Piccolo mondo moderno di Antonio Fogazzaro pagina 37

Testo di pubblico dominio

delle ruote che si portavan lontano quel riverito problema psicologico, dimenticò le similitudini poetiche, rientrò in casa pensoso, curvo, sotto il peso di altri problemi, di un messaggio difficile. III Dieci minuti dopo il suo ritorno da Roma, l'ottimo Commendatore sedette fresco, sereno, davanti a un mucchio enorme di lettere e stampe, suonò per la cameriera e le ordinò un caffè forte. Nello stesso momento il cuoco annunciò il signor Soldini. "Portane due" disse il Commendatore alla cameriera. La cameriera capitò a suo tempo con due caffè, ma tosto aperto l'uscio alle spalle del Soldini, vide ch'era venuta con lui anche la sua signora, ripiegò silenziosamente in cucina e si consultò con il collega. Doveva tornar dal padrone con tre caffè? "Per quei musi?" rispose il cuoco radicale. "Ma no, ma no!" Non sarebbero più partiti! E Ciotti Çeóla saliva le scale in quel momento per avere anche lui la sua udienza. Il secondo caffè poteva servire benissimo per lui. La cameriera, liberale moderata, cedette sul primo punto ma protestò che sarebbe morta piuttosto di portare il caffè a Ciotti Çeóla. Soldini era venuto infatti con la signora e con molte scuse per questa sopraggiunta complicazione del colloquio. Siccome fra la signora e lui c'era qualche disparità di vedute circa l'argomento di che avrebbero parlato in seguito, siccome la signora credeva fosse in potere del Commendatore un modo di togliere ogni ragione di dissidio, siccome confidavano entrambi pienamente nella rettitudine della sua coscienza morale e religiosa, così il marito aveva detto alla moglie: "Vieni anche tu, parliamogli insieme". Mentre Soldini spiegava ciò al Commendatore con la sua parola eletta e lucida, chiamandolo, tra scherzosamente e rispettosamente, avversario politico, la signora, tutta confusa, rossa, ridente, si scusava di una propria supposta sfacciataggine con dei "cosa dirà Lei? cosa dirà Lei?" e il Commendatore, ripetendo "un piacere! un piacere!" si cercava frettolosamente, con qualche angustia, nel capo tutte le possibili vie, facili e difficili, pacifiche e malsicure, che il discorso avrebbe potuto prendere. Ecco, intanto; proprio di politica non si trattava. A questo esordio del marito la signora esclamò che se si trattasse proprio di politica ella non se ne vorrebbe immischiare. Il Commendatore, esperto degli uomini e delle cose, pensò tosto, pure ammettendo la buona fede degli interlocutori suoi, che dunque nel discorso atteso la politica c'entrava molto. Infatti gli amici politici del Soldini credevano sapere che gli avversari lavorassero per lo scioglimento del Consiglio comunale e predisponessero la candidatura liberale di Maironi servendosi del consigliere delegato Bassanelli, reggente la Prefettura da pochi giorni, compagno d'armi, nel 1859, di Maironi padre. Se ciò avvenisse, il giornale clericale avrebbe fatto a Maironi, per volontà di certi capi del partito, una guerra a coltello. "Tu no!" esclamò la signora. "Ecco il punto!" rispose il marito, sorridendo. E proseguì a dimostrare che in quel caso il diritto di guerra a coltello ci sarebbe stato. Quindi spiegò al Commendatore che mentre le altre signore del partito erano inviperite contro Maironi e lo avrebbero mangiato vivo, sua moglie non pensava che alla salute di quell'anima e tremava di vederla buttarsi senza ritegno all'errore e al male, tremava che una parte di responsabilità ne avesse a pesare anche su di lui, Soldini; forse la parte maggiore perchè Soldini non userebbe mai l'ingiuria spregevole, ma con la sua fredda, misurata urbanità recherebbe ferite più profonde. "Mia moglie mi fa quest'onore" diss'egli ridendo. E soggiunse che a suo avviso ell'aveva torto. "La diserzione al nemico è sempre atto moralmente colpevole. Un atto immorale pubblico dev'essere pubblicamente e severissimamente biasimato nella forma che il tempo e il luogo consentono. Questo me l'accorderà. Ebbene, abbia pazienza. I liberali, quando ci combattono, amano fare un grande sfoggio di Vangelo. Non parlo di Lei, che non lo fa; ma gli altri ho paura che ne sappiano di Vangelo quanto ne so io di astronomia, cioè quattro o cinque cose grosse, la strapazzata ai Farisei, il perdono dell'adultera e, sopra tutto, regnum meum non est de hoc mundo. Ora nel Vangelo si vede usata da Cristo l'invettiva senza femminili timidezze, contro quei colpevoli appunto che lo movevano a sdegno per un carattere di viltà che aveva la loro colpa; solamente... badi bene, perchè io non voglio essere accusato di scarsa carità cristiana verso Maironi! solamente non contro Giuda. I Farisei avevano molto del buono, per essi ci poteva essere rimedio ancora e Cristo scagliò l'invettiva. Contro Giuda no perchè lì non c'era più rimedio, in Giuda era entrato Satana." "Peuh peuh peuh" fece il Commendatore, mostrando di gustar poco questi sottili ragionamenti. "Ci sarebbe alquanto a ridire su alcune cose che Lei ha detto; sulla viltà di certe diserzioni, per esempio, e sulle invettive evangeliche paragonate con le invettive giornalistiche." Qui il Commendatore cominciò a gonfiarsi di riso. "Se Lei" diss'egli "vuole assumersi la parte di Cristo, ci pensi Lei; ma insomma, cosa c'entro io con Satana?" E diede in una risata sonora. "Non ha mai picchiato al suo uscio?" disse la signora ridendo pure. "Almeno perchè Lei gli faccia avere una commenda dei SS. Maurizio e Lazzaro? o un posto al Ministero dell'Istruzione pubblica? Adesso parlo io, vero? Vede, certi amici di mio marito, ottime persone ma poco pratiche del mondo, hanno condotta male tutta questa faccenda di Maironi fin da principio. E l'hanno condotta male per non avere ascoltato mio marito." Soldini la interruppe. "Eh, se non mi ascolta sempre neppure mia moglie!" "Parliamo" continuò la signora "con la libertà dei nostri capelli grigi." "Il primo chiasso grande per questa disgraziata relazione lo hanno fatto i liberali, e si capisce, trattandosi di un clericale. Io sono convinta che il chiasso era peggiore del male e che usando prudenza e carità verso un uomo fortemente tentato, bisogna dirlo, verso un giovine in quelle condizioni, si poteva salvare tutto. Invece quegli amici hanno incominciato con imprudenti smentite, quasi solenni, poi hanno avuto una reazione di ferocia più imprudente ancora e adesso Lei sente che intenzioni hanno. Sarà il loro diritto ma questo è il modo di perdere le anime, non di riguadagnarle. Lei dirà: perchè questa donna ci si riscalda tanto? Mi ci riscaldo perchè Maironi, prima, veniva qualche volta da noi e mi ero posta in capo che quel giovane, che pure trovavo un po' eccessivo, impulsivo, come dicono adesso, un giorno o l'altro sarebbe diventato qualcuno." La cameriera fece capolino da un uscio laterale e disse piano al padrone con un sorrisetto sarcastico: "Ghe xe el signor conte Çeóla." "Santi numi!" brontolò il Commendatore mentre a Soldini sfuggiva un lievissimo sorriso. "Aspetti! Aspetti!" E accennò alla signora, che si era alzata, di rimettersi a sedere. "Ah, Commendatore!" diss'ella, "Lei solo può metterci d'accordo!" "Io?" Questa poi, davvero, il Commendatore non se l'aspettava. "Certamente" fece Soldini. E pigliò a spiegare l'enigma. Si sapeva che lo scioglimento del Consiglio comunale stava sul tappeto della Prefettura. Qualcuno pretendeva che Bassanelli avesse già sollecitato il decreto reale. Ora se il decreto reale veniva, occorreva che il Commendatore persuadesse Maironi a declinare la candidatura. "Il pensiero di mia moglie" conchiuse il cavaliere Soldini "è questo: se non si posa una candidatura liberale Maironi, il giornale cattolico sta zitto. Il Commendatore impedirà in qualunque modo, o premendo sullo stesso Maironi o premendo sul partito liberale, che quella candidatura si posi." "Eh, eh, eh, Lei mi fa un'intimazione da barcaiuolo veneziano!" disse il Commendatore, cacciandosi ridente le mani in tasca e articolando quasi con uno sforzo le parole scherzose. "Scià premi! Scià premi! Ma io ho

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