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La vita comincia domani di Guido da Verona pagina 33pareva di allontanarla dalle cose circostanti affacciandola verso la notte libera. — «Griderà, — pensava — se io le dico...» E preparò la mano per soffocare quel suo grido. Voleva dirlo súbito, e gli pareva tuttavia non possibile a dirsi. Ma il suo viso parlò prima della bocca, le sue pupille arsero d'una luce quasi nefasta. — Odimi... e non gridare! Odimi!... Le teneva ora le tempie, il viso, fra i due palmi, serrato; era curvo su lei per afferrarla nella sua tragica volontà. — Non gridare... bada! Una cosa terribile... bada! E scandì queste parole inesorabili: — «Tuo marito è morto.» Più veloce che nel dirlo, e prima di compiere l'intera frase, le attirò la faccia contro il cavo della propria spalla e col braccio le avvolse il capo come d'un manto, per soffocare il suo grido. Non intese che una specie di rantolo nella sospensione totale del respiro. Allora, sciogliendola da quella stretta, le si curvò presso l'orecchio, e lentamente, con una specie di misura, disse un'altra volta: — È morto: l'ho trovato nel suo letto... morto. Ella barcollò, sopraffatta. Un enorme stupore tenne per un istante immobili tutte le linee del suo viso. Poi si sciolse da lui quasi per istinto e retrocesse nel vano della finestra, urtando contro l'invetriata aperta, senza dare il grido che si mozzò nella sospesa vita. Dietro lei, come un placido specchio, il vetro acceso dalle stelle raccoglieva lo splendore della sua nuca, l'ombra confusa de' suoi capelli, che immersi nel pieno raggio divennero scintillanti. Fra loro, in quella pausa, restò uno spazio vuoto, che parve il limite necessario fra le lor anime distanti. Poi ella fu presa da un tremito, e balbettava come nella febbre parole incoerenti; cercava di ripetere a sè stessa quella frase indicibile, quasi per esaminarne il senso, per radunare davanti all'anima spaventata l'inafferrabile verità. — Morto?... è morto?!... Ed ancor prima che il dolore potesse scenderle fino al cuore, un velo di lacrime le bagnò copiosamente la faccia. Lacrime che si staccavano dagli occhi fermi, cadevan come grosse gocciole senza lasciare un solco; poi, di súbito, cessarono. Allora si mise a ridere d'un riso convulso, e torceva le braccia verso di lui, forse per afferrarlo, forse per allontanarlo da sè, mentre la sua bocca ridente balbettava: — No!... non è vero... no! Dimmi che non è vero! Egli le prese i due polsi, forte, quasichè avesse una irosa gelosia del dolore che vedeva in lei, e disse un'altra volta, scuotendola: — Sì, sì, è morto. In quella scossa, in quel disordine subitaneo, la vestaglia s'era slacciata; si vedeva la camicia lieve scenderle fin su gli stinchi politi; l'ombra del suo corpo ne traspariva, come da un velo tenue che tradisse l'intera nudità; i seni spaziosi, contenenti nella lor distanza la doppia increspatura delle trine, calmi e pur quasi violenti nella loro ertezza, di qua, di là pungevano con l'oscuro vértice il finissimo lino. Egli n'ebbe, anzichè turbamento, una specie di dolore fisico al sommo della fronte, alle radici dei capelli, e nei polsi, e nell'arterie del collo, dove batteva più celere l'impetuosa vita. Gli pareva che sopra le corde vigili de' suoi nervi corressero due sensazioni diverse, che si mescevano e s'uccidevano insieme: una era un brivido, ma di terrore, per quel fantasma del morto; l'altra era un brivido, ma di gioia, che gli veniva dalla bellezza di lei, dall'immagine del suo corpo seminudo — e questa era senza dubbio la paura più forte. Tutto aveva saputo vincere nella vita, e, fin dove può la comprensione dell'uomo, tutto ridurre al piccolo senso effimero, al piccolo valore transitorio d'un fenomeno umano; tutto, ma non la forma di quelle sue membra femminili, ch'erano per lui quasi una tentazione soverchiante, quasi un bene che andasse oltre la possibilità del suo medesimo desiderio, e fosse una specie di potenza maravigliosa, calamitosa, alla quale avrebbe tentato invano di sottrarre il suo spirito e la sua carne. Quand'ella passava, o s'appressava, od un'eco portava la sua voce, o per un filo d'aria si diffondeva il suo profumo, od il suo nome fosse detto da alcuno, o per avventura gli accadesse di vedere inattesamente un oggetto suo, ne riceveva nell'anima e per le vene un tremito che gli faceva male, che gli dava una specie d'inquietudine oscura, di desiderio affaticante; quand'eran soli, quando la baciava, e pur quando nella brevità delle furtive notti ella era nelle sue braccia perduta d'amore, invano cercava di bere dentro quel cálice un sorso che fosse pari alla sua sete, o che potesse, per un poco almeno, placare l'ansia che lo struggeva di lei, spegnere la febbre incontentabile che gli faceva dallo stremo nascere un desiderio più forte. L'amava, sì, ma più grande forse di questo sentimento era il terrore di non poterla amare abbastanza, la paura ch'ella valesse più di quanto poteva il suo desiderio da lei attingere. Breve gli pareva il tempo, la gioia dell'uomo fugace, inane la forza dell'uomo, — e la sua bellezza infinita. Onde l'amava con dolore, con disperazione, come un uomo che si accorga del tempo veloce, e tema, in ogni attimo trascorso, di avere dimenticata una felicità. Ecco, ed egli s'accorse che davanti all'annunzio di quella morte il suo primo impulso era stato un rifiuto, era stato — o gli pareva — un immenso dolore. Ella dunque non voleva che fosse morto. Il suo cuore d'amante non le aveva per prima cosa fatto splendere negli occhi un lampo sinistro di gioia. No; ell'aveva detto per prima cosa: — «Non è vero! Non è vero!...» Per prima cosa ell'aveva tentato quasi di farlo rivivere, anzi aveva retrocesso da lui, da lui s'era sciolta, quasichè sentisse per istinto l'orrore della sua mano micidiale. Egli misurò velocemente le conseguenze più lontane di quello che immaginava, e giunse a non avvedersi del cammino che quella rivelazione faceva nella mente oppressa dell'amante, precisandosi a poco a poco, divenendo per gradi una verità immediata e dandole agio di misurare a sua volta il senso reale di quelle due parole così repentine: — «È morto.» Súbito ella non aveva compreso, od almeno era stata una sensazione così forte, che l'aveva solo accerchiata senza trovar ádito in lei. Ma ora lo vedeva: per comprendere, lo vedeva. Era fermo, steso, freddo, non moverebbe mai più la mano per chiamarla, non direbbe mai più: — Novella... E guardando queste immagini, s'avvicinò di nuovo all'amante. Gli afferrava ora un braccio, si premeva contro di lui, rifugiandosi nella sua forza, nascondendo presso quel ruvido cuore di maschio la sua tremante anima. Poi cominciò a mormorare: — Perchè è morto? Perchè? Ella esprimeva male il suo pensiero; voleva domandargli: — Come? dove? quando? in qual maniera, per qual ragione è morto? E dov'è? — Anzi lo disse: — Dov'è? Ma súbito si ristrinse a lui con più tremito, quasi temendo che fosse lì vicino, lì per intorno, e che nel volgere gli occhi dovesse vederlo d'improvviso. Egli spiegò, senza batter ciglio: — L'ho trovato immobile nel suo letto; l'ho chiamato: non s'è mosso: l'ho toccato: era freddo. Ella disse ancora, ma lo disse altrimenti: — No... Il buon odore del suo petto empiva di fragranza il respiro dell'amante. Senza saperne il perchè, ella ebbe la sensazione che bisognasse non dir nulla ad alcuno, tacere, non svegliare la casa e mantenere nascosto fra loro, come una involontaria colpa, quell'orrendo secreto. Ma appunto perchè aveva questa sensazione, fu tratta a pensare il contrario, a credere che si dovesse gridare, far rumore, chiamarli tutti; balbettò: — Il babbo... Egli le prese forte una spalla: — No, taci. — Perchè? Non sapeva rispondere; disse: — Aspettiamo. Ora ella non piangeva più; aveva solo un tremito nervoso dai calcagni alla nuca, e nella gola gonfia un nodo che ogni tanto si scioglieva per rinserrarsi più forte. Andrea s'accorse ch'ella Tag: morto forte prima dolore specie desiderio due tremito volta Argomenti: due parole, lampo sinistro, dolore fisico, velo tenue, sospensione totale Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Ricordi di Parigi di Edmondo De Amicis Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Feticismo La struttura narrativa (parte seconda) L'innesto della rosa Offerta capodanno a Tolosa Utilizzare le piastre per capelli Sedu
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