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La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 78avere innestato nel mio sangue la morte!… Guarda, mostro, in quale orribile stato mi hai ridotto, guarda questi tumori sotto i quali nascondonsi orribili vermi che succhiano il mio sangue, che rodono lentamente le mie carni, che mi stremano, che mi ischeletriscono?… Ah! Notis! Notis! ti sei ben vendicato! Un singhiozzo sollevò il deturpato petto dell'infelice. Tentennò a destra e a manca, stringendosi fortemente il capo fra le mani, poi, esausto di forze, ricadde a terra. Notis s'alzò e si mise a passeggiare per l'umido antro colla testa china sul petto e le braccia incrociate. La sua fronte era assai aggrottata e il sorriso ironico che poco prima errava sulle sue labbra era scomparso. Forse quell'uomo di ferro era commosso. —Notis, ripigliò Abd-el-Kerim, abbi pietà di me, abbi pietà di un infelice che è agli estremi, che sta per morire giacchè ho la morte nelle vene. Dimmi che è avvenuto di colei che noi abbiamo tanto amata, dell'infelice Fathma. La fronte di Notis s'aggrottò maggiormente. S'arrestò di botto, le sue labbra si agitarono come volessero parlare, ma non disse verbo. —Notis!… Notis!… gridò con accento straziante Abd-el-Kerim. —Taci! ruggì il greco. Taci… Abd-el-Kerim! Un secondo singhiozzo uscì dalle labbra dell'arabo. Una grossa lagrima, una di quelle lagrime amare che erompono da un cuore straziato, a quel modo che il sangue zampilla da una profonda ferita, si sospese alle sue ciglia e rotolò silenziosamente giù per le incavate gote. Notis gli si avvicinò cogli occhi accesi, ma umidi; non era più lo stesso uomo di prima, nei cui lineamenti leggevasi solo odio o rabbia. Era commosso molto commosso; si vedeva che quell'anima inaccessibile, in quel momento, atrocemente soffriva. Tu piangi adunque! esclamò egli con una voce che non aveva nulla di umano. E io, credi tu che non soffra, credi tu che non sanguini il mio cuore credi che non pianga? Si arrestò di colpo. Parve sorpreso, spaventato di quella confessione che gli era uscita, forse senza volerlo, dalla bocca. La violenta emozione che alterava i suoi lineamenti scomparve come per incanto. La faccia ritornò fredda, dura e il sarcastico e crudele sorriso riapparve sulle sue labbra. —Sono pazzo, mormorò. Tornò a sedersi sul garah mandando tuttavia un profondo sospiro. Abd-el-Kerim disse, con voce grave. Un giorno noi fummo amici, fummo come fratelli, poi fra noi sorse una donna fatale per entrambi, che scavò un abisso immensurabile… Non ti domando di chiudere questo abisso poichè so che sarebbe impossibile, ma ti prego di colmarlo per dieci soli minuti… e ti giuro che non ti pentirai di aver fatto ciò. Acconsenti tu? Te lo chiedo in nome dell'antica nostra amicizia. L'arabo scosse la testa e non rispose. —Ti parlerò di Fathma… della donna fatale! —Ah!… Fathma!… Fathma!… che ne sai tu di lei?… È viva?.. È morta?… Notis, parla e ti abbandono la mia vita. —Parlerò dopo che tu mi avrai risposto. —Interrogami che ho colmato l'abisso —Abd-el-Kerim, ti scongiuro, dimmi che è avvenuto della mia povera sorella, dimmelo. —Elenka! balbettò cupamente. Tu vuoi che io parli di Elenka! No, mai! —È il fratello di Elenka che ti prega —Non parlerò —Abd-el-Kerim!… —Mi vendico, Notis! Il greco scattò in piedi con le gote vermiglie, gli occhi infiammati, le labbra frementi. Le sue mani si aprirono e si chiusero convulsivamente come volessero stritolare qualche cosa. —Sta bene, disse, con accento minaccioso. Ti pentirai! Girò tre o quattro volte su sè stesso, si spinse fino all'uscita dell'antro, poi ritornò bruscamente indietro tenendo in una mano una piccola ampolla di vetro. —Abd-el-Kerim, disse con voce alterata, potrei farti morire lentamente fra le più atroci torture, potrei farti uscire il sangue dalle vene goccia a goccia, eppure non lo faccio perchè ho ancora la speranza che noi un dì ritorneremo amici, anzi… —Taci! esclamò l'arabo, che lesse il suo pensiero. Non sarà mai e poi mai. —Tu la odi ancora adunque? —Sì, e più oggi che due mesi fa. —Non hai pietà adunque per la povera Elenka. —Non nominarla; quel nome mi fa atrocemente male. —Ah! maledetto! Il greco era diventato violaceo per l'ira. Scagliossi come una pantera sull'arabo, l'afferrò per la gola, poi introducendogli fra le labbra la fiala gli versò in bocca tutto il contenuto. L'effetto di quel liquore fu istantaneo. Abd-el-Kerim piombò giù come se il sangue gli fosse improvvisamente cessato di circolare. Il capo gli cadde all'indietro battendo in terra con sordo rumore. Un sospiro che rassomigliava a un rantolo di chi agonizza gli uscì dalle labbra e rimase immobile, irrigidito come un morto. Notis lo contemplò per alcuni istanti con uno sguardo nel quale leggevasi un terribile odio, poi si chinò su di lui, lo afferrò fra le braccia e gettandoselo in ispalla uscì dall'antro. El-Mactud lo aspettava con quattro baggàra e con una barella improvvisata con rami e resa soffice da un alto strato di foglie di baobab. Ebbene? chiese lo scièk, prendendo l'arabo e deponendolo, con precauzione, nella barella. Ha bevuto il narcotico? —Gliel'ho fatto bere tutto, rispose Notis. —Hai saputo nulla? —Assolutamente nulla, ma lo farò parlare. Andiamo ora a Obeid, che la mezzanotte è passata. Ad un cenno dello scièk due baggàra alzarono la barella e la comitiva si mise in viaggio dirigendosi verso la città che disegnavasi confusamente sul fosco orizzonte. Aveva già percorso più che mezza via, quando le orecchie dello scièk furono ferite dallo scalpitìo precipitato di un cavallo. —Oh! esclamò egli, tirando, per ogni precauzione la scimitarra. Si volse indietro ed al chiaror di un lampo scorse un cavaliere avvolto in un gran mantello bianco, curvo sul collo del suo corsiero, che andava avvicinandosi rapidamente. —Notis! mormorò egli, coi denti stretti. Guarda! —Chi è quell'uomo? chiese il greco, aggrottando le ciglia. —Non lo conosci? È lo scièk Abù-el-Nèmr. —Ira di Dio!… Dove va? —A El-Obeid, non lo vedi? Notis fece un salto innanzi e diresse la canna del moschetto verso il cavaliere che gli passava dinanzi a duecento passi di distanza. —No, disse di poi, quell'uomo può esserci utile. El-Mactud, conduci Abd-el-Kerim nella capanna che tu bene conosci; io seguo lo scièk con Medinek. —Sta bene, forse hai ragione di seguirlo. Parti se non vuoi perderlo di vista. Il greco non se lo fece dire due volte e slanciossi dietro al cavaliere seguito dal negro Medinek. Dopo dieci minuti di corsa, Abù-el-Nèmr e quelli che lo seguivano giungevano dinanzi a El-Obeid, sulla cui porta faceva orribile mostra la testa diseccata del barone di Cettendorfs. CAPITOLO VIII.—Notis in trappola. El-Obeid, quartiere generale del Mahdi, è la città più bella, più popolosa e più fortificata del Kordofan, di cui è pure la capitale. Essa sorge nel mezzo di una immensa pianura ondulata, ed è difesa da bastioni di terra e di mattoni cotti al sole, ma in gran parte ruinati in seguito ai ripetuti assalti che dovettero sostenere nell'ultimo assedio. È divisa in cinque differenti quartieri abitati da una popolazione che supera le 35,000 anime; uno è abitato dai dongolesi, l'altro dai mercanti esteri, il terzo dai coloni di Barnou, il quarto dei nativi di Darfur e così via. Il principale quartiere chiamato El-Orfa, contiene gli edifizi governativi, delle piccole moschee, una casa ad un piano abitata prima dal governatore egiziano, una caserma, un magazzino di polvere ed una filiale dello missioni cattoliche di Chartum, tutta ruinata dai guerrieri del Mahdi che la saccheggiarono dopo la presa della città. Tutte le altre case sono misere capanne circolari di venti piedi di diametro, con mura in argilla alte quattro o cinque piedi e sormontate da un tetto conico di paglia disposto in istrati regolari e impenetrabili alla pioggia. Ogni famiglia ne possiede di queste capanne, chiamate tokles, quel numero che è Tag: labbra sue sangue greco noi guarda due quattro testa Argomenti: sorriso ironico, duecento passi, crudele sorriso, quartiere generale, secondo singhiozzo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza La trovatella di Milano di Carolina Invernizio Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Fior di passione di Matilde Serao Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Negozio, allevamento o canile per prendere un cane Vacanza Mauritius, l'Isola del Sorriso Offerta capodanno alle Hawaii Passaggio Pedonale di Breslavia Come gestire una serena convivenza
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