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La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 60esatte sul luogo ove fu tratto il mio fidanzato. Non bisogna che io manchi. —Ebbene, ci andremo tutti e tre. —No, voi non potete venire. Il piacere che vi chiedo è che voi rimaniate nella tenda. —Che io rimanga qui!… E perchè? —Perchè la presenza di un bianco, di un infedele, potrebbe irritare quel selvaggio. —Ma, se quel ribelle vi tendesse invece un agguato? La mia compagnia è un remington di più che parlerebbe, ve l'assicuro, con una precisione terribile. —Non abbiate timore che ci si giuochi un brutto tiro, O'Donovan. Quel selvaggio Baggàra è un uomo di parola e mi ha giurato sul Corano che nessuno ci torcerà un capello. —Quando è così, rimarrò nella tenda. —Giuratelo. —Lo giuro. —Grazie, O'Donovan, disse Fathma con voce commossa. Prima che l'alba spunti noi saremo di ritorno e sapremo che sarà successo del mio infelice Abd-el-Kerim. La sua faccia s'alterò fortemente e la voce le si spense in un singhiozzo. —Andiamo, padrona, disse Omar porgendole il remington. L'almea che aveva chinato il capo sul seno, lo rialzò con un gesto d'indomita fierezza. I suoi occhi si accesero d'una cupa fiamma e le nari si dilatarono straordinariamente. —Vieni, Omar! esclamò ella. Là ci aspettano. Strinse la mano al reporter e uscì a rapidi passi col negro, inoltrandosi silenziosamente fra la moltitudine di tende. Erano quasi le undici di notte quando oltrepassati gli avamposti, entravano nel palmeto. —La via? chiese Fathma. La conosci tu? —A menadito, rispose Omar. Cammina dietro di me e sta bene attenta. Il ribelle assicurò Takir che non correrebbe alcun pericolo ma non bisogna fidarsi. —Verrà la mia rivale? —Sicuramente, Fathma. —Come hai fatto a consegnarle il biglietto di Takir? —Lo diedi ad un soldato che per un pugno di parà lo portò. Egli mi disse che la greca, nel leggerlo, mandò un grido di gioia immensa. —Ah! esclamò Fathma coi denti stretti e accarezzando l'impugnatura dell'jatagan. Allunghiamo il passo; sono impaziente di vedere il luogo dove cadrà per sempre la mia odiata rivale! Al disotto di quella foresta v'era oscurità perfetta; era molto se qualche raggio lunare, azzurrognolo, d'infinita dolcezza, penetrava fra il fitto fogliame delle palme, dei tamarindi e dei colossali baobab, a formare una chiazza biancastra sul suolo erboso o coperto di immani radici che uscivano da terra come serpenti. Mille urla, mille ruggiti, mille scrosci di risa s'udivano a destra e a manca, emessi dagli sciacalli, dei leoni e dalle iene che si disputavano i cadaveri degli Egiziani o dei ribelli rimasti sul terreno nella scaramuccia della notte precedente. Di quando in quando, verso le lontane pianure o verso il campo, echeggiavano scoppi rumorosi di remington o di moschettoni seguiti poco dopo dagli allarmi degli avamposti. Omar e Fathma, procedendo silenziosi come ombre e colla massima circospezione, in capo a mezz'ora ebbero attraversato il palmeto senza aver incontrato alcun insorto. Essi si trovarono dinanzi ad una serie di scoscese colline, in cima ad una delle quali alzavasi un tugul conico. —Quello là, disse Omar, è il luogo dell'appuntamento. Saliamo con precauzione, Fathma. Potrebbe darsi che Tepele si trovasse di già sul posto. Aggrappandosi ai cespugli, aiutandosi l'un l'altro e sempre nel più profondo silenzio, essi guadagnarono la cima della collina, piana, sparsa di macigni e di cespugli, con un profondo burrone nel mezzo, dalle pareti tagliate a picco e nel cui fondo urlavano bande numerose di sciacalli. Omar si spinse fino al tugul ma era oscuro e deserto. —Benone, mormorò egli ritornando presso Fathma. Non sono ancora giunti ma non staranno molto a venire. Ti senti forte padrona? —Più forte e più risoluta che mai, rispose Fathma. Lascia che venga la mia rivale e io ti farò vedere di quanto sia capace un'araba. Ella mostrò al negro un fitto cespuglio distante appena venti passi dal tugul e vi si nascosero nel mezzo, cogli occhi fissi sulla sottostante pianura. Erano passati appena dieci minuti che dal nord fu visto venire innanzi un uomo semi-nudo armato di una lunga lancia. Omar conobbe in lui Tepele, l'amico di Takir. —Sta attenta Fathma, mormorò il negro all'orecchio della compagna. Tepele era giunto ai piedi del colle. Lo salì con una agilità da scimmia, passò a pochi passi dal cespuglio, entrò nel tugul e accese un po' di fuoco. D'improvviso Fathma afferrò fortemente il braccio d'Omar e lasciò uscire dalle labbra contratte una sorda esclamazione. —Guardala! diss'ella con voce arrangolata. Guardala! Una donna armata di fucile e affatto sola, era apparsa sul limitare del palmeto. La luna che batteva su di lei, rendeva perfettamente visibili i suoi lineamenti e il costume greco che indossava. —Erano passati due mesi, quando una notte ebbi la brutta idea di invitarlo a cacciare il leone. Io camminavo dinnanzi e lui camminava dietro a me. —Elenka! balbettò Omar che provò involontariamente un brivido. —Appena che mi capita a tiro di fucile io l'abbatto! Ho il sangue che mi bolle e nubi di fuoco dinanzi agli occhi. Oh! la vendetta!… la vendetta!… —Non ti muovere, padrona! Se tu l'ammazzi prima che abbia a parlare con Tepele non sapremo più mai dove potremo trovare Abd-el-Kerim. Frenati per mezz'ora. L'almea che si era rizzata sulle ginocchia col remington in mano, tornò a sdraiarsi. —Aspetterò, mormorò. La greca dopo aver esitato, si era messa a salire la dirupata china saltando di sasso in sasso, di scheggione in scheggione come un'antilope. Si fermò tre o quattro volte, girò e rigirò attorno al tugul dalle cui fessure uscivano raggi di luce, poi entrò. Fathma e Omar balzarono fuori dal cespuglio, e si appostarono ai lati della porta, spingendo gli sguardi nell'interno della capanna. —Frenati, mormorò un'ultima volta Omar. —Non aver paura di nulla, rispose Fathma. Ora Elenka è mia! CAPITOLO XV.—Due tigri Tepele, che si era accoccolato accanto al fuoco, nello scorgere la greca si era subito alzato andandole incontro. Egli le baciò la mano, la fece sedere su di un angareb malandato e gettò una nuova bracciata di legne secche sul fuoco. —Ebbene Tepele, disse la greca, con un leggiero tremito nella voce. Sai alfine qualche cosa? —Sì, ma dov'è Takir? —Non ha potuto venire. Su, narra, fa presto che ho l'inferno nel cuore. Dove si trova? È vivo?… È morto?… —Posso assicurarvi che Abd-el-Kerim è vivo. Elenka scattò in piedi come una pazza. —È vivo!… Vivo!… ripetè ella con un'esplosione di gioia che pareva delirio. Sei proprio sicuro?…. L'hai veduto proprio coi tuoi occhi?… Dimmelo, Tepele, dimmelo! —Io non l'ho veduto, rispose il guerriero, ma ho parlato quest'oggi con un arabo che veniva dal sud. Egli l'ha non solo visto, ma gli ha anche parlato. —Posso fidarmi delle parole di quell'arabo? —Danàqla è incapace di mentire. —Dove si trova il mio povero Abd-el-Kerim? —È nelle mani dello sceicco Tell-Afab il quale sta ora guerreggiando sulle rive del lago Tsherkela contro una tribù di Bàggara[1] che si è ribellata al nostro signore. [1] Bàggara, da Bàgar (bove) sono mandriani arditissimi che abitano il sud del Kordofan. —È prigioniero adunque? chiese con trepidazione la greca. —È prigioniero. —Lo si maltratta forse? —Non abbiamo questa abitudine verso gli uomini che potrebbero esserci di grande utilità. —Che vuoi dire? —Abd-el-Kerim è ufficiale che se ne intende di cose di guerra e potrà servire sotto le nostre bandiere con un bel grado. —Credi tu che accetterà? —E perchè no? Egli è arabo e gli arabi non amano gli Egiziani. —Ma se egli rifiutasse? —In tal caso gli si taglierà la testa, disse tranquillamente Tepele. —Tu mi fai paura. Rifiuterà, ne son certa. —Non aver timore, che egli anzi accetterà. Appena lo scièk Tell-Afab avrà soggiogato quei miserabili Bàggara, tornerà a El-Obeid, presenterà l'arabo a Mohammed-Ahmed e questi lo convertirà. Non Tag: greca venire fuoco aver passi mille palmeto negro luogo Argomenti: venti passi, suolo erboso, profondo burrone, costume greco Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Libro proibito di Antonio Ghislanzoni Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga Ricordi di Parigi di Edmondo De Amicis Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Affrontare una gravidanza da adolescente Toronto e le sue attrazioni principali Vacanza Mauritius, l'Isola del Sorriso Vacanze a Cipro: l'incontro con la mitologia Cosa fare in vacanza a Rodi
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