La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 43

Testo di pubblico dominio

fucili? Erano i ribelli che pigliavano a moschettate la dahabiad. —Vuoi che gl'insorti si sieno spinti di già fino al Bahr-el-Abiad? —E perchè no? Da El-Obeid al Nilo non vi corre una grande distanza. Eppoi, tutto il paese è insorto e le popolazioni si mettono in campagna da un'ora all'altra. —Non vi sono inglesi adunque da queste parti? chiese Fathma. —Sì, ho udito dire che il colonnello Coetlegan, con un corpo ragguardevole di egiziani, si aggira sulle rive del Nilo, passando or qua e or là per tenere lontani i ribelli, ma non può essere dappertutto. Vi dico io che i guerrieri del Mahdi attaccano la dahabiad. —Allora corriamo pericolo anche noi di essere assaliti. —Sì, se non ci spicciamo a salire il fiume. Per fortuna la darnas è abbastanza solida per affrontare delle fucilate e siamo ancora in buon numero per rispondere all'attacco. —Zitto, state a udire, disse Fathma. Ognuno zittì e tese gli orecchi. Le scariche di fucili cessarono tutto d'un tratto e così pure le grida di guerra degli insorti, ma un momento dopo nuove urla echeggiarono per l'aria, ed erano disperate, strazianti, come di persone che vengono assassinate. Daùd involontariamente rabbrividì. —Gli hanno scannati! mormorò egli con ispavento. Un sorriso sinistro increspò le labbra di Fathma. —La vendetta è completa, diss'ella freddamente. Se Notis non era morto, ora lo è. Il Profeta ha esaudito i miei voti. —L'odiavi ben terribilmente, Fathma. —L'odiavo a morte, Daùd. Or che lui è morto non mi resta che Elenka da combattere, e per quanto sia feroce e forte, io la infrangerò. Si tratta di sapere ora dove Dhafar pascià l'avrà condotta. —Noi lo capiremo, padrona, disse Omar, e fra non molto. Il campo egiziano, quando io disertai, era situato a sei o sette miglia da qui. È probabile che noi abbiamo a trovare qualche arabo che ne sappia qualche cosa. —E se non lo trovassimo? —Scenderemo fino all'isola di Tura-el-Chadra, giacchè abbiamo preso questo braccio del fiume, e andremo a Keranek dove mi si disse che si aveva accampato Hicks pascià. Andiamo, Daùd, di' ai tuoi uomini di allungare la battuta, prima che gl'insorti abbiano a raggiungerci. In questi luoghi spira vento poco buono per noi. —Hai ragione, Omar, rispose il reis. Emise un grido gutturale e intonò a mezza voce la seguente strofa: «Quando la donna bianca cammina, la terra toccata da' suoi piedi mette odor di muschio». I barcaiuoli subito dopo allungarono la battuta dei remi, raddoppiando la forza e rispondendo festevolmente: —Elissa! La darnas sotto quei vigorosi colpi accelerò la corsa, fendendo rumorosamente l'acqua coll'affilata prua e lacerando le grandi distese di piante di loto che formavano inestricabili reti fra i banchi subacquei. Cominciava allora ad albeggiare all'oriente e permetteva ai naviganti di osservare le due rive della gran fiumana, magnifiche sì, ma affatto deserte. Non un villaggio, non un tugul, non una zeribak, ma invece grandi e pittoresche foreste che si curvavano sulla corrente e ai loro piedi, immerse in parte nell'acqua, grandi piantagioni di papiri, i famosi papyrus degli antichi, piante alte dai due ai tre metri, grosse come un braccio d'uomo, ristrette superiormente e terminate da un ombrello amplissimo, elegante, formato da otto larghe foglie spadiformi ornate di bellissimi fiori bianchi. Gli egiziani, cui danno il nome di berb, se ne servivano anticamente per fabbricare la carta da scrivere colle lamine della corteccia, intrecciando il fusto in forma di tessuto, facevano vasi superbi colle lunghe e striscianti radici, costruivano barche che incatramavano e, secondo Plinio, ricavavano persino vestimenta e vele colla corteccia interna tessuta. Di quando in quando dalle foreste uscivano svolazzando rapidamente bellissime ibis religiose, uccelli grossi come polli, colle penne bianchissime ma orlate di nero alle estremità delle ali ed al collo, muniti di lunghissimi becchi ricurvi di cui se ne servono per pescare i molluschi o i vermi delle rive del Nilo. Talvolta invece uscivano bande di pellicani grossissimi, con brevi gambe, forti ali, coda rotonda becco enorme la cui mandibola inferiore ha la figura di due branche e che sostiene una specie di sacco formato da una membrana sottile, nuda, che serve a loro di deposito per collocarvi il pesce pigliato. Ve n'erano delle centinaia sui banchi, di questi uccelli, occupati a spennacchiarsi e facendo un baccano del diavolo. Per tutto il dì la darnas continuò a navigare costeggiando ora le due grandi isole che dividono il fiume in due bracci distinti, il vero Bahr-el-Abiad e il Ch-el-Ale, sperando sempre di scorgere qualche posto di egiziani dell'esercito di Dhafar pascià, ma senza nulla trovare. Verso le sei della sera, con buon vento giunse nelle vicinanze della costa meridionale dell'isola Tura-el-Chadra, all'est della quale sorge il villaggio di Duêm. Fathma avrebbe voluto scendere a terra per vedere se potevasi trovare qualche barcaiuolo o qualche contadino e interrogarlo sulla direzione presa da Dhafar, ma Omar, che temeva e non a torto, che nelle vicinanze accampasse qualche banda d'insorti, credette bene di opporsi e di tirare innanzi. La notte non tardò a scendere con quella rapidità che è propria nelle regioni equatoriali, avvolgendo in un nero manto le boscose rive dalla fiumana. Daùd, che non si sentiva del tutto tranquillo, fece spiegare tutta la tela che era a bordo per non essere raggiunto da qualche canotto di insorti che poteva tenersi celato fra i papiri o le canne e si mise in persona alla ribolla del timone dopo di aver fatto caricare il cannone e portare armi e munizioni in coperta. Erano le dieci di sera. La luna si alzava scialba scialba dietro le montagne di Arax-Kol, i cui picchi aguzzi apparivano al disopra delle foreste e un venticello fresco fresco corrugava la placida superficie delle acque e piegava con lieve mormorìo le canne e le grandi foglie dei papiri. Sulle rive del fiume ruggivano, ridevano o urlavano leoni, jene e sciacalli che si dissetavano e in mezzo alla corrente scherzavano giganteschi coccodrilli spruzzando la darnas colle possenti loro code. D'improvviso in distanza echeggiò un gran grido rauco, selvaggio, ma umano. Si avrebbe detto un segnale, un richiamo, un grido d'allarme. Daùd e i barcaiuoli appena uditolo si erano tutti alzati scrutando attentamente le rive del fiume. Presentivano istintivamente che qualche pericolo li minacciava. Passarono sei o sette minuti, poi quel grido tornò a ripetersi, più vicino, più forte, più vibrante facendo cessare d'un subito il concerto orribile delle belve attruppate sulla riva. Il reis si affrettò a portarsi a prua dove s'incontrò con Omar che stava armando la sua carabina. —Hai udito? chiese il sennarese a bassa voce. —Perfettamente. Daùd, rispose il negro. —Che ne dici? —Che quel grido fu un segnale. —Degli insorti? —Ho tutte le ragioni per crederlo mandato da qualche sentinella degli insorti. Stiamo attenti, Daùd che possiamo venire attaccati. —Se ritornassimo? —Gl'insorti ci attaccheranno egualmente, ne sono sicuro. Tiriamo invece innanzi più rapidamente che ci è possibile, Se possiamo giungere all'estremità sud dell'isola potremo salvarci a Keranek che non dista che poche miglia dalla riva sinistra del fiume e una volta… —Taci! disse improvvisamente il reis. Odi? Omar tese l'orecchio. Sulla riva sinistra si udiva il cigolìo monotono ed insieme lamentevole che fanno le ruote dei mulini girando sui consunti perni ed un muggito di buoi. Quasi subito, ad una svolta del fiume, apparvero tre o quattro ruote gigantesche in movimento. —Vi sono delle zacchie, disse Omar. Allora vi sono dei guardiani. Infatti erano quattro zacchie che inaffiavano dei campi di durah. Queste zacchie, che sono numerosissime sulle rive del Nilo, consistono in una ruota perpendicolare alla quale sono attaccati con corde moltissimi vasi di terra. Ogni ruota comunica con un'altra orizzontale

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Argomenti: corpo ragguardevole,    sorriso sinistro,    grido gutturale,    becco enorme,    costa meridionale

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