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La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 24Quando udrai il nostro fischio accorri e troverai l'almea legata. —Venti talleri se voi riuscite a farla prigioniera. Non ci voleva di più per incoraggiare i dongolesi, Essi si cacciarono sotto le macchie, scostando lentamente le foglie e i rami, strisciando come serpenti o inerpicandosi sugli alberi quando riusciva a loro impossibile trovare un passaggio, tirandosi su l'un l'altro e senza fare più rumore d'una formica bianca. D'un tratto il profondo silenzio che regnava sotto la foresta fu rotto dall'urlo dello sciacallo. I due dongolesi s'arrestarono di botto guardandosi in faccia l'un l'altro. —Hai udito, Alek? chiese sottovoce il più anziano. —Perfettamente, Nagarch, rispose l'altro. —Che ne dici? —Che questo urlo non fu emesso da uno sciacallo. —È quello che penso pur io. Scommetterei che lo mandò l'almea per ingannare la greca e tenerla lontana. —Deve essere così. Procediamo cautamente e stiamo attenti all'urlo. Ripresero la silenziosa marcia guidati dal lamentevole urlo che di tratto in tratto udivasi. Dopo di aver percorso un cinquecento passi, dall'alto di una palma dum scorsero qualche cosa di bianco in mezzo a un fitto gruppo di bauinie. —Eccola là l'almea, disse Nagarch. —La vedo, rispose Alek. Ora dividiamoci e stiamo bene attenti alla sua carabina. Io vado di qui seguendo le bauinie e tu va dietro a quelle acacie. Su spicciamoci. Nagarch apparve fra le acacie, e Alek strisciò diritto verso la macchia, nel mezzo della quale stava sdraiata l'almea colla carabina puntata dinanzi a sè. Di quando in quando mandava il lugubre urlo dello sciacallo così bene imitato da crederlo naturale. Già Alek era giunto a soli pochi passi di distanza, quando un ramo si spezzò sotto i suoi piedi L'almea scattò in piedi colla rapidità del lampo, vide il dongolese, puntò rapidamente l'arma e fece fuoco. Alek girò su se stesso portando una mano al petto, poi si scagliò innanzi con impeto disperato rigando la via di sangue che sgorgavagli abbondante da un fianco. —Arrenditi! urlò egli. Fathma aveva impugnato la carabina per la canna e assestò un colpo sì tremendo al dongolese, che cadde al suolo colle cervella schizzanti dal cranio spaccato. Gettò un urlo, ma uno solo, un urlo straziante, supremo, poi s'aggomitolò su sè stesso e non si mosse più. —Sono tradita, mormorò l'almea. Ah! maledetta greca. Ella si gettò fuori della macchia con un pugnale in mano, ma non fece dieci passi che si sentì afferrare per di dietro e gettare violentemente al suolo. Nagarch, poichè era lui, le pose un ginocchio sul petto, le prese ambe le mani serrandole fra le sue come in una morsa, e dopo di averle intorpidite con una violenta torsione le legò per bene. L'almea quantunque stordita dal colpo e sorpresa dall'improvviso attacco si dibattè furiosamente cercando di risollevarsi ma le fu impossibile. Si mise a ruggire come una leonessa prigioniera. —Sta ferma, le disse brutalmente il dongolese percuotendola col rovescio del suo scudo. Se continui a muoverti tornerò a torcerti le braccia fino a slogartele. —Lasciami andare, maledetto da Dio! urlò l'almea digrignando i denti. Lasciami andare, vigliacco! Il dongolese per tutta risposta si mise a fischiare. —Lasciami andare, orribile mostro, o io ti sbrano colle mie unghie! —Sta in guardia, almea, disse Nagarch. Fra poco verrà una donna che ti farà pagar caro l'amore che tu nutri per quell'arabo e ti farà rimpiangere la tua bellezza. —Chi? chi? chiese con voce strozzata Fathma. —B'allai! La bella greca, la rivale che volevi ammazzare. L'almea fece un soprassalto così brusco che per poco il dongolese non fu rovesciato. —Uccidimi piuttosto che darmi a lei! esclamò la sventurata. Cacciami l'jatagan nel petto, ma non gettarmi fra le braccia di quella maledetta! —Sei pazza! La bella greca pagherà la tua cattura come una principessa. —Se tu mi lasci libera ti darò tanti talleri quanto tu pesi, se ti rifiuti Dhafar pascià ti farà morire sotto il corbach (staffile). —Non ho che una parola e questa parola la diedi alla greca, d'altronde ecco che viene la tua rivale. Infatti Elenka veniva innanzi correndo come una pantera, stringendo un corbach di pelle d'ippopotamo lungo o flessibile. Un sorriso atroce, un sorriso di gioia sconfinata errava sulle sue labbra e negli occhi balenavagli un lampo feroce, un lampo spietato. Gettò un grido di trionfo alla vista dell'almea che contorcevasi come un serpente sotto i ginocchi del dongolese. —Ah! sei in mia mano, finalmente! esclamò ella precipitandosi verso la rivale col corbach alzato. —Miserabile! urlò l'almea ebbra d'ira, tendendo le pugna verso di lei. —Dov'è il tuo compagno, chiese la greca a Nagarch. —Questa furia l'ha ammazzato, rispose egli. —Ah! Tu ammazzi la mia gente, dannata almea? —Sì, e se potessi farei a brani anche te! gridò Fathma. Vattene di qua, vigliacca, vattene via traditora, maledetta, assassina. —Nagarch, legala al tronco di quel tamarindo. Il dongolese afferrò fra le sue robuste braccia l'almea che esausta di forze non era più capace di opporre resistenza e la legò al tamarindo con forti corregge di pelle. La greca si mise a sogghignare. —Che direbbe Abd-el-Kerim se ti vedesse così? diss'ella beffardamente. —Taci, non nominarmelo almeno. Vuoi uccidermi, giacchè per tradimento sono caduta nelle tue mani, uccidimi ma non tormentarmi. —Ah! Credi tu che una greca si vendichi d'una rivale uccidendola? No, Fathma non sperarlo da me, che ti esecro e che giurai d'essere senza pietà. Giacchè il parlare di Abd-el-Kerim ti produce l'effetto di una stretta al cuore, parliamo di lui. —Non ti ascolterò, jena codarda. —Non me ne importa. Sai dove trovasi il tuo amante così misteriosamente sparito? —Non te lo chiedo. Hassarn lo troverà e guai a coloro che l'avranno rapito, guai! —Se tu nol sai, Abd-el-Kerim trovasi in mia mano!… L'almea provò una scossa come fosse stata tocca da una pila elettrica. Impallidì orribilmente, chiuse gli occhi e li riaprì che roteavano in un cerchio sanguigno. —No!… tu menti!… tu menti! ripetè ella con disperazione. —Te lo giuro Fathma. Trovasi in un sotterraneo delle rovine di El-Garch, e lo tormento dì e notte dissanguandolo lentamente. —Ah! feroce iena!… Ma che vuoi farne? —Voglio farlo morire, ma farlo morire a oncia a oncia. —Ma io lo salverò. —Non ti lascerò il tempo. Domani sarai uno scheletro roso dal dente dei leoni e dei sciacalli. L'almea rabbrividì e si sentì prendere dallo spavento. —Mostro! balbettò la disgraziata. —Orsù, vendichiamoci, disse la greca spietatamente. Tu spregevole almea hai alzato gli occhi fino al fidanzato di una greca di sangue nobile. È un'offesa che non si lava che a colpi di corbach e io strazierò le tue belle carni colla correggia del mio staffile. L'almea fece uno sforzo supremo per ispezzare i legami e gettarsi su quel mostro in gonnella, ma le corde resistettero alla potente torsione. Ella si dimenò forsennatamente facendo crocchiare le ossa delle braccia. —Non toccarmi! non toccarmi! rantolò. Elenka, si avvicinò alla rivale, con un violento strappo le lacerò la ricca farda trapunta in oro e l'habbaras di seta azzurrina che la copriva, e su quelle carni bronzine e vellutate applicò un furioso colpo di corbach che tracciò una riga violacea. L'almea cacciò fuori un urlo strozzato, furibondo, un urlo d'angoscia, di vergogna, d'ira e si piegò come fosse stata spezzata in due, cogli occhi fuor dall'orbite e con una bava sanguigna sugli angoli delle labbra contorte per lo spasimo. —Basta, disse il dongolese. È troppo lacerarle quel seno da urì. La greca alzò una seconda volta lo staffile, ma lo riabbassò e lo gettò lungi da sè. L'almea era svenuta e rimaneva sospesa per le corde. —Ecco come si vendica una greca, disse Elenka con un sorriso feroce. —Che facciamo ora di lei? chiese Nagarch. Devo staccarla. —Mai più, la lasceremo qui sola e legata. Tag: almea greca urlo sotto rivale braccia uno occhi staffile Argomenti: dieci passi, profondo silenzio, sforzo supremo, furioso colpo, lamentevole urlo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: La trovatella di Milano di Carolina Invernizio Fior di passione di Matilde Serao Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza La via del rifugio di Guido Gozzano Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Sbarazzarsi delle borse sotto gli occhi e avere una pelle morbida Scegliere la dimensione degli impianti del seno Trucco duraturo per l'anno nuovo Trucco con copertura trasparente Trattamento delle rughe con il laser
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