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Piccolo mondo moderno di Antonio Fogazzaro pagina 40impotente a trovare un sindaco. Bassanelli era trattenuto nella sua buona volontà di mandare i clericali all'aria dal timore di una coalizione, nelle elezioni generali, del partito costituzionale con i partiti estremi. Per questo gli importava di assicurarsi che la direzione del movimento elettorale capitasse, nel caso, in mani sicure. E qui le faccende zoppicavano per causa di certe iniziative prese da persone ambiziose di nessuna autorità: gente che faceva montare in furore Bassanelli. "Almanco, se no se poldrizzarghe la testa, che se potesse slongarghe el colo!" Erano liberali avanzati, liberali "non dei miei", diceva Bassanelli con il suo sale grosso "ma dei calzoni altrui, dei calzoni senza filettatura". Avevano applaudito all'eroe della Biblioteca, avrebbero fatto anche più per un sorrisetto, per una paroletta, per un articolino di Pomato padre, figlio, e comp. "Senta, Commendatore" proruppe il feroce spirito padovano "ieri un moderato marmotta mi diceva: "Se la va da petrolio a candeloto, meio el candeloto!" Bene, io non solamente sono anticlericale, ma non ho neppure, per mia disgrazia, la fede che ha Lei, questo mondo cane mi pare tanto sconfinato che non so capire come ve ne possa essere un altro; per vivere da galantuomo non mi sento alcun bisogno di preti; ma in verità di Dio quasi quasi, piuttosto che vedere in Municipio certi liberali, mi terrei questo povero mucchietto di sacrestanelli mezzo rabbiosi e mezzo tabaccosi!" Durante un discorso tanto eretico il povero Commendatore si era molto rannuvolato. "Adesso concludiamo qualche cosa" diss'egli grave, senza guardare Bassanelli. E consigliò di non fare ancora proposte al Ministero, di star a vedere. Avvertì che il deputato del collegio si adoperava molto, a Roma, per lo scioglimento e che poteva forse venire all'improvviso da Roma l'ordine più o meno esplicito di proporlo. Nell'alzarsi per partire Bassanelli gli chiese perdono di averlo scandolezzato con il suo ateismo e ricordò Franco Maironi, il padre dell'ex-sindaco, che lo strapazzava per l'ateismo come per "certe altre cosettine" ma gli voleva un gran bene; e quando lo strapazzava pareva insieme un diavolo e un santo. "A proposito, bravo; cosa mi racconta dell'ex-sindaco?" disse il Commendatore scrutando il viso dell'altro, anche per certa curiosità del segreto al quale aveva accennato il Soldini. Bassanelli esplose, rosso come un gambero: "Non me ne parli! Non me ne parli! Quello è un pazzo! Quello non è degno...". "Ah ta ta ta, ohi ohi ohi" interruppe il Commendatore. "... Non è degno di suo padre, no! Gli ho già detto qualche cosa di simile e un'altra volta, se mi capita, glielo dirò più chiaro! A meno che non ritorni indietro!" "Come come come come? Che non torni clericale?" Il buon Commendatore rideva sperando ammorzare con un po' d'ilarità quel furore. "Ma che clericale! Se va dritto ai socialisti! Quello è un pazzo, Le dico. Mi ha fatto discorsi da pazzo, uno di questi giorni, appunto sulle elezioni comunali, con certe idee impossibili ad afferrare. La se provi a rancurar col cucchiaio il chiaro d'uovo ne la supa: istesso! Il clericale era la crisalide di un anarchico; vedrà! E ci farà del male, qui. Ci farà del male, per i quattrini, per il nome e per un certo ingegno che ha." Il Commendatore afferrò il momento buono. "Mandiamolo via" diss'egli. "Io lo manderei al Polo antartico, anima mia, col diretto delle cinque; ma come si fa?" In città si diceva che Bassanelli, malgrado i suoi cinquantaquattro anni, il suo cinismo, le sue affermazioni di non gustare, in fatto di donne, che "le ochete bianche e molesine", fosse innamorato di Jeanne Dessalle ch'egli aveva conosciuto da ragazza e visitava spesso a villa Diedo. Bassanelli non sapeva che ciò si dicesse e neppure lo sapeva il Commendatore. "E se... e se... e se..." cominciò quest'ultimo. Si arenò nel terzo se. "Pensavo una cosa" diss'egli. "Se Lei, ch'è in relazione con villa Diedo, cercasse di persuadere quella benedetta signora... santo cielo!... basta!" Espresso con queste due esclamazioni di biasimo e di carità il suo giudizio sulla condotta della "benedetta signora" egli proseguì a dire che forse Bassanelli avrebbe potuto persuaderla della convenienza per Maironi di allontanarsi dalla città quando si aprisse il periodo elettorale, e di non accettare alcuna candidatura. "Io?" fece Bassanelli. "Glielo dirò a nome Suo, se vuole." "Misericordia!" esclamò il Commendatore, spaventato. "No, no, cosa Le viene in mente! Misericordia!" "Caro Commendatore" disse Bassanelli "la femmina è l'impugnatura del maschio; Lei lo saprebbe se non vivesse fra i cori degli angeli, dei Principati e delle Dominazioni; e se mostrasse di saperlo non intendo come si farebbe torto. Questa impugnatura può essere l'amante, ma può essere anche la moglie, può essere la cuoca. Si figuri che la mia cuoca, la quale sta in casa mia da trent'anni, fa di me quello che vuole; e i suoi seduttori sono quindi miei padroni. Se fosse un cuoco gli vorrei forse bene ma non sarebbe il mio padrone. È la femminilità di quel piccolo cartoccio di grinze che mi soggioga." Ancora il naso di Rosina. "Signor! Don Giuseppe Flores!" "Siamo intesi, dunque!" disse Bassanelli. "Parlo in Suo nome!" E mentre il Commendatore lo inseguiva con la voce, "no no, non facciamo scherzi!", e gli giungevano sempre più fievoli i "sì! sì! sì!" del padovano fuggente per le anticamere, don Giuseppe Flores entrò nello studio. Il Commendatore si affrettò a incontrarlo col più sorpreso e riverente viso. Alle spalle di don Giuseppe Rosina faceva dei gesti al padrone per chiedergli se dovesse portare ora i due caffè. Il Commendatore non pose attenzione ai suoi gesti e immaginando che don Giuseppe, rarissimo visitatore, avesse a fargli qualche discorso riservato, le rinnovò invece l'ordine di non lasciar entrare nessuno. Seduti l'uno accanto all'altro nella ricreante coscienza dei loro felici consensi religiosi e morali, di una mutua devozione, senza familiarità ma tuttavia profonda, i due uomini di Dio, tanto diversi fra loro, tanto bene conformati nella loro natura e anche nelle particolari virtù ai cómpiti, pure affatto diversi, loro assegnati dal Padre, si parlarono a lungo, sottovoce. Prima parlò don Giuseppe, porgendosi tutto, tratto tratto, e sorridendo allora di un vivo sorriso al Commendatore che l'ascoltava più grave, pensava cose attinenti al soggetto del discorso e non sapute dal prete, le cose apprese dalla bocca del Soldini e del Bassanelli, che gli lasciavano poca speranza di poter corrispondere ai desideri della marchesa Nene. Egli le disse poi, queste cose. Disse anche del consiglio dato a Bassanelli, e della bizzarra pensata di costui che gli procacciava della molestia. Via, questo invocare l'azione della signora Dessalle, era in certo modo un riconoscere ufficialmente, per trarne giovamento, uno stato di cose che per nessun conto andava riconosciuto. Che ne diceva don Giuseppe? Don Giuseppe parve un poco incerto, masticò alquanto, non si spiegò bene, parendogli che in fatto non fosse opportuno di cercare quell'appoggio e insieme non volendo troppo turbare il venerato amico. "E Lei, don Giuseppe?" disse questi. "Lei che conosce Maironi, che ha conosciuto, credo, i suoi genitori, perchè non potrebbe tentar qualche cosa?" Don Giuseppe sospirò, si passò una mano sugli occhi. "Povero me" rispose, "non so far niente, non so agire, non so parlare; una miseria!" Il Commendatore, pur protestando, si tenne sicuro ch'egli avrebbe invece fatto qualche cosa. Tacque, però, questa fiducia. "Allora" diss'egli, "se noi non ci possiamo far niente, speriamo bene. Vedrà che adesso il Signore piglia in mano la cosa Lui." Finalmente, liberato il campo, la Rosina entrò portando il caffè. "Xela stà una procession, signor!" "Ti pare?" fece il mansueto padrone. "Mi digo!" rispose Rosina. "E l'ultimo xe stà el santo." Soggiunse che un momento prima si erano trovati a salir la scala insieme il Tag: commendatore don bene fatto cose essere padre tanto clericale Argomenti: discorso tanto, povero commendatore, certo ingegno, movimento elettorale, sale grosso Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il benefattore di Luigi Capuana Rinaldo di Torquato Tasso Corbaccio di Giovanni Boccaccio Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Libro proibito di Antonio Ghislanzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come smettere di essere innamorati Il furetto a grandi linee Come riconoscere i sintomi di una gravidanza Come seccare i petali di rosa Come affrontare con fiducia un colloquio di lavoro in azienda
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