La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 85

Testo di pubblico dominio

Bonomi mi disse che lo era solamente in apparenza. È certo però, che consigliava talvolta il Profeta. Gustavo Klootz cercò spesso di migliorare la triste sorte dei missionari prigionieri. Con un salto lo sceicco fu alla porta della capanna. Aveva compreso che qualche cosa di grave era accaduto e che forse lo riguardava. Dopo di aver insistito, ma invano, per entrare, si rassegnò ad aspettare che i vizir uscissero per interrogarli. Non corse molto tempo che uno di essi, Juban, comandante delle truppe irregolari, comparve. Egli mosse incontro allo sceicco che brontolava a pochi passi dalla capanna. —Cercava appunto te, gli disse il vizir. —Ne era ben tempo, rispose El-Mactud. Juban si trasse dalla cintola una pergamena arrotolata e la porse allo sceicco che la prese con vivacità. —Questa è la grazia che tu hai chiesto. Vattene, ma non dimenticare che questa grazia l'hai ottenuta condannando a morte la più bella donna del Kordofan. —Che intendi di dire? chiese lo sceicco tremando. Spiegati, vizir. —Han condannato a morte la povera Fathma. —Giusto Allàh! —Fra un'ora Yokara l'annegherà nel lago Tscherkela. Vattene, traditore, nè osa comparirmi più dinanzi. Io ti disprezzo. Il vizir gli volse sdegnosamente le spalle e rientrò nel tugul. El-Mactud, trasecolato, rimase lì, colla testa china sul petto e le labbra strette, strette. —Han condannato a morte l'almea! mormorò egli con isgomento. E sono stato io a darla nelle loro mani. Povera donna!… Orsù, cacciamo le emozioni in fondo al cuore e tiriamo avanti. È l'inviato di Dio che l'ha condannata. D'altronde non vi era altro mezzo per salvare il greco. Si passò a più riprese la mano sulla fronte e terminò col crollare le spalle. Si avvicinò a Medinek, il quale teneva per le briglie un magnifico cavallo nero, di razza abù-rof, che scalpitava impazientemente e rodeva il freno macchiandosi il lucente petto di candida bava. —Tu rimarrai qui, gli disse lo sceicco. Qualunque cosa accada, non ti allontanerai dal tugul di Ahmed. Balzò agilmente in arcione, cacciò un paio di pistoloni nelle fonde della sella, raccolse le briglie e lanciò l'ardente corsiero sulla via di El-Obeid. I muezzin dall'alto degli esili minareti invitavano i credenti all'ed-dòkr (preghiera del mezzodì) quando lo sceicco giungeva alla capanna dove era custodito il prigioniero. Alcuni guerrieri erano accocolati dinanzi alla porta, pranzando con fegato di cammello condito con pepe rosso, fiele e orina di mucca[1]. Vedendo lo sceicco arrestarsi e scendere da cavallo, s'alzarono come un sol uomo brandendo le lancie e i loro moschettoni. [1] I sudanesi usano condire tale cibo con orina quando non hanno sale. —Chiamatemi il vostro capo, disse El-Mactud. Ordine dell'inviato di
Dio!
Un istante dopo sulla soglia della capanna appariva un negro riccamente vestito e armato fino ai denti. Quest'uomo era Omar. —Sei tu il capo di questa gente? gli chiese El-Mactud. —Sì. —Leggi, disse lo sceicco, consegnandogli la pergamena del Mahdi. Omar l'aperse e vi gettò sopra gli occhi. Tosto trasalì come un condannato che vede la mannaia del carnefice levarsi improvvisamente sulla sua testa e fece un gesto di disperazione. —Graziato!… Notis graziato!… balbettò egli. Questa pergamena è falsa! Non può essere… non può essere! —Bada ai casi tuoi, disse El-Mactud minacciosamente. Porre in dubbio una pergamena dell'inviato di Dio è pericoloso per la testa di un uomo. Omar lo comprese e non osò continuare. Tuttavia non voleva cedere quel greco che tanto odiava, senza parlare prima con Abù-el-Nèmr. —Odimi, disse allo scièk. Io credo alla pergamena, ma lasciami due ore di tempo onde io parli collo sceicco Abù-el-Nèmr; poi ti cederò il prigioniero. —Non ti accordo nemmeno cinque minuti. Ad Ahmed occorre sull'istante il greco. —E se io mi opponessi colla forza? —In tal caso mi recherò dal mudir (governatore della città), farò assalire il tuo tugul dalla guarnigione e uccidere tutti i tuoi guerrieri. A quella minaccia, Omar si sentì mancare la forza di resistere oltre. Egli si trasse da un lato appoggiandosi alla parete per non cadere. Un sordo gemito gli uscì dalle labbra. El-Mactud attraversò con un salto la soglia e si precipitò come bomba nella capanna. Là, su di un angareb disteso supino, col volto fra le mani, se ne stava il greco Notis. Al fracasso che fece lo sceicco entrando, scattò in piedi. Due grida rimbombarono. —Notis!… —El-Mactud!… Bianco e negro si abbracciarono con effusione. —Tu qui! esclamò il greco che stentava a credere di aver proprio dinanzi a sè lo sceicco. Ma come mai? Chi ti condusse? Sei forse prigioniero? El-Mactud invece di rispondere, prese il suo jatagan e lo passò nella cintura dell'amico. —Ma che vuol dire ciò? chiese Notis che non capiva assolutamente nulla. —Ciò significa, amico mio, che tu sei libero. —Libero!… Io libero!… Ma come!… Hai sbaragliato i guerrieri che mi custodivano, forse? —Niente affatto; è Ahmed che ti ha graziato. —Ah! l'eccellente uomo! —Non dire così, Notis, disse gravemente lo scièk. —Perchè? —La tua grazia è costata la vita di una superba donna; Ahmed l'ha condannata all'annegamento nel lago Tscherkela. —Una donna!… Una superba donna annegata!… Spiegati, El-Mactud, chi è questa donna? —Indovina. —Non saprei. —È una donna che io trovai nella zeribak dei prigionieri e che diedi nelle mani di Ahmed per ottenere la tua grazia. Notis impallidì orribilmente. Un sospetto, ma un sospetto terribile gli attraversò il cervello. —Chi è!… Chi è!… balbettò egli. Il nome… Voglio il nome di quella donna! —La donna che ho tradito per salvarti si chiama Fathma! Un grido selvaggio soffocò l'ultima sua parola. Il greco fuori di sè, pallido di rabbia, di dolore, di disperazione, colla spuma alle labbra, gli occhi schizzanti fuor dalle orbite, era piombato addosso alla parete come fosse stato fulminato. —Perduta!… perduta! ruggì egli. El-Mactud, spaventato, si precipitò verso di lui per sostenerlo. Non ne ebbe il tempo. Notis si era raddrizzato in preda ad una tremenda collera. Egli si scagliò come una tigre addosso allo sceicco, scaraventandolo contro la parete opposta con violenza tale da fargli scricchiolar tutte le ossa del corpo. —Aiuto!… Aiuto!… urlò il povero diavolo. —Miserabile! tuonò il greco. Tornò a gettarglisi addosso colpendolo in mezzo al petto con un furioso colpo di testa. Bianco e negro, afferratisi a mezzo corpo, rotolarono a terra urlando come belve, tempestandosi di pugni e dilaniandosi le carni coi denti. Ad un tratto Notis violentemente si separò dall'avversario, balzando in piedi; nella mano dritta stringeva l'jatagan bagnato di sangue fino all'impugnatura. L'assassino mirò con occhi stravolti El-Mactud che contorcevasi disperatamente colla testa fessa fino al mento, poi fuggì come un forsennato. Al di fuori della capanna scalpitava il cavallo dello sceicco. Notis con un salto fu in sella e lo spinse a sfrenata corsa per le vie di El-Obeid, senza nemmeno accorgersi che un drappello di cavalieri guidati da Omar si era slanciato dietro di lui. La gente, vedendo quell'uomo tempestare il cavallo coll'impugnatura dell'insanguinato jatagan, si riparava dietro ai muri o dentro le capanne, credendolo pazzo. Ed infatti l'assassino aveva l'aspetto di un demente. Schiacciato da quella catastrofe inaspettata, che dalle cime raggianti della speranza, lo aveva precipitato nell'abisso della disperazione, era addirittura irriconoscibile. Aveva i capelli irti, la spuma alle labbra, il volto spaventosamente scomposto, chiazzato di rosso e gli occhi roteanti in un cerchio sanguigno. Il petto, a mala pena coperto dalle vesti lacerate ed imbrattate di sangue, gli si sollevava violentemente quasichè volesse scoppiare e dalle labbra gli uscivan parole sconnesse, bestemmie, urla disperate, ruggiti. Egli attraversò, sempre di gran carriera, la città,

Tag: sceicco    greco    donna    capanna    labbra    pergamena    testa    tempo    grazia    

Argomenti: due ore,    sordo gemito,    grido selvaggio,    furioso colpo,    triste sorte

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Decameron di Giovanni Boccaccio
La divina commedia di Dante Alighieri
Il colore del tempo di Federico De Roberto
Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi
L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Il genere sentimentale
Testimonianza dei risultati naturali di Juvederm
Rossetto rosso, consigli per l'applicazione
Il modo sicuro per un aspetto giovanile naturale
Storia dell'olio essenziale fino al presente


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87 successiva ->