La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 68

Testo di pubblico dominio

—Sai cosa è accaduto dell'armata di Hicks pascià? —L'ignoro. Il Mahdi battè tre volte le mani. Un iman entrò quasi subito portando un sacco legato. —Sai cosa contiene questo sacco? chiese Ahmed all'arabo. —No. Ahmed aprì il sacco e tirò fuori una testa umana bruttata di sangue, priva degli occhi e seccata dall'ardente sole equatoriale. Egli la mostrò ad Abd-el-Kerim che indietreggiò inorridito. —La conosci questa testa? chiese Ahmed con accento feroce. —No, balbettò l'arabo. —È la testa di Hicks pascià[1]. Io ho distrutto nella foresta di Kasghill tutto l'esercito egiziano, mi capisci, arabo rinnegato, e ben pochi sono sfuggiti alla catastrofe e nessuno portò la terribile novella a Chartum. Io, l'inviato d'Allàh, Mohammed Ahmed, ho fulminato tutti i nemici che con incredibile audacia marciavano sulla città santa. Tutti andranno all'inferno: è la punizione di coloro che rimangono sordi alla voce del Signore. [1] L'illustre missionario D. Luigi Bonomi mi assicurò che quella testa non apparteneva a Hicks pascià, ma al barone di Cettendorge, capitano di Stato Maggiore. —Ah! quanto sei terribile! mormorò Abd-el-Kerim che tremava ancora per l'emozione. —È giustizia, rispose Ahmed ricollocando la testa nel sacco. Poi volgendosi verso l'iman inginocchiato: —Abù-Mogara, gli disse. Farai collocare tutte le teste dei visi bianchi sulle porte di El-Obeid, onde tutta la popolazione possa vederle. L'iman uscì coll'orribile sacco sulle spalle. Nella capanna regnò per parecchi minuti un lugubre silenzio, poi il Mahdi, accennando all'arabo un angareb, gli disse: —Siedi e narrami cosa si dice di me a Chartum, Si crede che io sia l'inviato di Dio che ha la santa missione di ricostituire l'antico impero arabo, di raggruppare attorno a me tutti i credenti del profeta, di porre un argine all'invasione degli infedeli, di fondare una religione universale colla comunità dei beni? —No, nessuno lo crede. Un lampo di collera brillò negli occhi del Mahdi e i suoi denti stridettero. —Lo so, che il vice-re Tewfik mi accusa di essere un falso profeta, sperando di allontanare da me gli arabi che io vorrei salvare dalle mani degli inglesi, ma non credeva che le popolazioni dividessero l'opinione di quel miserabile, di quel vigliacco che vendette il suo regno pur di rimanere sul trono. Sta bene: non avrò pietà per nessuno. Gli empi cadranno sotto la mia scimitarra nell'egual guisa che caddero Hicks pascià e i suoi soldati a Kasghill. —Ma che pretenderesti di fare colle tue orde? —Lo vedrai appena saranno terminati i raccolti e organizzate le mio truppe. Ho sotto di me diciotto tribù che formano un esercito di duecentomila uomini che non temono nè il ferro, nè il fuoco. Scenderò in Egitto, e quando sarò entrato nel Cairo e che avrò rovesciato Tewfik, passerò alla Mecca, per far cadere il sultano dei turchi. —Ma sai, Ahmed, che abbiamo gl'inglesi in Egitto? —E credi tu che io abbia paura dell'Egitto? —Ma ti manderà contro inglesi e abissini. Ahmed alzò le spalle. —Non li temo, disse. Passerò a fil di spada gli uni e gli altri. —Sono molti, Ahmed. —E anche i miei sono molti. —E se riuscissero a vincerti? —Non mi avranno vivo. Quando vedrò che ogni lotta sarà vana, mi farò uccidere alla testa delle mie tribù. Per alcuni istanti rimase silenzioso colla fronte aggrottata, lo sguardo cupo, le braccia incrociato sul petto, poi rialzando bruscamente la testa: —Sai quale morte ti attende? chiese ad Abd-el-Kerim. L'arabo, quantunque si aspettasse questa domanda, trasalì e fissò sul
Mahdi due occhi atterriti.
—No, disse poi. Del resto, non la temo. —Eppure tu sei giovane, bello e mi dissero anche che tu sei prode. —Eppur desidero la morte, disse l'arabo con profonda tristezza. —Perchè? che ti è accaduto per desiderare la morte? chiese Ahmed con sorpresa. Abd-el-Kerim mandò un sospiro e portò ambe le mani al cuore. —Ahmed, disse con voce cupa. Se tu avessi posseduto e amato una donna bella, divina, che ti idolatrava, e poi te l'avessero rapita e forse uccisa, ti rincrescerebbe il morire? Sai, Ahmed, ho perduto una donna che io adorava, una donna per la quale io avrei commesso dei delitti e compiuto dei miracoli. Che importa a me se mi uccidono; quando il vivere è un continuo tormento, un continuo martirio, un continuo delirio? Ahmed indietreggiò emettendo un sospiro che parve un ruggito. Le vene del collo gli si gonfiarono prodigiosamente, quasicchè volessero scoppiare e la sua faccia, poc'anzi tranquilla, diventò burrascosa. Grosse goccie di sudore colavano dalla sua fronte rigandogli le sfregiate gote. —Ah! Tu amavi una donna che di poi scomparve! esclamò egli con voce arrangolata. Sei anche tu infelice; ti compiango! Anch'io rimpiansi per lungo tempo una donna che io amai con tutte le forze dell'anima mia e che poi non rividi più. S'arrestò anelante, commosso e nel medesimo tempo irritato, e si mise a passeggiare per la capanna colle braccia incrociate e la testa china sul petto. —Come si chiamava quella donna? chiese l'arabo nella cui mente gli balenò un terribile sospetto. Ahmed si strinse nelle spalle e diventò più cupo. —Forse si chiamava…. —Chi? domandò Ahmed arrestandosi di colpo. Abd-el-Kerim stava per pronunciare il nome di Fathma, ma lo assalì una inquietudine tale, sentì uno stringimento di cuore tale, che non lo pronunciò. Ebbe paura che quella donna che aveva tanto amata e che era stata un tempo la favorita dell'uomo che gli stava dinanzi, fosse la medesima che il Mahdi rimpiangeva. Vide subito l'abisso in cui stava per precipitarvi e si arrestò. —Ebbene? chiese Ahmed. Si chiamava?… —Non mi rammento più il nome, balbettò l'arabo confuso. —Te lo dirò io, allora. Era una donna superba, bella come una urì del paradiso di Mohammed, dagli occhi grandi e fulgidi come diamanti neri, e dai capelli più fini della seta. Il suo nome era… Fathma! Abd-el-Kerim si morse furiosamente le labbra per trattenere il grido che stavagli per sfuggire e tradirlo. Diventò spaventosamente pallido, vacillò come colpito da una mazzolata sul capo e le braccia gli caddero senza forze lungo i fianchi. Il Mahdi amava Fathma! Il Mahdi rimpiangeva la donna che Abd-el-Kerim aveva tanto amata! L'arabo, pietrificato, credeva di essere lo zimbello di un sogno. —Si chiamava Fathma! esclamò con voce soffocata….. —Sì, rispose il Mahdi che tutto assorto nella sua cupa disperazione non s'era accorto della commozione dell'arabo. Hai udito parlare, a Chartum, di questa donna che mi straziò l'anima? Si diceva che era fuggita in quella città. —No!… No!… mormorò Abd-el-Kerim che tremava verga a verga. —Si diceva che era diventata l'amante di un ufficiale arabo. Se potessi averlo nelle mani quest'uomo… Guai! guai il giorno che la sua cattiva stella lo condurrà al mio campo… Abd-el-Kerim coi capelli irti, gli occhi sbarrati, non respirava più.
Egli si chiedeva se quel terribile rivale sapesse che l'amante di
Fathma era il prigioniero che gli stava dinanzi.
—Maledetta donna, proseguì Ahmed. L'amavo, aveva da me tutto quello che desiderava, aveva a sua disposizione duecentomila guerrieri pronti a farsi uccidere per lei, era più di una sultana, e mi obliò, mi abbandonò. Ma verrà forse un dì che la riavrò nelle mie mani e le farò scontare a caro prezzo il tradimento. Oh! quel dì si pentirà di aver burlato l'inviato di Allàh! —Ma è viva, adunque? chiese Abd-el-Kerim che non si teneva più. —Si dice che è viva, ma nessuno lo assicura. —Ah! —Che hai? —Nulla, mormorò l'arabo prestamente. Ho la punta di una freccia in un braccio e mi fa soffrire. —Soffrirai ancora per poco, disse Ahmed con un sorriso crudele. —Perchè? —Perchè domani, a meno che non sii protetto da Allàh, morrai. —Ma io non voglio morire! esclamò l'arabo. —Come, pochi minuti fa non t'importava di morire ed ora mi dici che non vuoi morire. Quale cangiamento

Tag: donna    arabo    testa    mahdi    occhi    mani    sacco    terribile    nessuno    

Argomenti: lungo tempo,    medesimo tempo,    caro prezzo,    religione universale,    diciotto tribù

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Fior di passione di Matilde Serao
Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi
L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza
La trovatella di Milano di Carolina Invernizio
La via del rifugio di Guido Gozzano

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Come ridurre i cerchi scuri sotto gli occhi
Come prendersi cura della pelle e dei capelli
Il trucco giusto per gli occhi celesti
Caratteristiche del mixed wrestling
Il cavallo arabo: antichità, bellezza e forza


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87 successiva ->