Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 85

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altra guisa. Ella non si ricordava di lui se non come se mai non l'avesse veduto, e se pure alcuna cosa se ne ricordava sì mostrava il contrario. Di che in assai piccolo spazio di tempo il giovane s'accorse, e non senza suo grandissimo dolore, ma nondimeno ogni cosa faceva che poteva per rientrarle nell'animo; ma niente parendogli adoperare, si dispose, se morir ne dovesse, di parlarle esso stesso. E da alcun vicino informatosi come la casa di lei stesse, una sera che a vegghiare erano ella e 'l marito andati con lor vicini, nascosamente dentro v'entrò e nella camera di lei dietro a teli di trabacche che tesi v'erano si nascose; e tanto aspettò, che, tornati costoro e andatisene a letto, sentì il marito di lei adormentato, e là se ne andò dove veduto aveva che la Salvestra coricata s'era; e postale la sua mano sopra il petto pianamente disse: “O anima mia, dormi tu ancora?” La giovane, che non dormiva, volle gridare, ma il giovane prestamente disse: “Per Dio, non gridare, ché io sono il tuo Girolamo.” Il che udendo costei, tutta tremante disse: “Deh, per Dio, Girolamo, vattene: egli è passato quel tempo che alla nostra fanciullezza non si disdisse l'essere innamorati. Io sono, come tu vedi, maritata; per la qual cosa più non sta bene a me d'attendere a altro uomo che al mio marito. Per che io ti priego per solo Idio che tu te ne vada, ché se mio marito ti sentisse, pogniamo che altro male non ne seguisse, sì ne seguirebbe che mai in pace né in riposo con lui viver potrei, dove ora amata da lui in bene e in tranquillità con lui mi dimoro.” Il giovane, udendo queste parole, sentì noioso dolore; e ricordatole il passato tempo e 'l suo amore mai per distanzia non menomato, e molti prieghi e promesse grandissime mescolate, niuna cosa ottenne. Per che, disideroso di morire, ultimamente la pregò che in merito di tanto amore ella sofferisse che egli allato a lei si coricasse tanto che alquanto riscaldar si potesse, ché era agghiacciato aspettandola, promettendole che né le direbbe alcuna cosa né la toccherebbe, e come un poco riscaldato fosse se n'andrebbe. La Salvestra, avendo un poco compassion di lui, con le condizioni date da lui il concedette. Coricossi adunque il giovane allato a lei senza toccarla: e raccolti in un pensiero il lungo amor portatole e la presente durezza di lei e la perduta speranza, diliberò di più non vivere; e ristretti in sé gli spiriti, senza alcun motto fare, chiuse le pugna allato a lei si morì. E dopo alquanto spazio la giovane maravigliandosi della sua contenenza, temendo non il marito si svegliasse, cominciò a dire: “Deh, Girolamo, ché non te ne vai tu?” Ma non sentendosi rispondere, pensò lui essere adormentato: per che, stesa oltre la mano, acciò che si svegliasse il cominciò a tentare, e toccandolo il trovò come ghiaccio freddo, di che ella si maravigliò forte; e toccatolo con più forza e sentendo che egli non si movea, dopo più ritoccarlo cognobbe che egli era morto: di che oltre modo dolente stette gran pezza senza saper che farsi. Alla fine prese consiglio di volere in altrui persone tentar quello che il marito dicesse da farne; e destatolo quello che presenzialmente a lui avvenuto era disse essere a un'altra intervenuto, e poi il domandò se a lei avvenisse che consiglio ne prenderebbe. Il buono uomo rispose che a lui parrebbe che colui che morto fosse si dovesse chetamente riportare a casa sua e quivi lasciarlo, senza alcuna malavoglienza alla donna portarne, la quale fallato non gli pareva ch'avesse. Allora la giovane disse: “E così convien fare a noi”, e presagli la mano, gli fece toccare il morto giovane. Di che egli tutto smarrito si levò sù: e, acceso un lume, senza entrar con la moglie in altre novelle, il morto corpo de' suoi panni medesimi rivestito e senza alcuno indugio, aiutandogli la sua innocenzia, levatoselo in su le spalle, alla porta della casa di lui nel portò e quivi il pose e lasciollo stare. E venuto il giorno e veduto costui davanti all'uscio suo morto, fu fatto il romor grande, e spezialmente dalla madre; e cerco per tutto e riguardato e non trovatoglisi piaga né percossa alcuna per li medici, generalmente fu creduto lui di dolore esser morto così come era. Fu adunque questo corpo portato in una chiesa, e quivi venne la dolorosa madre con molte altre donne parenti e vicine, e sopra lui cominciaron dirottamente, secondo l'usanza nostra, a piagnere e a dolersi. E mentre il corrotto grandissimo si facea, il buono uomo, in casa cui morto era, disse alla Salvestra: “Deh, ponti alcun mantello in capo e va a quella chiesa dove Girolamo è stato recato e mettiti tralle donne e ascolterai quello che di questo fatto si ragiona; e io farò il simigliante tra gli uomini, acciò che noi sentiamo se alcuna cosa contro a noi si dicesse.” Alla giovane, che tardi era divenuta pietosa, piacque, sì come a colei che morto disiderava di veder colui a cui vivo non avea voluto d'un sol bascio piacere; e andovvi. Maravigliosa cosa è a pensare quanto sieno difficili a investigare le forze d'amore! Quel cuore, il quale la lieta fortuna di Girolamo non aveva potuto aprire, la misera l'aperse, e l'antiche fiamme risuscitatevi tutte subitamente mutò in tanta pietà, come ella il viso morto vide, che sotto il mantel chiusa, tra donna e donna mettendosi, non ristette prima che al corpo fu pervenuta; e quivi, mandato fuori uno altissimo strido, sopra il morto giovane si gittò col suo viso, il quale non bagnò di molte lagrime, per ciò che prima nol toccò che, come al giovane il dolore la vita aveva tolta, così a costei tolse. Ma poi che, riconfortandola le donne e dicendole che sù si levasse alquanto, non conoscendola ancora, e poi che ella non si levava, levar volendola e immobile trovandola, pur sollevandola, a una ora lei essere la Salvestra e morta conobbero; di che tutte le donne che quivi erano, vinte da doppia pietà, rincominciarono il pianto assai maggiore. Sparsesi fuor della chiesa tra gli uomini la novella: la quale pervenuta agli orecchi del marito di lei, che tra loro era, senza ascoltare consolazione o conforto da alcuno, per lungo spazio pianse; e poi a assai di quegli che v'erano raccontata la storia stata la notte di questo giovane e della moglie, manifestamente per tutti si seppe la cagione della morte di ciascuno, il che a tutti dolfe. Presa adunque la morta giovane e lei così ornata come s'acconciano i corpi morti, sopra quel medesimo letto allato al giovane la posero a giacere, e quivi lungamente pianta, in una medesima sepoltura furono sepelliti amenduni: e loro, li quali amor vivi non aveva potuti congiugnere, la morte congiunse con inseparabile compagnia.– 9 Messer Guglielmo Rossiglione dà a mangiare alla moglie sua il cuore di messer Guiglielmo Guardastagno ucciso da lui e amato da lei; il che ella sappiendo poi, si gitta da un'alta finestra in terra e muore, e col suo amante è sepellita. Essendo la novella di Neifile finita, non senza aver gran compassion messa in tutte le sue compagne, il re, il quale non intendeva di guastare il privilegio di Dioneo, non essendovi altri a dire, incominciò: –Èmmisi parata dinanzi, pietose donne, una novella alla qual, poi che così degl'infortunati casi d'amore vi duole, vi converrà non meno di compassione avere che alla passata, per ciò che da più furono coloro a' quali ciò che io dirò avvenne e con più fiero accidente che quegli de' quali è parlato. Dovete adunque sapere che, secondo che raccontano i provenzali, in Provenza furon già due nobili cavalieri, de' quali ciascuno e castella e vassalli aveva sotto di sé: e aveva l'un nome messer Guiglielmo Rossiglione e l'altro messer Guiglielmo Guardastagno. E perciò che l'uno e l'altro era prod'uomo molto nell'arme, s'armavano assai e in costume avean d'andar sempre a ogni torneamento o giostra o altro fatto d'arme insieme e vestiti d'una assisa. E come che ciascun dimorasse in un suo castello e fosse l'uno dall'altro lontano ben

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Argomenti: buono uomo,    lungo spazio,    tanto amore,    piccolo spazio,    alquanto spazio

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