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Piccolo mondo moderno di Antonio Fogazzaro pagina 38voglia di stalìr! Di stalìr!" E fuori la sua solita risatina. Soggiunse poi, serio, che di elezioni non si era mai occupato e non intendeva occuparsi. "Abbia pazienza" replicò il cavaliere. "Quello è il pensiero di mia moglie. Francamente, il pensiero mio è un poco diverso. Ecco. Io non credo nè che Maironi ascolterebbe Lei nè che accetterà una candidatura liberale. Vi è una cosa che non ho detta neppure a mia moglie e che dirò adesso. Io dubito che Maironi sia per entrare in quella strana categoria di gran signori socialisti che abbiamo in Italia. Badi, sa; fra quelli di buona fede e non fra quelli che si fanno socialisti per assicurarsi dall'incendio; ecco, Lei mi capisce. Maironi è appunto un impulsivo di buona fede. Io questo lo desumo da varie piccole, piccolissime cose che so e anche da certo discorso ch'egli deve aver fatto al Bassanelli, il quale non gli è poi tanto cordiale amico, per certe sue intime ragioni..." "Non so niente, non so niente" s'affrettò a dire il Commendatore con il tono di uno che neppure vuol sapere. "Ma io so" riprese l'altro. "Ora se per caso, avendo luogo le elezioni generali, Maironi fosse portato e si lasciasse portare dai socialisti, pensi come lo dovrei garbatamente malmenare! Lei vede ora, Commendatore, dove riesco e in qual modo Ella può evitare a mia moglie e a me, forse per la salute di un'anima e certo per la nostra pace domestica, il dissidio di cui abbiamo parlato!" Così dicendo, il cavalier Soldini rideva e il Commendatore rispose "no no no, non vedo, non vedo, non vedo" ridendo anche lui, come uno che vedesse benissimo. "Ho sbagliato di grosso" riprese il primo "poco fa. Lo scioglimento del Consiglio non è sul tappeto della Prefettura, è sul tappeto di un tavolino molto più visibile agli occhi miei!" "Oh, che salti!" esclamò il Commendatore, ridendo ancora. "Oh che salti! Lei mi crea, un momento fa, gondoliere veneziano e adesso mi nomina ministro dell'interno. Oh che salti!" E più di questa esclamazione, cinque o sei volte ripetuta di poi, "oh che salti, oh che salti!" il cavalier Soldini con tutta l'abilità sua e la signora Soldini con tutta la sua foga sincera non poterono cavare al Commendatore; il quale, malgrado quel fare scherzoso, era stato fin da principio del colloquio attentissimamente in guardia, nel dubbio di una premeditata architettura di tutta la scena per lo scopo clericale: evitare lo scioglimento del Consiglio. In questo egli faceva torto almeno alla signora. Per compenso ricondusse cavallerescamente fino alla scala i suoi visitatori, molto curiosi di vedere l'annunciato autore putativo della crisi municipale, un giovinotto dalla faccia poco simpatica che stava nell'anticamera, duro come uno che non può liberarsi da certo imbarazzo, da certa soggezione e non vorrebbe parere timido nè ossequiente e ha per giunta in testa un discorsino da recitare. Egli cominciò la sua recita troppo presto, appena il Commendatore rientrò nell'anticamera dall'aver accompagnato il Soldini alla scala, la interruppe, la ricominciò, parlando in italiano: "Prima di tutto... Ella crederà... prima di tutto... Ella crederà forse..." mentre il Commendatore, con la sua umile affabilità, insisteva perchè egli entrasse nello studio, perchè sedesse, costringendolo a rifarsi da capo ogni momento. Finalmente gli riuscì di condurre innanzi, sotto gli occhi pacifici e benevoli dell'onnipotente abbandonato fra le braccia della sua poltrona, il discorsino. "Prima di tutto, Ella crederà forse che io sia venuto a raccomandarmi, ma questo non è vero. Io son venuto per la giustizia, per causa della iniquità di persone che non meritano di essere il Municipio, non meritano, di una città, infatti, gloriosa, dirò. Credo che Lei saprà chi sono e cosa mi è toccato a me." Il paziente Commendatore, che lo guardava sempre tra blando e serio, accennò di sì. Egli sapeva che Ricciotti Pomato, da ragazzo, si era gittato nel fiume per salvare un compagno e che il suo bell'atto gli era stato fatale perchè, trattandosi di un povero figliuolo, il Municipio, la stampa, i cittadini cospicui, a forza di suonargli intorno tutte le trombe dell'adulazione, gli avevano intronato in piena regola il cervello che continuava a suonare e suonare di queste lodi, come una conchiglia marina suona e suona in perpetuo dell'Oceano che un giorno la empì di fragore. La prima iniquità del Municipio clericale era questa che dopo la sciagurata faccenda delle brache, il tale assessore non voleva più favorire, secondo aveva prima promesso, nel conferimento di certe doti municipali, l'Annetta Pomato, sorella di Ciotti. La seconda era che il tale altro assessore intendeva proporre per una di quelle doti la figlia di una sua ganza. "Ohi, ohi!" fece il Commendatore, sgomentato: "No, no, no! non dica di queste cose!". "Sacrosanta!" esclamò l'altro e continuò a snocciolare il rosario delle iniquità. Si preferisce il tal fornitore, con danno del Comune, perchè è clericale o anche solo perchè la domenica tiene il negozio chiuso. Si nega una gratificazione al tale impiegato perchè scrive nel giornale dei socialisti. Alla Biblioteca, invece di Ricciotti si nomina il fratello di un sagrestano, che neppure sa parlare in buona lingua. Chi sa quando la buona lingua di Çeóla si sarebbe chetata, se il Commendatore, che pareva stare sui carboni ardenti, non l'avesse interrotto. "Tutto questo sarà e non sarà, ma che ci posso far io?" L'altro fece il sordo e tirò via. Si era licenziato un libraio inquilino del Comune perchè vendeva le Memorie di Garibaldi. Ecco all'uscio il naso della cameriera. "Signor, ghe sarìa el signor Maroni." Il Commendatore significò a Çeóla piuttosto con un gesto che con parole come non vedesse alcuna ragione di prolungare un tale colloquio. Allora finalmente Çeóla voltò la sua carta coperta. "La perdoni!" diss'egli. "Tutto il paese dice che lo scioglimento del Consiglio comunale dipende da Lei e che Lei è contrario." "Ma che, ma che!" esclamò il Commendatore. L'altro continuò imperterrito, malgrado interruzioni continue. "Adesso io Le dico che siamo molti..." "Ma sì, ma sì..." "... che se le elezioni si fa subito voteremo per i liberali senza domandare posti per noi, senza domandare..." "Va bene, va bene, ma se io non c'entro!" "... e se le elezioni non si fa subito ci teniamo liberi..." "Ma sì, ma sì, è inutile dirle a me, queste cose, facciano quel che vogliono!" "... e se ci teniamo liberi vuol dire che ci sarà dei conti da fare perchè potrebbe succedere fatti strepitosi, e questa è una cosa che potrebbe anche interessare giusto il signor Maironi che credo che sarà lui e che la serva avrà fallato a dire." Se la cameriera Rosina avesse udito Ricciotti Çeóla chiamarla serva, lo serviva lei. Ma la Rosina, considerato che adesso nell'anticamera ci stava un signore per bene e non mal veduto dal feroce collega di cucina, si disponeva lietamente a portare i due caffè nello studio di quel povero santo Giobbe del padrone appena fosse partito l'odioso Ciotti. Uditolo scender la scala, si mosse dall'alto del terzo piano. Appena toccato il secondo incontrò un amico e parente della famiglia, che allungò, con un viso beato, le mani cupide al vassoio: "Brava ciò! quel che ghe vol per mi che go magnà i gnochi!". La Rosina si difese accanitamente e l'altro incalzò con l'attacco. "No, che l'è per el signor Maroni!" "Te ghe ne scaldarè un altro." "No ghe n'è più!" "E ti falo fresco!" L'amico si trangugiò la sua tazza di caffè caldo con molti voluttuosi muggiti e soffi e la Rosina ritornò brontolando in cucina. Maironi aveva fatto alcune visite al Commendatore durante il suo sindacato per consultarlo in argomenti di amministrazione o per raccomandargli qualche interesse pubblico. N'era sempre stato accolto cordialmente. Adesso era venuto a malincuore, sospettando che gli si volesse parlare di politica. Sapeva che i liberali speravano di approfittare della sua defezione dagli amici Tag: commendatore tutto adesso prima buona scioglimento credo ecco certo Argomenti: consiglio comunale, certo discorso, gondoliere veneziano, autore putativo, recita troppo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come scegliere il profumo giusto La cura dell'acquario Offerta capodanno ad Augusta L'innesto della rosa Sposarsi senza spendere troppo
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