è un peccato) in quei momenti dico, egli era solito di fare intendere la sua teoria con una frase di Virgilio che gli era rimasta in mente dalla scuola, e che egli interpretava a suo modo: possunt quia posse videntur. – Chi aveva intese queste parole dalla sua bocca poteva esser certo di essere ai primi posti della confidenza del Consigliere segreto. Questa dottrina poi, come accade, era in lui divenuta abito, e passione. In questo frangente si trattava di non permettere che un cappuccino affrontasse e facesse stare un parente del Signor consigliere, d'impedirlo senza tirarsi addosso i cappuccini, e di far credere a chi era informato della inimicizia, e ai cappuccini stessi, che il frate era stato vinto, e aveva dovuto ritirarsi. – Giovanastri senza giudizio, – pensava egli fra sè – la darò io ad intendere a quel Rodrigo. – Ma intanto bisognava andare al riparo, e tutto pesato il Conte Zio fece pregare con quei rispetti e con quei pretesti di cerimonia che si usavano, il Padre Provinciale di passare alla sua casa. Il Padre Provinciale non si fece aspettare. Due potenze, due dignità, due vecchiezze, due esperienze consumate, si trovavano a fronte. Il Padre provinciale che non sapeva che cosa il Consigliere segreto volesse fare di lui nè in nome di chi, per quali interessi avesse a parlargli, stava in guardia; e il Consigliere si proponeva di farlo fare a modo suo, e di farlo partire contento di aver servito un così potente signore. Dopo le prime accoglienze che furono al solito sviscerate, e dignitosamente umili, poi che il Cappuccino ebbe espressa magnificamente la sua stima pei Consiglieri, e il Consigliere pei Cappuccini, il Conte entrò in materia, cercando pure al solito di tasteggiare il suo interlocutore, e di procedere per via d'interrogazioni che obbligassero ad una risposta, e di eludere nello stesso tempo le interrogazioni dell'altro, il tutto con l'apparenza della più schietta cordialità. «Mi sono presa questa sicurtà d'incomodare Vostra Paternità reverendissima,» diss'egli, «per un affare che deve conchiudersi a comune soddisfazione. E senza più, le dirò sinceramente di che si tratta, senza raggiri, col cuore in mano, come uso con tutti e specialmente con le persone che venero particolarmente. Ecco il fatto. Nel loro convento di Pescarenico presso Lecco, v'è un certo padre Cristoforo da Cremona?» «Vostra Eccellenza è bene informata,» rispose il Provinciale. «Mi dica un po' schiettamente in amicizia, Padre Molto Reverendo, che informazioni tiene di questo soggetto?» riprese il Consigliere segreto aspettando la risposta. Ma il Padre Provinciale non era uso di rispondere alla prima chiamata, e molto meno in un caso simile. S'accorse egli che il Conte voleva cavare da lui tutte le notizie possibili prima di fargli conoscere il suo disegno, e propose di condurre per quanto potesse il discorso nel modo opposto. – Perchè – pensava il Padre – chi sa per qual cagione questo signore vuol essere informato del Padre Cristoforo. Potrebbe forse avergli posto addosso gli occhi per servirsene in qualche maneggio, e allora non mi converrebbe screditarlo; potrebbe volergliene per qualche puntiglio, e allora non mi converrebbe pigliar le parti di fra Cristoforo prima di saper bene di che si tratta, e fino a che punto lo potrò sostenere. In ogni caso prima di farmi cantare, dovrà cantare egli più chiaro. – Fatte rapidamente queste riflessioni, il Padre rispose: «Se V.E. vuol compiacersi di dirmi più chiaramente perchè le preme il Padre Cristoforo, spero di poterle dare tutte le cognizioni che posso averne io medesimo.» – Sempre politico il Padre Provinciale, – disse in suo cuore, il Conte. – Eh già gli sanno cavare dal mazzo. – E tosto rispose ad alta voce: «Ecco il fatto, Padre molto reverendo. Questo padre Cristoforo non le ha dato più volte da pensare per cavarlo da impegni in cui s'era posto per poca prudenza, e per voglia di accattar brighe? Dica liberamente, non è un cervello un po' caldo?» – Ho inteso, – disse fra sè, il Padre – è un impegno: Benedetto Cristoforo! ma bisognerà sostenerlo. – E rivolgendosi al Conte rispose, indirettamente al solito: «Liberamente, com'Ella desidera le dirò che il nostro Padre Cristoforo, l'ho sempre conosciuto per buon religioso, esemplare, zelante, e nei suoi doveri di cappuccino irreprensibile.» – Ah! Ah! – disse ancora fra sè il Conte – bisogna dunque tirarti con gli argani! – E con le labbra disse al Padre: Tag: padre conte provinciale consigliere frate zio due prima uno Argomenti: certo padre, padre provinciale, consigliere segreto, umile parola, grande scopo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza Novelle rusticane di Giovanni Verga Ricordi di Parigi di Edmondo De Amicis Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Betta splendens: caratteristiche del pesce combattente La riproduzione dei pesci rossi La cura degli avannotti L'innesto della rosa San Valentino 2012 a Perugia
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