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Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 187spedisse; per che incontanente in presenzia del Saladino il letto con tutto messer Torello fu tolto via, e il Saladino co' suoi baroni di lui ragionando si rimase. Era già nella chiesa di San Piero in Ciel d'oro di Pavia, sì come dimandato avea, stato posato messer Torello con tutti i sopradetti gioielli e ornamenti, e ancor si dormiva, quando sonato già il matutino il sagrestano nella chiesa entrò con un lume in mano, e occorsegli subitamente di vedere il ricco letto. Non solamente si maravigliò ma avuta grandissima paura indietro fuggendo si tornò. Il quale l'abate e' monaci veggendo fuggire si maravigliarono e domandaron della cagione. Il monaco la disse. “Oh!” disse l'abate “e sì non se' tu oggimai fanciullo né se' in questa chiesa nuovo, che tu così leggiermente spaventar ti debbi: ora andiam noi, veggiamo chi t'ha fatto baco.” Accesi adunque più lumi, l'abate con tutti i suoi monaci nella chiesa entrati videro questo letto così maraviglioso e ricco e sopra quello il cavalier che dormiva; e mentre dubitosi e timidi, senza punto al letto accostarsi, le nobili gioie riguardavano, avvenne che, essendo la vertù del beveraggio consumata, che messer Torel destatosi gittò un gran sospiro. Li monaci come questo videro, e l'abate con loro, spaventati e gridando “Domine, aiutaci” tutti fuggirono. Messer Torello, aperti gli occhi e da torno guardatosi, conobbe manifestamente sé essere là dove al Saladino domandato avea, di che forte fu seco contento: per che, a seder levatosi e partitamente guardando ciò che da torno avea, quantunque prima avesse la magnificenzia del Saladin conosciuta, ora gli parve maggiore e più la conobbe. Non per tanto, senza altramenti mutarsi, sentendo i monaci fuggire e avvisatosi il perché, cominciò per nome a chiamar l'abate e a pregarlo che egli non dubitasse, per ciò che egli era Torel suo nepote. L'abate, udendo questo, divenne più pauroso, come colui che per morto l'avea dimolti mesi innanzi; ma dopo alquanto, da veri argomenti rassicurato, sentendosi pur chiamare, fattosi il segno della santa croce andò a lui. Al qual messer Torel disse: “O padre mio, di che dubitate voi? Io son vivo, la Dio mercé, e qui d'oltremar ritornato.” L'abate, con tutto che egli avesse la barba grande e in abito arabesco fosse, pur dopo alquanto il raffigurò: e rassicuratosi tutto il prese per la mano e disse: “Figliuol mio, tu sii il ben tornato” e seguitò: “Tu non ti dei maravigliare della nostra paura, per ciò che in questa terra non ha uomo che non credi fermamente che tu morto sii, tanto che io ti so dire che madonna Adalieta tua moglie, vinta da' prieghi e dalle minacce de' parenti suoi e contra suo volere, è rimaritata; e questa mattina ne dee ire al nuovo marito, e le nozze e ciò che a festa bisogno fa è apparecchiato.” Messer Torello, levatosi di'n su il ricco letto e fatta all'abate e a' monaci maravigliosa festa, ognun pregò che di questa sua tornata con alcun non parlasse infino a tanto che egli non avesse una sua bisogna fornita. Appresso questo, fatte le ricche gioie porre in salvo, ciò che avvenuto gli fosse infino a quel punto raccontò all'abate. L'abate, lieto delle sue fortune, con lui insieme rendé grazie a Dio. Appresso questo domandò messer Torel l'abate chi fosse il nuovo marito della sua donna. L'abate gliele disse. A cui messer Torel disse: “Avanti che di mia tornata si sappia, io intendo di veder che contenenza fia quella di mia mogliere in queste nozze; e per ciò, quantunque usanza non sia le persone religiose andare a così fatti conviti, io voglio che per amor di me voi ordiniate che noi v'andiamo.” L'abate rispose che volentieri; e come giorno fu fatto mandò al nuovo sposo dicendo che con un compagno voleva essere alle sue nozze; a cui il gentile uom rispose che molto gli piacea. Venuta dunque l'ora del mangiare, messer Torello in quello abito che era con l'abate se n'andò alla casa del novello sposo, con maraviglia guatato da chiunque il vedeva ma riconosciuto da nullo; e l'abate a tutti diceva lui essere un saracino mandato dal soldano al re di Francia ambasciadore. Fu adunque messer Torello messo a una tavola appunto rimpetto alla donna sua, la quale egli con grandissimo piacer riguardava, e nel viso gli pareva turbata di queste nozze. Ella similmente alcuna volta guardava lui non già per riconoscenza alcuna che ella n'avesse, ché la barba grande e lo strano abito e la ferma credenza che aveva che egli fosse morto gliele toglievano. Ma poi che tempo parve a messer Torello di volerla tentare se di lui si ricordasse, recatosi in mano l'anello che dalla donna nella sua partita gli era stato donato, si fece chiamare un giovinetto che davanti a lei serviva e dissegli: “Dì da mia parte alla nuova sposa che nelle mie contrade s'usa, quando alcun forestier, come io son qui, mangia al convito d'alcuna sposa nuova, come ella è, in segno d'aver caro che egli venuto vi sia a mangiare ella la coppa con la qual bee gli manda piena di vino; con la qual poi che il forestiere ha bevuto quello che gli piace, ricoperchiata la coppa, la sposa bee il rimanente.” Il giovinetto fé l'ambasciata alla donna, la quale, sì come costumata e savia, credendo costui essere un gran barbassoro, per mostrare d'avere a grado la sua venuta, una gran coppa dorata la qual davanti avea comandò che lavata fosse e empiuta di vino e portata al gentile uomo; e così fu fatto. Messer Torello, avendosi l'anello di lei messo in bocca, sì fece che bevendo il lasciò cader nella coppa, senza avvedersene alcuno, e poco vino lasciatovi quella ricoperchiò e mandò alla donna. La quale presala, acciò che l'usanza da lui compiesse, scoperchiatala, se la mise a bocca e vide l'anello e senza dire alcuna cosa alquanto il riguardò: e riconosciuto che egli era quello che dato avea nel suo partire a messer Torello, presolo e fiso guardato colui il qual forestier credeva e già conoscendolo, quasi furiosa divenuta fosse gittata in terra la tavola che davanti aveva, gridò: “Questi è il mio signore, questi veramente è messer Torello!” E corsa alla tavola alla quale esso sedeva, senza avere riguardo a' suoi drappi o a cosa che sopra la tavola fosse, gittatasi oltre quanto poté, l'abracciò strettamente, né mai dal suo collo fu potuta, per detto o per fatto d'alcuno che quivi fosse, levare infino a tanto che per messer Torello non le fu detto che alquanto sopra sé stesse, per ciò che tempo da abracciarlo le sarebbe ancora prestato assai. Allora ella drizzatasi, essendo già le nozze tutte turbate e in parte più liete che mai per lo racquisto d'un così fatto cavaliere, pregandone egli, ogn'uomo stette cheto; per che messer Torello dal dì della sua partita infino a quel punto ciò che avvenuto gli era a tutti narrò, conchiudendo che al gentile uomo, il quale, lui morto credendo, aveva la sua donna per moglie presa, se egli essendo vivo la si ritoglieva, non doveva spiacere. Il nuovo sposo, quantunque alquanto scornato fosse, liberamente e come amico rispose che delle sue cose era nel suo volere quel farne che più le piacesse. La donna e l'anella e la corona avute dal nuovo sposo quivi lasciò e quello che della coppa aveva tratto si mise e similmente la corona mandatale dal soldano: e usciti della casa dove erano, con tutta la pompa delle nozze infino alla casa di messer Torel se n'andarono; e quivi gli sconsolati amici e parenti e tutti i citadini, che quasi per un miracolo il riguardavano, con lunga e lieta festa racconsolarono. Messer Torello, fatta delle sue care gioie parte e a colui che avute aveva le spese delle nozze e all'abate e a molti altri, e per più d'un messo significata la sua felice repatriazione al Saladino, suo amico e suo servidor ritenendosi, più anni con la sua valente donna poi visse, più cortesia usando che mai. Cotale adunque fu il fine delle noie di messer Torello e di quelle della sua cara donna e il guiderdone delle lor liete e preste cortesie; le quali Tag: abate torello donna nozze tutti nuovo fatto letto coppa Argomenti: barba grande, ricco letto, strano abito, nuovo sposo, abito arabesco Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Garibaldi di Francesco Crispi Il colore del tempo di Federico De Roberto La famiglia dell'antiquario di Carlo Goldoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerte Capodanno Copenaghen Caratteristiche del mixed wrestling Come fare il profumo in casa Quando e come innaffiare le orchidee Scelta e abbigliamento del testimone di nozze
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