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Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 123predicava ed operava fintanto che avesse ottenuto l'intento, o la cosa fosse divenuta impossibile: nel qual caso non lasciava di predicare per convincere tutti che avrebbe dovuto riuscire. Sotto due padroni così diversi di inclinazioni e di occupazioni, la famiglia era come divisa in due classi; anzi in due partiti, ognuno dei quali aveva nella famiglia stessa un capo; le due persone cioè che erano più innanzi nella confidenza dell'uno e dell'altro padrone. Prospero il maggiordomo di casa, e il favorito di Don Ferrante, faceto e rispettoso, disinvolto e composto, dotto a tutto fare e a tutto soffrire, abile a trattare gli affari, e a parlarne senza mai proferire le parole che potevano far sentire gl'impicci, o offendere la dignità del padrone, sapeva suggerir a proposito un invito da fare onore alla casa, trovare un cammeo prezioso, un quadro raro, ogni volta che una rata di pagamento stava per entrare nella cassa di Don Ferrante, e sapeva trovare un prestatore ogni volta che la cassa era asciutta. L'antesignano dell'altro partito, la governatrice favorita di Donna Prassede era nominata molto variamente. Il suo nome proprio era Margherita, ma dalla padrona era chiamata Ghita, dalle donne inferiori a lei, e dai paggi di Donna Prassede Signora Ghitina; e dai servitori di Don Ferrante quando parlavano fra di loro non era mai menzionata altrimenti che la Signora Chitarra. Pretendevano costoro che il suo collo lungo, la sua testa in fuori, le sue spalle schiacciate, la vita serrata dal busto, e le anche allargate la facessero somigliare alla forma di quello strumento: e che la sua voce acuta, scordata, e saltellante imitasse appunto il suono, che esso dà quando è strimpellato da una mano inesperta. Esercitava essa sotto gli ordini immediati della padrona la più severa vigilanza sulle persone che dipendevano da questa, ed era ministra di tutto il bene ch'ella poteva fare in casa e fuori. Ma quanto alla gente di Don Ferrante, essa non poteva fare altro che notare tutte le azioni disordinate che essi commettevano, disapprovare con qualche cenno, o al più con qualche frizzo, e riferire poi il tutto alla padrona, la quale pure non poteva fare altro che gemere con lei. Prospero com'è naturale era l'oggetto principale di avversione per Donna Prassede, ma inviolabile com'egli era, se ne burlava in cuore; non lasciando però di corrispondere con riverenze profonde agli sgarbi della padrona, che rendeva poi con usura in tutte le occasioni alla Signora Chitarra. Benchè questi due capi col loro predominio fossero passabilmente incomodi ognuno alla parte della famiglia che dirigeva, pure l'una parte e l'altra aveva sposate le passioni e le animosità del suo capo; l'una faceva crocchio a mormorare dell'altra; quando si trovavano in presenza, si scambiavano visacci, e talvolta parolacce, cercavano scambievolmente di farsi scomparire e d'impacciarsi a vicenda nella esecuzione degli ordini ricevuti. Don Ferrante però aveva appena qualche sentore di questa guerra sorda, perchè egli non osservava molto, e Prospero non si curava di parlargli di malinconie e le querele della moglie, le attribuiva Don Ferrante ad inquietudine di carattere, a giuoco di fantasia, come le domande di quattrini. Lucia si trovava esclusivamente sotto l'autorità di Donna Prassede, la quale certamente non intendeva di lasciare questa autorità in ozio. Si proponeva ella a dir vero di farsi ben servire da Lucia nella parte che le aveva assegnata; ma oltre questo fine, che era semplicemente di giustizia, Donna Prassede ne aveva un altro di carità disinteressata a suo modo, che le stava a cuore ancor più del primo, ed era di far del bene a Lucia, o di Lucia, la quale le pareva averne gran bisogno. Perchè tutto ciò che Donna Prassede nella sua villeggiatura aveva udito, per la voce pubblica, della innocenza di quella giovane, le affermazioni magnifiche ed energiche di Agnese quando era venuta a proporle la figlia, il volto, il contegno modesto, la condotta stessa così irreprensibile di Lucia non bastavano a produrre un pieno convincimento nella mente di Donna Prassede; e non poteva essa persuadersi che una giovane contadina avesse levato tanto romore di sè, fosse passata per tanti accidenti, senza averne cercato nessuno, senza essersi gittata un po' all'acqua, come si dice, senza essere almeno una testa leggiera. Donna Prassede teneva per regola generale che a voler far del bene bisogna pensar male: la sua voglia di dominare, di operare su gli altri, che anche ai suoi occhi proprj prendeva la maschera di carità disinteressata, era come il ciarlatano, che non dice mai a chi viene a consultarlo: «voi state bene»; perchè allora a che servirebbe l'orvietano? Oltracciò, l'aver ricoverata, sottratta al pericolo d'una infame persecuzione una povera giovane era un'opera certamente non senza gloria; però in questo Donna Prassede non era più che uno stromento quasi passivo, e la parte che le era toccata non domandava altro che un po' di buona volontà, senza efficacia di azione, e senza esercizio di senno, era più un assenso che una impresa. Ma dopo aver ricoverata la povera giovane, emendare anche il suo cervello un po' balzano, rimetterla sulla buona strada, questo sarebbe stato non solo compire, ma rassettare l'opera del Cardinale Federigo; il quale era a dir vero un degno prelato, un uomo del Signore, dotto anche sui libri, ma quanto ad esperienza di mondo, a discernimento di persone, non ne aveva molto: questa insomma sarebbe stata gloria; e perchè Donna Prassede potesse ottenerla, era necessario che Lucia avesse il cervello un po' balzano, e avesse fatto almeno qualche passo su una cattiva strada. Per averne qualche prova positiva, Donna Prassede richiese qua e là informazioni intorno a quel Fermo a cui Lucia era stata promessa, e sulle avventure, sulla fuga del quale Donna Prassede aveva intese in villa voci confuse, discordi, ma tutte poco buone. Le informazioni furono quali dovevano essere: che quel giovane era un facinoroso, venuto a Milano per metterlo sossopra, per fare il capopopolo, ch'era stato nelle mani dei birri, a un pelo dalla forca; e se ora respirava tuttavia in paese straniero, lo doveva alla sua audacia nel resistere alla giustizia, e alla celerità delle sue gambe. Questa notizia confermò il giudizio di Donna Prassede, e le diede materia per le sue operazioni. Dimmi con chi tratti e ti dirò chi sei, è un proverbio; e come tutti i proverbj, non solo è infallibile, ma ha anche la facoltà di rendere infallibile l'applicazione che ne fa chi lo cita. Lucia aveva dunque infallibilmente, non già tutti i vizj, che sarebbe stato dir troppo, ma una inclinazione ai vizj di Fermo: questo fu il giudizio di Donna Prassede. E il bene da farsi era non solo d'impedire che Lucia ricadesse mai nelle mani di Fermo, ch'ella avesse con lui la menoma corrispondenza; bisognava andare alla radice, al più difficile, guarire Lucia, farle far giudizio, togliere da quel cervellino l'attacco per colui; attacco che a dir vero era il solo vizio essenziale di Lucia. Questa allora sarebbe divenuta al tutto una buona creatura; e chi avrebbe avuto tutto il merito dell'impresa? Donna Prassede. La prima parte di questo disegno, la parte materiale, la vigilanza esteriore sopra Lucia era particolarmente affidata alle cure di Ghita. Doveva essa tenerle sempre gli occhi addosso, accompagnarla alla Chiesa, spiare s'ella parlava a qualcheduno, se qualcheduno le faceva un cenno, osservare attentamente che qualche messo nascosto non le si accostasse. Compresa e piena dell'uficio che le era imposto, Ghita nella via andava sempre con gli occhi sbarrati, e sospettosi; e siccome il volto di Lucia attraeva spesso e fermava gli sguardi, così la guardiana si trovava spesso nel caso di fare il viso dell'arme ai guardatori, o almeno di far loro intendere ch'ella vegliava, e che la loro mina era sventata: e quando s'avvedeva che la sua aria di sospetto e di minaccia femminile, invece di stornare i Tag: donna lucia tutto fare parte don giovane due sarebbe Argomenti: regola generale, pieno convincimento, infame persecuzione, vizio essenziale, vigilanza esteriore Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni La favorita del Mahdi di Emilio Salgari Romanzo d'una signorina per bene di Anna Vertua Gentile Corbaccio di Giovanni Boccaccio Fior di passione di Matilde Serao Articoli del sito affini al contenuto della pagina: L'innesto della rosa Il tuo viaggio tra le perle del Mar Rosso Come formattare un PC Come gestire una serena convivenza Caratteristiche del mixed wrestling
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