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Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 34guisa d'amica ma di sua propria moglie la trattava. Il che, avendo a' trapassati mali alcun rispetto la donna e parendole assai bene stare, tutta riconfortata e lieta divenuta, in tanto le sue bellezze fiorirono, che di niuna altra cosa pareva che tutta la Romania avesse da favellare. Per la qual cosa al duca d'Atene, giovane e bello e pro' della persona, amico e parente del prenze, venne disidero di vederla: e mostrando di venirlo a visitare, come usato era talvolta di fare, con bella e onorevole compagnia se ne venne a Chiarenza, dove onorevolemente fu ricevuto e con gran festa. Poi, dopo alcun dì, venuti insieme a ragionamento delle bellezze di questa donna, domandò il duca se così era mirabil cosa come si ragionava. A cui il prenze rispose: “Molto più! ma di ciò non le mie parole ma gli occhi tuoi voglio ti faccian fede.” A che sollecitando il duca il prenze, insieme n'andarono là dove ella era. La quale costumatamente molto e con lieto viso, avendo davanti sentita la lor venuta, gli ricevette. E in mezzo di loro fattala sedere, non si poté di ragionar con lei prender piacere, per ciò che essa poco o niente di quella lingua intendeva; per che ciascun lei sì come maravigliosa cosa guardava, e il duca massimamente, il quale appena seco poteva credere lei essere cosa mortale; e non acorgendosi, riguardandola, dell'amoroso veleno che egli con gli occhi bevea, credendosi al suo piacer sodisfare mirandola, se stesso miseramente impacciò, di lei ardentissimamente innamorandosi. E poi che da lei insieme col prenze partito si fu e ebbe spazio di poter pensare, seco stesso estimava il prenze sopra ogni altro felice, sì bella cosa avendo al suo piacere: e dopo molti e varii pensieri, pesando più il suo focoso amore che la sua onestà, diliberò, che che avvenir se ne dovesse, di privare di questa felicità il prenze e sé a suo poter farne felice. E avendo l'animo al doversi avacciare, lasciando ogni ragione e ogni giustizia dall'una delle parti, agl'inganni tutto il suo pensier dispose: e un giorno, secondo l'ordine malvagio da lui preso, insieme con uno segretissimo cameriere del prenze, il quale avea nome Ciuriaci, segretissimamente tutti i suoi cavalli e le sue cose fece mettere in assetto per doversene andare, e la notte vegnente insieme con un compagno, tutti armati, messo fu dal predetto Ciuriaci nella camera del prenze chetamente. Il quale egli vide che per lo gran caldo che era, dormendo la donna, esso tutto ignudo si stava a una finestra volta alla marina a ricevere un venticello che da quella parte veniva. Per la qual cosa, avendo il suo compagno davanti informato di quello che avesse a fare, chetamente n'andò per la camera infino alla finestra, e quivi con un coltello ferito il prenze per le reni infino dall'altra parte il passò e prestamente presolo dalla finestra il gittò fuori. Era il palagio sopra il mare e alto molto, e quella finestra, alla quale allora era il prenze, guardava sopra certe case dall'impeto del mare fatte cadere, nelle quali rade volte o non mai andava persona: per che avvenne, sì come il duca davanti avea proveduto, che la caduta del corpo del prenze da alcuno né fu né poté esser sentita. Il compagno del duca ciò veggendo esser fatto, prestamente un capestro da lui per ciò portato, faccendo vista di fare carezze a Ciuriaci, gli gittò alla gola e tirò sì che Ciuriaci niuno romore poté fare: e sopragiuntovi il duca, lui strangolarono e dove il prenze gittato avea il gittarono. E questo fatto, manifestamente conoscendo sé non essere stati né dalla donna né da altrui sentiti, prese il duca un lume in mano e quello portò sopra il letto, e chetamente tutta la donna, la quale fisamente dormiva, scoperse; e riguardandola tutta la lodò sommamente, e se vestita gli era piaciuta, oltre a ogni comparazione ignuda gli piacque. Per che, di più caldo disio accesosi, non spaventato dal ricente peccato da lui commesso, con le mani ancor sanguinose allato le si coricò e con lei tutta sonnacchiosa, e credente che il prenze fosse, si giacque. Ma poi che alquanto con grandissimo piacere fu dimorato con lei, levatosi e fatti alquanti de' suoi compagni quivi venire, fé prender la donna in guisa che romore far non potesse e, per una falsa porta, donde egli entrato era, trattala e a caval messala, quanto più poté tacitamente con tutti i suoi entrò in camino e verso Atene se ne tornò. Ma per ciò che moglie aveva, non in Atene ma a un suo bellissimo luogo, che poco di fuori dalla città sopra il mare aveva, la donna più che altra dolorosa mise, quivi nascosamente tenendola e faccendola onorevolmente di ciò che bisognava servire. Aveano la seguente mattina i cortigiani del prenze infino a nona aspettato che il prenze si levasse; ma niente sentendo, sospinti gli usci delle camere che solamente chiusi erano e niuna persona trovandovi, avvisando che occultamente in alcuna parte andato fosse per istarsi alcun dì a suo diletto con quella sua bella donna, più non si dierono impaccio. E così standosi, avvenne che il dì seguente un matto, entrato intra le ruvine dove il corpo del prenze e di Ciuriaci erano, per lo capestro tirò fuori Ciuriaci e andavaselo tirando dietro. Il quale non senza gran maraviglia fu riconosciuto da molti, li quali con lusinghe fattisi menare al matto là onde tratto l'avea, quivi con grandissimo dolore di tutta la città quello del prenze trovarono, e onorevolmente il sepellirono; e de' commettitori di così grande eccesso investigando e veggendo il duca d'Atene non esservi ma essersi furtivamente partito, estimarono, così come era, lui dovere aver fatto questo e menatasene la donna. Per che prestamente in lor prenze un fratello del morto prenze substituendo, lui alla vendetta con ogni loro potere incitarono; il quale, per più altre cose poi acertato così essere come imaginato avieno, richesti e amici e parenti e servidori di diverse parti, prestamente congregò una bella e grande e poderosa oste, e a far guerra al duca d'Atene si dirizzò. Il duca, queste cose sentendo, a difesa di sé similmente ogni suo sforzo apparecchiò, e in aiuto di lui molti signor vennero, tra' quali, mandati dallo 'mperadore di Constantinopoli, furono Constantino suo figliuolo e Manovello suo nepote con bella e con gran gente. Li quali dal duca onorevolemente ricevuti furono e dalla duchessa più, per ciò che loro sirocchia era. Appressandosi di giorno in giorno più alla guerra le cose, la duchessa, preso tempo, ammenduni nella camera se gli fece venire, e quivi con lagrime assai e con parole molte tutta la istoria narrò, le cagioni della guerra narrando: mostrò il dispetto a lei fatto dal duca della femina la quale nascosamente si credeva tenere, e forte di ciò condogliendosi gli pregò che all'onor del duca e alla consolazion di lei quello compenso mettessero che per loro si potesse il migliore. Sapevano i giovani tutto il fatto come stato era: e per ciò, senza troppo adomandar, la duchessa come seppero il meglio riconfortarono e di buona speranza la riempierono; e da lei informati dove stesse la donna si dipartirono. E avendo molte volte udita la donna di maravigliosa bellezza commendare, disideraron di vederla e il duca pregarono che loro la mostrasse. Il quale, mal ricordandosi di ciò che al prenze avvenuto era per averla mostrata a lui, promise di farlo; e fatto in un bellissimo giardino, che nel luogo dove la donna dimorava era, apparecchiare un magnifico desinare, loro la seguente mattina con pochi altri compagni a mangiar con lei menò. E sedendo Constanzio con lei, la cominciò a riguardare pieno di maraviglia, seco affermando mai sì bella cosa non aver veduta e che per certo per iscusato si doveva avere il duca e qualunque altro che per avere una sì bella cosa facesse tradimento o altra disonesta cosa: e una volta e altra mirandola, e più ciascuna commendandola, non altramenti a lui avvenne che al duca avvenuto era. Per che, da lei inamorato partitosi, tutto il pensier della guerra Tag: prenze duca donna bella fatto insieme quivi guerra tutto Argomenti: onorevole compagnia, notte vegnente, focoso amore, grande eccesso Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi La famiglia dell'antiquario di Carlo Goldoni La via del rifugio di Guido Gozzano Corbaccio di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Adottare criceti e roditori domestici Caratteristiche del mixed wrestling Come seccare i petali di rosa L'exotic Shorthair: gatto molto tranquillo e allegro Come fare il profumo in casa
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