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Piccolo mondo moderno di Antonio Fogazzaro pagina 69Adesso comprendo che non era ragionevole e che faccio meglio a spogliarmi per una giustizia generale. La visione non riguarda che il mio avvenire dopo la rinuncia." "Mi pare" osservò don Giuseppe, timidamente "ch'Ella mi accennasse a due parti distinte della visione." "Sì" rispose Piero "ma nella seconda parte..." Rumori di remi e di voci. Una barca si appressava, passò lenta sotto il muro dell'orto. Ritornato il silenzio, Piero cinse d'un braccio il collo a don Giuseppe. "Mi perdoni" diss'egli "preferisco non parlarne. Intendo della mia visione. Me ne sento anche indegno!" "Una sola parola: Ella persiste a crederla soprannaturale?" "Quello che m'appare oggi è che la visione sia soprannaturale in quanto si accorda con certe voci misteriose che mi hanno parlato di tempo in tempo, una volta; e in quanto mi addita una via di povertà, di penitenza e di preghiera. La credo anche soprannaturale in quanto mi addita un'azione futura, esterna. In quanto invece mi preannuncia dati avvenimenti, io non presumo niente, accetterò dalla mano di Dio quel ch'Egli vorrà. Ho però creduto debito mio di scrivere la visione. Sta già in un plico suggellato ch'Ella custodirà perchè si apra dopo la mia morte." Don Giuseppe sorrise, fece un gesto come per dire ch'egli morrebbe certamente prima. "Ella sceglierà, in ogni caso" soggiunse Piero "la persona fidata che lo apra." Le ombre che il nome della morte sempre vapora, le ombre di un immaginato avvenire, solenne e tragico, avvolsero i seduti. Don Giuseppe venne ripensando e comparando certe parole dettegli da Piero subito dopo la visione, certe parole del colloquio presente. A quale missione nella Chiesa di Dio poteva essere chiamato quel giovane? Gli sorgevano nella mente profonda tante supposizioni diverse, vi si levavano tanti dubbiosi desideri antichi circa una riforma cattolica della Chiesa, non espressi mai chiaramente ad alcuno, forse neppure chiaramente concepiti, anche per impedimenti di ossequio e di umiltà. Uno stormir fischiante corse per la costa, uno strepito per le rive, una veloce ombra nera sul lago, cui l'alto fragore del pino rispose; e in pari tempo uscì la luna curiosa, irradiando le nevi degli oleandri in fiore, fogliami e rose, la ghiaia dei viali, l'alto fianco della chiesa, il rustico campanile imminente all'orto. Nel pensiero profondo di don Giuseppe disposto alle intime comunioni con la natura come alle intime comunioni con Dio, il dramma del vento, della luna e delle onde, il dramma di quell'anima, prima oscurata dalle passioni, ora misteriosamente illuminata dallo Spirito, si confondevano, si compenetravano in uno solo. Qualcuno entrò nell'orto. Il custode veniva a dire che le chiavi del camposanto, richieste dal signor padrone, erano state portate in casa e che vi era pure stato portato per lui da S. Mamette un pacco postale. Passando, nell'avviarsi verso casa, presso il vecchio rosaio dalle rose incarnatine, Piero si fermò. "Le lascerò scritto anche questo" diss'egli "ma Le raccomando pure a voce che le suore abbiano ogni cura degli oleandri che sono ancora quelli piantati da mio padre, delle rose e particolarmente dell'arancio e del mandarino, nel giardinetto." La villetta dove Franco e Luisa avevano tanto amato e sofferto, dove la epica bontà, la serenità magnanima dello zio Piero eran passate beneficando, dove la piccola Ombretta era morta, avrebbe accolto le suore convalescenti di un Ordine scelto da don Giuseppe, con una scuola di lavoro e di economia domestica per le giovinette del Comune di Albogasio. "Ella potrà tenersene informato" suggerì don Giuseppe. Il giovane, per tutta risposta, si chinò, posò le labbra sopra una rosa. "Ah, don Giuseppe" diss'egli uscendo dall'orto "quanto posso dire al Signore: quaerens me sedisti lassus! Quante volte non mi ha richiamato e io mi ostinavo a perdermi! Anche con la Sua cara ultima lettera! È stato perchè tutto io debba riconoscere da Lui e niente, proprio niente, da me." II Il pacco venuto dalla posta era in sala. Piero lesse sul timbro, accostandolo al lume: VENA DI FONTE ALTA. Lo posò e, prese le chiavi del Camposanto, disse a don Giuseppe che usciva per alcuni minuti. Rincasando, lo troverebbe alzato? Don Giuseppe si sentiva stanco e desiderava scrivere una lettera prima di coricarsi. A proposito di questa lettera: che intenzione aveva Piero? Don Giuseppe avrebbe desiderato partire presto e intanto annunciare il suo arrivo. "Faccia come crede" rispose Piero "scriva come vuole." Il vecchio riguardoso amico non osò domandare più in là. Piero si avviò soletto al Camposanto. Il vento e il lago tacevano. Colonne di cipressi, frondose vette di ulivi, fronti di montagne nereggiavano sull'eguale albore del drappo sottile di nuvole. Il sentiero, il pendìo erboso a sinistra, i campicelli a destra lungo l'acqua dormente eran grigi di luna velata. Per via Piero non incontrò anima viva. Sugli scalini del Camposanto, presso il cancello, era inginocchiato un vecchione cencioso che, udito Piero salire, si alzò e guardatolo gli disse timidamente con un sorriso d'idiota: "S'era chì a di sü on poo de ben per i me vecc. Lü l'è ben el fioeu de la poera sciora Lüisa? La me n'a faa inscì tanto, del ben, la Soa mamm! L'era ona gran donna!" Avuta una copiosa elemosina se ne andò zoppicando e borbottando: "Vardè on poo, vardè un poo!". Piero aperse il cancello e, scopertosi il capo, entrò. Quasi in faccia al cancello, a sinistra, nel muro addossato al monte stavano quattro lapidi di marmo bianco. Nella prima era inciso: LA PICCIOLETTA VESTE GENTILE DI MARIA MAIRONI. Nella seconda: INGEGNERE PIETRO RIBERA GRANDE CUORE PROBO IN PACE. La Morte aveva disposto, con le sue discese ordinate, che la bambina soave e il vecchio uso tenerla sulle ginocchia, cantarle "Ombretta, sdegnosa" fossero ancora vicini. Nella terza lapide si leggeva: A FRANCO IN DIO LA SUA LUISA. Nella quarta: A LUISA MAIRONI RIGEY PIERO MAIRONI IGNARO DELL'ASCOSO MATERNO VOLTO SOSPIRANDO POSE 1882 Nella notte chiara i caratteri neri delle epigrafi si leggevano distintamente. A sinistra dell'ultima lapide la terra smossa indicava il riposo della povera Elisa. Piero s'inginocchiò sull'erba e piegò il viso. Le sue labbra non si movevano, neppure una fibra della persona si moveva. Parve impietrato nella preghiera riverente, nell'attitudine di chi sentisse pendersi sul capo diafane mani benedicenti. Quando alzò il viso la luna era discesa occultamente al tramonto, il campo sacro e le mura si erano oscurate, le quattro epigrafi non si leggevano più, le mani benedicenti si erano raccolte su al loro soggiorno di mistero. III Don Giuseppe si attardò a contemplare il lago, le ombre della notte, un lontano lume alle falde del San Salvatore. Quanto, pensava, erano mutati gli uomini in Valsolda, da buon tempo antico e quanto poco le cose! Al tornare di Piero gli porse le mani per una stretta silenziosa che significava: so di dove vieni. "Lei non ha aperto ancora il Suo pacco postale" diss'egli. Il custode si offerse di aprire questo pacco e Piero gli disse che facesse pure. Poi, accesa una candela, condusse don Giuseppe nella vicina camera dell'alcova, gli disse che il pacco veniva certamente da "quella persona". Erano certamente fiori, per il Camposanto. Egli non ve li avrebbe portati, si era interdetto poco prima, nell'orto, di cogliere una rosa per suo padre. Ma desiderava parlare a don Giuseppe della "persona". "Credo" diss'egli "che tornerà in principio di settembre a villa Diedo e allora vorrei che Lei la vedesse." Entrò il custode con il pacco aperto. Era infatti una scatola di fiori sciolti. Accompagnava i fiori questa sola carta di visita: CARLO DESSALLE. Di Jeanne vi era l'anima; e i recisi, moribondi fiori, i ciclami odorosi dei boschi di Vena, i rhododendron di Rio Freddo, gli edelweiss di Picco Astore non dicevano che lei, l'amore, il dolore, la timida offerta, il silenzio di lei. Piero lesse il biglietto, guardò i fiori, pensoso. "La carta è di suo Tag: don visione pacco camposanto fiori prima persona dio luna Argomenti: pari tempo, tempo antico, rustico campanile imminente, pensiero profondo, campanile imminente Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Il benefattore di Luigi Capuana Il fiore di Dante Alighieri L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Significato del fiordaliso Significato della camelia Legami tra personalità e profumi L'innesto della rosa Consigli per un'abbronzatura perfetta
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