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Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 60voi s'amendi; se non, sì ricadereste in troppo maggiore affanno.” Disse allora la donna: “Messere, io ho peccati assai, né so qual Domenedio più un che un altro si voglia che io m'amendi; e per ciò, se voi il sapete, ditelmi, e io ne farò ciò che io potrò per ammendarlo.” “Madonna, “ disse allora il pellegrino “io so bene quale egli è, né ve ne domanderò per saperlo meglio, ma per ciò che voi medesima dicendolo n'abbiate più rimordimento. Ma vegnamo al fatto. Ditemi, ricordavi egli che voi mai aveste alcuno amante?” La donna, udendo questo, gittò un gran sospiro e maravigliossi forte, non credendo che mai alcuna persona saputo l'avesse, quantunque di que' dì, che ucciso era stato colui che per Tedaldo fu sepellito, se ne bucinasse per certe parolette non ben saviamente usate dal compagno di Tedaldo che ciò sapea; e rispose: “Io veggio che Idio vi dimostra tutti i segreti degli uomini, e per ciò io son disposta a non celarvi i miei. Egli è il vero che nella mia giovanezza io amai sommamente lo sventurato giovane la cui morte è apposta al mio marito: la qual morte io ho tanto pianta, quanto dolent'è a me, per ciò che, quantunque io rigida e salvatica verso di lui mi mostrassi anzi la sua partita, né la sua partita né la sua lunga dimora né ancora la sventurata morte mai me l'hanno potuto trarre del cuore.” A cui il pellegrin disse: “Lo sventurato giovane che fu morto non amaste voi mai, ma Tedaldo Elisei sì. Ma ditemi: qual fu la cagione per la quale voi con lui vi turbaste? offesevi egli giammai?” A cui la donna rispose: “Certo no che egli non m'offese mai, ma la cagione del cruccio furono le parole d'un maladetto frate dal quale io una volta mi confessai; per ciò che, quando io gli dissi l'amore il quale io a costui portava e la dimestichezza che io aveva seco, mi fece un romore in capo che ancor mi spaventa, dicendomi che, se io non me ne rimanessi, io n'andrei in bocca del diavolo nel profondo del Ninferno e sarei messa nel fuoco pennace. Di che sì fatta paura m'entrò, che io del tutto mi disposi a non voler più la dimestichezza di lui e, per non averne cagione, né sua lettera né sua ambasciata più volli ricevere: come che io credo, se più fosse perseverato (come, per quello che io presumma, egli se ne andò disperato), veggendolo io consumare come si fa la neve al sole, il mio duro proponimento si sarebbe piegato, per ciò che niun disidero al mondo maggiore avea.” Disse allora il pellegrino: “Madonna, questo è sol quel peccato che ora vi tribola. Io so fermamente che Tedaldo non vi fece forza alcuna: quando voi di lui v'innamoraste, di vostra propria volontà il faceste, piacendovi egli, e come voi medesima voleste a voi venne e usò la vostra dimestichezza, nella quale e con parole e con fatti tanta di piacevolezza gli mostraste, che, s'egli prima v'amava, in ben mille doppi faceste l'amor raddoppiare. E se così fu, che so che fu, qual cagion vi dovea poter muovere a torglivi così rigidamente? Queste cose si volevan pensare innanzi tratto; e se credavate dovervene, come di mal far, pentere, non farle. Così come egli divenne vostro, così diveniste voi sua. Che egli non fosse vostro potavate voi fare a ogni vostro piacere, sì come del vostro; ma il voler torre voi a lui che sua eravate, questa era ruberia e sconvenevole cosa dove sua volontà stata non fosse. Or voi dovete sapere che io son frate, e per ciò li loro costumi io conosco tutti; e se io ne parlo alquanto largo a utilità di voi, non mi si disdice come farebbe a un altro. E egli mi piace di parlarne, acciò che per innanzi meglio gli conosciate che per adietro non pare che abbiate fatto. Furon già i frati santissimi e valenti uomini, ma quegli che oggi frati si chiamano e così vogliono esser tenuti, niuna altra cosa hanno di frate se non la cappa, né quella altressì è di frate, per ciò che, dove dagl'inventori de' frati furono ordinate strette e misere e di grossi panni e dimostratrici dell'animo, il quale le temporali cose disprezzate avea quando il corpo in così vile abito avviluppava, essi oggi le fanno larghe e doppie e lucide e di finissimi panni, e quelle in forma hanno recate leggiadra e pontificale, in tanto che paoneggiar con esse nelle chiese e nelle piazze, come con le lor robe i secolari fanno, non si vergognano. E quale col giacchio il pescatore d'occupar ne' fiumi molti pesci a un tratto, così costoro, con le fimbrie ampissime avvolgendosi, molte pinzochere, molte vedove, molte altre sciocche femine e uomini d'avilupparvi sotto s'ingegnano, e è loro maggior sollecitudine che d'altro essercizio. E per ciò, acciò che io più vero parli, non le cappe de' frati hanno costoro ma solamente i colori delle cappe. E dove gli antichi la salute disideravan degli uomini, quegli d'oggi disiderano le femine e le ricchezze; e tutto il loro studio hanno posto e pongono in ispaventare con romori e con dipinture le menti degli sciocchi e in monstrare che con limosine i peccati si purghino e con le messe, acciò che a loro che per viltà, non per divozione, son rifuggiti a farsi frati e per non durar fatica, porti questi il pane, colui mandi il vino, quell'altro faccia la pietanza per l'anima de' lor passati. E certo egli è il vero che le elemosine e le orazioni purgano i peccati; ma se coloro che le fanno vedessero a cui le fanno o il conoscessero, più tosto o a sé il guarderieno o dinanzi a altrettanti porci il gitterieno. E per ciò che essi conoscono quanti meno sono i possessori d'una gran ricchezza tanto più stanno a agio, ognuno con romori, con ispaventamenti s'ingegna di rimuovere altrui da quello a che esso di rimaner solo disidera. Essi sgridano contra gli uomini la lussuria, acciò che, rimovendosene gli sgridati, agli sgridatori rimangano le femine; essi dannan l'usura e i malvagi guadagni, acciò che, fatti restitutori di quegli, si possan fare le cappe più larghe, procacciare i vescovadi e l'altre prelature maggiori di ciò che mostrato hanno dovere menare a perdizion chi l'avesse. E quando di queste cose, e di molte altre che sconce fanno, ripresi sono, l'avere risposto ‘Fate quello che noi diciamo e non quello che noi facciamo’ estimano che sia degno scaricamento d'ogni grave peso, quasi più alle pecore sia possibile l'esser constanti e di ferro che a' pastori. E quanti sien quegli a' quali essi fanno cotal risposta, che non la 'ntendono per lo modo che essi la dicono, gran parte di loro il sanno. Vogliono gli odierni frati che voi facciate quello che dicono, cioè che voi empiate loro le borse di denari, fidiate loro i vostri segreti, serviate castità, siate pazienti, perdoniate le 'ngiurie, guardiatevi del mal dire: cose tutte buone, tutte oneste, tutte sante; ma queste perché? Perché essi possan far quello che, se i secolari faranno, essi far non potranno. Chi non sa che senza denari la poltroneria non può durare? Se tu ne' tuoi diletti spenderai i denari, il frate non potrà poltroneggiar nell'Ordine; se tu andrai alle femine da torno, i frati non avranno lor luogo; se tu non sarai paziente o perdonator d'ingiurie, il frate non ardirà di venirti a casa a contaminare la tua famiglia. Perché vo io dietro a ogni cosa? Essi s'accusano quante volte nel cospetto degl'intendenti fanno quella scusa. Perché non si stanno egli innanzi a casa, se astinenti e santi non si credon potere essere? o se pure a questo dar si vogliono, perché non seguitano quell'altra santa parola dell'Evangelio ‘Incominciò Cristo a fare e a insegnare’? Facciano in prima essi, poi ammaestrin gli altri. Io n'ho de' miei dì mille veduti vagheggiatori, amatori, visitatori non solamente delle donne secolari ma de' monisteri; e pur di quegli che maggior romor fanno in su i pergami! A quegli adunque così fatti andrem dietro? Chi 'l fa, fa quel che vuole, ma Idio sa se egli fa saviamente. Ma posto pur che in questo sia da concedere ciò che il frate che vi sgridò disse, cioè che gravissima colpa sia rompere Tag: frate uomini cose morte gran donna oggi dimestichezza vero Argomenti: duro proponimento, vile abito, ricchezza tanto, degno scaricamento Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: L'Olimpia di Giambattista Della Porta Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Garibaldi di Francesco Crispi Giambi ed Epodi di Giosuè Carducci Il colore del tempo di Federico De Roberto Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Mercatini di Natale a Dresda Come fare i massaggi ai gatti Stili di acconciature e moda per i capelli Storia dell'olio essenziale fino al presente Offerta capodanno a Minsk
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