Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 62

Testo di pubblico dominio

volentieri non che io promettessi; e però quello che ti piace adomanda, ché senza fallo, ov'egli avvenga che io scampi, io lo serverò fermamente.” Il pellegrino allora disse: “Quello che io voglio niuna altra cosa è se non che tu perdoni a' quatro fratelli di Tedaldo l'averti a questo punto condotto, te credendo nella morte del lor fratello esser colpevole, e abbigli per fratelli e per amici dove essi di questo ti dimandin perdono.” A cui Aldobrandin rispose: “Non sa quanto dolce cosa si sia la vendetta né con quanto ardor si disideri se non chi riceve l'offese; ma tuttavia, acciò che Idio alla mia salute intenda, volentieri loro perdonerò e ora loro perdono; e se io quinci esco vivo e scampo, in ciò fare quella maniera terrò che a grado ti fia.” Questo piacque al pellegrino, e senza volergli dire altro sommamente il pregò che di buon cuore stesse, ché per certo che avanti che il seguente giorno finisse egli udirebbe novella certissima della sua salute. E da lui partitosi se n'andò alla Signoria e in segreto a un cavaliere, che quella tenea, disse così: “Signor mio, ciascun dee volentier faticarsi in fare che la verità delle cose si conosca, e massimamente coloro che tengono il luogo che voi tenete, acciò che coloro non portin le pene che non hanno il peccato commesso e i peccatori sien puniti; la qual cosa acciò che avvenga in onor di voi e in male di chi meritato l'ha, io sono qui venuto a voi. E come voi sapete, voi avete rigidamente contra Aldobrandin Palermini proceduto e parvi aver trovato per vero lui essere stato quello che Tedaldo Elisei uccise e siete per condannarlo; il che è certissimamente falso, sì come io credo avanti che mezzanotte sia, dandovi gli ucciditor di quel giovane nelle mani, avervi mostrato.” Il valoroso uomo, al quale d'Aldobrandino increscea, volentier diede orecchi alle parole del pellegrino; e molte cose da lui sopra ciò ragionate, per sua introduzione in sul primo sonno i due fratelli albergatori e il lor fante a man salva prese; e loro volendo, per rinvenire come stata fosse la cosa, porre al martorio, nol soffersero ma ciascun per sé e poi tutti insieme apertamente confessarono sé essere stati coloro che Tedaldo Elisei ucciso aveano, non conoscendolo. Domandati della cagione, dissero per ciò che egli alla moglie dell'un di loro, non essendovi essi nell'albergo, aveva molta noia data e volutala sforzare a fare il voler suo. Il pellegrino, questo avendo saputo, con licenzia del gentile uomo si partì e occultamente alla casa di madonna Ermellina se ne venne; e lei sola, essendo ogni altro della casa andato a dormire, trovò che l'aspettava parimente disiderosa d'udire buone novelle del marito e di riconciliarsi pienamente col suo Tedaldo: alla qual venuto con lieto viso disse: “Carissima donna mia, rallegrati, ché per certo tu riavrai domane qui sano e salvo il tuo Aldobrandino”, e per darle di ciò più intera credenza ciò che fatto aveva pienamente le raccontò. La donna di due così fatti accidenti e così subiti, cioè di riaver Tedaldo vivo, il quale veramente credeva aver pianto morto, e di veder libero dal pericolo Aldobrandino, il quale fra pochi dì si credeva dover piagner morto, tanto lieta quanto altra ne fosse mai affettuosamente abbracciò e basciò il suo Tedaldo; e andatisene insieme a letto di buon volere fecero graziosa e lieta pace, l'un dell'altro prendendo dilettosa gioia. E come il giorno s'appressò, Tedaldo levatosi, avendo già alla donna mostrato ciò che fare intendeva e da capo pregatola che occultissimo fosse, pure in abito pellegrino s'uscì della casa della donna per dovere, quando ora fosse, attendere a' fatti d'Aldobrandino. La signoria, venuto il giorno e parendole piena informazione avere dell'opera, prestamente Aldobrandino liberò, e pochi dì appresso a' mafattori dove commesso avevano l'omicidio fece tagliar la testa. Essendo adunque libero Aldobrandino, con gran letizia di lui e della sua donna e di tutti i suoi amici e parenti, e conoscendo manifestamente ciò essere per opera del pellegrino avvenuto, lui alla loro casa condussero per tanto quanto nella città gli piacesse di stare; e quivi di fargli onore e festa non si potevano veder sazii, e spezialmente la donna, che sapeva a cui farlosi. Ma parendogli dopo alcun dì tempo di dovere i fratelli riducere a concordia con Aldobrandino, li quali esso sentiva non solamente per lo suo scampo scornati ma armati per tema, domandò a Aldobrandino la promessa. Aldobrandino liberamente rispose sé essere apparecchiato. A cui il pellegrino fece per lo seguente dì apprestare un bel convito, nel quale gli disse che voleva che egli co' suoi parenti e con le sue donne ricevesse i quatro fratelli e le lor donne, aggiugnendo che esso medesimo andrebbe incontanente a invitargli alla sua pace e al suo convito da sua parte. E essendo Aldobrandino di quanto al pellegrino piaceva contento, il pellegrino tantosto n'andò a' quatro fratelli e, con loro assai delle parole che intorno a tal materia si richiedeano usate, alfine con ragioni inrepugnabili assai agevolmente gli condusse a dovere, domandando perdono, l'amistà d'Aldobrandino racquistare: e questo fatto, loro e le lor donne a dover desinare la seguente mattina con Aldobrandino gl'invitò, e essi liberamente, dalla sua fé sicurati, tennero lo 'nvito. La mattina adunque seguente, in su l'ora del mangiare, primieramente i quatro fratelli di Tedaldo, così vestiti di nero come erano, con alquanti loro amici vennero a casa Aldobrandino, che gli attendeva; e quivi, davanti a tutti coloro che a fare lor compagnia erano stati da Aldobrandino invitati, gittate l'armi in terra, nelle mani d'Aldobrandino si rimisero, perdonanza domandando di ciò che contro a lui avevano adoperato. Aldobrandino lagrimando pietosamente gli ricevette e tutti basciandogli in bocca, con poche parole spacciandosi, ogni ingiuria ricevuta rimise. Appresso costoro le sirocchie e le mogli loro tutte di bruno vestite vennero, e da madonna Ermellina e dall'altre donne graziosamente ricevute furono. E essendo stati magnificamente serviti nel convito gli uomini parimente e le donne, né avendo avuto in quello cosa alcuna altro che laudevole, se non una, la taciturnità stata per lo fresco dolore rappresentato ne' vestimenti obscuri de' parenti di Tedaldo (per la qual cosa da alquanti il diviso e lo 'nvito del pellegrino era stato biasimato e egli se n'era accorto), ma, come seco disposto avea, venuto il tempo da torla via, si levò in piè, mangiando ancora gli altri le frutte, e disse: “Niuna cosa è mancata a questo convito, a doverlo far lieto, se non Tedaldo; il quale, poi ch'avendolo avuto continuamente con voi e non l'avete conosciuto, io il vi voglio mostrare.” E di dosso gittatosi la schiavina e ogni abito pellegrino, in una giubba di zendado verde rimase, e non senza grandissima maraviglia da tutti guatato e riconosciuto fu lungamente, avanti che alcun s'arrischiasse a creder ch'el fosse desso. Il che Tedaldo vedendo, assai de' lor parentadi, delle cose tra loro avvenute, de' suoi accidenti raccontò: per che i fratelli e gli altri uomini, tutti di lagrime d'allegrezza pieni, a abbracciare il corsero, e il simigliante appresso fecer le donne, così le non parenti come le parenti, fuor che monna Ermellina. Il che Aldobrandin veggendo disse: “Che è questo, Ermellina? come non fai tu come l'altre donne festa a Tedaldo?” A cui, udendo tutti, la donna rispose: “Niuna ce n'è che più volentieri gli abbia fatta festa o faccia, che fare'io, sì come colei che più gli è tenuta che alcuna altra, considerato che per le sue opere io t'abbia riavuto; ma le disoneste parole dette ne' dì che noi piagnemmo colui che noi credavam Tedaldo, me ne fanno stare.” A cui Aldobrandin disse: “Va via, credi tu che io creda agli abbaiatori? Esso, procacciando la mia salute, assai bene dimostrato ha quelle essere stato fallo, senza che io mai nol credetti; tosto leva sù, va

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