Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 101

Testo di pubblico dominio

compagne assai, forse non meno da amor sospinti che da paura di tempo: e essendo già tanto entrati innanzi alla donna e agli altri, che appena si vedevano, avvenne che dopo molti tuoni subitamente una gragnuola grossissima e spessa cominciò a venire, la quale la donna con la sua compagnia fuggì in casa d'un lavoratore. Pietro e la giovane, non avendo più presto rifugio, se n'entrarono in una chiesetta antica e quasi tutta caduta, nella quale persona non dimorava; e in quella sotto un poco di tetto, che ancora rimaso v'era, si ristrinsono amenduni, e costrinsegli la necessità del poco coperto a toccarsi insieme; il qual toccamento fu cagione di rassicurare un poco gli animi a aprire gli amorosi disii. E prima cominciò Pietro a dire: “Or volesse Idio che mai, dovendo io stare come io sto, questa grandine non ristesse!” E la giovane disse: “Ben mi sarebbe caro!” E da queste parole vennero a pigliarsi per mano e strignersi, e da questo a abracciarsi e poi a basciarsi, grandinando tuttavia; e acciò che io ogni particella non racconti, il tempo non si racconciò prima che essi, l'ultime dilettazioni d'amor conosciute, a dover segretamente l'un dell'altro aver piacere ebbero ordine dato. Il tempo malvagio cessò, e all'entrar della città, che vicina era, aspettata la donna, con lei a casa se ne tornarono. Quivi alcuna volta, con assai discreto ordine e segreto, con gran consolazione insieme si ritrovarono; e sì andò la bisogna che la giovane ingravidò, il che molto fu e all'uno e all'altro discaro; per che ella molte arti usò per dovere contro al corso della natura disgravidare, né mai le poté venir fatto. Per la qual cosa Pietro, della vita di se medesimo temendo, diliberato di fuggirsi, gliele disse; la quale udendolo disse: “Se tu ti parti, senza alcun fallo io m'ucciderò.” A cui Pietro, che molto l'amava, disse: “Come vuoi tu, donna mia, che io qui dimori? La tua gravidezza scoprirà il fallo nostro: a te fia perdonato leggiermente, ma io misero sarò colui a cui del tuo peccato e del mio converrà portare la pena.” Al quale la giovane disse: “Pietro, il mio peccato si saprà bene, ma sii certo che il tuo, se tu nol dirai, non si saprà mai.” Pietro allora disse: “Poi che tu così mi prometti, io starò: ma pensa d'osservarlomi.” La giovane, che quanto più potuto aveva la sua pregnezza tenuta aveva nascosa, veggendo, per lo crescer che 'l corpo facea, più non poterla nascondere, con grandissimo pianto un dì il manifestò alla madre, lei per la sua salute pregando. La donna, dolente senza misura, le disse una gran villania e da lei volle sapere come andata fosse la cosa. La giovane, acciò che a Pietro non fosse fatto male, compose una sua favola, in altre forme la verità rivolgendo. La donna la si credette, e per celare il difetto della figliuola a una lor possessione ne la mandò. Quivi, sopravenuto il tempo del partorire, gridando la giovane come le donne fanno, non avvisandosi la madre di lei che quivi messer Amerigo, che quasi mai usato non era, dovesse venire, avvenne che, tornando egli da uccellare e passando lunghesso la camera dove la figliuola gridava, maravigliandosi, subitamente entrò dentro e domandò che questo fosse. La donna, veggendo il marito sopravenuto, dolente levatasi, ciò che alla figliuola era intervenuto gli raccontò; ma egli, men presto a creder che la donna non era stata, disse ciò non dovere esser vero che ella non sapesse di cui gravida fosse, e per ciò del tutto il voleva sapere, e dicendolo essa potrebbe la sua grazia racquistare: se non, pensasse senza alcuna misericordia di morire. La donna s'ingegnò, in quanto poteva, di dover fare stare contento il marito a quello che ella aveva detto, ma ciò era niente. Egli, salito in furore, con la spada ignuda in mano sopra la figliuola corse, la quale mentre di lei il padre teneva in parole aveva un figliuol maschio partorito, e disse: “O tu manifesta di cui questo parto si generasse, o tu morrai senza indugio.” La giovane, la morte temendo, rotta la promessa fatta a Pietro, ciò che tra lui e lei stato era tutto aperse; il che udendo il cavaliere e fieramente divenuto fellone, appena d'ucciderla si ritenne; ma poi che quello che l'ira gli apparecchiava detto l'ebbe, rimontato a cavallo a Trapani se ne venne e a uno messer Currado, che per lo re v'era capitano, la ingiuria fattagli da Pietro contatagli, subitamente, non guardandosene egli, il fé pigliare; e, messolo al martorio, ogni cosa fatta confessò. E essendo dopo alcun dì dal capitano condannato che per la terra frustato fosse e poi appiccato per la gola, acciò che una medesima ora togliesse di terra i due amanti e il lor figliuolo, messere Amerigo, al quale per avere a morte condotto Pietro non era l'ira uscita, mise veleno in un nappo con vino e quello diede a un suo famigliare e un coltello ignudo con esso, e disse: “Va con queste due cose alla Violante e sì le dì da mia parte che prestamente prenda qual vuole l'una di queste due morti, o del veleno o del ferro: se non, che io nel cospetto di quanti cittadini ci ha la farò ardere sì come ella ha meritato; e fatto questo, piglierai il figliuolo pochi dì fa da lei partorito e, percossogli il capo al muro, il gitta a mangiare a' cani.” Data dal fiero padre questa crudel sentenzia contro alla figliuola e al nepote, il famigliare, più a male che a ben disposto, andò via. Pietro condennato, essendo da' famigliari menato alle forche frustando, passò, sì come a color che la brigata guidavano piacque, davanti a uno albergo dove tre nobili uomini d'Erminia erano, li quali dal re d'Erminia a Roma ambasciadori eran mandati a trattar col Papa di grandissime cose per un passaggio che far si dovea, quivi smontati per rinfrescarsi e riposarsi alcun dì e molto stati onorati da' nobili uomini di Trapani e spezialmente da messere Amerigo. Costoro, sentendo passare coloro che Pietro menavano, vennero a una finestra a vedere. Era Pietro dalla cintura in sù tutto ignudo e con le mani legate di dietro; il quale riguardando l'uno de' tre ambasciadori, che uomo antico era e di grande autorità, nominato Fineo, gli vide nel petto una gran macchia di vermiglio, non tinta ma naturalmente nella pelle infissa, a guisa che quelle sono che le donne qua chiamano ‘rose’. La qual veduta, subitamente nella memoria gli corse un suo figliuolo, il quale, già erano quindici anni passati, da' corsali gli era stato sopra la marina di Laiazzo tolto, né mai n'aveva potuta saper novella. E considerando l'età del cattivello che frustato era, avvisò, se vivo fosse il suo figliuolo, dovere di cotale età essere di quale colui pareva; e cominciò a sospicar per quel segno non costui desso fosse; e pensossi, se desso fosse, lui ancora doversi del nome suo e di quel del padre e della lingua ermina ricordare. Per che, come gli fu vicino, chiamò: “O Teodoro!” La qual voce Pietro udendo, subitamente levò il capo: al quale Fineo in ermino parlando disse: “Onde fosti? e cui figliuolo?” Li sergenti che il menavano, per reverenza del valente uomo, il fermarono, sì che Pietro rispose: “Io fui d'Erminia, figliuolo d'uno che ebbe nome Fineo, qua piccol fanciul trasportato da non so che gente.” Il che Fineo udendo, certissimamente conobbe lui essere il figliuolo che perduto avea: per che piagnendo co' suoi compagni discese giuso e lui tra tutti i sergenti corse a abracciare; e gittatogli addosso un mantello d'un ricchissimo drappo che indosso avea, pregò colui che a guastare il menava che gli piacesse d'attender tanto quivi, che di doverlo rimenare gli venisse il comandamento. Colui rispose che l'attenderebbe volentieri. Aveva già Fineo saputa la cagione per che costui era menato a morire, sì come la fama l'aveva portata per tutto; per che prestamente co' suoi compagni e con la loro famiglia n'ando a messer Currado, e sì gli disse: “Messere, colui il quale voi mandate a morir come servo è libero uomo e mio figliuolo, e è presto

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Argomenti: discreto ordine,    coltello ignudo,    tempo malvagio,    fiero padre,    uomo antico

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