Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 123

Testo di pubblico dominio

per alcuna cagione; per la qual cosa la vita sua era pessima, e essa tanto più impazientemente sosteneva questa noia quanto meno si sentiva nocente. Per che, veggendosi a torto fare ingiuria al marito, s'avvisò a consolazion di se medesima di trovar modo, se alcuno ne potesse trovare, di far sì che a ragione le fosse fatto. E per ciò che a finestra far non si potea e così modo non avea di potersi mostrare contenta dello amore d'alcuno che atteso l'avesse per la sua contrada passando, sappiendo che nella casa la quale era allato alla sua aveva alcun giovane e bello e piacevole, si pensò, se pertugio alcun fosse nel muro che la sua casa divideva da quella, di dovere per quello tante volte guatare, che ella vedrebbe il giovane in atto da potergli parlare, e di donargli il suo amore, se egli il volesse ricevere; e, se modo vi si potesse vedere, di ritrovarsi con lui alcuna volta e in questa maniera trapassare la sua malvagia vita infino a tanto che il fistolo uscisse da dosso al suo marito. E venendo ora in una parte e ora in una altra, quando il marito non v'era, il muro della casa guardando, vide per avventura in una parte assai segreta di quella il muro alquanto da una fessura essere aperto; per che, riguardando per quella, ancora che assai male discerner potesse dall'altra parte, pur s'avide che quivi era una camera dove capitava la fessura e seco disse: “Se questa fosse la camera di Filippo, “ cioè del giovane suo vicino “io sarei mezza fornita.” E cautamente da una sua fante, a cui di lei incresceva, ne fece spiare, e trovò che veramente il giovane in quella dormiva tutto solo; per che, visitando la fessura spesso, e quando il giovane vi sentiva faccendo cader pietruzze e cotali fuscellini, tanto fece, che, per veder che ciò fosse, il giovane venne quivi. Il quale ella pianamente chiamò, e egli, che la sua voce conobbe, le rispose; e ella, avendo spazio, in brieve tutto l'animo suo gli aprì. Di che il giovane contento assai, sì fece, che dal suo lato il pertugio si fece maggiore, tuttavia in guisa faccendo che alcuno avvedere non se ne potesse: e quivi spesse volte insieme si favellavano e toccavansi la mano, ma più avanti per la solenne guardia del geloso non si poteva. Ora, appressandosi la festa del Natale, la donna disse al marito che, se gli piacesse, ella voleva andar la mattina della pasqua alla chiesa e confessarsi e comunicarsi come fanno gli altri cristiani: alla quale il geloso disse: “E che peccati ha' tu fatti, che tu ti vuoi confessare?” Disse la donna: “Come? credi tu che io sia santa perché tu mi tenghi rinchiusa? ben sai che io fo de' peccati come l'altre persone che ci vivono; ma io non gli vo' dire a te, ché tu non se' prete.” Il geloso prese di queste parole sospetto e pensossi di voler saper che peccati costei avesse fatti e avvisossi del modo nel quale ciò gli verrebbe fatto; e rispose che era contento ma che non volea che ella andasse a altra chiesa che alla cappella loro, e quivi andasse la mattina per tempo e confessassesi o dal cappellan loro o da qualche prete che il cappellan le desse e non da altrui, e tornasse di presente a casa. Alla donna pareva mezzo avere inteso; ma senza altro dire rispose che sì farebbe. Venuta la mattina della pasqua, la donna si levò in su l'aurora e acconciossi e andossene alla chiesa impostale dal marito. Il geloso, d'altra parte, levatosi se n'andò a quella medesima chiesa e fuvvi prima di lei; e avendo già col prete di là entro composto ciò che far voleva, messasi prestamente una delle robe del prete con un cappuccio grande a gote, come noi veggiamo che i preti portano, avendosel tirato un poco innanzi, si mise a sedere in coro. La donna venuta alla chiesa fece domandare il prete. Il prete venne, e udendo dalla donna che confessar si volea disse che non potea udirla ma che le manderebbe un suo compagno; e andatosene, mandò il geloso nella sua malora. Il quale molto contegnoso vegnendo, ancora che egli non fosse molto chiaro il dì e egli s'avesse molto messo il cappuccio innanzi agli occhi, non si seppe sì occultare, che egli non fosse prestamente conosciuto dalla donna; la quale, questo vedendo, disse seco medesimo: “Lodato sia Iddio che costui di geloso è divenuto prete; ma pure lascia fare, ché io gli darò quello che egli va cercando.” Fatto adunque sembiante di non conoscerlo, gli si pose a sedere a' piedi. Messer lo geloso s'avea messe alcune petruzze in bocca, acciò che esse alquanto la favella gl'impedissero, sì che egli a quella dalla moglie riconosciuto non fosse, parendogli in ogn' altra cosa sì del tutto esser divisato, che esser da lei riconosciuto a niun partito credeva. Or venendo alla confessione, tra l'altre cose che la donna gli disse, avendogli prima detto come maritata era, si fu che ella era innamorata d'un prete il quale ogni notte con lei s'andava a giacere. Quando il geloso udì questo, e' gli parve che gli fosse dato d'un coltello nel cuore: e se non fosse che volontà lo strinse di saper più innanzi, egli avrebbe la confessione abbandonata e andatosene; stando adunque fermo domandò la donna: “E come? non giace vostro marito con voi?” La donna rispose: “Messer sì.” “Adunque, “ disse 'l geloso “come vi puote anche il prete giacere?” “Messere, “ disse la donna “il prete con che arte il si faccia non so: ma egli non è in casa uscio sì serrato, che, come egli il tocca, non s'apra; e dicemi egli che, quando egli è venuto a quello della camera mia, anzi che egli l'apra, egli dice certe parole per le quali il mio marito incontanente s'adormenta, e come adormentato il sente, così apre l'uscio e viensene dentro e stassi con meco: e questo non falla mai.” Disse allora il geloso: “Madonna, questo è mal fatto e del tutto egli ve ne conviene rimanere.” A cui la donna disse: “Messere, questo non crederei io mai poter fare per ciò che io l'amo troppo.” “Dunque” disse il geloso “non vi potrò io absolvere.” A cui disse la donna: “Io ne son dolente: io non venni qui per dirvi le bugie; se io il credessi poter fare, io il vi direi.” Disse allora il geloso: “In verità, madonna, di voi m'incresce, ché io vi veggio a questo partito perder l'anima; ma io in servigio di voi ci voglio durar fatica in far mie orazioni speziali a Dio in vostro nome, le quali forse sì vi gioveranno: e sì vi manderò alcuna volta un mio cherichetto a cui voi direte se elle vi saranno giovate o no; e se elle vi gioveranno, sì procederemo innanzi.” A cui la donna disse: “Messer, cotesto non fate voi che voi mi mandiate persona a casa, ché, se il mio marito il risapesse, egli è sì forte geloso, che non gli trarrebbe del capo tutto il mondo che per altro che per male vi si venisse, e non avrei ben con lui di questo anno.” A cui il geloso disse: “Madonna, non dubitate di questo, ché per certo io terrò sì fatto modo, che voi non ne sentirete mai parola da lui.” Disse allora la donna: “Se questo vi dà il cuore di fare, io son contenta”; e fatta la confessione e presa la penitenzia e da' piè levataglisi, se n'andò a udire la messa. Il geloso con la sua mala ventura, soffiando, s'andò a spogliare i panni del prete e tornossi a casa, disideroso di trovar modo da dovere il prete e la moglie trovare insieme per fare un mal giuoco e all'uno e all'altro. La donna tornò dalla chiesa e vide bene nel viso al marito che ella gli aveva data la mala pasqua; ma egli quanto poteva s'ingegnava di nasconder ciò che fatto avea e che saper gli parea. E avendo seco stesso diliberato di dovere la notte vegnente star presso all'uscio della via e aspettare se il prete venisse, disse alla donna: “A me conviene questa sera essere a cena e a albergo altrove, e per ciò serrerai ben l'uscio da via e quello da mezza scala e quello della camera, e quando ti parrà t'andrai a letto.” La donna rispose: “In buona ora.” E quando tempo ebbe se n'andò alla buca e fece il segno usato, il quale come Filippo

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Argomenti: notte vegnente,    solenne guardia,    muro alquanto,    parole sospetto,    cappuccio grande

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