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Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 93bastandogli d'essere egli e' suoi compagni in brieve tempo divenuti ricchissimi, mentre che di trasricchire cercavano avvenne che da certi legni di saracini, dopo lunga difesa, co' suoi compagni fu preso e rubato, e di lor la maggior parte da' saracini mazzerati e isfondolato il legno, esso menato a Tunisi fu messo in prigione e in lunga miseria guardato. In Lipari tornò, non per uno o per due ma per molte e diverse persone, la novella che tutti quegli che con Martuccio erano sopra il legnetto erano stati annegati. La giovane, la quale senza misura della partita di Martuccio era stata dolente, udendo lui con gli altri esser morto, lungamente pianse e seco dispose di non voler più vivere; e non sofferendole il cuore di se medesima con alcuna violenzia uccidere, pensò nuova necessità dare alla sua morte e uscita segretamente una notte di casa il padre e al porto venutasene, trovò per ventura alquanto separata dall'altre navi una navicella di pescatori, la quale, per ciò che pure allora smontati n'erano i signori di quella, d'albero e di vela e di remi la trovò fornita. Sopra la quale prestamente montata e co' remi alquanto in mar tiratasi, ammaestrata alquanto dell'arte marineresca sì come generalmente tutte le femine in quella isola sono, fece vela e gittò via i remi e il timone e al vento tutta si commise, avvisando dover di necessità avvenire o che il vento barca senza carico e senza governator rivolgesse, o a alcuno scoglio la percotesse e rompesse, di che ella, eziandio se campar volesse, non potesse ma di necessità annegasse; e avviluppatasi la testa in un mantello nel fondo della barca piagnendo si mise a giacere. Ma tutto altramenti adivenne che ella avvisato non avea: per ciò che, essendo quel vento che traeva tramontana e questo assai soave, e non essendo quasi mare e ben reggente la barca, il seguente dì alla notte che sù montata v'era, in sul vespro ben cento miglia sopra Tunisi a una piaggia vicina a una città chiamata Susa ne la portò. La giovane d'esser più in terra che in mare niente sentiva, sì come colei che mai per alcuno accidente da giacere non aveva il capo levato né di levare intendeva. Era allora per avventura, quando la barca ferì sopra il lito, una povera feminetta alla marina la quale levava dal sole reti di suoi pescatori. La quale, vedendo la barca, si maravigliò come con la vela piena fosse lasciata percuotere in terra; e pensando che in quella i pescator dormissono, andò alla barca e niuna altra persona che questa giovane vi vide; la quale essalei che forte dormiva chiamò molte volte e, alla fine fattala risentire e all'abito conosciutala che cristiana era, parlando latino la dimandò come fosse che ella quivi in quella barca così soletta fosse arrivata. La giovane, udendo la favella latina, dubitò non forse altro vento l'avesse a Lipari ritornata; e subitamente levatasi in piè riguardò a torno e, non conoscendo le contrade e veggendosi in terra, domandò la buona femina dove ella fosse. A cui la buona femina rispose: “Figliuola mia, tu se' vicina a Susa in Barberia.” Il che udito, la giovane, dolente che Idio non le aveva voluto la morte mandare, dubitando di vergogna e non sappiendo che farsi, a piè della sua barca a seder postasi cominciò a piagnere. La buona femina, questo vedendo, ne le prese pietà e tanto la pregò, che in una sua capannetta la menò, e quivi tanto la lusingò, che ella le disse come quivi arrivata fosse; per che, sentendola la buona femina essere ancor digiuna, suo pan duro e alcun pesce e acqua l'apparecchiò e tanto la pregò, che ella mangiò un poco. La Gostanza appresso domandò chi fosse la buona femina che così latin parlava; a cui ella disse che da Trapani era e aveva nome Carapresa e quivi serviva certi pescatori cristiani. La giovane, udendo dire ‘Carapresa’, quantunque dolente fosse molto e non sappiendo ella stessa che ragione a ciò la si movesse, in se stessa prese buono agurio d'aver questo nome udito e cominciò a sperar senza saper che e alquanto a cessare il disiderio della morte: e, senza manifestar chi si fosse né donde, priegò caramente la buona femina che per l'amor di Dio avesse misericordia della sua giovanezza e che alcun consiglio le desse per lo quale ella potesse fuggire che villania fatta non le fosse. Carapresa, udendo costei, a guisa di buona femina, lei nella capannetta lasciata, prestamente raccolte le sue reti a lei ritornò, e tutta nel suo mantello stesso chiusala in Susa con seco la menò; e quivi pervenuta le disse: “Gostanza, io ti menerò in casa d'una bonissima donna saracina, alla quale io fo molto spesso servigio di sue bisogne, e ella è donna antica e misericordiosa; io le ti raccomanderò quanto io potrò il più e certissima sono che ella ti riceverà volentieri e come figliuola ti tratterà, e tu, con lei stando, t'ingegnerai a tuo potere servendola d'acquistare la grazia sua insino a tanto che Idio ti mandi miglior ventura”; e come ella disse così fece. La donna, la quale vecchia era oramai, udita costei, guardò la giovane nel viso e cominciò a lagrimare e presala le basciò la fronte, e poi per la mano nella sua casa ne la menò, nella quale ella con alquante altre femine dimorava senza alcuno uomo, e tutte di diverse cose lavoravano di lor mano, di seta, di palma, di cuoio diversi lavorii faccendo. De' quali la giovane in pochi dì apparò a fare alcuno e con loro insieme incominciò a lavorare, e in tanta grazia e buono amore venne della buona donna e dell'altre, che fu maravigliosa cosa; e in poco spazio di tempo, mostrandogliele esse, il lor linguaggio apparò. Dimorando adunque la giovane in Susa, essendo già stata a casa sua pianta per perduta e per morta, avvenne che, essendo re di Tunisi uno che si chiamava Meriabdela, un giovane di gran parentado e di molta potenza, il quale era in Granata, dicendo che a lui il reame di Tunisi apparteneva, fatta grandissima moltitudine di gente, sopra il re di Tunisi se ne venne per cacciarlo del regno. Le quali cose venendo a orecchie a Martuccio Gomito in prigione, il quale molto bene sapeva il barbaresco, e udendo che il re di Tunisi faceva grandissimo forzo a sua difesa, disse a un di quegli li quali lui e' suoi compagni guardavano: “Se io potessi parlare al re, e' mi dà il cuore che io gli darei un consiglio per lo quale egli vincerebbe la guerra sua.” La guardia disse queste parole al suo signore, il quale al re il rapportò incotanente; per la qual cosa il re comandò che Martuccio gli fosse menato; e domandato da lui che consiglio il suo fosse, gli rispose così: “Signor mio, se io ho bene in altro tempo, che io in queste vostre contrade usato sono, riguardato alla maniera la quale tenete nelle vostre battaglie, mi pare che più con arcieri che con altro quelle facciate; e per ciò, ove si trovasse modo che agli arcieri del vostro avversario mancasse il saettamento e i vostri n'avessero abbondevolmente, io avviso che la vostra battaglia si vincerebbe.” A cui il re disse: “Senza dubbio, se cotesto si potesse fare, io mi crederei essere vincitore.” Al quale Martuccio disse: “Signor mio, dove voi vogliate, egli si potrà ben fare, e udite come. A voi convien far fare corde molto più sottili agli archi de' vostri arcieri che quelle che per tutti comunalmente s'usano e appresso far fare saettamento, le cocche del quale non sien buone se non a queste corde sottili; e questo convien che sia sì segretamente fatto, che il vostro avversario nol sappia, per ciò che egli ci troverebbe modo. E la cagione per che io dico questo è questa: poi che gli arcieri del vostro nemico avranno il suo saettamento saettato e i nostri il suo, sapete che di quello che i vostri saettato avranno converrà, durando la battaglia, che i vostri nemici ricolgano, e a' nostri converrà ricoglier del loro; ma gli avversarii non potranno il saettamento saettato da' vostri adoperare per le picciole cocche che non riceveranno le corde grosse, dove a' nostri avverrà il Tag: giovane buona barca femina quivi fare casa vento alquanto Argomenti: alcuno accidente, buono amore, ventura alquanto, alcuno scoglio Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni Novelle rusticane di Giovanni Verga Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili Intrichi d'amore di Torquato Tasso Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Cosa farà una crema antirughe per te Cosa fa sembrare davvero giovani Come fare soldi e contare, possibilmente, su un piccolo reddito passivo Come gestire una serena convivenza Casa sottosopra di Szymbark
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