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La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 58Stava per puntare il fucile quando Takir si arrestò mandando un debole fischio. —Chi aspetta? mormorò Omar aggrottando la fronte. Si gettò in mezzo ad una fitta macchia di acacie gommifere e attese colle pistole in pugno. Passarono cinque minuti, poi un uomo, un negro quasi nudo armato di una corta lancia e difeso da un grande scudo di pelle d'elefante, sbucò dai cespugli. Con pochi salti egli raggiunse il nubiano che si era addossato al tronco di una palma col fucile montato. —Sei tu Tepele? chiese il nubiano. —In persona, Takir, rispose il negro che Omar riconobbe per un guerriero del Mahdi. —Che hai saputo? —Nulla fino ad ora. So però che fu fatto prigioniero dallo scièk Tell-Afab. —È vivo adunque? —Non te lo posso assicurare ancora. Domani parlerò con un arabo che si trovò presente al combattimento e che accompagnò lo scièk verso il sud. —Abbiamo almeno qualche speranza? —Non bisogna nè sperare ne disperare, disse Tepele. Io credo però che Abd-el-Kerim non sia stato ucciso. Abbiamo bisogno di ufficiali per organizzare le nostre tribù ed insegnare a esse a combattere contro gli Egiziani. —Quando potrò sapere se è vivo o morto? —Vedi tu quel tugul che s'arrampica su quella collina che sta a noi di faccia? —Lo vedo. —Domani, a sera, alla mezzanotte, trovati là e saprai ogni cosa. —E i ribelli? —Domani mattina abbandoniamo questi dintorni e ci portiamo in coda all'armata Egiziana. Questo luogo sarà deserto. Dammi ora i talleri, se gli hai portati. Il nubiano gli porse un sacchetto. —Qui vi sono cento talleri, disse Takir. Domani a sera verrò colla mia padrona al tugul e ne avrai altrettanti. —Che Allàh ti conservi, Takir. —Che il Profeta ti guardi. Il ribelle s'allontanò correndo come un'antilope. Takir, dopo esser rimasto qualche minuto immobile, pensieroso, volse i suoi passi verso il campo mettendosi il fucile in ispalla. Non aveva percorso ancora dieci metri che un colpo di pistola partiva dalla macchia di acacie. Il nubiano fece un salto gigantesco gettando un ruggito di dolore e cadde a terra con una gamba spezzata da una palla. Prima che potesse risollevarsi o porsi sulla difensiva, Omar gli ruinava addosso coll'jatagan in pugno. —Guardami in volto, Takir! gli urlò agli orecchi lo schiavo di Abd-el-Kerim. —Omar! esclamò con profondo terrore il nubiano. —Sì, proprio Omar, venuto al campo per vendicare l'infelice Fathma! —Grazia!… balbettò Takir che si sentì agghiacciare il sangue. Grazia, Omar. Il negro lo guardò con profondo disprezzo. —Ah! Tu hai paura della morte, gli disse sogghignando. —Sono giovane per morire. Lasciami la vita e io sarò tuo schiavo. —Vigliacco!… Odimi, Takir: tu puoi riscattare la vita rispondendo alle domande che ti farò ed eseguendo quello che ti ordinerò. —Sono pronto a ubbidirti, ma lasciami la vita. La morte mi fa paura. —Sta bene. Dimmi innanzi a tutto come Abd-el-Kerim cadde prigioniero. —Fu preso mentre eseguiva una ricognizione nei dintorni di El-Duêm. —Che ne fu del capitano Hassarn? —I ribelli gli tagliarono il capo. —Cosa sei venuto a fare qui? Ti ho veduto parlare con un ribelle. —Voleva sapere se Abd-el-Kerim era vivo o morto. —Tanto interessa a te il saperlo? chiese ironicamente Omar. —Non a me, ma alla mia padrona. —A Elenka? Dove trovasi questa donna? Dove ha la sua tenda? Il nubiano non rispose e lo guardò con smarrimento. —Takir, gli disse cupamente Omar. La tua vita è in mia mano; se taci io la spengo. —Che vuoi fare della mia padrona? Oh! non toccarla, Omar! —Ne farò quello che meglio mi piacerà. Dov'è la tenda? —Si trova a quattrocento passi da quella di Hicks pascià. —Takir, disse gravemente Omar, sta in guardia, perchè se mi inganni io ti spezzo il cranio. —Lo so, ed è per questo che non ardisco ingannarti. Anzi ti dirò che sulla tenda ondeggia una piccola bandiera greca. —Chi ha con sè Elenka? —Nessuno. I due dongolesi che l'accompagnavano sono stati uccisi. —Conosce il tugul che ti additò Tepele? —Come conosci Tepele? —Ti ho veduto parlare assieme e ho udito il suo nome. Rispondi, conosce quel tugul? —Sì, ci siamo recati assieme un'altra volta. Omar estrasse da una saccoccia un pezzo di carta e una matita. —Scrivi quanto ti detterò, disse al nubiano. —Tu vuoi rovinarmi, Omar. —Se rifiuti ti rovinerò io e per sempre, disse Omar. Il nubiano comprese la minaccia e scrisse, sotto dettatura di Omar, il seguente biglietto: «Padrona, «Non posso venire al campo perchè sono prigioniero degli insorti. Domani a mezzanotte recatevi al tugul che già voi conoscete. Tepele vi darà informazioni precise sulla sorte di Abd-el-Kerim. TAKIR Omar prese la carta, la lesse e la nascose con cura in petto. —Takir, gli disse, recita una preghiera. Il nubiano guardò con terrore Omar che teneva alzato l'jatagan. —Perchè vuoi che reciti una preghiera? gli disse con voce tremante. —Perchè fra un minuto ti presenterai al Profeta. —Grazia!… grazia!… M'avevi promesso di non uccidermi!… Grazia, abbi pietà di me, Omar! —Se io ti lascio in vita tu puoi tradirmi e mandare in fumo tutti i miei progetti. Recita una preghiera, Takir, che ho fretta. —Allàh, aiutami, non uccidermi, sono giovane…. pietà, Omar, balbettò il nubiano che non aveva più sangue nelle vene. —Recita una preghiera, urlò ferocemente Omar. Il nubiano cacciò fuori un ruggito di disperazione e cercò, con un'improvvisa scossa, di rovesciare Omar, ma le forze lo tradirono e ricadde al suolo cogli occhi stravolti. —Aiuto! aiuto!… urlò egli dibattendosi sotto il ginocchio dello schiavo. Aiu… L'jatagan di Omar scese rapido come un lampo fendendogli il cranio fino al mento; dall'enorme ferita sfuggì un torrente di sangue misto a brani di cervella. Il nubiano sollevò la terra colle unghie per due o tre volte poi s'irrigidì. —E uno, disse Omar, asciugando la lama dell'jatagan. Domani Fathma scannerà l'altra. Gettò uno sguardo sul colossale cadavere del negro, stette alcuni istanti in ascolto, poi, assicurato dal funebre silenzio che regnava nel palmeto, ripresa la scimitarra e le vesti, si allontanò a rapidi passi dirigendosi verso il campo. CAPITOLO XIV.—L'appuntamento Il campo si era già addormentato da un bel pezzo, quando Omar, tutto trafelato per la lunga corsa, giungeva alla tenda. Fathma, sdraiata sulla coperta, col capo appoggiato su di uno zaino, dormiva tranquillamente e O'Donovan vegliava accoccolato presso di lei, fumando una sigaretta e leggendo alcune note del suo libriccino al vacillante chiarore di una torcia resinosa infissa nel suolo. Al rumore che fece il negro entrando, il reporter alzò il capo. —Finalmente, diss'egli. Dove sei andato? —A dire due parole ad un soldato mio amico, disse Omar con aria imbarazzata. Come sta Fathma? Ebbe ancora il delirio? —No, e spero non delirerà più. La conversazione cadde lì, il negro e il reporter si sdraiarono a terra, l'uno accendendo il suo scibouk e l'altro ripigliando la lettura del suo notes. La notte, sotto la tenda passò abbastanza tranquilla. Fathma si svegliò due o tre volte in preda al delirio, ma fu cosa da poco. Nell'accampamento invece vi furono parecchi allarmi, molti colpi di fucile ed anche un attacco da parte degli insorti che fu respinto dalla carica di uno squadrone di basci-bozuk e dal fuoco delle mitragliatrici. Appena il sole spuntò, O'Donovan saltò in piedi. —Omar, diss'egli. Oggi non tornerò nella tenda avendo da fare una escursione nei dintorni del campo con lo Stato Maggiore. Questa sera, però, prima che il sole tramonti, sarò qui. Veglia sulla malata. Il negro lo seguì fuori della tenda, poi, quando vide che era un bel tratto lontano, s'affrettò a rientrare chiamando ripetutamente la sua padrona. La povera almea, alla voce del fedele schiavo, non tardò a svegliarsi. Ella si rizzò a sedere, girando attorno sguardi smarriti. Era pallida, abbattuta, aveva la Tag: nubiano tenda negro campo vita uno domani due fucile Argomenti: due parole, quattrocento passi, grande scudo, salto gigantesco, profondo terrore Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Fior di passione di Matilde Serao Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Maldive, immersi in paradiso Betta splendens: caratteristiche del pesce combattente La riproduzione dei pesci rossi I campi di lavoro e solidarietà di IBO Italia per il 2012 La cura degli avannotti
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