Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 49

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bosco, il menò seco e quivi gli fece tagliar delle legne: poscia, messogli l'asino innanzi, con suoi cenni gli fece intendere che a casa ne le recasse. Costui il fece molto bene, per che il castaldo a far fare certe bisogne che gli eran luogo più giorni vel tenne: de' quali avvenne che uno la badessa il vide e domandò il castaldo chi egli fosse. Il quale le disse: “Madonna, questi è un povero uomo mutolo e sordo, il quale un di questi dì ci venne per limosina, sì che io gli ho fatto bene e hogli fatte fare assai cose che bisogno c'erano. Se egli sapesse lavorare l'orto e volesseci rimanere, io mi credo che noi n'avremmo buon servigio, per ciò che egli ci bisogna, e egli è forte e potrebbene l'uomo fare ciò che volesse: e oltre a questo non vi bisognerebbe d'aver pensiero che egli motteggiasse queste vostre giovani.” A cui la badessa disse: “In fé di Dio tu di' il vero! sappi se egli sa lavorare e ingegnati di ritenercelo: dagli qualche paio di scarpette, qualche cappuccio vecchio, e lusingalo, fagli vezzi, dagli ben da mangiare.” Il castaldo disse di farlo. Masetto non era guari lontano, ma faccendo vista di spazzar la corte tutte queste parole udiva e seco lieto diceva: “Se voi mi mettete costà entro, io vi lavorerò sì l'orto, che mai non vi fu così lavorato.” Ora, avendo il castaldo veduto che egli ottimamente sapeva lavorare e con cenni domandatolo se egli voleva star quivi e costui con cenni rispostogli che far volea ciò che egli volesse, avendolo ricevuto, gl'impose che egli l'orto lavorasse e mostrogli quello che a fare avesse; poi andò per altre bisogne del monistero e lui lasciò. Il quale lavorando l'un dì appresso l'altro, le monache incominciarono a dargli noia e a metterlo in novelle, come spesse volte avviene che altri fa de' mutoli, e dicevangli le più scellerate parole del mondo, non credendo da lui essere intese; e la badessa, che forse stimava che egli così senza coda come senza favella fosse, di ciò poco o niente si curava. Or pure avvenne che, costui un dì avendo lavorato molto e riposandosi, due giovinette monache, che per lo giardino andavano, s'appressarono là dove egli era e lui che sembiante facea di dormire cominciarono a riguardare; per che l'una, che alquanto era più baldanzosa, disse all'altra: “Se io credessi che tu mi tenessi credenza, io ti direi un pensiero che io ho avuto più volte, il quale forse anche a te potrebbe giovare.” L'altra rispose: “Dì sicuramente, ché per certo io nol dirò mai a persona.” Allora la baldanzosa incominciò: “Io non so se tu t'hai posto mente come noi siamo tenute strette, né che mai qua entro uomo alcuno osa entrare se non il castaldo ch'è vecchio e questo mutolo; e io ho più volte a più donne che a noi son venute udito dire che tutte l'altre dolcezze del mondo sono una beffa a rispetto di quella quando la femina usa con l'uomo. Per che io m'ho più volte messo in animo, poi che con altrui non posso, di volere con questo mutolo provare se così è; e egli è il miglior del mondo da ciò costui, ché, perché egli pur volesse, egli nol potrebbe né saprebbe ridire: tu vedi che egli è un cotal giovanaccio sciocco, cresciuto innanzi al senno. Volentieri udirei quello che a te ne pare.” “Oimè!” disse l'altra “che è quel che tu di'? non sai tu che noi abbiamo promessa la verginità nostra a Dio?” “Oh” disse colei “quante cose gli si promettono tutto il dì, che non se ne gli attiene niuna! se noi gliele abbiam promessa, truovisi un'altra o dell'altre che gliele attengano.” A cui la compagna disse: “O se noi ingravidassimo, come andrebbe il fatto?” Quella allora disse: “Tu cominci a aver pensiero del mal prima che egli ti venga: quando cotesto avvenisse, allora si vorrà pensare; egli ci avrà mille modi da fare sì che mai non si saprà, pur che noi medesime nol diciamo.” Costei, udendo ciò, avendo già maggior voglia che l'altra di provare che bestia fosse l'uomo, disse: “Or bene, come faremo?” A cui colei rispose: “Tu vedi che egli è in su la nona: io mi credo che le suore sieno tutte a dormire, se non noi; guatiamo per l'orto se persona ci è, e s'egli non c'è persona, che abbian noi a far se non a pigliarlo per mano e menarlo in questo capannetto, là dove egli fugge l'acqua, e quivi l'una si stea dentro con lui e l'altra faccia la guardia? Egli è sì sciocco, che egli s'acconcerà comunque noi vorremo.” Masetto udiva tutto questo ragionamento, e disposto a ubidire niuna cosa aspettava se non l'esser preso dall'una di loro. Queste, guardato ben per tutto e veggendo che da niuna parte potevano esser vedute, appressandosi quella, che mosse avea le parole, a Masetto, lui destò, e egli incontanente si levò in piè; per che costei con atti lusinghevoli presolo per la mano, e egli faccendo cotali risa sciocche, il menò nel capannetto, dove Masetto senza farsi troppo invitare quel fece che ella volle. La quale, sì come leale compagna, avuto quel che volea, diede all'altra luogo, e Masetto, pur mostrandosi semplice, faceva il lor volere; per che, avanti che quindi si dipartissono, da una volta in sù ciascuna provar volle come il mutolo sapeva cavalcare: e poi, seco spesse volte ragionando, dicevano che bene era così dolce cosa, e più, come udito aveano: e prendendo a convenevoli ore tempo, col mutolo s'andavano a trastullare. Avvenne un giorno che una lor compagna, da una finestretta della sua cella di questo fatto avvedutasi, a due altre il mostrò; e prima tennero ragionamento insieme di doverle accusare alla badessa, poi, mutato consiglio e con loro accordatesi, partefici divennero del poder di Masetto: alle quali l'altre tre per diversi accidenti divenner compagne in varii tempi. Ultimamente la badessa, che ancora di queste cose non s'accorgea, andando un dì tutta sola per lo giardino, essendo il caldo grande, trovò Masetto, il quale di poca fatica il dì per lo troppo cavalcar della notte aveva assai, tutto disteso all'ombra d'un mandorlo dormirsi; e avendogli il vento i panni dinanzi levati indietro, tutto stava scoperto. La qual cosa riguardando la donna, e sola vedendosi, in quello medesimo appetito cadde che cadute erano le sue monacelle; e destato Masetto seco nella sua camera nel menò, dove parecchi giorni, con gran querimonia dalle monache fatta che l'ortolano non venia a lavorar l'orto, il tenne, provando e riprovando quella dolcezza la quale essa prima all'altre solea biasimare. Ultimamente della sua camera alla stanzia di lui rimandatolone e molto spesso rivolendolo e oltre a ciò più che parte volendo da lui, non potendo Masetto sodisfare a tante, s'avisò che il suo esser mutolo gli potrebbe, se più stesse, in troppo gran danno resultare; e per ciò una notte, con la badessa essendo, rotto lo scilinguagnolo cominciò a dire: “Madonna, io ho inteso che un gallo basta assai bene a diece galline, ma che diece uomini posson male o con fatica una femina sodisfare, dove a me ne convien servir nove; al che per cosa del mondo io non potrei durare, anzi sono io, per quello che infino a qui ho fatto, a tal venuto che io non posso fare né poco né molto; e per ciò o voi mi lasciate andar con Dio o voi a questa cosa trovate modo.” La donna, udendo costui parlare il quale ella teneva mutolo, tutta stordì e disse: “Che è questo? Io credeva che tu fossi mutolo.” “Madonna, “ disse Masetto “io era ben così ma non per natura, anzi per una infermità che la favella mi tolse, e solamente da prima questa notte la mi sento essere restituita, di che io lodo Idio quant'io posso.” La donna sel credette e domandollo che volesse dir ciò che egli a nove aveva a servire. Masetto le disse il fatto; il che la badessa udendo, s'accorse che monaca non avea che molto più savia non fosse di lei: per che, come discreta, senza lasciar Masetto partire, dispose di voler con le sue monache trovar modo a questi fatti, acciò che da Masetto non fosse il monistero vituperato. E essendo di quei

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