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La vita comincia domani di Guido da Verona pagina 8non sacrificatevi per me! Con questo bel sole, immagino che avrete certo voglia di fare una lunga passeggiata. Stefano e Maria Dora son scesi alla fattoria: se li andaste a raggiungere? Tu, Novella, hai bisogno di aria: impallidisci ogni giorno più. Quanto a me, sto benissimo solo. E se poi mi venisse la voglia di conversare, c'è di là Marcuccio che lavora: l'andrò a disturbare. Con Marcuccio vado sempre d'accordo, perchè in tutta la casa è il solo che se ne infischi della mia salute! — Io ti ubbidisco, — rispose Andrea. — Non vado alla fattoria, ma scendo in paese. — Benissimo. E tu, Novella? — Io rimango, — ella rispose, levando il capo da un libro che sfogliava. — Se qui t'annoio, salirò nella mia stanza; oggi non ho voglia di camminare. — Ti farà male, Novella. Sono tre giorni che non esci di casa, — disse il malato, mutando singolarmente lo sguardo e la voce nel parlare a lei. — Tuttavia permettimi di rimanere, — pregò Novella con un sorriso. — Come vuoi. Udirono il passo di Andrea lontanarsi per il giardino, e rimasero soli nella sala terrena, egli seduto presso la finestra, ella presso il cembalo, con una lunga striscia di sole, piena di pulviscolo, tra loro. — Cosa leggi? — egli domandò. — Nulla: guardo un tuo libro. È « Il Riso Rosso » di Andrejeff. L'hai letto? — Non ancora. Entrambi fissarono gli occhi su quella striscia polverosa di sole, dove s'agitava un microcosmo infuriato, una specie di convulsione continua che non faceva rumore, come le tempeste dell'anima. Avevan quasi paura entrambi di guardarsi nel viso; il silenzio li avvolgeva come uno strepito assordante. — Vuoi suonarmi qualcosa, oppure sei stanca? — egli domandò. — Volentieri. Si alzò, sedette macchinalmente su lo sgabello del pianoforte, con una compostezza d'automa, evitando quasi di far rumore, o forse timorosa di sbagliare in checchessia. Aperse il cembalo, scoverse la tastiera, e leggermente, con le dita veloci, cominciò a suonare una fuga di Bach. Un bel rubino, rosso come una goccia di sangue, le macchiava la mano pallida. Ora, non veduto da lei, dietro quel velo di sole, Giorgio abbandonò il capo su la spalliera della poltrona e rimase immoto a contemplarla. La cassa d'ebano, ferita in un fianco da quella polvere accesa, mandava dal legno curvo un gran mazzo di scintille. L'opposta parete rifletteva mutevolmente l'ombra della suonatrice. Le sue spalle trasalivano, accompagnando la nervosa celerità delle dita; il suo busto si curvava un poco in avanti con un oscillamento leggero, e messo in evidenza da quella positura su l'alto scanno appariva di una mirabile plasticità; la curva del seno, calma e forte, si delineava di scorcio, sotto le braccia irrequiete. Traverso quel raggio la sua capigliatura prendeva tutt'intorno la chiarità stessa del sole, mentre nel mezzo era fosca e folta, con riflessi color del mogano, come un caldo velluto. E nella faccia dell'infermo, non sorvegliata più dalla vigilanza interiore, s'incavava una squallida miseria, quasi un furore taciturno, una visibile distruzione. I suoi occhi erano spenti, la bocca s'appesantiva; ne' suoi radi capelli, traendone un luccicore quasi umido, penetrava il sole. Sì, l'amava, l'amava! e morendo l'amava... il che è più disperato che tutto, più irremediabile che tutto!... Due volte, dietro l'uscio, una vocina di bimba fece: — Si può? Ella s'interruppe, e sùbito rispose: — Avanti. Era Natalissa, la bambina del giardiniere, con un grande fascio di rose tra le braccia. Teneva i lunghi steli ravvolti nel grembiulino per non pungersi le dita; il visetto gaio le sbocciava sopra quei fiori con un sorriso di donnicciuola grande. — Il papà mi manda con i fiori da mettere nei vasi. Dice che se li deve accomodare lui, verrà più tardi, perchè adesso è occupato nell'ortaglia e sùbito non può salire. Parlava con un cinguettìo di passera, tenendo in braccio quel gran mazzo di rose, che per la lunghezza degli steli parevano maggiori di lei. — No, piccina, — ella rispose, lieta che alcuno fosse venuto a interrompere la loro solitudine. — Dalle a me; le accomoderò io. — Eccole, signora. Guardi che belle rose! E alzando le braccia quanto poteva, diede a Novella il mazzo fragrante. — Il papà mi ha detto che queste rose gialle sono le prime delle margotte, e di farle vedere al signor Stefano. Non c'è il signor Stefano? — No, è fuori; ma presto ritorna. — Allora glielo dica, sa... — Certo, piccina. Hai detto queste gialle, non è vero? — Sì, le gialle, signora; che si chiamano «Maréchal Niel». — Guarda un po' come se n'intende la piccola Natalissa! — Eh, già!... — ella fece con un modesto orgoglio. Stava tutto il giorno appresso al padre, ond'era divenuta pratica di giardinaggio. Novella prese qualche confetto in una scatola di porcellana e li offerse alla bimba. — Grazie, signora, non s'incomodi. E attorcigliava con vergogna le mani dentro il grembiulino; poi accettò i confetti e se li mise in tasca. — E lei sta meglio, signor Giorgio? — Sì, piccina, sto abbastanza bene. — Bravo, signor Giorgio! Se viene in giardino, mi chiami, che io le mostrerò tutte le pianticelle nuove. A rivederla e grazie. Se ne andò seria seria, con quelle sue maniere di piccola massaia. — Com'è graziosa e brava quella bambinetta, — disse Novella, che si affacendava nello sciogliere il grande mazzo di rose. Egli frappose un lungo silenzio, guardò la moglie, poi disse: — Alle volte penso che anche tu, Novella, forse hai desiderato di averne una. Ella odorò le rose fragranti, accarezzandole, dividendole ad una ad una, con attenzione soverchia, per disporle nei vasi. — Di avere una bimba?... — fece. — Sì, vagamente, qualche volta... come forse tutte le donne lo hanno desiderato. — E invece io t'ho impedito anche questa gioia legittima, che poteva darti un altr'uomo qualsiasi, perchè la nostra casa è rimasta senza figli. Ella trasalì nell'intimo, e temendo che una vampa le salisse al viso, per nascondersi, affondò la bocca in una gonfia rosa, cárica di pólline giallo. — Di questo non ti ho mai mostrato alcun rammarico, — rispose. — Infatti; ma il silenzio è talvolta assai peggiore di un rimprovero. Mi ammalai poco tempo dopo averti sposata, e fu bene che tu non avessi un figlio mio. Da me, Novella, non ti vennero che tristezze; talora penso che veramente mi devi odiare. — Ma Giorgio! — ella esclamò nervosamente, — odio solo questi discorsi che mi fai! Non ho alcun bisogno d'avere bimbi e mi tormenti per nulla. — Non sai forse che i malati sono crudeli? Soffrono ed amano far soffrire. Ma in me, vedi, è la coscienza che talora mi rimorde. Penso che ho legato senza volerlo una gioventù bella e forte come la tua alla decrepitezza d'un infermo, e penso a quello che deve necessariamente agitarsi nel tuo cuore... a tutti i desiderii che vi reprimi, perchè io non li veda. Egli parlava con un tono ambiguo, che voleva sembrar pieno di dolcezza, mentre suonava come una indulgente ironia. — Non ti nascondo nulla, Giorgio, — ella rispose, molestata. — Sono più semplice che tu non creda. — Semplice, hai detto? Così mi pareva una volta, ma ora non più. Ora, studiandoti meglio, con quella divinazione dei malati che hanno tanto tempo per riflettere, ho scoperto in te un viluppo di cose inestricabili, di passioni oscure... Ed anzi non sei semplice affatto, ma un nodo mi sembri, serrato e forte. Ella rise, accarezzando con frivolità le rose gialle disposte in un bel vaso. — Perchè? ma perchè tante ubbìe?... Lasciamo stare, Giorgio! Senti piuttosto queste rose delle margotte, che odore inebbriante!... stordiscono... senti!... Gli si avvicinò, portandogli le rose da odorare. Ma Giorgio bruscamente le afferrò una mano: — Vorresti non lasciarmi parlare, è vero? — Io? perchè?... — rispose la moglie, turbata. — Vorresti che fra noi, Tag: rose novella sole forse penso mazzo voglia nulla signora Argomenti: tanto tempo, grande mazzo, certo voglia, riso rosso, legno curvo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili L'Olimpia di Giambattista Della Porta Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerta capodanno a Tallinn Offerte Capodanno Cuba Offerte Capodanno Fortaleza Nizza, la bella Come piantare le rose
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