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La vita comincia domani di Guido da Verona pagina 58sua seconda domanda? — Scelga lei, — fece l'onorevole con l'aria di chi deve prepararsi ad una lunga pazienza. Ed il Metello riprese: — Capitanare un partito politico vuol dire necessariamente avere un'idea da difendere, una da combattere; non solo, ma certi uomini da spalleggiare, altri da colpire, e da colpire, poichè son nefasti, quanto più si possa nel cuore. — L'uomo, l'uomo... — interruppe quietamente il Donadei, — è una faccenda secondaria. Non è mai contro gli uomini che si deve infierire. — Sì, certo. Ma quando è appunto un uomo, con la sua forza, con la sua potenza, con la sua dura volontà, quegli che rende inespugnabile tutto un ordine d'idee contro le quali si combatte, allora diventa inevitabile un duello del capo contro il capo, finchè il più forte vinca. Le pare?... Egli disse così dolcemente questo: — Le pare?... — che il Donadei lo guardò tre volte consecutive con una specie di maraviglia. Poi si risollevò alquanto su la poltrona dov'erasi affondato, la trasse un poco avanti contro la scrivania, su la quale si appoggiò con un gomito. Infine ammise, come per condiscendenza: — Già, già... Tancredo in quel mentre osservò che su l'anulare sinistro egli portava l'anello nuziale; onde si mise ad immaginare come poteva essere la moglie di quell'uomo capelluto e barbuto. Chissà per qual ragione, se la figurò alta, ossuta, ferrea, vestita severamente, con la pelle un po' giallastra, certe maniere brusche, una pettinatura stretta, la voce quasi virile. Nel medesimo tempo invidiava la genialità di Saverio Metello e si sentiva così lontano dal poter prender parte al discorso, che avrebbe quasi preferito non trovarsi lì. — Allora? — fece l'onorevole per spinger oltre quella conversazione che non gli pareva del tutto oziosa. Il Metello abbassò la faccia, quasi per dar prova di una rara modestia. — Non vorrei presumere troppo delle mie forze, — disse con umiltà, — se io credessi di poterla menomamente aiutare, dirò meglio secondare, in quella magnifica lotta che da molti anni ella sostiene con una tenacità coraggiosa ed infaticabile. Ho detto secondare, ma non è questa nemmeno la parola: dovrei dire «servirla», dovrei dire «mettere nelle sue mani quella terribile arma, di cui la sorte ci rese possessori e padroni.» L'onorevole aggrottò le ciglia e si passò una mano sui lisci capelli, d'un denso color castano, ch'eran divisi nel mezzo da una fina scriminatura. Così barbuto e capelluto, con gli occhiali a cerchi d'oro ed il compassato abito nero, aveva un aspetto indeciso fra il bibliotecario ed il prete armeno, con qualcosa d'ispirato e di subdolo nell'incerta fisionomia. — Egregi signori, — disse in tono declamatorio, — se andassimo avanti un pezzo con tali preamboli vedo che si rischierebbero due cose: la prima, di perdere gran tempo, la seconda, di non comprenderci affatto. — Ella infatti ha ragione, onorevole. Non abbiamo alcun interesse a perder tempo, ed ancor meno a tardare oltre nel comprenderci. Sorse in piedi, e puntando ambe le mani su la scrivania si protese un poco innanzi, verso l'uomo che l'ascoltava, poi disse con una specie di crudeltà sarcastica: — Onorevole Donadei, mi permetta una immagine. Come alla figlia di Erode, noi veniamo a portarle sopra un vassoio d'argento la testa recisa del suo nemico. In altre parole, noi siamo in grado di produrre istantaneamente la più clamorosa e più doverosa demolizione della quale possa oggi divenir spettatrice l'Italia! Poi si ritrasse con un moto repentino, e tornò a sedere, fissando co' suoi lucidi occhi bigi Tancredo che impallidiva. Egli non lo aveva seguito che parzialmente, ed era rimasto indietro a raccapezzarsi con la figlia di Erode. Ma, durante quel grave discorso, la faccia dell'onorevole si era fatta rossa e concitata, forse di maraviglia, forse di sdegno, sicchè il Metello temette di aver precipitate le cose. Infatti Salvatore Donadei durava uno sforzo, visibile in ogni muscolo della sua faccia, o per dominare una repentina collera o per riaversi da un eccessivo stupore. Come un uomo colto in fallo, cercò dapprima di schermirsi. — Non ho il bene di comprendere le sue similitudini, egregio signor Metello! — esclamò con sussiego. — Ma per sua regola mi pregio avvertirla che non son uso a barattare la testa di chicchessia sopra vassoi d'argento nè di alcun altro metallo! Saverio chinò la faccia e tacque. Solo, dopo una pausa, rispose: — Certamente mi sono espresso male. — Molto male! — asserì con intendimento l'onorevole Donadei. — Ed in primo luogo mi piacerebbe sapere per qual verso ella supponga di conoscere i miei giurati avversari, e mi presti l'idea di volerli sbaragliare con ferro e con fuoco? Saverio tacque ancora, ma un risolino beffardo increspò la sua bocca. La voce dell'onorevole si fece più sardonica nel chiedere ambiguamente: — E il nome? Quale mai sarebbe il nome di questo San Giovanni Decollato? — Credevo, — spiegò il Metello con audacia, — che si trattasse di Andrea Ferento. — Ah, vedo... — fece l'onorevole con una voce bianca. E ripetè ancora due volte: — Vedo, vedo... Il Metello s'accorse che la sua temerità non era stata vana e pensò d'incalzare. — Ho preferito entrar in argomento con parole esplicite, anzichè tergiversare. Comprendo che la mia sincerità possa parerle un'indiscrezione, tuttavia... — Tuttavia sono stupefatto ch'ella voglia insistere! — l'interruppe il Donadei, senza un soverchio sdegno. — Tuttavia, — insistè il Metello, — mi permetto di farle osservare, a mia difesa, che, se mi sono ingannato nell'attribuirle un nemico immaginario, dieci anni di attenzione indefessa alla sua opera valorosa eran là per convincermi di questo errore, poichè la vita degli uomini che governano i partiti cade necessariamente in dominio del pubblico e sopra tutto dei loro partigiani. Le passioni, gli odî, gli amori, le sconfitte o le vittorie d'un capo non appartengono a lui solo. — Ma, scusi, — l'interruppe il Donadei con un vibrato risentimento, — io non mi sono ancor presa licenza di chiederle chi ella sia veramente, nè sotto qual veste si arroghi la libertà di parlarmi in tal modo! — Io sono stato fino ad oggi un semplice spettatore, onorevole Donadei! Ma uno spettatore che di punto in bianco s'alza dalla platea ed affronta la scena per rappresentarvi una parte capitale. Tancredo non aveva mai conosciuto al suo compare uno stile così altisonante, e ne restava sbalordito, soggiogato, come di fronte ad una rivelazione. Lo stesso Donadei parve sorpreso d'una così tranquilla sicurezza, ed avrebbe voluto rivolgergli un gran numero di domande, che ancora gli parvero inopportune. Saverio Metello si stropicciò le mani, le sue mani aride, giallastre, che parevan due nervosi artigli, quindi ricominciò: — L'uomo che non è stato finora alla mercè di nessuno aveva, come il Colosso di Rodi, i piedi d'argilla. Ora è nelle nostre mani, e possiamo d'un colpo stenderlo a terra, per sempre. La sua faccia splendeva d'un malvagio lume; le palpebre raggrinzite gli battevano sui piccoli occhi bigi. Salvatore Donadei si raccolse di nuovo nel palmo la fosca barba quadrata, ed insaccando il collo nel largo solino ammiccava di qua, di là, fuggevolmente, quasi per dissimulare la sua tentazione di scendere a patti con que' due sconosciuti. — Ma tutto questo non è possibile! — esclamò, dopo una lunga pausa, guardando con una specie di compassione que' due meschini uomini che pretendevano di aver catturata una così bella preda. — Impossibile! assurdo! — esclamò ancora, scrollando le spalle, e con la voce dell'uomo il quale rinunzi a nutrire un'illusione troppo diversa dalla realtà. Questo era il punto cui lo attendeva Saverio. Lo stesso Tancredo si gonfiò d'un tal sorriso di sufficienza e di potenza che avrebbe da sè solo debellata la più tenace incredulità. — È quello che vedremo! — Tag: onorevole uomo due mani vedo voce contro uomini tutto Argomenti: medesimo tempo, uomo colto, aspetto indeciso, risolino beffardo, largo solino Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni La via del rifugio di Guido Gozzano Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Ricordi di Parigi di Edmondo De Amicis Articoli del sito affini al contenuto della pagina: L'innesto della rosa In hotel a Parigi prima e a Londra poi con Tour ed Olimpiadi Disneyland Paris: itinerari di visita Cura delle unghie per gli uomini Capo Verde, un'oasi di mare a due ore di aereo da casa
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