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La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 47Fathma con voce ferma. Attento alle palle. Non avevano ancora terminato che due detonazioni echeggiarono sull'isolotto. I due naviganti udirono le palle penetrare nel legname a pochi pollici dalle loro teste. Rimasero immobili, irrigiditi. —Ah! esclamò uno dei tiratori. Sono due cadaveri gettati sopra di un rottame. —Che stupidi a sprecare polvere e palle, rispose l'altro. Buon viaggio razza di cani! Che il diavolo vostro patrono vi conduca a salvamento. I due ribelli ruppero in uno scroscio di risa e tornarono a sdraiarsi sulle sabbie. La zattera, mercè la corrente che era alquanto forte, in dieci minuti soli oltrepassò tutte le isole occupate dai nemici. I due naviganti, persuasi ormai di non correre più pericolo alcuno, afferrarono i remi e si misero ad arrancare disperatamente, percuotendo a destra e a sinistra, senza riserbo, i coccodrilli che li minacciavano. Alle tre di notte giungevano sani e salvi alla foce di un largo corso d'acqua, affluente di sinistra del Bahr-el-Abiad, e che ha le sue sorgenti nelle vicinanze di Sciula. Essi vi entrarono salendolo per cinque o seicento metri. —Alt! comandò Omar. Qui non corriamo più il pericolo di venire raggiunti. Abbiamo percorso più di quindici miglia e questa distanza mi pare sufficiente per essere sicuri di passare tranquilli il resto della notte. —Che facciamo adunque? chiese Fathma. Approdiamo? —Mai più. Abbiamo dei leoni e delle jene sulle rive. Questa notte ci ancoreremo qui e domani vedremo cosa potremo fare. Sdraiati, padrona, e cerca di dormire. Egli impiantò profondamente il remo su di un bassofondo, vi legò saldamente la zattera, accese il scibouk e si sedette a prua col fucile sulle ginocchia. Fathma, affranta, si sdraiò sul ponte e non tardò ad addormentarsi, malgrado i ruggiti e gli scrosci di risa dei leoni e delle jene che vagolavano sulle boscose rive del fiume. CAPITOLO IX.—Lo scièk Abù-el-Nèmr. Erano le quattro del mattino quando Fathma si svegliò. Il sole alzavasi allora sull'orizzonte, rapidamente, versando torrenti di luce incandescente sul paese circostante che presentava un magnifico colpo d'occhio, tutto affatto speciale delle regioni dell'alto Nilo. Il fiume scendeva tranquillo tranquillo descrivendo una gran curva, fra due magnifiche rive, coperte di superbi alberi, che si specchiavano quasi con civetteria nelle trasparenti acque, prolungando capricciosamente i loro rami sui quali andavano, venivano e saltellavano con sorprendente agilità numerose schiere di scimmie-leoni dal pelame cenerino azzurro, con una folta criniera affatto simile alla giubba dei leoni e il muso e le natiche d'un bel colore carneo. Sugli isolotti sabbiosi sonnecchiavano pacificamente colossali ippopotami, grossi più dei rinoceronti, con testa enorme, muso assai rigonfio, nari larghe e sporgenti, gambe brevissime ma grossissime e la pelle cosparsa di rade setole e così grossa da sfidare le palle di fucile. Alcuni di quei mostri talvolta si tuffavano con un fragore formidabile, portando sulla schiena i loro piccini grandi quasi quanto un bue e ricomparendo poco dopo nitrendo come cavalli. Per l'aria volteggiavano invece stormi di fenicotteri, di pellicani, di ibis bianche e nere, di tantali, di anastomi, di pivieri e di falchi, che si incrociavano in mille differenti guise con un gridio incessante, precipitandosi di tratto in tratto nel fiume per uscirne quasi subito con un pesciolino nel becco. Fathma e Omar, dopo di essersi rinforzati con una sorsata di merissak, visto che le rive erano deserte, s'affrettarono a spingere la zattera verso quella di destra e sbarcarono caricandosi delle armi, delle munizioni e di quanti viveri potevano portare. —Dove andiamo? chiese l'almea, indecisa sulla via da prendere. —Questo è il bello a sapersi, rispose Omar, imbarazzatissimo. A mio parere bisognerebbe guadagnare il villaggio più vicino per procurarsi dei cavalli o dei cammelli, senza i quali non riusciremo a raggiungere El-Obeid, Se ben mi ricordo a una quindicina di miglia da qui trovasi Sciula. —Vi potremo entrare? Temo che i ribelli l'abbiano occupata. —Lo so bene io, ma non c'è altra via da scegliere. Chissà forse i ribelli non l'hanno ancora assalita. Ad ogni modo ci avvicineremo con precauzione. —La via sarà libera poi? —È difficile saperlo. Sono certo che prima di giungervi incontreremo dei ribelli. —La situazione nostra non mi sembra brillante. —È quello che penso pur io, mormorò Omar sospirando. Mettiamoci nelle mani di Allàh che tutto può; è quanto ci resta da fare. —Quando è così mettiamoci in cammino, disse Fathma risolutamente. Arma il fucile e apri per bene gli occhi. Che Allàh ci protegga. Essi salirono la sponda e s'inoltrarono coraggiosamente sotto le foreste, aprendosi a gran pena il passo fra quegli immensi vegetali, dai tronchi colossali i cui rami s'intrecciavano a perdita d'occhio come gli archi gotici di una cattedrale sconfinata. Regnava là sotto un caldo soffocante, una temperatura da stufa che toglieva il respiro e che faceva zampillare addirittura il sudore dalla fronte degli intrepidi viaggiatori. Un silenzio lugubre rendeva la marcia più penosa, più monotona. Dopo di aver percorso più di un miglio, essi si trovarono dinanzi ad una foresta di baobab. Nulla di più meraviglioso della vista di questi giganti delle boscaglie africane, ai quali non si esita a dare una longevità di seimila anni, dal tronco sproporzionato che supera spesso i venticinque metri di circonferenza dai rami bassissimi ma immensi che formano da soli un boschetto picchiettato da capsule legnose che sembrano zucche, lunghe venticinque o trenta centimetri, di tinta verdognola, coperte di bianca peluria, e delle quali sono ghiottissime le scimmie. Fathma e Omar si erano arrestati ai piedi di uno di quei colossi per prendere un po' di riposo, quando a sei o settecento metri lontano echeggiò improvvisamente una detonazione seguita poco dopo da un formidabile ruggito e da un grido straziante. Scattarono simultaneamente in piedi coi fucili in mano, gettando un rapido sguardo all'intorno paventando di veder sbucare dai cespugli qualche banda di ribelli. —Che è successo? chiese ansiosamente Fathma, riparandosi prudentemente dietro una fitta macchia. —I ribelli forse! esclamò Omar che tremava, suo malgrado, verga a verga. —No, ho udito il ruggito del leone. —Ma la detonazione? E quel grido? —Che sia stato qualche cacciatore? —Non credo, disse Omar. Quale cacciatore può avventurarsi in queste foreste battute dalle orde del Mahdi? Fathma ripieghiamoci sul fiume prima che capitino malanni. —Ripieghiamoci, ma sta bene attento. Vi sono dei pericoli in aria. Stavano per ritornare nella foresta di palme e di tamarindi, quando udirono una voce lamentevole gridare ripetutamente: —Aiuto! aiuto!… —Fathma si fermò bruscamente stringendo forte forte il braccio dello schiavo. —Vi è qualcuno in pericolo, diss'ella… —Lascialo che muoia, rispose il negro. Che dobbiamo farci noi?… —Forse quell'uomo non è un ribelle. —Peggio per lui. Non possiamo esporre le nostre vite per soccorrere uno sconosciuto. Vieni con me Fathma, spicciamoci a guadagnare il fiume. L'almea scosse il capo. —Aiuto!… Aiuto!… ripetè la voce lamentevole. —Non è possibile abbandonare così un povero uomo, Omar, disse Fathma. Accada ciò che vuole, io vado a soccorrerlo. Forse quell'uomo può esserci ancora di qualche utilità, forse… Vieni, io lo voglio! Vi era tanta autorità in quel comando che Omar non ardì opporsi altro. Uscirono dalla macchia e si slanciarono di corsa verso il luogo ove erasi udita l'invocazione disperata. Cinque minuti dopo giungevano in una piccola radura circondata da bauinie. Là in mezzo eravi un leone che si dibatteva nelle ultime convulsioni della morte, colla testa bruttata di sangue a pochi passi da lui stava sdraiato per terra un bel negro, di statura alta colle braccia e le gambe ornate di anelli d'oro, un ricco Tag: due fiume dopo uno notte forte fucile pericolo forse Argomenti: paese circostante, rapido sguardo, luce incandescente, magnifico colpo, pelame cenerino Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni La trovatella di Milano di Carolina Invernizio Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Fior di passione di Matilde Serao Giambi ed Epodi di Giosuè Carducci Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Venezia: alcune tradizioni e misteri leggendari Offerta capodanno a Lisbona Thailandia la terra del sorriso Betta splendens: caratteristiche del pesce combattente Offerta Capodanno a Praga
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