La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 10

Testo di pubblico dominio

sorriso. —E chi credi tu che sia un'almea? chiese ella. —Hai ragione, perdonami, balbettò l'arabo. E quest'uomo chi è? —Contro chi, Dhafar pascià conduce i suoi uomini? —Contro il ribelle Mohammed Ahmed. Fathma tese il braccio verso occidente con gesto altero. —Chi impera laggiù nel Kordofan? —Il Mahdi. E che vuoi concludere? Guardami in faccia! Io fui la favorita del Mahdi!…. Abd-el-Kerim si nascose la faccia fra le mani e cacciò fuori un urlo strozzato. —Non è vero, non è vero! ripetè egli. Non è possibile! —Perchè? Il Mahdi non può dunque amare come gli altri mortali? —Io l'odio quest'uomo, lo esecro! —Hai torto Abd-el-Kerim. Quest'uomo che tu esecri è il vendicatore degli Arabi che languono sotto il giogo e la sferza dei Turchi ed infedeli. —Ma come tu l'hai abbandonato? Come tu sei qui? Qual capriccio ti spinse a lasciare El-Obeid per venire in queste terre? —L'amore, rispose Fathma con aria tetra. —Ah! tu hai amato un altra uomo adunque? chiese l'arabo. —Sì, un uomo bello e prode come te, che mi giurò eterno amore e che mi trasse sulle rive del Bahr-el-Abiad per poi abbandonarmi. —Ma io lo odio questo tuo secondo amante e più ancora del Mahdi. Io ho sete del mio sangue nè tornerò tranquillo fino a che non l'avrò ucciso. Voglio vendicarti! —È inutile, mio eroico amico. Egli cadde morto l'anno scorso nella battaglia di Kadir, pugnando contro Yussif pascià. Il Profeta mi vendicò. —Ed ora?… chiese Abd-el-Kerim con angoscia. —Sono libera come l'aquila che vola negli spazi del cielo. —Tu puoi adunque accogliere nel tuo cuore un nuovo amore, una passione grande, gigantesca, che non si spegnerà che colla morte. Ah! se tu lo volessi Fathma! —Non tentarmi, vattene Abd-el-Kerim, non mi scorderò mai di te… basta! Ella volse altrove la faccia e fece qualche passo. L'arabo l'afferrò per le mani e la rattenne violentemente. —No, Fathma, no. Ti amo, sono tuo schiavo, fa di me quello che tu vuoi, ma non respingermi, non parlare così. L'arabo cadde per la seconda alle sue ginocchia. Una fiamma umida passò sugli occhi dell'almea, —È proprio vero adunque che tu mi ami? chiese ella, quasi con ferocia. —Sì, ti amo, ti adoro. —Giuralo su Allàh! —Lo giuro su Allàh, sul Profeta e sul Corano. —Vattene ora, ma guardati bene da me, Abd-el-Kerim! Se venissi a sapere che tu ami un'altra donna, se avessi una rivale guai a te e guai a lei! Vi infrangerei entrambi come due lastre di vetro! Raccolse i lembi della farda, s'avvolse il corpo e si allontanò lentamente con calma maestosa. L'arabo le si slanciò dietro per seguirla. —Sola venni e sola ritorno, diss'ella arrestandolo con un gesto,
Vattene: io te lo comando, io lo voglio!
Abd-el-Kerim chinò il capo e si cacciò sotto gli alberi. Fathma rimase lì a guardare il luogo ove era scomparso, poi si ripose in cammino colle labbre strette ma la fronte spianata e gli occhi che brillavano d'un raggio di gioia. —È bello, prode, ardente, mormorò ella. Il Mahdi non mi rivedrà più mai! Costeggiò lo stagno e si inoltrò sotto le grandi vôlte verdi formate dalle palme deleb, dai tamarindi e dalle acacie gommifere, guardando a destra e a manca e con una mano sull'impugnatura del pugnale. Dieci minuti dopo, nel mentre che il sole si nascondeva dietro le foreste e che gli uccelli e le scimmie cominciavano a tacersi guadagnando i loro nidi o i loro covi, giunse su di un sentiero. Ella si fermò incerta nello scorgere un uomo appoggiato ad una carabina in attitudine sospetta. Impallidì leggermente nel riconoscere in quell'individuo il greco Notis. Volle tornare indietro ma il greco che pareva si fosse appostato lì appositamente per aspettarla, non gliene lasciò il tempo. Egli si fece lentamente innanzi con un sorriso ironico sulle labbra e senza preamboli disse: —A noi due Fathma! —Che vuoi dire? chiese ella seccamente. —Mi riconosci? —Se non m'inganno tu sei quello che seguiva Abd-el-Kerim da
Machmudiech a Hossanieh.
—Sono il greco Notis. —Tanto peggio per te, io odio gl'infedeli e più di tutto i Greci. —Non monta, disse Notis freddamente. Che avete detto all'arabo poco fa, che scorsi inginocchiato dinanzi a voi? —Ah! fe' Fathma con mal celata collera. Sei stato tu a gettare quel grido? —Potrebbe darsi. E che, ti sorprende? —Io disprezzo gli uomini che si nascondono per spiare. —Ira di Dio!…. gridò il greco. Si scambiarono uno sguardo provocante. Il greco cedette dinanzi agli occhi scintillanti dell'almea che schizzavano fuoco. —Sai chi era quell'uomo che ti giurava eterno amore? chiese egli, affettando la massima calma. —So che si chiama Abd-el-Kerim il prode, e ciò mi basta. —Ti dirò allora che quell'uomo è promesso a una donna, che questa donna, che trovasi presentemente a Chartum, si chiama Elenka, e che Elenka è mia sorella! —Tu menti! esclamò l'almea, saltando innanzi come una leonessa ferita. —Te lo giuro, Fathma. Abd-el-Kerim, quando era di guarnigione a Chartum s'innamorò di mia sorella e chiese la sua mano. Appena finita la campagna contro il Mahdi egli la sposerà ed io diverrò suo cognato. —Tu menti! Tu menti! ripetè l'almea con maggior forza. Quale scopo hai per inventare simili calunnie? —Quello d'aprirti gli occhi, di conservare lo sposo a mia sorella e di offrirti la mia mano poichè ti amo Fathma, e immensamente. L'almea fece un gesto di disprezzo, gli volse le spalle per allontanarsi, ma il greco non era un uomo da scoraggiarsi, nè da lasciarsi sfuggire così facilmente la preda che con tanta impazienza aveva atteso. Gli si mise dinanzi risoluto a impedirglielo, all'uopo di usare la forza. —Odimi, Fathma, diss'egli. Ho giurato di farti mia, dovessi perdere ambe le braccia e anche le gambe, dovessi venire ucciso. Tu sei bella e mi hai affascinato; tu sei povera e io son ricco; tu sei maomettana e io sono greco ma mi farò, se vuoi, maomettano. Perchè non vuoi esser mia? —Perchè amo di già un altro uomo. —Ma tu non puoi prestar fede ad Abd-el-Kerim; ti tradirà, ti schianterà il cuore e più presto di quello che tu abbi a crederlo. Bada a me, che lo conosco a fondo quell'arabo; è un miserabile, è di più un vile! Una fiamma di sdegno e di collera salì in volto all'almea; tese le mani chiuse verso il greco con gesto minaccioso. —Taci! Taci, insensato! esclamò ella con violenza. Abd-el-Kerim è un eroe. —Sì, eroe, perchè ebbe la fortuna di abbattere un povero leone, disse Notis con ironia. Bella prodezza in fede mia!…. Fathma, è ora di finirla. Abbiamo parlato anche troppo, senza nulla concludere. —Ma che vuoi infine? —Voglio portarti con me, lontano da questo campo e farti mia, lo capisci Fathma, farti mia a dispetto di Abd-el-Kerim. Verrai tu? —Giammai! esclamo l'almea con forza. —Ira di Dio! Dimmi il perchè? disse Notis furibondo. —Perchè ti odio e ti disprezzo. Vattene!…. Il greco lanciò una bestemmia ed alzò le mani come per abbracciarla.
L'almea fece un salto indietro, ponendo la dritta sul pugnale.
—Non toccarmi, maledetto! gli disse con voce sibilante per l'ira. —Guarda, Fathma, noi siamo soli, la foresta non ha abitante alcuno, e io sono risoluto a farti mia. Non opporre resistenza veruna, se vuoi che non diventi feroce come una iena. Egli si slanciò addosso all'almea che tornò ad indietreggiare traendo il pugnale. I suoi occhi si ingrandirono stranamente e il volto prese una espressione di indomita fierezza. —Non toccarmi! gli disse cupamente. Se tu muovi un passo verso di me, ti assassino! Il greco si mise a sogghignare, ma non s'avanzò nè toccò le sue armi. Egli girò lo sguardo attorno, tese per alcuni istanti l'orecchio, poi accostò le mani alle labbra e mandò un acuto fischio. Un fischio eguale vi rispose quasi subito. —A noi due, ora, Fathma, disse poi. Per quanto tu sii forte e per quanta resistenza opporrai, Takir ti porterà via. —Vigliacco! —Io ti amo e voglio farti mia, —Miserabile, io

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