Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 157

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esser con lei dove tu vogli, in questa forma. A lei dee, per alcuna cagione che tu poi saprai, questa notte esser da un suo parente recato a casa il corpo di Scannadio che stamane fu sepellito: e ella, sì come quella che ha di lui, così morto come egli è, paura, nol vi vorrebbe. Per che ella ti priega, in luogo di gran servigio, che ti debba piacere d'andare stasera in sul primo sonno e entrare in quella sepoltura dove Scannadio è sepellito, e metterti i suo' panni indosso e stare come se tu desso fossi infino a tanto che per te sia venuto, e senza alcuna cosa dire o motto fare di quella trarre ti lasci e recare a casa sua, dove ella ti riceverà, e con lei poi ti starai e a tua posta ti potrai partire, lasciando del rimanente il pensiero a lei.’ E se egli dice di volerlo fare, bene sta; dove dicesse di non volerlo fare, sì gli dì da mia parte che più dove io sia non apparisca e, come egli ha cara la vita, si guardi che più né messo né ambasciata mi mandi. E appresso questo, te n'andrai a Rinuccio Palermini e sì gli dirai: ‘Madonna Francesca dice che è presta di volere ogni tuo piacer fare, dove tu a lei facci un gran servigio, cioè che tu stanotte in su la mezzanotte te ne vadi all'avello dove fu stamane sotterrato Scannadio, e lui, senza dire alcuna parola di cosa che tu oda o senta, tragghi di quello soavemente e rechigliele a casa. Quivi perché ella el voglia vedrai e di lei avrai il piacer tuo; e dove questo non ti piaccia di fare, ella infino a ora t'impone che tu mai più non le mandi né messo né ambasciata.’ La fante n'andò a amenduni e ordinatamente a ciascuno, secondo che imposto le fu, disse: alla quale risposto fu da ognuno che non che in una sepoltura ma in Inferno andrebber, quando le piacesse. La fante fé la risposta alla donna, la quale aspettò di vedere se sì fossero pazzi che essi il facessero. Venuta adunque la notte e essendo già primo sonno, Alessandro Chiarmontesi spogliatosi in farsetto, uscì di casa sua per andare a stare in luogo di Scannadio nell'avello; e andando gli venne un pensier molto pauroso nell'animo, e cominciò a dir seco: “Deh, che bestia sono io? dove vo io? o che so io se i parenti di costei, forse avvedutisi che io l'amo, credendo essi quel che non è, le fanno far questo per uccidermi in quello avello? Il che se avvenisse, io m'avrei il danno, né mai cosa del mondo se ne saprebbe che lor nocesse. O che so io se forse alcun mio nemico questo m'ha procacciato, il quale ella forse amando, di questo il vuol servire?” E poi dicea: “Ma pogniam che niuna di queste cose sia, e che pure i suoi parenti a casa di lei portar mi debbano; io debbo credere che essi il corpo di Scannadio non vogliono per doverlosi tenere in braccio o metterlo in braccio a lei, anzi si dee credere che essi ne voglian far qualche strazio, sì come di colui che forse già d'alcuna cosa gli diservì. Costei dice che di cosa che io senta io non faccia motto: o se essi mi cacciasser gli occhi o mi traessero i denti o mozzassermi le mani o facessermi alcuno altro così fatto giuoco, a che sare' io? come potre' io star cheto? E se io favello, e' mi conosceranno e per avventura mi faranno male; ma come che essi non me ne facciano, io non avrò fatto nulla, ché essi non mi lasceranno con la donna; e la donna dirà poi che io abbia rotto il suo comandamento e non farà mai cosa che mi piaccia.” E così dicendo fu tutto che tornato a casa: ma pure il grande amore il sospinse innanzi con argomenti contrarii a questi e di tanta forza, che all'avello il condussero; il quale egli aperse, e entratovi dentro e spogliato Scannadio e sé rivestito e l'avello sopra sé richiuso e nel lugo di Scannadio postosi, gl'incominciò a tornare a mente chi costui era stato e le cose che già aveva udite dire che di notte erano intervenute non che nelle sepolture de' morti ma ancora altrove. Tutti i peli gli s'incominciarono a arricciare addosso a, e parevagli tratto tratto che Scannadio si dovesse levar ritto e quivi scannar lui. Ma da fervente amore aiutato, questi e gli altri paurosi pensier vincendo, stando come se egli il morto fosse, cominciò a aspettare che di lui dovesse intervenire. Rinuccio, appressandosi la mezzanotte, uscì di casa sua per far quello che dalla sua donna gli era stato mandato a dire; e andando, in molti e varii pensieri entrò delle cose possibili a intervenirgli, sì come di poter col corpo, sopra le spalle, di Scannadio venire alle mani della signoria e esser come malioso condennato al fuoco, o di dovere, se egli si risapesse, venire in odio de' suoi parenti, e d'altri simili, da' quali tutto che rattenuto fu. Ma poi rivolto disse: “Deh, dirò io di no della prima cosa che questa gentil donna, la quale io ho cotanto amata e amo, m'ha richesto, e spezialmente dovendone la sua grazia acquistare? Non ne dovess'io di certo morire, che io non me ne metta a far ciò che promesso l'ho”; e andato avanti giunse alla sepoltura e quella leggiermente aperse. Alessandro sentendola aprire, ancora che gran paura avesse, stette pur cheto. Rinuccio entrato dentro, credendosi il corpo di Scannadio prendere, prese Alessandro pe' piedi e lui fuor ne tirò e in su le spalle levatoselo verso la casa della gentil donna cominciò a andare; e così andando e non riguardandolo altramenti, spesse volte il percoteva ora in un canto e ora in uno altro d'alcune panche che allato alla via erano; e la notte era sì buia e sì oscura che egli non poteva discernere ove s'andava. E essendo già Rinuccio a piè dell'uscio della gentil donna, la quale alle finestre con la sua fante stava per sentire se Rinuccio Alessandro recasse, già da sé armata in modo da mandargli ammendun via, avvenne che la famiglia della signoria, in quella contrada ripostasi e chetamente standosi aspettando di dover pigliare uno sbandito, sentendo lo scalpiccio che Rinuccio co' piè faceva, subitamente tratto fuori un lume per veder che si fare e dove andarsi e mossi i pavesi e le lance gridò: “Chi è là?” La quale Rinuccio conoscendo, non avendo tempo da troppo lunga diliberazione, lasciatosi cadere Alessandro, quanto le gambe nel poteron portare andò via. Alessandro levatosi prestamente, con tutto che i panni del morto avesse indosso, li quali erano molto lunghi, pure andò via altressì. La donna, per lo lume tratto fuori dalla famiglia, ottimamente veduto aveva Rinuccio con Alessandro dietro alle spalle e similmente aveva scorto Alessandro esser vestito de' panni di Scannadio; e maravigliossi molto del grande ardir di ciascuno, ma con tutta la maraviglia rise assai del veder gittar giuso Alessandro e del vedergli poscia fuggire. E essendo di tale accidente molto lieta e lodando Idio che dallo 'mpaccio di costoro tolta l'avea, se ne tornò dentro e andossene in camera, affermando con la fante senza alcun dubbio ciascun di costoro amarla molto, poscia quello avevan fatto, sì come appariva, che ella loro aveva imposto. Rinuccio, dolente e bestemmiando la sua sventura, non se ne tornò a casa per tutto questo ma, partita di quella contrada la famiglia, colà tornò dove Alessandro aveva gittato e cominciò brancolone a cercare se egli il ritrovasse per fornire il suo servigio; ma non trovandolo e avvisando la famiglia quindi averlo tolto, dolente a casa se ne tornò. Alessandro non sappiendo altro che farsi, senza aver conosciuto chi portato se l'avesse, dolente di tale sciagura similmente a casa sua se n'andò. La mattina, trovata aperta la sepoltura di Scannadio né dentro vedendovisi, per ciò che nel fondo l'aveva Alessandro voltato, tutta Pistoia ne fu in varii ragionamenti, estimando gli sciocchi lui da' diavoli essere stato portato via. Nondimeno ciascun de' due amanti, significato alla donna ciò che fatto avea e quello che era intervenuto e con questo scusandosi se fornito non avean pienamente il suo comandamento, la sua grazia e il suo amore adimandava. La qual mostrando a niun ciò voler credere, con recisa risposta di mai per loro niente

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Argomenti: grande amore

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