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La vita comincia domani di Guido da Verona pagina 3gomitolo... E perchè fai la calza se sei un professore? — Eh!... certo! quando penso... certo! quando medito faccio la calza... eh!... eh!... Tutti i grandi uomini hanno le proprie fissazioni. — Maria Dora, lascialo stare, — disse il padre, rattristato. Ed ecco si udì per la sala terrena il passo ancor veloce di mamma Francesca, la quale apparve sul loggiato, e riparandosi gli occhi dal sole disse: — Buon giorno, bambina! — Buon dì! — rispose Maria Dora. Poi le corse in braccio, le saltò al collo: — Buon dì! — Birichina, — comandò il padre, — vammi a prendere la pipa, ora. Ella corse via con un bel ridere, saltellando. — Quella piccina è come una coditremola: non sta ferma un momento! — esclamò Stefano. — Beata lei! Ci mette addosso un poco d'allegria... Che sarebbe la nostra casa ormai, se non udissimo lei cantare? — E Giorgio come sta? — Male stamane. — Si leva? — Ha detto di volersi levare, ma tuttavia sta male. Allora Stefano s'avvicinò alla moglie con un certo impaccio, e fattosi grave le domandò sottovoce: — Dimmi un po', Francesca... è una domanda bizzarra che ti faccio, ma rispondimi con sincerità... Non hai notato nulla, proprio nulla, da qualche tempo? — Di cosa? di Giorgio? — No di Novella. Mamma Francesca s'impaurì di quella domanda, e chinato il viso pallido sotto la corona dei suoi lisci capelli bianchi, mormorò con un fil di voce: — Che vuoi dire? — Non hai notato nulla in questi ultimi tempi... in lei, ne' suoi modi, nel suo umore? Un cambiamento? qualcosa di buio, di nascosto... nulla? — Ah, vuoi dire... ma, certo, è preoccupata del marito. — No, appunto no!... cioè, sì, è preoccupata... certo è preoccupata di lui anche, ma non solo di lui... — E allora?... — domandò con timidezza la madre. — Rifletti bene, Francesca... e specialmente quando viene Andrea... nei giorni ch'egli abita qui... — Stefano! per l'amor di Dio! — Non ti spaventare; faccio una domanda; posso bene ingannarmi. Noi vecchi si osserva molto, e volevo sapere se non hai proprio notato nulla, anche tu... — Ma sì, qualcosa... — Sst!.!.. c'è Dora. — Ecco la pipa! — ella esclamò entrando. — La tua preziosa pipa! È nera e puzza come concime... Brrh!... adesso vado a sciacquarmi le mani. E di nuovo scappò via farfalleggiando, vivida come uno zampillo di fontana. In quel mentre apparve sul loggiato la sua dissimile sorella, ravvolta nel chiarore del mattino che l'adornava come un bel manto. Ferma sul limitare, si compresse le due mani al petto esclamando: — Che notte! Mio Dio, che notte! La sua bellezza era turbata e turbava, quasichè nel guardarla, od anche nel passarle vicino, accadesse per una colpa involontaria di pensare alla sua nudità. Non era bella soltanto, ma polverosa di lussuria come di pòlline un fiore, immersa e vivente nel cerchio d'una atmosfera sensuale, percorsa dalla propria bellezza come da un brivido di piacere che lentamente le invadesse ogni vena. Il suo corpo sembrava tendersi naturalmente all'atto voluttuoso dell'amore; ogni movimento la denudava un poco, il gesto più lieve delle sue mani pareva incominciasse una carezza: negli occhi aveva quel colore indefinibile che nasce dal godimento, nella voce soave alcune di quelle inflessioni torbide che sono il respiro più profondo e più sommesso della voluttà. La capigliatura soverchia, d'un colore tra il fulvo ed il castano, le oscurava e raggiava la fronte, ravvolgendosi poi senz'artificio in un viluppo voluminoso, che talvolta la costringeva, quasi l'affaticasse, a piegare indietro la testa, con un moto soavissimo, nel quale appariva scoperta come una limpida nudità la gola bianca. I suoi capelli eran pieni d'un'ombra luminosa, d'un foco buio, quasi avessero due luci, come le foglie dei tralci vendemmiati, quando, asperse di rugiada mattutina, brillano, d'autunno, al sole. Ella disse ancora: — Che notte! Giorgio è stato male. Fino alle quattro non ha chiuso occhio; poi, nel sonno, delirava. Non sapendo più che fare, ho chiamato Andrea... Mamma mia, che notte! Era vestita con eleganza, di tutte cose finissime, che forse, in quella semplicità campestre, parevano assai ricercate. — Figlia mia, — disse la madre, — ti stanchi troppo... Finirai con ammalarti anche tu. Prendiamo dunque una infermiera. — No; Giorgio non la vuole. Non vuole altri che me, poi si dispera se mi vede affaticata. Dice che debbo vivere, perchè son giovine ancora, mentre a lui non resta che morire... Oh, le cose che dice la notte, quando siamo soli... — Fece una pausa, e con un atto quasi religioso incrociò le mani aperte al sommo del petto, presso la gola, che un respiro turgido sollevava. — Ora, — soggiunse, — discenderà. Ma non ditegli nulla, vi prego, perchè non vuole si sappia quando sta male. Poi camminò verso l'invetriata e si sporse, guardando nel mattino chiaro, verso le cose libere, che vivevan splendenti nella beatitudine del sole; tese le braccia con un atto fervido, esclamando: — Che bel sole! che bella primavera! Non vai a caccia, papà? — Aspetto Maurizio. Stamattina è in ritardo. Allora ella si volse a Marcuccio: — E tu, Marcuccio, lavori? — Certo, scrivo. Non sono uno sfaccendato come voi. Lavoro e scrivo tutto il giorno, come il professore Andrea Ferento. — Bravo, Marcuccio, — disse Novella mansuetamente; — allora non ti disturberò. Lo scemo riprese la pagina interrotta. Ma poi, di sùbito, volse il capo verso la sorella con un riso ebete: — Sorelluccia... — esclamò. — Che vuoi? — Ti ricordi? — Di che? Allora egli mise nella voce un'inflessione ambigua: — Sorelluccia, ti ricordi... com'erano belle, belle... sorelluccia... le margherite! Novella, con un piccolo fremito, guardò rapidamente il padre, la madre, silenziosi, mentre lo scemo rideva, rideva. — Non so cosa vuoi dire con queste tue margherite! — rispose, un po' aspra, riaffacciandosi alla vetrata. Poi d'un tratto esclamò: — Ecco Maurizio! — Le margherite... le margherite... — cantilenava lo scemo. Frattanto Maurizio aveva rinchiuso il cancello e saliva per un vialetto, in giubba da cacciatore, con schioppo e cartuccera, tenendo due bracchi al guinzaglio. Era un giovine di men che trent'anni, d'alta corporatura, nodoso, erto, con la faccia riarsa dal sole, bello e ruvido nella sua forza. Quando giunse a' piè della scalinata, si tolse il cappello di feltro: — Buon giorno a tutti! Se avete una tazza di caffè la prendo con piacere. — Per voi sempre, — gli rispose mamma Francesca. — Ma lasciate fuori i cani, perchè Marcuccio non li vuol vedere. — I cani?... i cani!... dove sono i cani?... — gridò lo scemo, balzando in piedi spaventato, poi raccogliendo in fretta quaderni e gomitoli. — Via i cani!... — urlava battendo i piedi. — Non voglio cani! Puzzano, mordono... Eccoli là... Via i cani! Puzzano, mordono... — Scappò timoroso verso la sala: — Via i cani! Allora Maurizio, tirando i bracchi per il guinzaglio, mentre abbaiavano, girò dietro la casa per legarli ad un'inferriata. — Ecco, son via, — disse mamma Francesca. — Vieni, Marcuccio; càlmati; non ci sono più: vieni. Lo scemo si affacciò timoroso al limitare della sala e guatò in giro: — Non si può lavorare! Anche i cani!... Son come le iene... Vogliono il cadavere, i cani... Via i cani! E scalciava nel vuoto come se lo assalissero per intorno, feroci, abbaianti; finchè, piano, piano, strisciando a ritroso, di nuovo si rifugiò nel suo cantuccio. — Badate, Maurizio... — ammonì Francesca, vedendogli posar lo schioppo in un angolo del loggiato. — Non abbiate paura: ho tutte le cariche nella cartuccera, — egli rispose, battendosi la mano su l'ampia cintola. — E Giorgio come va? — Lo stesso, o peggio, — Stefano rispose. — Malinconie! — disse il giovinotto crollando il capo. — Malinconie! — Poi si fece animo e riprese il Tag: cani nulla certo scemo mamma notte sole male mani Argomenti: due mani, colore indefinibile, voce soave, respiro turgido Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Le rimembranze di Giacomo Leopardi L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza La trovatella di Milano di Carolina Invernizio Libro proibito di Antonio Ghislanzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerte Capodanno Cuba El Gouna: la vera alternativa a Sharm El Sheik Ibiza: non solo vita notturna! 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