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Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 63abbraccialo.” La donna, che altro non disiderava, non fu lenta in questo a ubidire il marito; per che levatasi, come l'altre avevan fatto, così ella abbracciandolo gli fece lieta festa. Questa liberalità d'Aldobrandino piacque molto a' fratelli di Tedaldo e a ciascuno uomo e donna che quivi era, e ogni rugginuzza, che fosse nata nelle menti d'alcuni dalle parole state, per questo si tolse via. Fatta adunque da ciascun festa a Tedaldo, esso medesimo stracciò li vestimenti neri indosso a' fratelli e i bruni alle sirocchie e alle cognate e volle che quivi altri vestimenti si facessero venire; li quali poi che rivestiti furono, canti e balli con altri sollazzi vi si fecero assai: per la qual cosa il convito, che tacito principio avuto avea, ebbe sonoro fine. E con grandissima allegrezza, così come eran, tutti a casa di Tedaldo n'andarono, e quivi la sera cenarono; e più giorni appresso, questa maniera tegnendo, la festa continuarono. Li fiorentini più giorni quasi come uno uomo risuscitato e maravigliosa cosa riguardaron Tedaldo; e a molti, e a' fratelli ancora, n'era un cotal dubbio debole nell'animo se fosse desso o no, e non credevano ancor fermamente, né forse avrebber fatto a pezza, se un caso avvenuto non fosse che lor chiarò chi fosse stato l'ucciso: il qual fu questo. Passavano un giorno fanti di Lunigiana davanti a casa loro, e vedendo Tedaldo gli si fecero incontro dicendo: “Ben possa star Faziuolo!” A' quali Tedaldo in presenzia de' fratelli rispose: “Voi m'avete colto in iscambio.” Costoro, udendol parlare, si vergognarono e chiesongli perdono dicendo: “In verità che voi risomigliate, più che uomo che noi vedessimo mai risomigliare un altro, un nostro compagno il qual si chiama Faziuolo da Pontriemoli, che venne, forse quindici dì o poco più fa, qua, né mai potemmo poi sapere che di lui si fosse. Bene è vero che noi ci maravigliavamo dell'abito, per ciò che esso era, sì come noi siamo, masnadiere.” Il maggior fratel di Tedaldo, udendo questo, si fece innanzi e domandò di che fosse stato vestito quel Faziuolo. Costoro il dissero, e trovossi appunto così essere stato come costoro dicevano; di che, tra per questo e per gli altri segni, riconosciuto fu colui che era stato ucciso essere stato Faziuolo e non Tedaldo, laonde il sospetto di lui uscì a' fratelli e a ciascuno altro. Tedaldo adunque, tornato ricchissimo, perseverò nel suo amare, e senza più turbarsi la donna, discretamente operando, lungamente goderon del loro amore. Dio faccia noi goder del nostro.– 8 Ferondo, mangiata certa polvere, è sotterrato per morto; e dall'abate, che la moglie di lui si gode, tratto della sepoltura è messo in prigione e fattogli credere che egli è in Purgatoro; e poi risuscitato, per suo nutrica un figliuol dell'abate nella moglie di lui generato. Venuta la fine della lunga novella d'Emilia, non per ciò dispiaciuta a alcuno per la sua lunghezza, ma da tutti tenuto che brievemente narrata fosse stata avendo rispetto alla quantità e alla varietà de' casi in essa raccontati, per che la reina, alla Lauretta con un sol cenno mostrato il suo disio, le diè cagione di così cominciare: –Carissime donne, a me si para davanti a doversi far raccontare una verità che ha, troppo più che di quello che ella fu, di menzogna sembianza; e quella nella mente m'ha ritornata l'avere udito un per un altro essere stato pianto e sepellito. Dirò adunque come un vivo per morto sepellito fosse, e come poi per risuscitato, e non per vivo, egli stesso e molti altri lui credessero essere della sepoltura uscito, colui di ciò essendo per santo adorato che come colpevole ne dovea più tosto essere condannato. Fu adunque in Toscana una badia, e ancora è, posta, sì come noi ne veggiam molte, in luogo non troppo frequentato dagli uomini, nella quale fu fatto abbate un monaco, il quale in ogni cosa era santissimo fuori che nell'opera delle femine: e questo sapeva sì cautamente fare, che quasi niuno, non che il sapesse, ma ne suspicava; per che santissimo e giusto era tenuto in ogni cosa. Ora avvenne che, essendosi molto con l'abate dimesticato un ricchissimo villano il quale avea nome Ferondo, uomo materiale e grosso senza modo (né per altro la sua dimestichezza piaceva all'abate, se non per alcune recreazioni le quali talvolta pigliava delle sue simplicità), e in questa dimestichezza s'accorse l'abate Ferondo avere una bellissima donna per moglie, della quale esso sì ferventemente s'innamorò, che a altro non pensava né dì né notte. Ma udendo che, quantunque Ferondo fosse in ogni altra cosa semplice e dissipato, in amare questa sua moglie e guardarla bene era savissimo, quasi se ne disperava. Ma pure, come molto avveduto, recò a tanto Ferondo, che egli insieme con la sua donna a prendere alcun diporto nel giardino della badia venivano alcuna volta: e quivi con loro della beatitudine di vita eterna e di santissime opere di molti uomini e donne passate ragionava modestissimamente loro, tanto che alla donna venne disidero di confessarsi da lui e chiesene la licenzia da Ferondo e ebbela. Venuta adunque a confessarsi la donna all'abate con grandissimo piacere di lui e a' piè postaglisi a sedere, anzi che a dire altro venisse, incominciò: “Messere, se Idio m'avesse dato marito o non me l'avesse dato, forse mi sarebbe agevole co' vostri ammaestramenti d'entrare nel camino che ragionato n'avete che mena altrui a vita eterna; ma io, considerato chi è Ferondo e la sua stoltizia, mi posso dir vedova, e pur maritata sono, in quanto, vivendo esso, altro marito aver non posso; e egli, così matto come egli è, senza alcuna cagione è sì fuori d'ogni misura geloso di me, che io per questo altro che in tribulazione e in mala ventura con lui viver non posso. Per la qual cosa, prima che io a altra confession venga, quanto più posso umilmente vi priego che sopra questo vi piaccia darmi alcun consiglio, per ciò che, se quinci non comincia la cagione del mio bene potere adoperare, il confessarmi o altro ben fare poco mi gioverà.” Questo ragionamento con gran piacere toccò l'animo dell'abate, e parvegli che la fortuna gli avesse al suo maggior disidero aperta la via, e disse: “Figliuola mia, io credo che gran noia sia a una bella e dilicata donna, come voi siete, aver per marito un mentecatto, ma molto maggior la credo essere l'avere un geloso: per che, avendo voi e l'uno e l'altro, agevolmente ciò che della vostra tribulazion dite vi credo. Ma a questo, brievemente parlando, niuno né consiglio né rimedio veggo fuor che uno, il quale è che Ferondo di questa gelosia si guerisca. La medicina da guerillo so io troppo ben fare, pur che a voi dea il cuore di segreto tenere ciò che io vi ragionerò.” La donna disse: “Padre mio, di ciò non dubitate, per ciò che io mi lascerei innanzi morire che io cosa dicessi a altrui che voi mi diceste che io non dicessi: ma come si potrà far questo?” Rispose l'abate: “Se noi vogliamo che egli guerisca, di necessità convien che egli vada in Purgatorio.” “E come” disse la donna “vi potrà egli andar vivendo?” Disse l'abate: “Egli convien ch'e' muoia, e così v'andrà; e quando tanta pena avrà sofferta che egli di questa sua gelosia sarà gastigato, noi con certe orazioni pregheremo Idio che in questa vita il ritorni, e Egli il farà.” “Adunque, “ disse la donna “debbo io rimaner vedova?” “Sì, “ rispose l'abate “per un certo tempo, nel quale vi converrà molto ben guardare che voi a alcun non vi lasciate rimaritare, per ciò che Idio l'avrebbe per male, e tornandoci Ferondo vi converrebbe a lui tornare, e sarebbe più geloso che mai.” La donna disse: “Pur che egli di questa mala ventura guerisca, ché egli non mi convenea sempre stare in prigione, io son contenta; fate come vi piace.” Disse allora l'abate: “E io il farò; ma che guiderdone debbo io aver da voi di così fatto servigio?” “Padre mio, “ disse la donna “ciò che vi piace, pur che io possa: ma Tag: donna noi essere abate uomo marito altri posso fatto Argomenti: ciascuno uomo, tacito principio, uomo materiale, misura geloso Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Caratteristiche del mixed wrestling Come affrontare la paura del tradimento Cosa dare da mangiare a un gatto adulto Come chiedere il divorzio (per donne) Il Boa constrictor
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