Piccolo mondo moderno di Antonio Fogazzaro pagina 20

Testo di pubblico dominio

c'era tra loro un perfettissimo accordo e ch'egli preferiva parlare dopo. Allora il Soldini disse che stava bene e incominciò il suo discorso. "Ecco qua. Dunque, disgraziatamente, nelle voci che corrono sul nostro sindaco e quella signora vi ha molto, per lo meno, del vero. C'è la passione dalle due parti e non silenziosa." "Eh!" interruppe il prete. "Altro che silenziosa! Baci, abbracciamenti, in giardino, coram populo!" "Diciamo coram nemore et luna, se è vero. Ma poi, fino a qual punto le cose siano arrivate, nessuno..." "Fa lo stesso" brontolò il prete. "Del resto coram nemore, luna et hortulano." "Sia! A me non pare che faccia lo stesso, ma tiriamo avanti. Premetto. Mia moglie e io siamo in buona relazione col sindaco e mia moglie visita poi anche la signora Dessalle che ha conosciuto a Roma." Zàupa assentì ossequiosamente: "Sissignor". E il prete che ascoltava a capo chino fece una smorfia significativa. "Io, però" continuò il cavalier Soldini "parlando di questo doloroso argomento sarò imparzialissimo e schiettissimo. Nessuno, dicevo, può sapere fino a qual punto le cose siano arrivate; ma mia moglie che in queste faccende è molto penetrante, non crede al peggio e non ci voglio credere neppur io." "Ben, ben" fece Zàupa, contento. Il prete brontolò: "buone persone". E soggiunse forte: "E il resto?". "Il resto, sì: ora ci vengo, siccome però il peggio si dice, avrei rimorso di tacere che la sorgente delle voci più velenose, raccolte subito, si sa, e diffuse rapidamente con bisbigli pieni di prudenza ipocrita, da tanta gente che assapora con una voluttà particolare i peccati delle persone credute impeccabili e sopra tutto i peccati dei clericali, è l'ortolano di casa Dessalle, il quale ha particolari rancori, più o meno coperti, con il giardiniere, quel mezzo anarchico tutto propenso al sindaco che gli ha fatto nominare il figliuolo alla biblioteca e lo ha protetto nel ridicolo affare dei calzoni filettati di bleu." "Ridicolo?" mormorò il prete. "Sentirà oggi, Quaiotto!" "Ma sì, ridicolo, via! e spero che lo capiranno tutti! Spero che si seppellirà! Nell'interesse del partito, dico!" "Eh, per me!" disse il prete. "Bisogna persuadere Quaiotto!" "Ebbene, bisognerà far intendere ragione anche al signor consigliere Quaiotto!" Il buon Zàupa che teneva in sospeso una presa di tabacco, si pose a menar in giro la mano con la presa, a menar in giro la testa come un baco maturo, tirandosi faticosamente in bocca un gruppo di parole che gli si udivano strisciar su per la gola. "Me par anca a mi, me par anca a mi, pare anche a me. Ma bisogna che ghe la diga, bisogna che ce la dica: questi calzoni... il collega Quaiotto... me li ha mandati... precisamente per la seduta d'oggi... e io, come facevo?... li ho dovuti accettare, li ho dovuti, li ho. E son qui." "Bruciamoli" fece Soldini. E il prete: "Oh sì, bruciamoli! Non capisce che la parte ridicola la fanno i liberali?" "A me pare che la facciamo un po' tutti quanti; ma tiriamo via. E veniamo, come si diceva, al resto. Il resto è che venerdì scorso i Dessalle hanno dato a degli amici forestieri, in giardino, un déjeuné di grasso e Maironi c'era". "Hm, grossetta" fece Zàupa, contrito e mite nel tempo stesso. "Ma è poi sicuro che abbia mangiato?" "Purtroppo e ci fu scandalo" rispose Soldini "perchè il solito ortolano ne ha parlato a una turba di gente." "Capisce!" esclamò il prete guardando Zàupa." "Non mi meraviglio" disse Zàupa. "Non conoscevo questo particolare, ma che l'uomo... da qualche tempo... sia cambiato e non in bene, ecco, non in bene... bisogna ammetterlo, bisogna. Anche il suo contegno nell'affare dei calzoni, andiamo!... Non va, ecco, non va! E tante altre piccole cose ci sono, tanti altri piccoli fatti spiacevoli, per cui, già, specialmente dato il carattere di certi colleghi, non si va avanti, non si va, ecco!" Allora il cavaliere, premesso che deplorava privatamente gli scandali Dessalle ma che a suo avviso era pericolosissimo, inopportunissimo di servirsene contro il sindaco, ammise che la sua permanenza in ufficio era diventata un vero impaccio per tutti e spiegò che il dissenso fra lui e l'ottimo abate riguardava soltanto la via di uscita. Secondo lui il contegno del sindaco nel famoso affare dei calzoni significava desiderio di provocare una crisi. Maironi voleva romperla con la Giunta, con la maggioranza e col partito, ma, probabilmente, romperla come e dove faceva comodo a lui. Voleva intanto, probabilmente, mettre les rieurs de son côté. Qui Zàupa e l'abate si guardarono, si dissero con gli occhi: "Avete capito, voi? Io no". Voleva poi, proseguì Soldini, venir licenziato in modo che facesse torto ai cattolici, che giustificasse, o almeno scusasse, una successiva rottura maggiore ancora, un passaggio ad altre idee e ad altri uomini. Ora non conveniva ai cattolici di fare il suo giuoco; per niente! Conveniva romperla sopra una questione amministrativa. "A questo modo" conchiuse il sagace oratore "eviterete di offendere i suoi sentimenti personali, non lo spingerete a reazioni estreme che sarebbero una rovina spirituale per lui, naturalmente, ma poi anche un colpo doloroso per il partito. Se quando voi, prudentemente, rispettosamente, lo avviate all'uscita dall'amministrazione, egli vorrà invece pigliar l'uscita dalla Fede, suo danno. Voi non ne avrete colpa ed egli non ci farà una bella figura. No davvero! Nessuno approverà mai che si cambi fede politica e religiosa per una questione di cinta daziaria o di gas, o di stipendi alle levatrici comunali e nemmeno per una questione di amor proprio. Ma se non lo irritate, non credo che diserterà. Sta sotto il fascino di una donna, queste son cose umane e noi cattolici abbiamo forse il torto di non riconoscere abbastanza la fragilità sessuale, sto per dire, anche dei galantuomini e dei cristiani più convinti. Lasciate che la parabola del fascino si compia. Come certi tumori, questi sono mali che guai a operarli se non sono giunti a maturità. Io adesso dirò una cosa cruda che scandolezzerà qui il nostro buon dottor Zàupa." "E me no?" fece il prete. "Lei meno, credo. Io, come non sono un mistico, nè un asceta, così non sono un teologo e non so se dico un'eresia. S'è un'eresia, da buon cattolico la ritiro. Ragionando da uomo di mondo dico che se il desiderio della colpa estrema, non soddisfatto per difficoltà esterne, equivale, nel giudizio di Dio, al fatto, se per caso quest'uomo e questa signora si trovano in condizioni tali, sarebbe utile che il fatto si avverasse perchè la parabola della passione sarebbe più breve." Si vide l'esofago dell'ottimo dottor Zàupa contrarsi nello sforzo d'inghiottire un boccone tanto smisurato, per esso. "E in questo caso" disse il maligno beffardo abate "cosa si dovrebbe far noi, per aiutare?" Soldini esclamò ridendo: "Per carità, per carità! Son cose che si dicono". E venne alla conclusione del suo discorso. "Lasciamo queste chiacchiere. Voi scegliete oggi il terreno della crisi. Mi è venuto in mente ora che potrebbe esser l'aumento dello stipendio ai maestri delle scuole rurali. Voi assessori vi accordate oggi di sollevare la questione nella prima seduta di Giunta e di deliberare allora che l'istanza dei maestri sia portata in Consiglio con voto negativo. Il sindaco si è compromesso, come sapete, a questo proposito, con le dichiarazioni che ha fatte quando si discuteva l'istanza degli spazzini. Si dimetterà. Subito voi vi dimettete pure, pro forma. Si raduna il Consiglio per le dimissioni e allora non si fanno complimenti, e non si rielegge il sindaco. Res finita est." "Eh, sissignor" fece Zàupa. "Questa xe prudente. Xe prudente." "Finita male" cominciò il prete, curando poco le opinioni di Zàupa. Egli aveva idee diverse da quelle del cavaliere. Brutta, bruttissima cosa la relazione con la signora; inutile il ricercare, quando c'è scandalo, se vi sia o non vi sia, in fatto, tutto il male che la gente dice: ma insomma, via! concediamo per un

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