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Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 178veder dovea. Il re, il quale liberale e benigno signore era, avendo poi più volte pensato alle cose udite da Minuccio e conoscendo ottimamente la giovane e la sua bellezza, divenne ancora più che non era pietoso; e in su l'ora del vespro montato a cavallo, sembiante faccendo d'andare a suo diporto, pervenne là dov'era la casa dello speziale: e quivi, fatto domandare che aperto gli fosse un bellissimo giardino il quale lo speziale avea, in quello smontò e dopo alquanto domandò Bernardo che fosse della figliuola, se egli ancora maritata l'avesse. Rispose Bernardo: “Monsignore, ella non è maritata, anzi è stata e ancora è forte malata: è il vero che da nona in qua ella è maravigliosamente migliorata.” Il re intese prestamente quello che questo miglioramento voleva dire e disse: “In buona fé, danno sarebbe che ancora fosse tolta al mondo sì bella cosa: noi la vogliamo venire a visitare.” E con due compagni solamente e con Bernardo nella camera di lei poco appresso se n'andò e, come là entro fu, s'accostò al letto dove la giovane alquanto sollevata con disio l'aspettava e lei per la man prese dicendo: “Madonna, che vuol dir questo? voi siete giovane e dovreste l'altre confortare, e voi vi lasciate aver male? Noi vi vogliam pregare che vi piaccia per amor di noi di confortarvi in maniera che voi siate tosto guerita.” La giovane, sentendosi toccare alle mani di colui il quale ella sopra tutte le cose amava, come che ella alquanto si vergognasse, pur sentiva tanto piacere nell'animo quanto se stata fosse in Paradiso; e come poté gli rispose: “Signor mio, il volere io le mie poche forze sottoporre a gravissimi pesi m'è di questa infermità stata cagione, dalla quale voi, vostra buona mercé, tosto libera mi vedrete.” Solo il re intendeva il coperto parlare della giovane e da più ogn'ora la reputava, e più volte seco stesso maladisse la fortuna che di tale uomo l'aveva fatta figliuola; e poi che alquanto fu con lei dimorato e più ancora confortatala, si partì. Questa umanità del re fu commendata assai e in grande onor fu attribuita allo speziale e alla figliuola; la quale tanto contenta rimase quanto altra donna di suo amante fosse già mai; e da migliore speranza aiutata in pochi giorni guerita, più bella diventò che mai fosse. Ma poi che guerita fu, avendo il re con la reina diliberato qual merito di tanto amore le volesse rendere, montato un dì a cavallo con molti de' suoi baroni a casa dello spezial se n'andò, e nel giardino entratosene fece lo spezial chiamare e la sua figliuola: e in questo venuta la reina con molte donne e la giovane tra lor ricevuta, cominciarono maravigliosa festa. E dopo alquanto il re insieme con la reina chiamata la Lisa, le disse il re: “Valorosa giovane, il grande amor che portato n'avete v'ha grande onore da noi impetrato, del quale noi vogliamo che per amor di noi siate contenta: e l'onore è questo, che, con ciò sia cosa che voi da marito siate, vogliamo che colui prendiate per marito che noi vi daremo, intendendo sempre, non obstante questo, vostro cavaliere appellarci senza più di tanto amor voler da voi che un sol bascio.” La giovane, che di vergogna tutta era nel viso divenuta vermiglia, faccendo suo il piacer del re, con bassa voce così rispose: “Signor mio, io son molto certa che, se egli si sapesse che io di voi innamorata mi fossi, la più della gente me ne reputerebbe matta, credendo forse che io a me medesima fossi uscita di mente e che io la mia condizione e oltre a questo la vostra non conoscessi; ma come Idio sa, che solo i cuori de' mortali vede, io nell'ora che voi prima mi piaceste conobbi voi essere re e me figliuola di Bernardo speziale, e male a me convenirsi in sì alto luogo l'ardore dello animo dirizzare. Ma sì come voi molto meglio di me conoscete, niuno secondo debita elezione ci s'innamora ma secondo l'appetito e il piacere: alla qual legge più volte s'opposero le forze mie, e, più non potendo, v'amai e amo e amerò sempre. È il vero che, com'io a amore di voi mi senti' prendere, così mi disposi di far sempre del vostro voler mio; e per ciò, non che io faccia questo di prender volentier marito e d'aver caro quello il quale vi piacerà di donarmi, che mio onore e stato sarà, ma se voi diceste che io dimorassi nel fuoco, credendovi io piacere, mi sarebbe diletto. Aver voi re per cavaliere sapete quanto mi si conviene, e per ciò più a ciò non rispondo; né il bascio che solo del mio amor volete senza licenzia di madama la reina vi sarà conceduto. Nondimeno di tanta benignità verso me quanta è la vostra e quella di madama la reina che è qui, Idio per me vi renda e grazie e merito, ché io da render non l'ho”; e qui si tacque. Alla reina piacque molto la risposta della giovane, e parvele così savia come il re l'aveva detto. Il re fece chiamare il padre della giovane e la madre: e sentendogli contenti di ciò che fare intendeva, si fece chiamare un giovane, il quale era gentile uomo ma povero, ch'avea nome Perdicone, e postegli certe anella in mano a lui non recusante di farlo fece sposare la Lisa. A' quali incontanente il re, oltre a molte gioie e care che egli e la reina alla giovane donarono, gli donò Cefalù e Calatabellotta, due bonissime terre e di gran frutto, dicendo: “Queste ti doniam noi per dote della donna: quello che noi vorremo fare a te, tu tel vedrai nel tempo avvenire”; e questo detto, rivolto alla giovane disse: “Ora vogliam noi prender quel frutto che noi del vostro amore aver dobbiamo”; e presole con amenduni le mani il capo le basciò la fronte. Perdicone e 'l padre e la madre della Lisa, e ella altressì, contenti grandissima festa fecero e liete nozze; e secondo che molti affermano, il re molto bene servò alla giovane il convenente, per ciò che mentre visse sempre s'appellò suo cavaliere né mai in alcun fatto d'arme andò che egli altra sopransegna portasse che quella che dalla giovane mandata gli fosse. Così adunque operando si pigliano gli animi de' subgetti, dassi altrui materia di bene operare e le fame eterne s'acquistano: alla qual cosa oggi pochi o niuno ha l'arco teso dello 'ntelletto, essendo li più de' signori divenuti crudeli e tiranni.– 8 Sofronia, credendosi esser moglie di Gisippo, è moglie di Tito Quinzio Fulvo e con lui se ne va a Roma, dove Gisippo in povero stato arriva; e credendo da Tito esser disprezzato sé avere uno uomo ucciso, per morire, afferma; Tito, riconosciutolo, per iscamparlo dice sé averlo morto; il che colui che fatto l'avea vedendo se stesso manifesta; per la qual cosa da Ottaviano tutti sono liberati, e Tito dà a Gisippo la sorella per moglie e con lui comunica ogni suo bene. Filomena, per comandamento del re, essendo Pampinea di parlar ristata e già avendo ciascuna commendato il re Pietro, e più la ghibellina che l'altre, incominciò: –Magnifiche donne, chi non sa li re poter, quando vogliono, ogni gran cosa fare e loro altressì spezialissimamente richiedersi l'esser magnifico? Chi adunque, possendo, fa quello che a lui s'appartiene, fa bene; ma non se ne dee l'uomo tanto maravigliare né alto con somme lode levarlo, come un altro si converria che il facesse, a cui per poca possa meno si richiedesse. E per ciò, se voi con tante parole l'opere del re essaltate e paionvi belle, io non dubito punto che molto più non vi debbian piacere e esser da voi commendate quelle de' nostri pari, quando sono a quelle de' re simiglianti o maggiori; per che una laudevole opera e magnifica usata tra due cittadini amici ho proposto in una novella di raccontarvi. Nel tempo adunque che Ottavian Cesare, non ancora chiamato Augusto ma nello uficio chiamato triumvirato, lo 'mperio di Roma reggeva, fu in Roma un gentile uomo chiamato Publio Quinzio Fulvo; il quale avendo un suo figliuolo, Tito Quinzio Fulvo nominato, di maraviglioso ingegno, a imprender filosofia il mandò a Atene e quantunque più poté il raccomandò a un nobile uomo chiamato Cremete, il quale era Tag: giovane noi reina uomo alquanto tanto aver bene piacere Argomenti: gentile uomo, grande onore, tanto amore, nobile uomo, alto luogo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Corbaccio di Giovanni Boccaccio Il benefattore di Luigi Capuana Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Libro proibito di Antonio Ghislanzoni Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come sfogliare un libro rilegato Dipendenza dalla caffeina Medicina estetica, croce e delizia di uomini e donne Una alimentazione corretta Tipologie di interazione
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